Poesie scelte (2010 – 2020) di Raphael d’Abdon – traduzione e cura di Lorenzo Mari (Besa Muci 2022)

cop d'Abdon_Poesie scelte

Poesie scelte – selected poems nasce dall’importante lavoro di selezione e di traduzione effettuato da Lorenzo Mari sui testi delle tre raccolte poetiche del poeta italo sudafricano Raphael d’Abdon (nato a Udine e vivente dal 2008 in Sudafrica) e sulle poesie più recenti non ancora pubblicate in formato cartaceo, tradotte per la prima volta in volume in Italia, dopo essere state pubblicate in Sudafrica, nonché in varie riviste internazionali.

La poesia di Raphael d’Abdon affonda le radici in quel grandissimo e differenziato contenitore di storie, aneliti e autori diversi che è stata la beat generation, anche se l’autore realizza comunque un suo particolare e specifico timbro stilistico, un suo sperimentalismo, una sua ricerca. Comune con la beat generation la scelta di alcuni temi: gli emarginati, gli invisibili scarti prodotti dal sistema capitalistico imperante, i frequentatori notturni di bar malfamati, i “fuori di testa”, ovvero tutti quelli che la società ha mandato “fuori di testa”, ma anche i minatori delle township e, in generale, i lavoratori sfruttati. Comune è la composizione di testi, con versi lunghi, prosastici in diversi casi, l’eliminazione delle maiuscole nei nomi propri e della punteggiatura, precisa volontà di sradicare la gerarchizzazione del linguaggio.

Da Sunnyside Nightwalk  – Camminata notturna a Sunnyside

 

lavoratori delle township

(dedicato ai minatori uccisi nella miniera della eland e a tutti quelli che sono in grado di immaginare cosa stessero pensando quei minatori prima che l’ascensore iniziasse a scendere)

 

siamo quelli

che si svegliano con il ronzio canoro dei

passeri del mattino

con i rutti pesanti dei ratti pasciuti che si ritirano

con i clacson martellanti

dei taxi-navetta che vociano

mentre perlustrano le strade

come voraci avvoltoi

 

siamo quelli

che camminano per strada senza la compagnia

delle loro ombre

per arrivare a desolate stazioni ferroviarie

e penzolano come il filo di un assorbente

tra le cosce strette di

freddi vagoni rugginosi

 

siamo quelli

che a colazione regolarmente si sorbiscono qota,1

uova

bollite o magwenya2

masticati di fretta

nei cantoni polverosi delle strade

 

siamo quelli

richiamati con urla da padroni ributtanti

e devono dire ya baas3

ai razzisti della prima ora

e yebo sis4

ai fascisti della nuova leva

 

siamo quelli

che guadagnano

1-2-3-4

mila rand alla settimana

ma si pensa che debbano continuare a dire

dankie dear madiba

viva cosatu

ngiyabonga signor boshoff5

 

siamo i lavoratori delle township

sistema circolatorio di questo corpo malato

che chiamiamo casa

cuore pulsante di questo

e di molti altri

ectoplasmi

 

le nostre preziose ossa sono sepolte vive nelle

verità indicibili del nuovo sudafrica

ornate d’oro e di gioielli con diamanti

 

siamo i corridori dell’alba

delinquenti che smontano dal turno

e indaffarati cani randagi

sono i nostri compagni di viaggio

 

non vediamo le nostre facce

perché le nostre schiene sono piegate

sotto il peso di una vita

che non abbiamo scelto

per noi

per le nostre madri

i nostri padri

e i nostri figli

 

nel dondolio monotono dei treni e dei taxi

la testa ci oscilla

da una spalla all’altra

come se ci stessimo capendo qualcosa.

 

3 giugno 2009

 

 

1  Il qota (detto anche kota, o spathlo) è un tipico street food sudafricano, a base di carboidrati e carne. [N.d.T.]

2  Anche i magwenya sono un tipico cibo sudafricano (conosciuto anche come vetkoek, in afrikaans) a forma di palline fritte. [N.d.T.]

3  “Sissignore”, in afrikaans. [N.d.T.]

4 “Sì, sorella”. “Sis” (diminutivo di “sister”) è un nomignolo comunemente usato tra le donne nere. [N.d.T.]

5  Ossia: “Grazie caro Madiba / viva cosatu / grazie signor Boshoff”, dove Madiba è un famoso soprannome di Nelson Mandela, cosatu è una delle organizzazione sindacali e politiche più potenti in Sudafrica, e Boshoff rimanda a Jacobus Nicolaas Boshoff (1808-1881), secondo presidente boero dell’Orange Free State (1855-1859), come epitome del dominio bianco e boero sul Sudafrica.  [N.d.T.]

 

***

 

notte alla stazione dei treni di milano

per mama jozie

presto tutto questo non ci sarà più

questi archi

queste rotaie

questi pavimenti di cemento

presto tutto ciò scomparirà

cosa lo rimpiazzerà?

nessuno è autorizzato a saperlo

nessuno dovrebbe fare domande

 

queste auto della polizia

questi barboni che cercano di scippare un pisolino

dentro vagoni abbandonati

 

le loro madri

 

tutto sarà scomparso

 

proprio come la cenere, i cavi

la polvere, le cicatrici

i cartelloni pubblicitari, i bar

simulacri di un domani defunto

che è già

qui

un domani che non ci ricorderà

noi che apparteniamo

alle ombre di una notte spesa all’estero nella

solitudine più cupa

stranieri nei nostri pensieri d’oblio

alieni in questo vento di dolore naufragato

 

questa dev’essere stata una stazione magnifica prima

di quest’alba

il fantasma presente soffia un brivido straripante

l’urlo afono di migliaia di pianti

avvolto nelle mani giunte di una madre

cerca rifugio nei sospiri di un altro sole che sorge

ed io

seduto accanto a lei

che ammiro il giorno in fasce

sentendo la mancanza

della mia piccola

a casa

 

     7 maggio 2011,

                                       stazione centrale di milano, dopo il concerto di sade

***

 

Da salt water – Acqua salata

 

se dovessi morire prima di svegliarmi

seduto sulla poltrona

nello studio

alla mia sinistra

una finestra spalancata

alla mia destra

un tavolino

con una tazza di tè

e un libro di poesia

 

le tende ondeggiano

il tè profuma di gelsomino

i ceppi crepitano

nel caminetto

allo stereo

coleman hawkins

 

le palpebre grevi

del peso confortante della

quiete

 

se dovessi morire prima di svegliarmi

lasciate aperta la finestra

lasciate che la musica risuoni

lasciate che il fuoco si consumi

bagnatemi le labbra con il tè

e non mettetemi in nessuna maledetta bara

 

avvolgetemi solamente in un telo

e sotterratemi sotto un albero di jacaranda

su quelle colline viola laggiù in fondo

 

pretoria, 31 agosto 2014

[Traduzione di Francesco Tomada]

***

Da the bitter herb – L’erba amara

 

blues del mare di mezzo

(ispirato da “middlesea” di zineb sedira)

Abbiamo attraversato il deserto e il mare per arrivare fino a qui.

Non abbiamo paura della morte. Se dobbiamo morire, moriremo.

Ragazzo sudanese di 15 anni, nel tentativo di attraversare il confine francese dall’Italia

 

come fantasmi

c’intrufoliamo

nei corridoi sotterranei

della vostra esistenza sicura

bramosi di catturare pezzi di sole

con le nostre reti da pesca lacerate

 

i fari illuminano le mura trasparenti delle nostre storie

di vita

mentre il vento ci ruba i nostri ricordi

e li abbandona sul lungomare che ci ha lasciati

il giorno che noi

l’abbiamo lasciato

 

i gabbiani e le onde

sulle cui ali viaggiamo

spariscono dietro le nubi

nella brezza del tramonto

come battiti di tamburo

 

abbiamo attraversato mari, deserti e frontiere

come hanno fatto i nostri antenati

come faranno i nostri figli

 

noi

continuiamo a muoverci

verso l’ignoto

 

i mari di mezzo ci hanno inghiottito

e nel loro ventre

abbiamo imparato a cantare il blues

 

oggi siamo ancora qui

a cantarvelo di ritorno

e quando è troppo duro da cantare

lo nascondiamo

 

dentro un sorriso

 

***

 

come butta?

 

come butta?

 

beh…

 

per i poeti orali

sono un poeta cartaceo

per i poeti cartacei

sono un poeta orale

 

per le zecche

sono un fascio

per i fasci

sono una zecca

 

per i magri

sono grasso

per i grassi

sono magro

 

per i giovani

sono vecchio

per i vecchi

sono giovane

 

per i ricchi

sono povero

per i poveri

sono ricco

 

per i neri

sono bianco

per i bianchi

sono mulatto

 

per i sudafricani

sono uno straniero

per gli stranieri

sono un italiano

 

per gli etero

sono gay

per i gay

sono etero

 

per i chierichetti

sono il demonio

per il demonio

sono un chierichetto

 

per le femministe

sono un misogino

per i misogini

sono un femminista

 

per gli studiosi

sono un poeta

per i poeti

sono uno studioso

 

(mi chiamano prof)

 

si può chiedere di più?

non credo

 

finché

fotti il cervello

a re

regine

torri

cavalli

alfieri

e pedoni

su entrambi i lati

della scacchiera

 

puoi darti una pacca

sulla schiena

 

per cui, per tornare alla tua domanda:

sto alla grande

 

Biografie:

Raphael d’Abdon è nato a Udine nel 1974 e dal 2008 vive a Pretoria, Sudafrica. Scrittore, poeta, ricercatore e traduttore è autore di tre raccolte di poesie, Sunnyside Nightwalk (Geko, 2013), salt water (Poetree Publishing, 2016) e the bitter herb (The Poets Printery, 2018). Ha tenuto reading di poesia in Sud Africa, Nigeria, Somaliland, India, Italia, Svezia e Stati Uniti e le sue poesie sono state pubblicate in riviste, giornali e antologie in Sudafrica, Nigeria, Ghana, Malawi, Singapore, Palestina, India, Italia, Canada, Stati Uniti, Australia e Regno Unito. Ha raccolto e curato le antologie I nostri semi/Peo tsa rona – Poeti sudafricani del post-apartheid (Mangrovie, 2007) e Marikana. A Moment in Time (Geko, 2013), tradotta in italiano con il titolo Marikana. Il Sudafrica e la fine del sogno arcobaleno (Aviani & Aviani, 2015). Ha tradotto l’autobiografia di Mohamed Hussein Geeldoon Baciammo la terra. L’odissea di un migrante dal Somaliland al Mar Mediterraneo (Gaspari, 2020) e (con Lorenzo Mari) l’autobiografia del poeta italo-sudafricano Mario d’Offizi, Bless Me Father (Compagnia delle Lettere, 2013).

Lorenzo Mari (Mantova, 1984) vive e lavora a Bologna. Ha pubblicato alcuni libri di poesia. Gli ultimi sono Querencia (Oèdipus, 2019), Ornitorinco in cinque passi (Prufrock Spa, 2016). È uno dei curatori dell’antologia di saggi Il presente di Gramsci. Letteratura e ideologia oggi (Galaad, 2018). Traduce dallo spagnolo e dall’inglese; la traduzione più recente è Il sogno d’inverno dell’architetto (L’Arcolaio, 2017) del poeta irlandese Billy Ramsell. Collabora con le riviste online In Realtà La Poesia, Carteggi Letterari, Fata Morgana Web e Pulp Libri.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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