Zebù bambino: una nota di lettura nordica (a cura di Luigi Balocchi)

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In mezzo a la buàscia* di genti che, stringi stringi, vivono a stento, ecco che sento spùssa di zolfo. Il che mi piace assai. Lo zolfo principia dal fuoco. Sul fuoco, noi tutti che di carne ne mangiamo eccome, ci si cuoce in primis la bestia uccisa. Ma ecco che la Bestia, oplalà, d’un colpo risorge. E appare il bel nostro Zebù. Lo fa buttando all’aria ogni cosa gli capiti per mano. Per sfregio e innato disincanto circa ciò che si vuol buono e perfin santo. Ne fa di cotte, ne fa di crude. Scherza e irride. Saltella e irrompe. Ha la tenera innocenza della carta vetrata lisciata in faccia. Dalle mie parti, si parla ancora di un tal Barlicch bambino. Il che ben ci sta. Barlicch sa di barbariche nebbie. E’ l’Aber doch/Aber nicht* dei cari nostri longobardi. Poi traslato in buon lombardo. Barlicch è il diavolo, Barlicch è il satanasso. Il suo Ma No rivolta il mondo. Lo fa sortendo fuori con un balzo all’improvviso nel teatrino sgangherato dell’umana inconsistenza. Lo fa che è un burattino, un magatèll da antica fiera paisana; marionetta che va in pari all’Arlecchino. Resta tutto in famiglia, ovvio. Holle Konig, il re dell’inferno, da crucco che era, presto è passato tra i Franzosi, lì diventando Harlequin. Ed ecco l’Arlecchìn che va in coppia col Barlicch. Il cerchio è chiuso. E invece no! Lo riapre all’improvviso un indigeno siculo eoliano, che davvero, essendo di agnazione greca/araba/spagnolesca, nulla può intendere di certe bolge nordiche. Il bel suo Zebù annulla il tempo. Come taluni Déi bambini, il Cu Chulainn dell’Ulster, il Damu-zi-abzu di sumerica memoria, Zebù incarna il far tutto e il far niente, dà fuoco alla notte, mozza la testa alle bambole in festa, si finge e filastrocca, si atteggia gigione e rompe anche il gigio. Blasfemo e iconoclasta, manca solo che del cul faccia trombetta e sarebbe a buon ragione il decurio della truppa Malebranca. E fin qui, abbiam detto una mega di mitiche cazzate. Perché ciò che mi interessa è l’aver conosciuto sto poeta siculo che, senza saperlo, affonda lo stocco nella nebbia più greve di quel nostro barbarico inconscio collettivo, ben lontano dalle sterili bellezze, dal poetristumi, che ammorbano la selvatica potenza della parola. Perché Zebù, il bel Zebù, è solo poi un bambino, un bambino che di problemi ne ha una caterva. Ed è solo dalle infanzie disgraziate, dalle poetiche marginali, che può darsi una vita, una poesia, che finalmente faccia i conti con se stessa. Bravo siculo! Spero di non conoscerti mai di persona, ché i bei paesaggi meglio lasciarli che son lontani. Una cosa, però: più che antifascista (così, per banale buonsenso, ti sei a me presentato…), tu sei un satanista inconsapevole. Il che, tradotto in poesia, può dar luogo ad eccellenti risultati. Come diceva la cattolicissima Flannery, nella bolgia in cui viviamo, in fondo, il Diavolo ha le sue buone ragioni. Avanti così, car al mè fioeu. In alt la bissa!

*sterco di stalla

*Ma sì/Ma no

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Luigi Balocchi nasce il 30 Giugno 1961. Nel 2007, pubblica per Meridiano Zero -Il Diavolo Custode, romanzo sulla vita e le gesta del bandito Sante Pollastro. Nel 2010, pubblica con Mursia il romanzo -Un cattivo Maestro-. Nel 2018, per la GoWare viene pubblicato -Il Morso del Lupo-. Nel 2019 pubblica per Emersioni, marchio del gruppo Lit Castelvecchi, il romanzo – Exit in Fiamme -. E’ stato redattore della Rivista Letteraria Niederngasse. Nel 2016 pubblica per Puntoacapo la raccolta poetica -Atti di Devozione-. Del 2021 è la raccolta poetica in lombardo -Coeur Scorbatt-, con la quale vince la XL edizione del premio di poesia “G.Tirinnanzi”. Suoi scritti trovano spazio su Il Segnale, Atelier, Nazione Indiana.

DAVIDE CORTESE

foto a cura di Rino Bianchi

Davide Cortese è nato nell’ isola di Lipari nel 1974 e vive a Roma. Si è laureato in Lettere moderne all’Università degli Studi di Messina con una tesi sulle “Figure meravigliose nelle credenze popolari eoliane”. Nel 1998 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, titolata “ES” (Edizioni EDAS), alla quale sono seguite le sillogi: “Babylon Guest House” (Libroitaliano) “Storie del bimbo ciliegia” (Autoproduzione), “ANUDA” (Aletti. In seguito ripubblicato in versione e-book da Edizioni LaRecherche.it), “OSSARIO”(Arduino Sacco Editore), “MADREPERLA”(LietoColle), “Lettere da Eldorado”(Progetto Cultura) , “DARKANA” (LietoColle) e “VIENTU” (Poesie in dialetto eoliano – Edizioni Progetto Cultura). I suoi versi sono inclusi in numerose antologie e riviste cartacee e on-line, tra cui “Poeti e Poesia”, “Poetarum Silva”, “Atelier” e “Inverso”. Nel 2004 le poesie di Davide Cortese sono state protagoniste del “Poetry Arcade” di Post Alley, a Seattle. Il poeta eoliano, che nel 2015 ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia, è anche autore di due raccolte di racconti: “Ikebana degli attimi” (Firenze Libri), “NUOVA OZ” (Escamontage), del romanzo “Tattoo Motel” (Lepisma), della monografia “I MORTICIEDDI – Morti e bambini in un’antica tradizione eoliana” ( Progetto Cultura), della fiaba “Piccolo re di un’isola di pietra pomice” (Progetto Cultura) e di un cortometraggio, “Mahara”, che è stato premiato dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di EOLIE IN VIDEO nel 2004 e all’EscaMontage Film Festival nel 2013. Ha inoltre curato l’antologia-evento “YOUNG POETS * Antologia vivente di giovani poeti”, “GIOIA – Antologia di poeti bambini”(Con fotografie di Dino Ignani. Edizioni Progetto Cultura) e “VOCE DEL VERBO VIVERE – Autobiografie di tredicenni” (Escamontage).

Riguardo il macchinista

Lucia Cupertino

LUCIA CUPERTINO (1986, Polignano a Mare). Scrittrice, antropologa culturale e traduttrice. Laureata in Antropologia culturale ed etnologia (Università di Bologna), ha conseguito un Master in Antropologia delle Americhe (Università Complutense di Madrid) con tesi sulla traduzione di fonti letterarie nahuatl. Vive da tempo tra America latina e Italia, con soggiorni più brevi in Australia, Germania e Spagna, legati a progetti di ricerca, educativi e di agroecologia. Scrive in italiano e spagnolo e ha pubblicato: Mar di Tasman (Isola, Bologna, 2014); Non ha tetto la mia casa - No tiene techo mi casa (Casa de poesía, San José, 2016, in italiano e spagnolo, Premio comunitarismo di Versante Ripido); il libro-origami Cinco poemas de Lucia Cupertino (Los ablucionistas, Città del Messico, 2017). Suoi lavori poetici e di narrativa sono apparsi in riviste e antologie italiane e internazionali. Parte della sua opera è stata tradotta in inglese, cinese, spagnolo, bengali e albanese. È curatrice di 43 poeti per Ayotzinapa. Voci per il Messico e i suoi desaparecidos (Arcoiris, Salerno, 2016, menzione critica nel Premio di traduzione letteraria Lilec – Università di Bologna); Muovimenti. Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi, Lecce, 2016) e Canodromo di Bárbara Belloc (Fili d’Aquilone, Roma, 2018). Membro della giuria del Premio Trilce 2018, Sydney, in collaborazione con l’Instituto Cervantes. Cofondatrice della web di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com, con la quale promuove iniziative letterarie e culturali in Italia e all’estero.

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