Ossa e cielo di Marina Massenz (Puntoacapo 2021) Selezione a cura di Bartolomeo Bellanova

massenz copertina fronte

 

Dalla Parte Prima Che lievi non siamo

 

Che lievi non siamo

Noi che lievi non siamo

che lievi non sappiamo

stretti in questo stazzo

in bosco ci guardiamo

fissi a volte silenti

altre sorridenti vaghi

mentre caprioli occhieggiano

la loro leggenda protettiva

loro mansueti pavidi noi agitati

nel fondo tremolanti questo stato

quasi segreto non appariscente

poi rapido un vento passa

nel bosco solleva le nostre camicie

porta via brandelli slegati

rotolano i nostri cappelli

nel vuoto d’aria a seguire

che stempera l’affanno.

 

**

In un colloquio

In un colloquio con uccelli piante

pianeti cielo diciamo dell’umano

disastro planetario a colpi d’ascia

di ragazzi – qualcuno parli con loro!

senza territorio limite confine

mentre nel sottomare sprofondano

bocche aperte uccelli feriti

a testa in giù cadono giù giù

come dal metrò dalle scale

di stazione in stazione senza

intercalare di note dolenti

accompagnamenti senza le voci

di prefiche gli inni i canti i pianti

senza riti funzioni senza

officiante troppi morti

nel glaciale liquido nero.

**

 

I mascheroni

Creature mostruose si affollano

il potere si allunga appuntito

col cappello dal lungo cono

sui capitelli del palazzo ducale

nella loro posizione altolocata.

Io e noi non insieme tenendoci

ma dispersi da brividi evochiamo

manolunga eroe giustiziere

che sbatta, rivolti e sgretoli, tolga

i segreti le finte facce quei mascheroni.

Che, fatte le dovute correzioni,

in egual misura e con dolce docile

tocco, nutra e versi l’acqua

da brocche come vino e pane

per tutti rinnovabile, trasfigurate

le facce i musi le maschere

in ancelle gentili.

**

Il bosco risonante

Il bosco risonante dei liutai

semidistrutto il bosco

di abeti rossi stradivari centenari

che vento molesto e infine

assassino ha falciato con viole

violini e violoncelli.

Solo uno su mille tra abeti

questi speciali per sottile

accrescimento lento clima micro

particolare specifico e risonante

armoniche e vibrazioni e toni.

Trovo lo specchio rotto tronco

tranciato osservo i concentrici

cerchi molteplici i giri tracciati

tracce di un tempo passato lento

il popolo dei risonanti è esiguo

si estingue, segreto il perché

e come similmente noi umani si risuoni,

empatia si dice e in occasioni speciali

amore, una risonanza per chimica

e scienza spettacolare e occulta

di menti anime corpi, non indagabile

né per cause né per suo segreto

effetto e fulmine.

Se nel globale emisferico il bosco

risonante non risponde più un tremito

trascorre il mondo si fa provvisorio

e nel tacere questo tremito incalza

come distrazione delezione perdita

muta d’umanità che ogni giorno

s’incontra e falciando procede.

**

Dalla Parte Seconda  Sottili si dicono gli spiriti

 

È acqua che sale non fa male

È acqua che sale non fa male

è anima che si svuota in acqua

e sale dallo sterno stretto

come un pugno serrato che strizza

e si sgonfia come pompa rilascia.

Il cuore asincrono. Le senti,

le extrasistoli? Non fanno male.

È solo il fiato che manca l’affanno

mentre i piedi avanti marsch uno

dopo l’altro sulle scale fino al tuo

piano dove non sei più. Bisogna

spingere forte il tram in salita.

Tutto qui. Lo dicevi sempre

per dire che la vita fa fatica.

Quando tutto questo mio movimento

finirà e l’acqua in un lago fermo,

di memoria e mancanza il fondo.

**

 

La data di partenza

Di questo tuo viaggio solo

conosco la data di partenza

ma la destinazione è ignota

sebbene esista una mappa

che non troviamo più.

Ci abbracciamo forte forte

non esci col solito tuo dire

su… su… ma stringi gli occhi

perché non ti veda mentre piangi

perché neppure vuoi andare

né mi vuoi lasciare e neanche sai stare

nel muto struggimento.

C’è un’altra porta sul retro!

grido e suggerisco di filare

in fretta ma il viaggio incalza

e tu non hai forza per scappare

o potere per disdire scansare

l’imbarco il gate incalza chiama

stracciare il biglietto ecco fatto

con rabbia suprema ti trattengo

per il braccio Rimani qui!

Cerchiamo grandi mattoni fondamentosi!

Ma nemmeno unendo i nostri sforzi

puntando insieme i piedi riusciamo

a evitare che ci separino ti spingono

dalla schiena verso exit e già stanno

risucchiandoti proprio dai piedi

e nessuna uscita d’emergenza

né assistenza in questa zona

che si profila abbandonata.

**

La misura degli abbracci

Adesso si dice così

mindfulness

va di moda e si vende

la nuova teoria della mente

che al corpo spiega come per star su

servano almeno otto abbracci al dì.

Io sapevo già questa notizia importante

e da un po’ ho trovato rimedio e cura

in tempi non sospetti prima della moda

valutando tutti gli aspetti l’efficacia

e l’esito del trattamento.

In mancanza del numero adeguato

di abbracci giornalieri mi stringevo

all’albero preferito quello prescelto

per lo scambio di sangue e respiro.

Non importa che non parli

(abbracci silenziosi efficacissimi sono)

mi manca solo un po’ il calore

la temperatura intorno ai 37 gradi

e poi confesso di aver scelto il tipo

un po’ ruvido non quello liscio.

Garantiva una enorme ombra

senza fessure capace di contenere

e insieme celarmi intera e muta

con tutti i miei chiari i miei scuri,

come nel tuo abbraccio

al pari avvolgente e rugoso.

 

Biografia: 

Marina Massenz è nata nel 1955 a Milano, dove vive. Neuropscimotricista, si occupa di terapia e formazione e insegna alla Università Statale di Milano. La sua prima raccolta poetica, Nomadi, viandanti, filanti, è stata pubblicata nel 1995 da Amadeus, Cittadella (Pd). A essa hanno fatto seguito La ballata delle parole vane, L’Arcolaio, Forlì 2011, Né acqua per le voci, Dot.com.Press, Milano 2018. Sui versi e prose sono uscite su varie riviste, fra cui Le voci della luna, Poliscritture e Il Segnale, e sui siti on-line “La poesia e lo spirito” e “Nazione Indiana”. Una sua raccolta è stata segnalata ai premi “Renato Giorgi” e “Faraexcelsior” (2017), e una silloge inedita è risultata finalista al premio letterario “Interferenze – Bologna in lettere” (2017).

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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