Dalla Fotogallery: Delta, tecnica mista – Beppino Bosa
Saggio, selezione poetica e traduzioni a cura di Anna Fresu
TRADURRE POESIA
Su queste pagine ho spesso parlato e proposto le traduzioni di poeti e poetesse di altre aree geografiche, come il mozambicano José Craveirinha, le brasiliane Carolina Maria de Jesús e Conceição Evaristo, l’argentino di origine huarpe Armando Tejada Gomez, i poeti afroargentini. Perché, come scrive Joyce Lussu in “Tradurre poesia”, pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1967:
“Tradurre poesia non è arido esercizio accademico e filologico sulle complicazioni grammaticali e sintattiche di una lingua. Tradurre poesia è sforzo per comprenderla, è quasi riverirla. Basta solo (ma è indispensabile) avere col poeta il denominatore comune della posizione dell’uomo nei confronti della vita.…tradurre poeti di diversa nazionalità e cultura è anche la narrazione della loro conoscenza, della loro ricerca per le strade infangate e impolverate dei loro paesi, africani, curdi, afgani …“
Tradurre è sempre una sfida; tradurre poesia lo è, forse, ancora di più: è immedesimarsi, riconoscersi nell’altro, leggere nei suoi pensieri, allontanarsi un po’ da sé per avvicinarsi all’altro e al tempo stesso far sì che chi legge possa avvicinarsi a chi scrive attraverso una mediazione. È tra-ducere, condurre, senza tradire. È farsi trasparente, non sovrapponibile. Non tradire è cercare corrispondenze e, a volte, reinventare.
Tradurre poesia, poi, è entrare nel ritmo dell’altro, ricreando nella nuova lingua, scoprendo assonanze, contrasti, slittamenti, scarti. Riuscirci è fatica, lavoro, mestiere. Forse, miracolo.
È, sempre, un atto d’amore. Le poetesse di cui vi parlerò si esprimono nella stessa lingua, d’origine o frutto della colonizzazione. Stessa, ma non uguale, con varianti nel lessico, nella sintassi, nei modismi; con l’immissione di vocaboli e espressioni derivate dalle lingue africane, eco della schiavitù o recupero della lingua madre. Diversi sono i luoghi, i paesaggi; diverso il vissuto. Comune il nostro tempo, l’essere donna, la sensibilità, i sentimenti spesso; comune la coscienza di sé.
INEZ ANDRADE PAES
La prima poetessa di cui parlerò è Inez Andrade Paes, portoghese, ma nata e vissuta a lungo al nord del Mozambico, a Pemba, nella regione di Cabo Delgado. Vive da molti anni a Válega, in Portogallo. Coordina il Premio Letterario intitolato alla grande poetessa Glória de Sant’Anna (Lisbona, 26 – Válega, 2 giugno 2009. Sposata nel 1949 con l’architetto Afonso Enrique Manta Andrade Pae in Mozambico dal 1951 al 1974), istituito nel 2012,il cui obiettivo è divulgare la poesia contemporanea in lingua portoghese. Oltre a occuparsi di scrittura sia in poesia che in prosa, si dedica anche alla pittura, all’illustrazione e alla fotografia. Ha pubblicato: O Mar que Toca en Ti (cronaca di viaggio, 2006); Paredes Abertas ao Céu (poesia, 2011); Cantoriana Marítima – libretto per un’opera in tre atti: I. Mar Falante, II. Transparente Luva de Água, III. Flores de Acanto em Marfileno Lençol; Da Estrada Vermelha (poesia, 2015; Da Eterna Vontade. 2015, Labirinto); À Margem de todos os Rostos (poesia, 2017, Coisas de Ler – Coleção Clepsydra; Sobre a Água anda uma Ponte, 2018, Glaciar).
La poesia di Inez Andrade Paes è una poesia intimista; di un’intimità che è un aprirsi al dentro e al fuori, che si fa corpo, che diventa empatia e osmosi con tutto ciò che vive: il sé, la natura, il mare, il sole, il vento, gli alberi, i pesci, le conchiglie, gli uccelli; è luce e, a volte, ombra, velo. È il visibile e il non-visibile, è “tutto ciò che l’amore intende e ci trasmette la morte” . E tutti questi elementi sono metafora, simbolo ma sono anche fortemente e volutamente reali. È la sua, una poesia che si tuffa a tratti nell’oscurità dei giorni e da essa porta a galla la luce. Poesia come gesto d’amore, poesia come evocazione di ciò che si perde, come canto dell’assenza. Poesia che è trasparenza, armonia, fluidità, nitore, cura estrema e ricerca della parola e del verso scartando, sfrondando, mirando all’essenziale perché “la Poesia pulisce ciò che nasconde la verità”.
In un’intervista di Álvaro Alves de Faria, sulla rivista Caliban, a proposito di quale sia il ruolo della poesia nel nostro mondo perturbato, Inez Andrade Paes così risponde: “Il ruolo della poesia continua ad essere lo stesso: mantenere vive alcune delle verità eterne. La poesia ristruttura, ristabilisce i motivi per creare e credere. Per capire che il fondamento della vita è l’amore. E intanto il poeta soffre di questo stesso amore. Ma quando scrive si illumina e a volte illumina gli altri.”
Inez Andrade Paes è nata in Mozambico da famiglia portoghese e ha lasciato il paese poco dopo l’indipendenza. Per questo le ho chiesto se il luogo in cui è nata, considerando anche il legame che so ancora la unisce al Mozambico, ha in qualche modo influito sul suo essere Poeta, su sui versi, sul suo immaginario. Così mi ha risposto: “Sono nata in Mozambico dove ho vissuto fino all’adolescenza. Tutti i profumi, i colori, le allegrie, le difficoltà restano anche dopo che mi sono separata da questa terra e modellano profondamente la mia scrittura. La maggior parte delle mie poesie riflette questa dinamica costante. È da lì che io parto per la poesia e è da lì che parto per la fuga. Il pensiero richiede un limite, desidera urgentemente un limite. E lo spazio, lo spazio che il pensiero abita, come lo spazio fisico, si costruisce al compasso del petto che respira e al compasso del cuore che batte”.
E alla domanda su quale relazione abbia con i poeti mozambicani di ieri e di oggi, aggiunge: “Vivo lontana dai luoghi di culto e dagli incontri poetici. Tuttavia immagino questi poeti che conosco, alcuni morti altri ancora in vita, e anche quelli che non conosco, cantando con voci allucinatamente belle sopravvivendo alle disgrazie, ai dolori, agli amori che si rivelarono e si rivelano nelle parole di ognuno di loro. Mozambicani, o no, i poeti continuano ad amare, a scrivere, pulendo i coltelli del corpo, come cavalli stanchi montati da bestie immonde. Nella poesia mozambicana si riconoscono suoni e immagini di una lirica che molto deve a Glória de Sant’Anna. Questa lotta ha dato forma a parole e colori che hanno creato un’eco nel mio modo di sentire le cose. Ma non soltanto”.
Glória de Sant’Anna era la madre di Inez, le chiedo quindi in che modo l’essere figlia di una poetessa così importante ha influenzato, e in che modo, il suo desiderio e il suo modo di fare, di sentirsi Poeta. “Avere come Madre una scrittrice /poeta pesa su di me per la responsabilità di inseguire il mio proprio modo di scrivere. È naturale che l’intimità della scrittura di Glória de Sant’Anna mi tocchi in maniera particolare, come una conversazione a due, ciò che può ispirare la ricerca della voce di Glória nella mia voce. C’è sicuramente una grande influenza, dovuta alla condivisione della vita quotidiana per 46 anni. Sono cresciuta in mezzo a un costante sguardo letterario, poetico, che mi permette ancora di liberarmi dentro la mia propria voce. Intanto, sarà sempre la poesia di Glória de Sant’Anna il mio maggior riferimento”
Che cos’è quindi per Inez la poesia? È ricercare l’essenza di tutto perché la poesia scarnifica, “ pulisce ciò che occulta la verità. Libera la bocca dalle radici indifese che crescono senza porte né finestre”. E essere Poeta “è guardare dentro di sé i giorni”.
… 1.
A mia madre che mi insegnò ad amare
Sull’acqua dentro di lei
cammina un ponte sull’acqua
dentro di lei
cammina un ponte di notte si stende
portandola intera nel profondo spazio verde
d’oro
un muschio
si afferra ai suoi piedi e segna
tutto il cammino del ritorno
À minha mãe que me ensinou a amar sobre a água
dentro dela anda uma ponte sobre a água dentro dela anda uma ponte de noite deita-se
levando-a inteira ao fundo espaço verde
de oiro um musgo
prende-se nos seus pés e marca
todo o caminho de volta
…
2.
lì la morte
che si libera di quel corpo
né in pietra si profetizza o si affronta lì la vita
che si trova in tutto e in ogni limite che è ordine e segreto
lì il corpo che si srotola in questa poesia che è arma di un silenzio
senza proferire
quasi l’inutile certezza
ai a morte
nem em pedra se profeta ou se acomete ai a vida
que se encontra em tudo e todo o limite que é ordem e secreto
ai o corpo que se desenrola neste poema que é arma de um sossego
sem proferir
quase a inútil certeza
… 3.
Chiedo allora all’acqua
che protegga quell’essere affinché riposi dai colpi violenti
che arrivano in turbine
chiedo che si denudi lì prima proprio a mezzo palmo
e si spezzi in due
affinché la sofferenza abbia fine
peço então à água que ampare esse ser
para que descanse das batidas violentas
que chegam em turbilhão peço que se desnude ali antes bem a meio palmo
e se quebre em duas
para que o sofrimento acabe
… 4.
ci sono uccelli in fondo a quest’oceano. e sguardi esangui accanto alle conchiglie saprai tu cantare come loro?
O in questo mare il sale non cura?
tante ferite aperte e crude soffrono come patelle alla deriva
strofinando per terra le lingue aperte al margine di tutti i volti sentiti
e gli sguardi dispersi in mezzo a tutto quello che è mare a quello che è profondo
há pássaros no fundo deste océano
e olhares exangues ao lado das conchas
saberás tu cantar como éles? Ou neste mar o sal não cura?
tantas feridas abertas e cruas sofrem como lapas à deriva roçando no chão as línguas abertas
à margem de todos os rostos sentidos e os olhares disperso no meio de tudo aquilo que é mar aquilo que é fundo
… 5.
quando la gola si secca nella parola aspra detta con certezza
per un momento chiaro
racchiudo il corpo a conchiglia e medito
nello spazio
fra la parola detta e la ferita aperta con la gola secca e la bocca chiusa.
quando a garganta seca na palavra áspera
dita com certeza
por um momento claro
envolvo o corpo em concha e medito
no espaço
entre a palavra dita e a ferida aberta
com a garganta seca e a boca fechada.
…
6.
SE MENTI?
oggi è il giorno delle menzogne e intanto tutti i giorni si mente si mente nella libertà
si mente nella gloria
si mente con le armi in mano
si mente col pugno chiuso nei colpi potenti sul piano di una scrivania
si mente per un niente si mente per un tutto
e un anno ancora si torna a mentire perché è il giorno delle menzogne e persino ai piccini si insegna,
che è solo in quel giorno che si mente
e intanto quel bambino che è semente torna a chiudere il pugno
e a dividere la sua più cruda realtà quella della vita
in un’altra mente
.
si mente per un pane si mente per una terra
si mente per un giorno assente
.
un’altra semente assente di questo fato esiste e non mente
nemmeno il giorno delle menzogne
.
( In Portogallo, il 1°Aprile è “o dia das mentiras” (il giorno delle menzogne, delle bugie).
Traducendo “scherzi”, più corrispondente all’equivalente italiano, avrei però alterato il senso e il gioco linguistico dei versi).
SE MENTES?
hoje é dia das mentiras e no entanto todos os dias se mente se mente na liberdade
se mente na glória
se mente com armas na mão
se mente com o punho cerrado em socos poderosos no tampo de uma secretária se mente por um nada
se mente por um todo
e mais um ano volta-se a mentir porque é o dia das mentiras e até se ensina aos pequeninos, que é só naquele dia que se mente
no entanto esse menino que é a semente volta a cerrar o punho e a dividir a sua mais crua realidade
a da vida
numa outra mente
.
se mente por um pão se mente por um chão
se mente por um dia ausente
.
outra semente ausente desta sina existe e não mente
mesmo no dia das mentiras
… 7.
Il Cedro oscilla in silenzio perché è morto
e non cade
con il vento che venga da lontano e porti il rumore del Mare
il Cedro oscilla in silenzio grida con dolori
di ferito dolente
O Cedro abana en silêncio Porque è morto e não cai
Com o vento que venha de longe E traga o ruido do Mar
O Cedro abana sem vento Grita com dores
De ferido doído
… 8.
Ho bisogno del silenzio del mattino
silenzio cristallino lavato dalla bruma della notte che ha pianto pene di poeti destati.
Ho bisogno del silenzio più stanco della notte
dove le migliori allegrie delle immagini sorgono nella scrittura
per aiutare quel che il pensiero risuona e si unisce alla bruma e lava e ci trasforma.
Amo la vita nell’inquietudine di me
quando mi preparo ad uscire da quel che è logico.
Preciso do silêncio da manhã
Silêncio cristalino lavado pela cacimba da noite que chorou mágoas de poetas acordados.
Preciso do silêncio mais cansados da noite
onde as maiores alegrias das imagens naescrita surgem
para ajudar o que ressoa o pensamento e se juntaà cacimba e lava lava e nos transforma.
Gosto da vida na inquietude de mim
quando me preparo para sair do que é lógico.
… 9.
due messaggeri muoiono con la penna in mano
la bocca tace
le mani di uno le mani dell’altro un giorno fu Poeta nell’altro Cantore
Due messaggeri morirono qui li ricordo
tengo la porta aperta il sole entra
e gli uccelli dentro la casa
dois mensageiros morrem de caneta na mão
a boca cala-se
as mãos de um as mãos do outro são de escriba
um dia foi Poeta no outro Cantor
dois mensageiros morreram aqui os lembro
tenho a porta aberta o sol entra
e os pássaros dentro de casa
… 10.
Sono io
che vi chiamo
dal giardino con tanti fiori della grandezza di piccoli becchi di Filose
sono io che vi chiamo e dico venite
passate i palmi delle vostre mani
su questo tappeto di verde profondo con righe fatte con la matita bianca
venite
sdraiatevi con me vedete
sono io che immagino
che questo tappeto mi porta a voi fino all’infinito dove mi attendono
sempre di profilo a sembrare assenti
dove mi attendono per dirmi che io sono gente
un giorno mi siederò e vi toccherò di nuovo sorrideremo insieme chiudendo gli occhi umidi
quaggiù la pioggia di sale lascerà una scia bianca a fare ancora più brillanti i coralli
nella Baia di Pemba
sou eu
que vos chamo
do jardim com tantas flores do tamanho de pequeninos bicos de Felosas
sou eu que vos chamo e digo vinde
passem as palmas das vossas mãos neste tapete de verde profundo
com riscos de lápis branco vinde
deitai-vos comigo vede
sou eu que imagino
que este tapete me leva a vós ate ao infinito onde me aguardam
sempre de perfil a parecer ausentes onde me aguardam a dizer que sou gente
um dia sentar-me-ei e tocar-vos-ei de novo sorriremos juntos a fechar os olhos húmidos
cá em baixo a chuva de sal deixará um rasto branco a decorar brilhante os corais ainda
na Baía de Pemba
(Le poesie tradotte sono tratte dalle diverse sillogi)
ANNA FRESU Nata a la Maddalena, in Sardegna, si è laureata in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. È regista, autrice, attrice di teatro, traduttrice e studiosa di letterature africane. Nel 1975 ha lavorato in Portogallo come mediatrice culturale. Dal 1977 al 1988 ha vissuto in Mozambico dove ha insegnato e diretto la Scuola Nazionale di Teatro e creato e codiretto il Dipartimento di Cinema per l’infanzia e la gioventù, realizzando diversi film che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Nel 2013 ha pubblicato il libro di racconti Sguardi altrove, Vertigo Edizioni e nel 2018 il libro di poesie Ponti di corda, Temperino Rosso Edizioni. Nel 2019 ha curato per la Kanaga edizioni l’antologia Molti nomi ha l’esilio e nel 2020 ha pubblicato con Macabor editore il libro di racconti Storie di un tempo breve (… anzi, brevissimo). Risale al 2021 il libro di poesia Fluida, Macabor editore. Sue poesie, racconti e fiabe sono presenti in diverse antologie. Collabora con riviste on line e blog. In Argentina ha insegnato Lingua e Cultura Italiana e realizzato diversi spettacoli teatrali. Attualmente vive a Forlì.