Ora che i combattimenti stanno rallentando, e a Kharkiv hanno bombardato – finora – solo una volta, vi invito ad immergersi in una realtà in soggettiva, quella di Maria Stepanovna, descritta in questo breve poema da Anastasiia Alekseenko, scrittrice, giornalista e, perché no, anche ballerina ed allenatrice di Kyiv, che adesso continua le sue attività da profuga in Inghilterra.
IRYNA POTANINA
Smettila di amarmi subito se
alla domanda “come va?” dico “tutto bene per me”.
I “tutto bene” sono terminati
il giorno in cui quei cani porci
si sono accalcati alle nostre porte,
e i missili, sui nostri figli puntati,
altri ne hanno colpiti e massacrati,
altrettanto piccoli, buffi e amati.
Per quale colpa sono stati martoriati?
Sarà che la madre non ha avuto la voglia
di lasciare casa, varcarne la soglia.
Pensando “e dopo, che faremo?
con il gatto, dove vivremo?
mica lasceremo la vicina ammalata?
Questa è casa nostra, non sarà abbandonata!”
Sempre più spesso “è” diventa “era”…
Ecco cosa rispondo a “come va” stasera.
Smetti di amarmi, subito, se ti dirò
che sono ormai sfinita e non ci sto.
Loro, dalle trincee, non chiedono
di abbassare il volume della battaglia,
di abbracciare, anche per un minuto,
i loro cari, che da tanto non vedono.
Vogliono droni, radio, auto e altra ferraglia.
Solo il diavolo sa cosa contiene questa lista,
meno male che lui riesce a trovare di tutto,
carica in fretta e l’angelo trasporta e smista,
a quelli che non badano ai propri bisogni,
non contano più le notti insonni.
Funziona così la guerra, è così sia!
Abbiamo poco da ridire, noi delle retrovie.
Niente lamentele finché non vinciamo.
Smetti di amare me, che sempre ti amo,
se mi rassegnerò a vivere da te separata.
Ah, tu non potrai più smettere di amarmi,
mi sono scordata.
Iryna Potanina è una scrittrice ucraina di Kharkiv, autrice di oltre trenta libri, scrive in diversi generi compresa letteratura per l’infanzia, attualmente rifugiata in Gran Bretagna. Per saperne di più sull’autrice vedi queste voci dal suo diario di rifugiata apparse nel sito Zima Magazine.
BORIS KHERSONSKYI
Attenti a non spaccarvi la fronte sul nostro muro di cinta,
non lasciate il cavallo di legno, farcito di soldataglia.
Non lo trascineremo nella nostra città variopinta,
con le piazze di mille mercati che vendono paccottiglia.
dove si convive coi vicini litigiosi e il parentame agitato,
dove si litiga per un nonnulla e si fanno altre cazzate.
Non vi conviene, ragazzi, gettare i sassi sui nostri tetti.
Non ce ne frega niente delle vostre armi pericolose.
Voi da Marte, il guerriero bellicoso, siete protetti,
Mercurio, dio imberbe del guadagno, ci appartiene.
Qui gli uomini sono fecondi, le donne sono vogliose,
Insomma, rieccovi il cavallo, tornatevene ad Atene.
Non affibbiateci le vesti che per noi avete preparato:
ci vanno ormai strette e la foggia è già superata.
Abbiamo vissuto lontano da voi, ed era una figata!
Ripigliatevi il cavallo, tornatevene nel passato.
Sarà che la mamma vi ha partoriti in modo perverso,
tornatevene a casa, noi siamo di stirpe diversa.
Dicono che da voi i funzionari stanno alla scrivania,
I fanciulli e le fanciulle interrogati in prigionia,
I banditi girano con le pistole e i soldati coi cannoni,
I poeti dimenticano i versi e si danno a delazioni.
Tornatevene a casa, suvvia, nudi, senza orpelli,
a trasformare con l’erba sigarette in spinelli.
Priamo è il nostro re è, ma Priapo è più forte,
ci piace anche Cerere dalle cornucopie generose.
Perché allungate le zampacce fino alle nostre soglie?
Fatevi dominare da un pugno di ferro, fra mille controlli.
Tornatevene a casa, voi e le divinità bellicose.
Che ce ne frega delle vostre guerre pretestuose?
Su, scappate a gambe levate, cavalli di legno compresi!
Lasciate che i soldati fuggano, abbandonando gli arnesi,
Che ce ne frega del tallone ferito del vostro Achille?
Su, vattene a fare in fallo, la nave ateniese!
Tornatevene a casa, sbagliate le stesse imprese
se ne avete la forza, ma allontanatevi di mille miglia.
Per saperne di più sul poeta Boris Khersonskyi, vedi intervista apparsa ne Il Corriere della Sera