NELLA BOCCA DEL LINGUAGGIO – Guido Cavalli

٢٠٢٢٠٧٢١_٢٠٣١١٥

 

 

I testi che seguono sono tratti dalla sezione Sorella minore, la terza della raccolta inedita Nella bocca del linguaggio. Dopo aver oltrepassato nelle precedenti sezioni un paesaggio montano – il “terzo paesaggio”, quello che precede l’uomo e resta dopo che l’uomo se n’è andato, ovvero: il passato dell’uomo – in questa, il prima e il dopo emergono come voci, prendendo la forma di un dialogo immaginario tra due sorelle, una infante e una bambina, che somiglia anche al dialogo tra le parole e la lingua, e infine a quello tra la poesia e la musica, che attraversa tutto il libro.

 

 

 

 

1.

 

Attinge all’infanzia

la scuola del poeta

quando l’eco si è schiusa

un docile gesto

a dire: ecco.

 

Lallando la lingua

mola la parola,

rorida di umori

e di malinconie

sfaglia il significante

fino al suono.

 

Nel silenzio delle stanze

sale un bisbiglio

che intontisce la coscienza

socchiudono gli occhi

un dormiveglia dove

echeggiano richiami

forme nominali

vocazioni musive.

 

 

2.

 

Ventre della parola, la bocca

dove la lingua e il suono mescolano

come al tempo intrauterino cellule

staminali e gameti gemelli

a modellare il morfema dell’io parlante.

 

Ma chi è io e chi è tu nella parola?

Chi la matrice e chi la morula?

Il ventre accoglie il seme,

la vita ripete la vita, mimesi

dell’identico così

una voce straniera è caduta

chiamava e non sapevo rispondere.

Un seme in poca terra dispera

poi nel sonno umido attecchisce.

 

L’apostrofe schiude l’io del tu.

Io sono l’io che ha difronte

il tu che sei il dire della parola,

la parola che passa

di bocca in bocca.

 

Ricordo irrevocabile

della vita prenatale

tempo ad occhi chiusi

ecco il suono

l’esistere, tu che mi fai

esistere, io colui che sente

che presente.

 

 

3.

 

Sincronizziamo i respiri

che cadono sulla pagina.

Tratteniamo il fiato all’unisono

pause sulla partitura.

 

Notte di veglia

sentivo i tuoi pensieri schiudersi

al lucore di certe stelle.

 

Un sonno non dormito

sarà la nostra vita

sorella minore.

 

Soffia piano dentro un flauto

muovi a caso le dita e giù a ridere

sottovoce per non svegliare i dormienti, senti?

il bisbiglìo delle note

all’orecchio della notte.

 

 

 

Acquattate sotto le lenzuola

sfogliamo quella Genesi coi disegni blu.

Natura è il vocabolario

della prima settimana del mondo.

 

Al quinto giorno viene l’uomo

affinché qualcuno impari a lèggere.

Terre ferme dall’oceano

così emergono dal linguaggio le parole.

 

Ma di notte le pagine si chiudono

bambine è ora di spegnere!

ora bisogna recitare a memoria.

 

Anche gli occhi si chiudono.

Immaginiamo di essere grandi

la porta del futuro sembra aperta

noi ci sbirciamo dentro

non sappiamo

che nessuno l’attraversa mai.

 

 

 

Eravamo morule

così dice il libro

semplici, sferiche

la pelle liscia senza segni.

 

Abbiamo creduto

 

ma non visto dalla mente il quasi niente

cresce, veli di cellule, tessuti, sciami di parole

come nugoli sull’acqua

s’addensano in ombre e domande.

 

Abbiamo creduto

 

la paternità del sole, l’albagia

dei suoi raggi a picco confortava

e nutriva le midolla calde

 

conta i cerchi nelle ossa, migliaia

anni geologici ore di vita

ruotano assieme, s’incontrano adesso

e poi non saranno mai più.

 

Abbiamo creduto

 

che qualcosa ritorni ad essere, che speranza

che svenimento sorella stanotte

piccoli tamburi i nostri cuori asincroni

intonano una preghiera musaica

un canto.

 

 

6.

 

Verso un’alta nota di giallo

vola la falena stanotte

così

andiamo di pensiero in pensiero

risaliamo un’altra scala

di note lunghe, note brevi

e pause dove entrano

come ad un concerto la porta sbattuta

il colpo di tosse, il latrato

del cane alla catena

e la consistenza del silenzio

diverso in ogni luogo

senti nel buio

la lontananza delle galassie che cadendo all’indietro

lasciano una coda rossa sullo spettro?

Noi bambine siamo falene

che volano verso il rosso?

È rossa la coda dei ricordi

che cadono all’indietro?

Il corpo si raffredda emanando

un’onda di calore rosso

 

cercala al flauto tra le note più alte

prova a ricordarla l’hai sentita

prima di venire al mondo

te la cantavo io mescolando

latte e urina nelle acque vive

della tua genesi.

 

 

7.

 

Parli nel sonno

ad occhi spalancati seduta sul letto:

“Non bisogna andare fuori

le nubi travasano acqua”.

Che cosa vedi?

 

La parete uterina come un velo

davanti al mondo ancora

nessuno ha sollevato.

Le parole materne risuonano

intorno come tuoni

plasmando le tue ossa morbide.

 

“Un giorno anch’io avrò parola

intanto le raccolgo e chissà quando

riaffioreranno in me come un rigurgito

un singhiozzo che ti sveglia nel buio”.

 

 

 

 

Nota biografica. Guido Cavalli (Parma, 1974) ha pubblicato tre raccolte di versi: Piccolo canzoniere selvatico (Manni editori, 2005), Nel castagneto (con prefazione di Claudio Risé e postfazione di Giovanni Ronchini, Edizioni Diabasis, 2015), e Salita al lago Padre (con disegni di Andrea Bovaia, Manni editori, 2018). È presente in riviste, antologie e miscellanee (LietoColle, Bertoni editore, Puntoacapo edizioni, Mup). È autore e redattore presso la rivista di filosofia Kasparhauser (www.kasparhauser.net), per la quale ha anche curato, tra le altre, le monografie Andrej Tarkovskij: Il tempo scolpito e l’eredità perduta, e Contro la poesia. Con lo pseudonimo collettivo di Errico Malò ha pubblicato due romanzi (Cielo di paese, Mobydick, 2001, e Scaramuccia, Mobydick, 2004), e diversi racconti per quotidiani, riviste e antologie (Guanda, Mup, Aliberti). È presidente del Punto di comunità Magnete di Milano (https://www.facebook.com/magnete.mi).

 

Riguardo il macchinista

Walter Valeri

Walter Valeri poeta, scrittore e drammaturgo è stato assistente del premio Nobel Dario Fo e Franca Rame dal 1980 al 1995. Ha fondato il Cantiere Internazionale Teatro Giovani di Forlì nel 1999. Successivamente ha diretto il festival internazionale di poesia Il Porto dei Poeti a Cesenatico nel 2008 e L’Orecchio di Dioniso a Forli' nel 2016. Ha tradotto vari testi di poesia, prosa e teatro. Opere recenti Ora settima (terza edizione, Il Ponte Vecchio, 2014) Biting The Sun ( Boston Haiku Society, 2014), Haiku: Il mio nome/My name (qudu edizioni, 2015) Parodie del buio (Il Ponte Vecchio, 2017) Arlecchino e il profumo dei soldi (Il Ponte Vecchio, 2018) Il Dario Furioso (Il Ponte Vecchio, 2020). Collabora alle riviste internazionali Teatri delle diversità, Sipario, lamacchinasognante.com Dal 2020 dirige i progetti speciali del Museo Internazionale della Maschera “Amleto e Donato Sartori”. È membro della direzione del prestigioso Poets’ Theatre di Cambridge (USA).

Pagina archivio del macchinista