Presentazione del libro Dalla biografia dei giorni smarriti della poeta libica Samira Albouzed

biografia

Mercoledì 9 novembre alle ore 18,30 (L’Altro Spazio da Osvaldo) e in collaborazione con Hayat e con Biblioteca Amilcar Cabral nell’ambito del Patto per la lettura di Bologna è stata presentata la raccolta Dalla biografia dei giorni smarriti.

Giulia Aiello (Unibo) ha aperto la presentazione con un’introduzione sulla poesia araba contemporanea e sul ruolo della poesia nel mondo arabo e il suo ruolo dominante rispetto alle altre arti per poi parlare dell’esperienza della poeta Samira Albouzedi nello scenario libico:

“Questo nuovo gusto e stile di fare poesia è particolarmente interessante nel quadro della produzione poetica femminile, anche nel contesto libico, da cui Samira Albouzedi proviene. La letteratura, e la poesia in particolare, in Libia è sempre stata trascurata anche dal resto del mondo arabo stesso. In questo quadro, la produzione poetica femminile è stata lasciata ancora di più ai margini. In Libia ha infatti storicamente dominato una poesia “maschile”, riflesso di un ambiente fortemente patriarcale, che celebra e descrive la gloria del poeta in termini virili. Nel quadro però della poesia in prosa, si assiste a una produzione poetica da parte di poetesse: seppure ai margini, quindi, esiste un panorama poetico femminile/ista. Con il movimento editoriale e la stampa negli anni ’60 sono apparse in Libia importanti voci femminili soprattutto nel campo della prosa, dove la donna ha maggiore spazio per esprimersi e interrogarsi sul paradosso di genere, che caratterizza la società, al contrario di un periodo precedente in cui la presenza delle donne in poesia era timida e limitata a causa dell’egemonia del testo tradizionale, il cui campo era monopolizzato dagli uomini. In questo quadro si inserisce Samira Albouzedi, che nelle prime sperimentazioni poetiche si occupa dell’estetica della formulazione della creazione di immagine, allontanandosi dalla retorica aulica del suo ambiente poetico.”

Poi le poesie sono state lette e presentate da Barolomeo Bellanova (LMS):

“Leggere la raccolta poetica dalla biografia dei giorni smarriti (De Felice Editrice) di Samira Albouzedi nella traduzione di Sana Darghmouni, è stato per me un grande piacere, per la precisione chirurgica delle sue prose poetiche, per la scelta delle parole che, nonostante le difficoltà derivanti dal processo di traduzione, arrivano a bersaglio anche in italiano.

Non è stato facile effettuare la scelta dei testi da leggere ora per la qualità della poesia di Samira. Ho cercato di portare in voce alcune poesie attraversate dai fili rossi della sua poetica, primo fra tutti l’amore: distante, negato, passato, impossibile nella feroce realtà quotidiana vissuta. Amore che si coniuga con libertà. Libertà di condurre la propria vita, ma anche libertà della parola poetica scevra da finzioni o censure.

Traspare dalla lettura dei testi anche la difficoltà di creazione del processo della scrittura vivendo all’interno di quella “macchia cieca” che è la Libia attuale, dove ogni giorno si può essere costretti a misurarsi con la vista di cadaveri per le strade e amputazioni fisiche e psicologiche, che inevitabilmente influenzano la scelta del proprio vocabolario poetico. Nell’ultimo testo che leggerò, “Guernica”, la poeta appare prendere posizione nella nota disputa tra Theodor Adorno e Paul Celan, dove il primo sosteneva che non è più possibile scrivere poesia dopo la realtà dei campi di sterminio nazisti, quando Samira scrive: “In questo momento il poeta ideale è spazzatura / una bugia promossa dalle nostre logore serate / e dalla miseria degli incontri culturali / per questo prendo le distanze / costruisco questo enorme dipinto per la rovina”.

In Messaggio a Foroughzad, Samira si rivolge idealmente alla poeta iraniana Forugh Farrokhzad, una delle voci femminili più conosciute e più potenti dell’Iran del secondo novecento, morta a soli trentadue anni, nel 1967, dopo una vita breve, vissuta inseguendo sempre la volontà di essere donna libera in corpo e anima. È questa voce che riecheggia nelle piazze violentate dell’Iran di queste settimane e nei versi di Samira. Ho voluto prendermi la libertà di immaginare il messaggio a Samira da parte della poeta persiana attraverso la sua poesia Un’altra nascita, tratta dalla raccolta La strage dei fiori (Edizioni Orientexpress 2007, nella traduzione di Domenico Ingenito).

 

Messaggio a Foroughzad

Immemore del sapore dell’amore sulla bocca

ho dimenticato a che distanza possa volare una persona

e come possa respirare con un solo polmone soffocando

simile a un pesce cieco che trascorre la vita

nelle oscure profondità dei mari.

Da quando le tue parole mi hanno attraversato la testa

cammino tra le loro strade.

Scrivo con gli occhi puntando l’orizzonte sognante

aspetto di essere come voglio e di spogliarmi del peso

delle parole sbiadite che sono stanca di trascinare

su logori marciapiedi

e su strade che nessuno percorre.

Ti guardo, o forough, e scorgo la mia tristezza nei tuoi occhi

scorgo il nome dell’amore sulla tua fronte

e il tempo si infrange su tutto ciò che hai scritto

senza badare a quanto è passato dalla tua luminosa morte.

Guardo l’eredità delle poesie libere che hai lasciato

quelle sfuggite alle brutture e all’orribile censura

e dico forse un giorno

scriverò la mia poesia libera.

**

Un’altra nascita di Forugh Farrokhzad

La mia intera vita è un canto oscuro
che nel continuo ripeterti
ti porterà all’alba di eterne crescite e fioriture.
Ti sospiro, oh, e sospiro in questo canto
in questo canto ti ho unito all’albero
ti ho unito all’acqua
ti ho unito al fuoco.
Forse la vita
è una lunga via attraversata ogni giorno da una donna con una cesta in mano] forse la vita
è una corda con cui un uomo si appende dal ramo di un albero
forse la vita è un bambino che torna da scuola e…
Forse la vita è una sigaretta accesa, nella languida pausa fra due amplessi] o un passante che passa stupito
e solleva il cappello
e – Buongiorno! – dice, con un sorriso senza senso a un altro passante.]

La vita forse è quel momento serrato
in cui il mio sguardo si annulla nelle pupille dei tuoi occhi,
presentendo che mi mescolerò
alla comprensione della luna, alla conquista del buio.

In una stanza grande quanto una solitudine
il mio cuore
grande quanto un amore
attende i pretesti semplici della sua felicità
e il delicato appassire dei fiori nel vaso
e l’alberello che hai piantato nel giardino di casa nostra
e la voce del canarino
che canta nello spazio di una finestra.

Ecco,
questa è la mia parte
questa è la mia parte
la mia parte
è un cielo che una tenda scosta da me
la mia parte è venir giù da gradini abbandonati
e raggiungere una cosa appassita d’altri tempi
la mia parte è una passeggiata malinconica nel giardino della memoria.]

E morire nella tristezza di una voce che mi dice
– Amo, amo le tue mani –

Seminerò le mie mani in giardino
diverrò verde, lo so, lo so,
lo so,
e le rondini deporranno le uova
nelle pieghe delle mie dita sporche d’inchiostro.
Incollerò alle mie unghie due petali di dalia,
e indosserò i due rossi orecchini
di due rosse ciliege gemelle.

E c’è una strada dove i ragazzi che mi amavano
sono ancora lì
con i loro capelli spettinati e i colli sottili e le gambe magre,
pensano ancora al sorriso innocente di quella ragazza
che una sera il vento portò via con sé.

C’è una strada che il mio cuore
ha rubato ai quartieri dell’infanzia.
Il viaggio di una sagoma lungo la linea del tempo
fecondare con una sagoma la sterile linea del tempo,
la sagoma conscia di un’immagine
che poi ritorna
da una festa nello specchio.

Ed è così che qualcuno muore
e qualcuno resta.
Nessun pescatore raccoglierà mai la perla dall’esile ruscello che sfocia in un fosso.] Conosco una piccola triste fata
che vive nell’oceano
e suona il suo cuore in un flauto di legno,
piano piano,
piccola triste fata,
che a notte muori con un bacio
e all’alba, con un bacio,
tornerai al mondo.

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Le poesie sono state lette anche in arabo dalla poeta stessa che era in collegamento dalla Libia. Sono intervenute anche l’editrice Valeria Di Felice e la traduttrice Sana Darghmouni.

Riguardo il macchinista

Sana Darghmouni

Sana Darghmouni, Dottore di ricerca in Letterature Comparate presso l'Università di Bologna, dove ha conseguito anche una laurea in lingue e letterature straniere. E' stata docente di lingua araba presso l'Università per Stranieri di Perugia ed è attualmente tutor didattico presso la scuola di Lingue e letterature, Traduzione e Interpretazione all'Università di Bologna.

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