Rosso
Rosso come dovrebbe essere
così scorrevole
scava nella mia anima un posto per gridare
come un’esplosione che lascia dei pezzi
continua a fluire senza alcuna noia o indulgenza
tira i fili della mia anima
quando il suo grido scuote il mio corpo.
Completamente rosso
non indugia nel colore
né nel tipo di dolore
non contratta
non si interessa alla pietà
né al dolore istantaneo
divide quell’anima in due
rovescia le mie carte
si accontenta di un’impronta rumorosa.
A volte mi piace mettere le dita
in quella piccola crepa
per fermare il flusso
o forse per sapere come viene
e da dove?
Il suo colore rosso,
la mia anima non sopporta il suo dolore
e ne è salvata solo dal calmante,
metto il mio dito semplicemente e con calma
lascio il fiume scorrere tra di loro
caldo, fluente, cupo
saturo di desiderio perduto.
Il suo odore assomiglia al bucato di una contadina
con il fiore blu mescolato con cloro
penetra il naso
si infiltra in tutto il corpo
gli dona un nettare
senza uguali.
Vengono così
fragranze legate all’anima e che la chiudono
si vedono chiaramente sugli elementi,
radiose, diverse, che chiamano
non portano molti nomi
rompono lo spirito
portano il corpo al desiderio
e il feto nella sua prima culla.
Arriva
con un colore e i pittori esitano a decostruirne le strutture
con sembianze
che si formano sul volto e nel corpo
e che solo un esperto sa.
Un sangue che attende ogni luna il grido del lupo
per proclamare la sua esistenza
a volte arriva generoso e penetrante
non lascia spazio al respiro
altre volte arriva scuro, infiltrandosi con difficoltà e rigidità
e altre volte prova pietà per quel corpo fragile,
e viene così
con un leggero dolore nell’anima
che difficilmente trova posto
alza la sua bandiera con arroganza
uscendo verso la vita.
Deserto e devastato è questo mondo
Le vie della città sono deserte
tutti gli ingressi bloccati da barricate
le pareti, le finestre e le porte delle piazze
avvolte in filo spinato
deserto e devastato questo mondo.
Gli uccelli si svegliano sospendendo le loro voci
sulle corde del patibolo,
nati dalle strade
gridano i loro canti
mentre le loro voci,
una dopo l’altra,
sono raccolte
da una mano lontana dagli artigli neri
e scolpiti come pugnali,
così che torni solo il suono del vento.
Ho provato ad allungare la testa da dietro una finestra appartata
ma quell’oscurità nera mi ha inghiottito
come mano gelatinosa che si estendeva dentro il mio ventre
per tirare fuori le vibrazioni del suo respiro
e del suo suono.
Provo a urlare
forse si schiarisce così questo colore denso e scuro che avvolge la mia mente.
La mia mano mi tira dentro la testa
come fosse quella di una statua che sporge dal muro.
Il colore denso e appiccicoso mi tira la testa dall’altra parte
e una mano con qualità ignote
mi stringe il volto
prova a strapparlo,
nell’angolo che non vedo
sento un ululato breve e intermittente
come la voce di un cane calpestato da un carro
indifferente alle sue ossa schiacciate sotto le ruote
il suo sangue, versato nella strada, si mescola alla polvere
creando mappe e città vuote.
Le mie orecchie risuonano di voci vaghe
sollevando urli e scontri
un lamento ricorrente ne divora i passaggi d’aria
una cascata mi esplode tra i piedi.
E io sto in piedi stringendo la testa con una mano
con dita che lottano
per bloccare l’aria che passa e l’udito nelle mie orecchie
con la lingua che combatte
per muoversi dalla posizione in cui giace,
un’anima girata come pecora sullo spiedo
né caldo né freddo
ma fuoco lento,
l’aria pesante guida le sue fiamme
il movimento gira
in modo lento e uniforme.
Volti strani si affacciano
sopra ogni lingua, un volto si affaccia
restituisce lingue
bare sopra i bordi incrinati
la mia mano tira la testa ramificata
la mia testa che piange,
dal mondo deserto e devastato
mi hanno strappato le tue braccia, amore mio
in un attimo fuggente.
Quanto tempo è passato da quando dormo e mi sveglio
tra due braccia d’ottone familiari
ma quando i miei occhi hanno osato
due fiumi di puro miele li stavano accerchiando
e un cuore di cristallo tracciava tutti i passaggi
Ed eri tu.
Poesie inedite in italiano, per gentile concessione dell’autrice. Traduzione dall’arabo di Sana Darghmouni.
هذا العالمُ مُوحِشٌ وخرابٌ
المدينةُ طُرُقاتُها مهجورةٌ
المتاريسُ تسدُّ كُلَّ المداخل
الأسلاكُ الشائكةُ تلفُّ الجدرانَ
النوافذَ وبوّاباتِ الساحات
مُوحِشٌ وخرابٌ هذا العالم
تصحو الطُّيُورُ مُعلِّقةً أصواتها
على حبالِ المشانقِ
تلدُها الشوارع
تصدحُ بغنائِهَا
فيما يدٌ بعيدةٌ بمخالبَ سوداء
منحوتةٍ كخناجرَ تلتقطُ أصواتَها
الواحدَ تلوَ الآخر
حتّى لا يعودَ سوى صوتِ الريحِ
جرَّبتُ أن أمدَّ رأسي من وراءِ نافذةٍ مُنزوية
غير أن تلكَ الظلمةَ السوداءَ ابتلعتني
كأنّها يدٌ هلاميّةٌ امتدَّتْ داخلَ جوفي
تسحبُ ما يهتزُّ فيه من أنفاسٍ
أو صوت
أحاولُ الصراخ
ربّما ينقشعُ هذا اللونُ الغامقُ الكثيفُ الذي يلفُّ عقلي
يَدي تشدُّ رأسي إلى الداخل
كأنه رأسُ تمثالٍ مُعلَّقٍ على الحائط
اللونُ الكثيفُ اللّزِجُ يشدُّ رأسي من الجهةِ الثانية
ويدٌ لا أتبيَّنُ معالمَهَا
تشدُّ وجهي عنّي
محاولةً اقتلاعِه
على الناصيةِ التي لا أراها
أتحسّسُ صوتَ عواءٍ قصيرٍ مُتقطِّع
كأنّه صوتُ كلبٍ، داستْهُ عربة
لم تكترثْ لعِظامِه التي تُطَقْطِقُ تحتَ عجلاتِها
ودمُهُ الذي يتناثرُ في الطريقِ، ويمتزجُ بالتراب
فتخرجُ منه خرائطٌ ومُدُنٌ فارغةٌ
أذني تطنُّ بأصواتٍ مُبهَمَةٍ
يعلو صراخُهَا واشتباكاتُها
ينخرُ النحيبُ الموتورُ مداخلَ الهواءِ فيها
شلّالٌ ينفجّرُ من بين قَدَمَيّ
وأنا واقفةٌ بِيدٍ تشدُّ رأسي للداخل
وأصابعٍ تجاهدُ
كي تسدَّ مداخلِ الهواءِ والسَّمْع في أذنَيّ
ولسانٍ يصارعُ
للتحرّكَ من مكانِهِ المصبوبِ فيه
روحٍ تُقلَّبُ مثلما شاةٍ على نار
ليستْ بالحامية، أو الباردة
نارٍ مُتواطئةٍ
يُحرِّكُ الهواءُ الثقيلُ ألسنَتَهَا
تدورُ الحركةُ
ببطءٍ وتوازٍ
تطلُّ وجوهٌ غريبةٌ
فوق كُلّ لسانٍ، يطلُّ وجهٌ
يمدُّ ألسنةً
توابيتٌ تعلو أطرافهَا المشقوقة
يدي تشدُّ الرأسَ المُتشعِّب
رأسيَ الباكي
والعالمُ المُوحِش والخراب
نزعَتْني منه ذراعاكَ، يا حبيبي
في لحظةٍ خاطفةٍ
كم من الوقتِ مَرَّ وأنا أنامُ وأصحو
بين ذراعَيْن نُحاسيَّتَيْن مألوفَتَيْن
غيرَ أن عينَيّ حينما تجرَّأتَا
نهران من العسلِ الصافي كانا يُطوِّقانها
وقلبٌ من البلّورِ يشرعُ كُلَّ المداخلِ
وكنتَ أنتَ
أحمر
أحمرُ كما ينبغي أن يكون
مُتدفِّقٌ هكذا
يحفرُ في روحي مكانًا للصراخ
كأنه انفجارٌ مُخلِّفًا أشلاء
يُواصِلُ تدفُّقَه بلا مَلَل أو تسامح
يسحبُ خيوطَ رُوحي
عندما تُزلزلُ صرختُه جَسَدي
أحمرُ تمامًا
لا يُهادِنُ في اللّونِ
ولا في نوعِ الألم
لا يُساوِم
لا يُلقي بالاً لشفقةٍ
أو وَجَعٍ لحظيّ
يشقُّ تلك الروحِ نصفَيْن
يُلَخْبِطُ أوراقي
يكتفي ببَصْمةٍ هادرة
يروقُ لي أحيانًا أن أضعَ إصبعيّ
في ذلكَ الشّقِّ الصغير
كي أوقفَ التّدفُّق
أو ربّما لأعرفَ كيف يأتي
ومن أين؟
لونُهُ الأحمرُ القاني
ألمُهُ الذي لا تحتويه روحي
ولا يُنقذها منه سوى المُخدّر
أضعُ إصبعيّ بكُلِّ بساطةٍ وهدوء
أتركُ النهرَ يجري بينهما
دافئًا، مُتدفِّقًا، قاتمًا
مُشبَّعًا بالشهوةِ الضائعة
رائحتُهُ تشبهُ غسيلَ امرأةٍ ريفيّة
بالزهرةِ الزرقاءِ حينما تمتزجُ بالكلورِ
فتخترقُ الأنفَ
تتسلَّلُ إلى الجَسَد كُلِّه
تمنحُهُ رحيقًا
لا يُماثلُهُ شيء
تأتي هكذا
عطورٌ تَعلَقُ بالروح، وتُغلقُهَا
تراها واضحةً على المعالم
زكيّةً، مُختلفةً، منادية
لا تحملُ أسماءَ كثيرة
تخرقُ الروحَ
تحملُ الجَسَدَ إلى الرغبةِ
والجنينَ في مَهدِهِ الأوّل
يأتي
بلونٍ يحتارُ الرّسّامون في فكّ تراكيبَه
بملامحَ
تتشكَّلُ على الوجهِ، وفي الجَسَد
لا يُدركُها إلا خبير..
دمٌ ينتظرُ كُلَّ قمرٍ صيحةَ الذئبِ
لإعلانِ وُجُودِه
مرّةً يأتي سخيًّا مُتوغِّلاً
لا يتركُ مساحةً للتّنفّسِ
أخرى يأتي داكنًا، يتسلَّلُ بصُعُوبةٍ وغلاظة
ومرّةً يشفقُ على ذلك الَجسَدِ الَهشِّ،
فيأتي هكذا
بوَجَعٍ خفيفٍ في الرّوح
يكادُ لا يجدُ مكانًا
ينصبُ رايتَه بكُلِّ وقاحةٍ
خارجًا للحياة
Fatena Al Ghorra, nata come rifugiata palestinese, ha vissuto a Gaza, in Palestina, per la maggior parte della sua vita ed è emigrata in Egitto, in Francia e infine in Belgio nove anni fa. Nel 2016, le è stato conferito lo status di cittadina belga. Al Ghorra ha lavorato con Aljazeera come giornalista per molti anni e ora dirige il proprio salone di poesia nei Paesi Bassi. Ha partecipato all’International Writing Residency all’Università dello Iowa. In italiano compaiono sue poesie tradotte nel volume Tradire il Signore (Cascio, 2011).
Immagine in evidenza: Quadro di Hassan Vahedi 5. Trittico, smalto su tavola, 61 x 52 cm., 2019.