Selezione da Osservatrice aggravata (Edizioni AttraVerso maggio 2022) e inediti di Valentina Falsetta

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In questa raccolta poetica, che rappresenta il debutto editoriale di Valentina Falsetta e nei testi inediti scritti successivamente, si possono cogliere le deflagrazioni caratteristiche del passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta, con il loro portato di memorie, rimpianti, gioie e sofferenze acutissime. I testi proposti, se facessero parte di una narrazione, potrebbero appartenere al genere dei “romanzi di formazione”, per la ricerca da parte della poeta, attraverso le proprie esperienze, di tracciare un proprio percorso, lontano da quello imposto o suggerito per lei dagli altri (gli adulti, gli amori, gli amici) e dalle convenzioni sociali. Il linguaggio utilizzato è preciso ed evidenzia una ricerca meticolosa del sostantivo o dell’aggettivo adatto, un percorso di ricerca in corso più maturo di quello che ci si potrebbe comunemente aspettare dall’età anagrafica dell’autrice.

Emerge dai versi la combattuta e faticosa costruzione della propria indipendenza emotiva, la scoperta del proprio valore intrinseco, liberandosi dal bisogno di accettazione o gratificazioni, tipiche di una società nella quale l’impronta patriarcale stenta ad essere intaccata. Un processo di svelamento di se stessa che vuole sfuggire dalla dicotomia dei ruoli imposti all’universo femminile: quello di “sesso debole”, bisognoso di protezione e tutela, oppure, all’apposto, di strega da tenere ai margini quando rivendica a tutto tondo la propria indipendenza.

Per la nostra poeta: “è atto politico comprendere l’inesistenza di ogni limite: si può essere donna, forte e debole, potente e vulnerabile, poetica e politicamente scomoda, giurista da manuale ed emotiva senza timore. Così, fra i distratti, avanza un’osservatrice aggravata”.

Minuzie

Date retta a me

fate le vostre cose

cercatevi un angolo di prato

un’ora tranquilla

un pasto che non sia troppo

severo

argomentazioni intense

due o tre minuti

di sorrisi con amici cari.

Non deve passare mese privo

d’una grossa risata.

Fate l’amore, se potete

se volete

trovate un fiore

una rosa senza fine,

apprezzatene pure le spine.

***

Costruire un fortino

Tutta la vita a dirti che sei cattiva,

stronza se ignori

devi essere

più comprensiva,

perdonare da brava

e non dimenticare di lasciare uno spiraglio

non sia mai che qualcuno

voglia tornare.

Mettiti a disposizione

le tue doti devono aiutare gli altri,

manda auguri di facciata

solerte replica a chi ti ama

nei giorni dispari.

Ho sbattuto porte con vigore,

sprangato finestre,

negato aiuto a chi non conosce

gratitudine,

messo fine all’illuminazione

gratuita.

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Dalla Fotogallery: Film a fiori o ricordi con le camelie (prima immagine) – Carmine Lo Regio

TESTI INEDITI (estate 2022):

Dormono il cane intristito

e il gatto indisposto

dalla pedissequa igiene imposta.

Ricerco la mente attenta fra l’erba

credo nel tavor del polline

per aria vivo,

sono tuttalpiù inerme e in attesa

di chi mi accenda la parola

come alle auto parcheggiate nel piazzale.

 

Sto nell’attesa di giugno come

un tempo vivo fintamente:

che sia forse la realtà parallela

questa

e la vita altrove, mai

mai qui dentro la rosa gialla

o nel dialetto urlato agli animali

esiste tutto e non esiste

il nulla. Se taglio un dito

appaio reale come la rianimazione

nei lerci ospedali a sud dello stivale.

 

***

Venerdì venne a piovere

salimmo

dal penalista al crepuscolo.

La transumanza continuava

dagli anni neri sconosciuti

ai miei amici presenti,

montavamo con perizia d’intento

aste e riparavamo tetti bucati.

 

Il nero dell’umidità non transumava.

Rimaneva a ricordarci che eravamo

noi

sempre noi

gli uomini nuovi che s’erano fatti

soli. E dallo zero dovevamo

sempre tornare,

tornare.

 

***

Cosa rimarrà dei nostri giochi

della villa o di una stabilità

presi a mutuo?

Cantilenavo dalla stanza in appartamento,

l’eco nel corridoio che correva fino

al ferro battuto della testata

-ti voglio bene

quanto il mare, quanto il cielo-

 

a sei anni c’era la possibilità

di esistere per estensione dei vostri corpi

per conseguenza della peculiarità

di liti e storie familiari,

nel ponte fra la mia adolescenza

e la casa adulta

mi chiedo se non stia correndo

verso le nostre deflagrazioni

o forse rimanendo

negli imperfetti splendori

per lasciare modi alle analisi dei nostri

ciclopici disturbi.

***

Se avvicini la tagliola

passo passo come la più bella

delle volpi regina d’astuzia

mi distacco e a ritroso

me ne ritorno fra il fogliame.

 

Ma se al contrario venissi

all’uscita della tana

eccomi come Alice, bambina

potrei ancora avere fede

sostenere con fare convinto del capo

che una pura volontà nell’avvicinarsi

esista, compatta e speranzosa.

 

I burberi per diffidenza sono disattenti,

te lo dico, a gesta di tipici racconti:

con la dolcezza che stilla

goccia a goccia,

solo lì tornano all’umana

tenerezza che nel primordiale abbondava.

***

Eri la lampada rossa presa dall’etnico

accesa, sempre accesa a tarda notte

e quando ho spento dal pulsante

dimenticato

la casa è divenuta

la desolata alla fine del quartiere.

 

Non importava che fosse luce cattiva.

Non importava fosse l’amplificatore

di queste disfunzioni da guarire.

Era festante, come ceramica giapponese

che s’infrange

e sussurri e imprechi

tanto era bella e rara

e preghi e ringrazi

tanto era dolorosa la venerazione.

 

Ma pure le luci cattive mancano

quando scende l’ombra della sera,

quando l’estate non s’infrange

sulle caviglie.

***

Guarderò il collo solcato

con accettazione o disgusto?

Pizzicherò gli zigomi,

innalzerò il contorno occhi con le dita?

Mi guarderò in video di anni passati,

avrò forse nello sguardo compassione

tenerezza o giudizio mesto?

Accendo il lume a Buddha riardo

l’incenso al sandalo,

provata la vita vorrei un giorno

solo un giorno o anche un minuto donato

in cui tutto fosse chiaro e sciolti

i malesseri della noia

gli amori

forse utili sempre,

almeno più dei pomeriggi pini

marittimi.

 

Alle cinque del mattino mi sveglia

un blocco delle gambe e l’afa aderisce;

sono io il sottovuoto, la lastra di marmo,

la sibilla di addii irreversibili.

 

Di nuovo

accendo ceri, fumigazioni

smetterò di cercare nei grimori

– lasciati in pace, per carità –

invece riprendo il filo, lo arrotolo

apro il cranio,

rimescolo.

***

Il nostro clima cambiato, tropicale

dice il signore in bermuda gialli

l’apocalisse sarà così

dice l’undicenne esaltato

guarda lì l’incendio esteso

e le fiamme alte sangue cattivo irrorato

nei polmoni

brucia e decade, paralisi

di tubi e carreggiate

gigli sulle dune, cactus desertici

nulla più fiorisce, né sboccia dal bulbo

chiuso:

forse domani a sinistra

l’albeggiata rivolta.

 

Nulla più fiorisce, solo tu

tieni la vita

mantieni i crolli,

mi giri i giorni.

***

Tuona, e si chiude il cielo.

È pioggia a fine controra

nell’attesa dell’arancio e della porpora

ed è la sola, lei

che si lascia andare al piacere

al flusso naturale, inevitabile.

 

S’ingravidano le chiome sotto il peso

dell’acqua

si riempiono i focolari dimenticati concavi

s’aprono le persiane i doppi vetri

di tutti i piani, spalancato

pure l’ingresso.

 

Con acrimonia io guardo

e ad ogni piovasco

vestita di stupore, la naturale

predisposizione all’apertura

al ricevere nutrimento

come campo incolto ed erba

alta mossa dall’aria che sibila

al suo aratore

vieni, inarcati, insinuati e segui

la piega. Così, vorrei.

Invece non m’apro, né invoco né sussurro.

Qui c’è una misera

matrona una e trina nell’alibi

che tiene

alla porta un uomo di cobalto.

 

 

***

Almeno una volta vorrei essere acqua.

Un’acqua calcarea e cattiva che corrode

dall’interno e scava nei polsi,

che non mi possano bere le mucche

né i polli né il tuo bambino

né possa starti nella bocca

fra i denti e sul palato.

Almeno una volta, una,

vorrei essere inconsumata.

 Foto autrice

Note biografica

Valentina Falsetta è nata a Catanzaro nel 1999. Studia giurisprudenza, dal 2014 gestisce il suo blog personale e collabora con alcuni quotidiani regionali. Osservatrice aggravata è la sua prima pubblicazione.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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