Genesi della memoria – l’impatto della primavera araba di Raed Anis Al-Jishi (Edizioni il Cuscino di Stelle 2021)

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Versione francese a cura di Abdelmajid Youcef

Traduzione dal francese a cura di Claudia Piccinno

 

Un seno non ancora raggiunto

ثدي لم يتورم بعد

A una donna ammalata di cancro al seno

Se fossi me stesso

dopo una maturità in poesia

scriverei quello che scrivo?

Il mio braccialetto corteggia discretamente

il gambo del mio occhio scende.

Alcune passioni sono ingannevoli.

I miei occhi vagano

sul mio giornale

non emettono lacrime

né si asciugano.

Vedo tutto il mio splendido corpo.

Non c’è bisogno di palparne i dettagli

o parlarne allo specchio.

Il mio corpo è la mia entità,

Ero la melodia dei desideri.

La musica dei sogni incanta,

ma di solito si ribella.

Mi dà fastidio, mi spaventa se mi manca

nei suoi momenti dolorosi.

Le mie gambe si rifiutano di tremare;

la mia schiena geme.

Non mi piace la smorfia mentre si soffre.

Conosco questo portatore di buone notizie che è

avvertimento allo stesso tempo;

le sue preferenze e le sue indifferenze mi sono

familiari.

Sopporto la mia sofferenza per mio figlio

ancora bambino tra le mie braccia.

Mio figlio mi stupisce.

Come può scegliere

metà del seno destro

che fa impressione per com’è gonfio.

Cerco di fargli apprezzare il sinistro;

gioca con il suo capezzolo senza assaggiare il succo.

Mio figlio si solleva dal capezzolo

con mille smorfie.

– Perché evita il seno sinistro?

Ne ha paura?

Quello che hai detto due anni fa

indicando la mia gola pulsante

mi fa sentire un pizzicotto al seno:

“Sarai più bella con l’età”

Dimmi adesso:

Sono ancora più bella

o bella per metà?

Quando il tumore

ha preso l’altra metà

mi hai dato per metà la rosa, il colore del logo e l’arco

di un piccolo sogno.

Oh tu, ceralacca che risiedi nei ricordi!

Scriverei, se tu fossi la stessa

di due anni fa,

ciò che sto scrivendo ora?

 

**

Tempo per il parto

مسافة مخاض

Vicino a me

mi alzai

ad aspettare colui che veniva da lontano.

Aveva la mia stessa grassezza

nella lingua e nella memoria.

Un silenzio mi ha attraversato

Non stavo guardando

Sanguinavo, una poesia scorreva dalle mie vene

conficcandomi il pugnale nella parte bassa della

schiena.

Stavo sanguinando.

Il percorso degli specchi

masticava le pareti divisorie dei mobili.

Ho visto lì un vaso il cui profumo di fiori era

congelato,

una sonnolenta poltrona di pelle,

la polvere di vecchi tagliandi di poesia.

C’era una donna dietro la porta,

un portacenere non ancora bruciato in nome della

cenere,

una canzone lasciata da un bicchiere di tè

denotando l’almanacco dei miei giorni

su una tavola beffarda.

Ho dimenticato cosa ho passato

cosa mi era così vicino.

Ho iniziato una ricerca

tra i mobili

per scovare la rivelazione.

Era lì ieri

Devo ritrovarla.

L’acqua gelida

che la punta delle dita di un gatto ha scarabocchiato

sulle mie pupille

trasformò la tanto agognata primavera

come i sogni e le mie visioni

come le melodie che mi volevano

in un fugace, petulante desiderio.

Vivo.

Ricorderò ciò che avevo visto,

un attimo prima di spegnermi

come una lampada di fiducia,

lo schianto delle finestre

guardando tra i lucernari

un piccolo spazio per pregare;

e che mi ero piantata

dietro la mia porta…

E poi nient’altro,

nient’altro.

Sicuramente risorgerò

con un’altra serenata

 

**

Caffè notturno a Beirut

كافيه ليل بيروت

Solo sull’orlo della speranza

accarezzo un dolce al formaggio,

ingoio un’aria di denso aroma

contenuto nel mio caffè arabo.

Beirut

suona una melodia per flauto per me.

I caffè si riempiono dei loro sorrisi noiosi,

scolpiscono il sorriso della mia faccia straniera.

I tratti si confondono,

restano solo i segni grafici

che si librano come farfalle

e che ridono come bambini.

Bello,

come una serie di sorsi furtivi,

come colpi di emicrania

che mi afferrano gli occhi quando scrivo.

Come l’angoscia delle onde

sorseggiando le rocce,

come una tegola che svolazza con i ricordi della

guerra,

esultante con una melodia di flauto

il cui stile evoca il Sud

Passo la mia poesia

alla fine della mia penna,

Scarabocchio uno schizzo di fisionomie

la cui espressione di pace mi ha sorpreso,

una pace che plasma la prospettiva dell’attesa.

Certa pace è serenità,

Certa serenità

è isolamento mortale.

La narrazione mi prende;

tuttavia sono come una passione,

resistente alla prosa.

L’ardore del suo ritmo mi ha travolto.

Forse la mia poesia sarebbe nata lì

una mattina sulla riva si sarebbe svegliata,

e avrei potuto sopravvivere alla mia stranezza.

Tuttavia, la mia poesia ha un carattere bohémien.

Nella mia strana patria

Non vendo lamette da barba

su una visualizzazione della storia

né la danza di un reggiseno

che la poesia nega,

né il sogno di una sigaretta sentimentale

mentre fumo la rivelazione di mezzi versi

senza fine

e cospargo le scaglie dei personaggi

come le indicazioni di un girasole

sulla via dei derelitti.

Nella notte di Beirut

sto giocando

nella speranza di vincere due lettere

fuse l’una nell’altra.

Permettono carezze delicate,

non mettono in discussione alcun dado

sul suo colore, né sulla sua fabbricazione,

né sulla sua esperienza nel gioco.

Gioco per un po’.

Il mio impegno è rovesciare le linee,

un punto che illumina una vita,

una precisione nell’agenda di un’esistenza.

Metto in gioco il mio caffè.

La notte di Beirut risuona in un’alba diafana

nel morso della torta

un programma permanente

che mastica l’ultimo mese del gelso,

mastica la luce della mia rovina

come un croissant nel piatto.

Guardo solo il mio

e quello è un miracolo del caffè arabo

dato che l’amarezza

è l’essenza dell’invidia

 

**

Il sorriso è una forma di resistenza

ة rumاالبتسامة مقا

Sorrido,

non è né per una beatitudine che si sorseggia al

mattino, né per un orizzonte

dove l’amore rispolvera la patria.

Sorrido.

Mi trucco per nascondere le rughe.

Tradisco la mia memoria. Sto tradendo il mio tempo.

 

**

 

L’intenzione del gelsomino

حديث الياسمين

Cosa resta dei progetti del gelsomino?

Il sogno finisce in una pagina bianca. Le preghiere

sono inebriate di risonanza.

Cosa resta dei propositi del gelsomino?

Niente, tranne gli esseri notturni che fluiscono

dalle mie vene fino allo sfinimento.

Niente mi bagnava il cuore

tranne un’aria sfrenata e malinconica.

Cosa resta dei progetti del gelsomino?

I miei passi si trascinano stancamente, si rivelano.

Per la certezza, il cuore spazza via tutte le spine del

dubbio.

Cosa resta dei progetti del gelsomino? Qualcosa di

simile all’amore ingannevole.

Quando nasconde le sue strategie, la purezza della

passione

mi viene in aiuto con un’ondata di fervore.

Cosa resta dei progetti del gelsomino?

Nient’altro che il sogno che attraversa gli esseri

notturni e i passi che affrettano la marcia.

Il sogno assomigliava all’amore che ha inciso

la sua grafia sui campi di battaglia

nel cuore degli innamorati.

 

**

 

Ho sognato i gabbiani

نورسالرؤيا

… E poi ho sognato i gabbiani

librarsi in visioni di complementarietà

e inventare i nitriti.

Ho visto nel mio sogno

gabbiani fare l’elemosina

per qualche briciola di pane crocifisso

per nutrire i topi che scrivono.

Ho sentito nel mio sogno

i fronzoli di un popolo di gabbiani

inghiottire il pesce “già stabilito”,

rievocare la danza dei feticci d’argento

sulla curva del mare.

Ho visto i topi

assumere l’inflessione della luce

con l’illusione di essere la sorgente

che illumina l’esistenza.

 

Biografie:

Raed Anis Al-Jidhi, poeta, insegnante e traduttore, nasce a Qateef (Arabia Saudita). Ottiene una borsa di studio onoraria all’università dell’Iowa. Ha pubblicato un romanzo, nove volumi di poesie in arabo, in francese, in inglese. È una attivista per i diritti umani e lavora su questioni che coinvolgono i bambini e l’alfabetizzazione. Oratore per la piattaforma Ted, collabora a diverse riviste letterarie, ha vinto il premo Karamzov 2020 in Macedonia.

Claudia Piccinno, Docente, si occupa di poesia e traduzioni. Ha al suo attivo numerosi libri di poesia in più lingue. Rappresenta in Europa organismi votati alla pace, cultura e solidarietà tra cui Il Wip, il Wfp, Aim, IstSanatArt. Spesso ospite d’onore in vari festival internazionali, dirige in Europa il World festival poetry, ha tradotto e promosso in Italia e all’estero poeti provenienti da Turchia, Germania, Arabia Saudita, Serbia, India, Grecia.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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