TERZO ATTO
( L’appartamento dello scrittore è tutto sottosopra, i suoi libri e i manoscritti vengono imballati in due grandi casse. A realizzare questa opera di smontaggio ci sono Alzira e Marzia, che chiacchierano tra loro mentre lavorano.)
MARZIA
I libri fanno tanta polvere, vero Donna Alzira?
ALZIRA
È sì. Prima qui facevo pulizia una volta al mese. Ma da qualche anno non ce la faccio più. La vecchiaia è una cosa…
MARZIA
Bene, adesso che viene a vivere con me non si dovrà più preoccupare di queste cose. Nel mio appartamento è tutto molto pratico. La donna di servizio viene due volte alla settimana, fa il bucato e per mangiare ci sono piatti pronti nel freezer, basta scongelarli nel forno a microonde…
ALZIRA
Mia cara, figlia mia, ce la farò ad abituarmi a tutta questa tecnologia? Queste cose così moderne mi spaventano… Chissà se un giorno sarò di nuovo felice come sono stata in questa casa, con il mio Lauro?… (si emoziona) Mi manca tanto… Avrei preferito morire con lui.
MARZIA
Ma cosa dice, Donna Alzira? Non faccia così. Ma certo che sarà felice. Quando è morto Gabriel, mi sono sentita così anch’io, si ricorda? Volevo solo morire… Il futuro non esisteva. Il giorno dopo, il mese, l’anno dopo, erano ombre. Era un tunnel buio, senza fine. Un tunnel che andava dritto dentro la terra. Ma il tempo passa e ci si abitua. Si riscopre a poco a poco il piacere di vivere. Si cicatrizza. Si cambia pelle.
ALZIRA
Ma, non so. Si cicatrizza quando si è giovani. Dopo non c’è più tempo.
MARZIA
Per niente. Vedrà…
ALZIRA
Sai quel ragazzo di cui ti ho parlato? Quello che è venuto a parlare con Lauro, a fare certe domande che hanno lasciato il pover’uomo in quello stato… Bè, mi ha telefonato ieri chiedendomi di poter venire da me oggi, per parlarmi. Si sentiva che era in imbarazzo e mi ha domandato se l’avrei ricevuto. Al momento ho pensato di dirgli di no, che ero occupata con il trasloco… Non ho proprio nessuna voglia di vederli di nuovo, quegli studenti. Ma lo sai, secondo me il ragazzo sta pensando che il suicidio di Lauro è colpa sua, e io so, meglio di nessun altro, che quell’intervista è stata solo un pretesto. In questi ultimi anni Lauro stava pensando seriamente di suicidarsi. Non che sragionasse o fosse disperato… Magari disilluso. Ma il modo con cui parlava del suicidio, soprattutto in una conversazione che abbiamo avuto due giorni prima che si uccidesse, sembrava il più naturale del mondo. Mi ha detto che non aveva tante scelte possibili, e che, per quanto potesse sembrar orribile, quella era una, e non poteva non considerarla. Io ho tentato di resistere, dicendo che la trovavo una cosa vigliacca, una fuga, una resa infelice… Lui mi ha detto che fuggire certe volte è una tattica necessaria e che non è proprio vigliaccheria, perché esige un straordinario atto di coraggio. Sono rimasta a bocca aperta… E anche spaventata, perché sapevo che con tutta quella calma, lui stava parlando sul serio e stava riflettendo su quella scelta. Per questo, quando ha chiuso a chiave la porta dietro i ragazzi dell’intervista, io sapevo già quello che aveva in mente di fare, ma non ho avuto la forza di alzarmi dalla sedia. Io ho sempre rispettato tutte le sue decisioni. Era un’abitudine così radicata in me che non riuscivo più ad oppormi. Ho assistito a tutta la scena apatica, perplessa quanto quei ragazzi. Ma era inevitabile… È stata una specie di “déjà vu”, come si dice. Io avevo la sensazione di aver già vissuto quella scena, esattamente uguale a quella che stava succedendo in quel momento, e il “dejà vu” ti immobilizza. È così che sono rimasta: paralizzata davanti a un gesto irreversibile. È per questo che ho accettato che il ragazzo venisse, oggi. Non voglio che si porti questo peso per il resto della vita. Non è giusto. Pensandoci bene, lui in fondo non ha nessuna colpa. In più, ieri al telefono mi è sembrato un bravo ragazzo, molto diverso da come si è comportato qui quel giorno. Sembrava dimesso, gli tremava la voce, e mi ha detto anche che aveva letto tutti i libri di Lauro. Vedi com’è la vita, figlia mia… È tutto così imprevedibile da non crederci.
MARZIA
Allora viene qui oggi?
ALZIRA
Sì. Sarà qui da un momento all’altro. Gli ho detto di venire dopo pranzo.
MARZIA
Vuole che me ne vada, così può parlare più liberamente?
ALZIRA
No, no… Tu puoi rimanere. Anzi, è meglio. Così, se dovessi agitarmi troppo, ci sei qui tu. Ma vedrai che non succederà. Io voglio solo sentire quello che ha da dirmi, poi gli chiederò di lasciarci finire questo trasloco. Faremo in fretta.
MARZIA
Sarà molto a disagio…
ALZIRA
Poveretto… Lui si è comportato come si comporta qualsiasi adolescente in fase di auto-affermazione… Solo che non pensava che la bomba sarebbe esplosa davanti a lui. Povero ragazzo. Ha tirato un sassolino alla tigre, senza sapere che la gabbia fosse aperta… La tigre gli è saltata addosso! È stata una fatalità, solo questo…
(Suona il campanello. Marzia va ad aprire la porta. Sono arrivati Rodrigo e Simonetta)
RODRIGO
Buona sera. C’è la signora Alzira?
MARZIA
Sì. Entrate, prego.
(Rodrigo e Simonetta entrano, guardandosi in giro, come se tentassero di riconoscere la scena dove è avvenuto il suicidio)
ALZIRA
Come state? Sedetevi, prego. Scusatemi, ma stiamo imballando i libri perché devo liberare la casa lunedì prossimo. Ah, questa è Marzia.
RODRIGO E SIMONETTA
Molto piacere.
MARZIA
Piacere.
RODRIGO
È sua figlia?
ALZIRA
No, ma è come se lo fosse. Io e Lauro avevamo solo un figlio, Gabriel, che purtroppo è morto in un incidente d’auto. Aveva solo diciassette anni. Era un ragazzo adorabile, molto affettuoso e intelligente. Marzia era la sua ragazzina allora, e dopo l’incidente siamo rimaste molto unite, sai? Io penso che lei ci abbia adottati.
RODRIGO
Cavolo, è morto a diciassette anni… Anche noi abbiamo diciassette anni…
ALZIRA
E sì… Quando siete entrate qui quel giorno, mi è venuto subito in mente Gabriel. E sono sicura che anche Lauro ha pensato la stessa cosa. È molto dura perdere un figlio, soprattutto un ragazzo come Gabriel… Ma la vita è fatta così.
RODRIGO
Secondo lei si è ricordato del figlio mentre lo intervistavamo?
ALZIRA
Certamente. Non vi siete accorti di niente? Lui era così paziente con voi… Così gentile, non è vero? Almeno prima di fare quel…
RODRIGO
In effetti sì. È stato molto paziente con noi… E io mi vergogno così tanto…
ALZIRA
Non importa, figlio mio… Lascia perdere. Cambiamo argomento. Questa ragazza era qui anche lei, vero?
SIMONETTA
C’ero sì. È stato orribile!… Mi scusi. Non volevo dire così.
ALZIRA
Siete fidanzati?
RODRIGO
Sì… Una roba del genere…
ALZIRA
Che bello! Hai visto, Marzia, sono fidanzati…
MARZIA
Eh sì. Sono una bella coppia.
SIMONETTA
Grazie.
ALZIRA
Bene, mi hai detto che volevi parlarmi…
RODRIGO
È così… Non so neanche da che parte incominciare… Siamo rimasti molto scossi da quel casino che è successo, è chiaro. Ma dopo che è passato lo choc abbiamo provato a conoscere meglio chi è stato Lauro, le sue idee, i libri che ha scritto, e siamo rimasti, come dire… affascinati dalla ricchezza e dall’intensità del suo pensiero.
SIMONETTA
Aveva una gran testa, vero? Molto pazza… nel senso buono della parola, è chiaro.
RODRIGO
Sa, signora, lei è l’unica persona che conosciamo che ha proprio vissuto con lui. Sa bene che è stato un po’ dimenticato in questi ultimi anni…
ALZIRA
Da un bel po’ d’anni…
RODRIGO
È sì… Per questo non ci sono tanti altri modi per saperne di più su di lui se non chiacchierando con lei.
ALZIRA
Come ti chiami?
RODRIGO
Rodrigo.
ALZIRA
Sai, Rodrigo. Vorrei provare a dirti quello che credo Lauro ti avrebbe detto. Quello che interessa veramente conoscere di uno scrittore è la sua opera. La gente, a volte, sbagliando, dà più importanza alla vita degli scrittori che alla loro opera. Ma più tranquilla e, diciamo, scialba, è la vita di uno scrittore, più ci sono le condizioni perché possa costruire un’opera profonda, ampia, realmente importante. È la pace, tutti i giorni, che rende possibili i più grande voli dell’immaginazione, la scelta delle parole giuste, il perfezionamento del linguaggio e dello stile. Voglio dirti, lo scrittore non è importante per come ha vissuto, ma per quello che riesce a far vivere agli altri attraverso i suoi libri. Così, invece di parlare della sua vita, che mi sa abbia ben poco con cui far brillare i vostri occhietti, preferisco che voi diate un’occhiata a quelle due casse. In una ci sono i libri che Lauro ha pubblicato, le antologie cui ha partecipato e le recensioni dell’epoca in cui era ancora considerato. Nell’altra ci sono i suoi manoscritti inediti. Cosa ne dite?
RODRIGO
Ganzo! Posso vederli davvero i suoi manoscritti?
ALZIRA
Certo che puoi. Solo lasciali nello stesso ordine in cui li ha messi lui.
RODRIGO
Non si preoccupi. Mi scusi.
( Rodrigo e Simonetta si siedono per terra e incominciano a sfogliare e a leggere i documenti nelle casse. Simonetta si dedica alla cassa delle pubblicazioni, mentre Rodrigo a quella degli inediti.)
ALZIRA
Marzia, mi hai detto che ti saresti interessata della galleria, per vendere questi quadri. Ce ne sono alcuni di pittori famosi; dovranno pur valere qualcosa.
MARZIA
Ma certo che valgono. Ho parlato con una gallerista e lei mi ha consigliato di rivolgermi ad una casa d’asta. Mi ha detto che possiamo fare un’asta speciale con tutto il lascito di Lauro, perché i quadri di alcuni di quei pittori valgono molto in questo momento. Un’asta le renderà certamente di più che lasciare i quadri in conto vendita in una galleria.
ALZIRA
Se di questo te ne puoi interessare tu, mi faresti un gran piacere. Così evito di soffrire mercanteggiando sugli oggetti che gli erano più cari. Mi piacerebbe che ti scegliessi uno dei quadri. Lauro era innamorato di te. Sei stata la sua passione segreta. Lui pensava che io non lo sapessi…
MARZIA
Ma cosa dice, Donna Alzira…
ALZIRA
Ma dai, Marzia, tu l’hai sempre saputo. Ti devo anche ringraziare per avergli offerto, alla fine della sua vita, una chance di vivere una passione. Grazie a te ha avuto molti intimi momenti felici. Lui era un uomo molto appassionato. E anche appassionante, tu lo sai…
MARZIA
Senta, io non so proprio cosa dire… Io non ho fatto niente per incoraggiarlo. È stata una cosa così… spontanea. Così naturale…
ALZIRA
Non preoccuparti. Tu sei stata molta buona con lui. E io stavo tranquilla e soddisfatta quando lo guardavo e sapevo che lui stava immerso in fantasie su di una passione segreta, impossibile… Lui si sedeva in quella poltrona, reclinava la testa, chiudeva gli occhi e sorrideva e io mi sentivo felice quando lo vedevo sorridere così. Tra tutte le cose buone che hai fatto per noi, questa è stata forse la migliore di tutte.
MARZIA
(Aprendo le braccia) Venga qui… (Le due si abbracciano a lungo e con intensità)
RODRIGO
(Dopo aver letto i manoscritti di Lauro) Simonetta! Simonetta! Senti un po’ qui… “La vertigine dell’altezza che si impadronisce di tutti quelli che, guardando dall’alto in basso, sentono un immenso sconforto e l’urgente necessità di allontanarsi dal bordo minaccioso, non si manifesta per la paura di un improbabile caduta nel vuoto, ma soprattutto per la paura di un desiderio sempre latente di buttarsi, di saltare nel nulla, di fare il tuffo estremo. La nausea e il panico della vertigine riflettono l’incertezza che l’uomo ha di poter domare i suoi impulsi, di aver il pieno controllo della sua volontà e della sua coscienza. La vertigine dell’altezza diventa così il segno più tangibile della tentazione al suicidio, che giace sotto il senso comune che difende la vita. Il suicidio, così come l’abisso, è solo un passo più in là, e la verità è che davanti a lui non si può voltare la faccia e chiudere gli occhi per sempre. La decisione di ognuno di rimanere estatico e di non compiere il passo estremo è una decisione difficile e lacerante quanto quella di buttarsi nel vuoto. In molti casi, retrocedere richiede uno sforzo così grande quanto quello di andare avanti. Per questo la vertigine dell’altezza è la punta acuminata di un altra vertigine che ci accompagna sempre, notte e giorno: la vertigine della vita.
SIMONETTA
(Dopo qualche attimo di silenzio generale) Ma è incredibile! Lui sapeva già tutto… Senti questa frase che ho scoperto qui: (Apre un libro) “La morte fa i grandi parti”.
RODRIGO
Lo sapeva… Sapeva molto di più di quanto possiamo immaginare.. Ed è una saggezza sulla gente, su ciò che succede dentro ognuno di noi… Come faccio, Simo? Ci sono tante cartelle.. tante cose… Come faccio a leggere tutto?
SIMONETTA
Signora Alzira, non è che ci lasciate fotocopiare questi manoscritti, così li leggiamo a casa più comodamente?
ALZIRA
Non so cosa dirti… Sono i suoi inediti. Io pensavo di spedire tutto a un editore che almeno avesse già sentito parlare di lui… Non so se all’editore farebbe piacere sapere che…
MARZIA
Signora, se non riesce a trovare un editore che sia veramente interessato a questo materiale, cosa pensa di farne?
ALZIRA
Ma, non saprei… Magari lo lascerò alla Biblioteca Nazionale… se loro sono disposti a prenderselo…
MARZIA
Io ho un’idea migliore…
ALZIRA
Qual è?
MARZIA
Tranne noi due, negli ultimi anni Rodrigo e Simonetta sono state le uniche persone che veramente si sono interessate al lavoro di Lauro. Loro sono giovani, intelligenti e potranno fare per questi manoscritti più di chiunque altro, incluse noi due. Perché non lasciate che Rodrigo si prenda cura dell’opera del Signor Lauro? Lui avrebbe come… la missione di custodire e di far conoscere il suo lavoro. Io penso che sarebbe in ottime mani, e che allo stesso Signor Lauro piacerebbe l’idea…
RODRIGO
No, non posso.. È troppa responsabilità…
ALZIRA
Hum… Sai, Marzia, penso che hai ragione.
MARZIA
Rodrigo, non preoccuparti. Sono sicura che saprai molto bene cosa fare. E non devi avere fretta… Le cosa devono succedere a tempo debito.
RODRIGO
Ma… Ma io non…
ALZIRA
Abbiamo già deciso. Rodrigo e la sua fidanzata, Simonetta, d’ora in poi si prenderanno cura delle opere di Lauro. Quando volete potete prendervi le casse. Trattateli per benino questi figli spirituali di mio marito. E qualche volta cercateci per fare due chiacchiere, per dirci come vanno le cose… Sentite, li volete dei biscottini? Una camomilla?
(I ragazzi si scambiano un’occhiata)
SIMONETTA
Sì, accettiamo con piacere, Signora Alzira. Grazie.
ALZIRA
Sapete, a mio figlio la facevo sempre la camomilla, anche se non è che gli piacesse molto… Vado a prenderla… (Alzira va in cucina. Intanto Marzia guarda i quadri alle pareti per sceglierne uno.)
SIMONETTA
(A Rodrigo, scherzando) È arrivata l’ora della camomilla.
RODRIGO
Stavolta è arrivata al momento giusto, no? Ho sentito dire che fa bene ai nervi…
(Marzia sceglie un quadro, e quando lo toglie della parete, dal dietro ne cade una busta. Rodrigo se ne accorge e la raccoglie)
RODRIGO
Ehi, guarda qui. Questa busta è caduta da dietro il quadro.
ALZIRA
(Che sta arrivando con un vassoio) Cos’è successo?… (Vede la busta) Ma questa può essere solo una cosa di Lauro. Leggi ad alta voce, Rodrigo.
RODRIGO
Io? Ve bene… (Apre la busta e legge la lettera) “Quando questo quadro sarà staccato dalla parete e verrà trovata la busta, io sarò già sparito da tempo. Ma vorrei che questa mia ultima voce, incarnata nella voce di chi adesso mi legge, sia l’espressione di una dichiarazione d’amore che, per scrupoli, negligenza o timidezza non ho mai fatto da vivo.”
“Due donne mi hanno circondato d’amore, come due parti costituenti di me. La prima, la compagna di tutti i giorni, la mia complice eterna, quella che vedeva il fallimento con gli occhi del successo e la povertà con gli occhi della ricchezza. A quella donna leale e fortissima, che si univa a me più perdite subivamo, come se ridotti a quasi niente, a infima vita, diventassimo inseparabili e indistinguibili; a questa donna, che ha fatto del mio minimo il suo massimo, rimanga il mio amore.”
“All’altra donna, quella dei sogni e dei vaneggiamenti, a quella che i poeti forse ancora chiamerebbero musa, fonte di ispirazione, di astratta felicità. A un amore che un figlio sparito così presto ha avuto ancora il tempo di lasciare come eredità ad un vecchio padre intristito, alla bellezza e alla gioventù senza le quali un vecchio poeta perde la strada del sublime. Alla donna che è uscita dalle braccia di mio figlio per la nebbia del mio immaginario, e ha fatto battere i cuori di entrambe. A questa donna, di cui ho fatto del suo minimo il mio massimo, rimanga la mia passione.”
“A entrambe voglio dire alla fine che non le ho abbandonate in vita e non le abbandonerò in morte. Ho solo rinunciato al corpo prima che lui rinunciasse a me. Comunque, ciò che di più grande e di più importante sono riuscito ad essere, una successione di pensieri e di parole, sono lì e rimarranno con voi. Che loro vi facciano miglior compagnia di quella dell’uomo esausto la cui voce si è spenta. Che l’amore e la passione siano sempre con voi attraverso di loro, e che le parole portino pace nel vostro cuore.”
(Dopo alcuni momenti di silenzio, Alzira porge le tazze)
MARZIA
Le parole del Signor Lauro attraverso la tua voce, Rodrigo… Sembra un miracolo…
ALZIRA
L’unico miracolo, figli miei, è la interminabile successione della vita. È vedere un unico pensiero viaggiare attraverso infiniti cuori.(Solleva una tazza, come per fare un brindisi) E che i nostri cuori, annodati a tanti pensieri, riescano a trovare la pace!
Immagine di copertina: Opera grafica di Mubeen Kishany.