Sīra maraḍiyya, si affaccia da dietro le sbarre
In data 08 febbraio 2019 è uscita la seconda raccolta poetica del poeta Ashraf Fayadh “sīra maraḍiyya” pubblicata dalla casa editrice tunisina Diyar Edition, grazie agli sforzi compiuti da alcuni amici del poeta che hanno raccolto una serie di testi inediti e altri scritti durante gli anni di prigionia. La raccolta, di 136 pagine e dedicata dall’autore alla sua “ulcera che lo accompagna sin dalla nascita”, comprende 26 poesie.
Il libro rappresenta una finestra dalla quale il poeta si affaccia sul mondo senza urlare da dietro le sbarre e senza lamentarsi, ma con dignità, ironia e amarezza smaschera l’oscurità e l’ingiustizia, celebra i valori universali della vita e dell’amore, fa i conti con sé stesso e con i propri errori, ricorda eventi del passato, scopre i segreti di un’infanzia difficile. Tutto in un linguaggio poetico che rivela una grande sensibilità influenzata senz’altro dal fatto che il poeta è anche artista grafico dotato di uno sguardo teso verso la modernità e le sue problematiche. Lo stile di Ashraf Fayadh è inconsueto e si discosta nettamente dal classicismo tradizionale e dai suoi canoni e si apre a nuovi orizzonti e sperimenti. La sua scrittura è coraggiosa, non ha paura di osare e di rinnovarsi, cercando di andare oltre il possibile, ma senza perdere la sua poeticità.
Attraverso questi testi, il poeta presenta e descrive una serie di esperienze diverse che si alternano tra di loro all’interno della psiche umana e che toccano le sue sfere più sensibili e sacre. Con grande padronanza linguistica, Fayadh dimostra di avere anche una profonda conoscenza dell’animo umano e, dalla sua posizione non comoda e quindi con distacco forzato, riesce a vederlo bene, a descriverlo e quindi a smascherarlo con più libertà. Scrive sull’amore, sulla patria, sull’essere umano in tutte le sue contraddizioni e complessità e descrive il modo in cui l’uomo interagisce con le esperienze e le situazioni in cui si trova.
Alcuni versi esprimono una nostalgia struggente del poeta verso un amore perduto:
Dove sei adesso?
La noia uccide il sapore del caffè ..
La città febbricitante non è in grado di ricevere la notte degnamente!
Dove sei adesso?
Da mesi cerco una buona ragione per radermi la barba ..
e indossare il mio cappotto preferito … prevedendo che tu possa avere freddo mentre camminiamo sotto la pioggia.
Dove sei adesso?
So che la notte mi ha deluso come al solito ..
So che il fulmine non risponderà alla mia richiesta di rimanere più a lungo nel cielo.
So anche che il mio primo nonno non conosceva il gusto della mela,
prima di assaggiare le labbra di mia nonna .. che in qualche modo è uscita dalle sue costole.
In altri versi si percepisce l’amarezza della perdita, fisica e simbolica, della patria:
Il mio paese è passato di qua
calzando la scarpa della libertà…
poi se n’è andato, lasciando la scarpa alle sue spalle.
Alcuni versi presentano una descrizione del poeta che giace nudo e spoglio davanti a sé stesso e al lettore, che si rivela senza nulla nascondere:
Sono un animale…
nudo… di debole struttura, cammino su due zampe.
Mi innamoro, e esagero nell’odio.
(…)
Mi aggrappo molto alla vita, e ho motivi meno convincenti di quelli del lupo
Quando entrambi abbiamo bisogno di uccidere.
Infine la raccolta si conclude con la poesia scritta in seguito alla morte del padre e descrive il vero stato d’animo di chi si porta un eterno senso di colpa di cui non può più liberarsi:
Non ho potuto lasciare una buona impressione nell’incontro finale.
Poi mi sono arreso ai fucili della nostalgia
puntati contro di me.
Ho rifiutato di alzare la mano
e così sono diventato senza potere.
Poi mi ha legato il dolore
incapace anch’esso di forzarmi le lacrime.
Mi rosica dentro la consapevolezza
e uccide ogni mia possibilità di sopravvivenza.
La consapevolezza mi uccide lentamente
ed è davvero troppo tardi per trovare la cura.
Per gentile concessione dell’autrice, Sana Darghmouni.