Dalla prefazione di Salem Alokaly
“Fin dai suoi inizi, le poesie di Samira, che si attorcigliava nel calderone della poesia alla ricerca di una sua identità, hanno attirato gli osservatori della storia della poesia libica. L’osservatore vede questa forte tendenza verso un testo vivace, senza eccessi in devozione poetica ai valori elevati. Laddove la questione della libertà come valore estetico e non come slogan o segno è presente in ogni testo o metafora, agisce come bambino birichino che devia dalle illusioni di una buona educazione, indicando con il dito ogni volta che scopre un elogio alla bruttezza o una pretesa mediocre, non per attirare l’attenzione, ma per fuggire con i suoi giocattoli dall’ambiente della predica, della bruttura e dei comandamenti, distruggendoli e ricostruendoli. Una poesia che si maledice o si prende beffe della poesia stessa senza rinunciare alla sua vanità nascosta. E senza rinunciare alla sua promessa di liberare la poesia e vagare in uno spazio non tracciato: «Io sono colei che vaga senza sosta seminando nella testa del mondo l’erba della poesia libera.»”
Messaggio a Foroughzad
Immemore del sapore dell’amore sulla bocca
ho dimenticato a che distanza possa volare una persona
e come possa respirare con un solo polmone soffocando
simile a un pesce cieco che trascorre la vita
nelle oscure profondità dei mari.
Da quando le tue parole mi hanno attraversato la testa
cammino tra le loro strade.
Scrivo con gli occhi puntando l’orizzonte sognante
aspetto di essere come voglio e di spogliarmi del peso
delle parole sbiadite che sono stanca di trascinare
su logori marciapiedi
e su strade che nessuno percorre.
Ti guardo, o Forough, e scorgo la mia tristezza nei tuoi occhi
scorgo il nome dell’amore sulla tua fronte
e il tempo si infrange su tutto ciò che hai scritto
senza badare a quanto è passato dalla tua luminosa morte.
Guardo l’eredità delle poesie libere che hai lasciato
quelle sfuggite alle brutture e all’orribile censura
e dico forse un giorno
scriverò la mia poesia libera.
Samira Albouzedi poeta nata nel 1969 a Tripoli in Libia, scrive e pubblica dal 1994. Ha pubblicato in giornali e riviste locali e arabe, ha partecipato a molti incontri poetici in Libia e all’estero, sono stati scritti vari studi sulla sua esperienza. Ha partecipato a molti festival e convegni tra cui il festival Sète in Francia, ha partecipato con presentazioni in Tunisia e Marocco. Tra le sue opere: sotto bombardamento, la porta del sogno, il mondo si risveglia in modo pauroso.
Immagine di copertina: Opera grafica di Mubeen Kishany.