Gaza, un territorio sotto assedio e le sue molteplici complessità in “Come What May” – Layla Maghribi

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Gazaun territorio sotto assedio e le sue molteplici complessità in “Come What May” – Layla Maghribi

Layla Maghribi. Recensione apparsa in The National 18 maggio 2022, traduzione dall’inglese di Pina Piccolo.

 

La guerra e la sopravvivenza sono state a lungo le principali preoccupazioni di chi vive nella Striscia di Gaza, come è possibile, quindi, svolgere le indagini su un omicidio nel bel mezzo di un territorio costantemente impegnato nel conflitto? Questa è la domanda generale posta dallo scrittore e regista palestinese Ahmed Masoud nel suo ultimo e avvincente romanzo, Come What May .

Raccontata principalmente attraverso gli occhi di Zahra, una vedova di 35 anni, la storia si articola attorno ai suoi disperati tentativi di scoprire l’assassino del marito la cui morte in coincidenza ai bombardamenti israeliani del 2014 è stata inquadrata tra quella delle 2.000 vittime belliche della guerra israeliana a Gaza.

Quella che a prima vista parrebbe la classica storia di intrighi tipica del genere thriller, è invece anche un libro sull’amore, sul tradimento e sulle questioni di classe in una società conservatrice come quella di Gaza, in effetti isolata dal resto del mondo.

L’autore, il cui primo romanzo Vanished: The Mysterious Disappearance of Mustafa Ouda (versione italiana Scomparso. La misteriosa sparizione di Mustafa Ouda) – anch’esso un racconto di suspense e intrighi, premiato con il Muslim Writers Award- ha dichiarato a The National che il genere poliziesco si concentra “meno sull’omicidio in sé e più sulla pratica sociale e le circostanze in cui si commette reato”.

“L’omicidio è commesso da un personaggio che entra in relazione con una molteplicità di personaggi. Questo mi dà la possibilità di avvicinare i lettori all’umanità del popolo palestinese al di là dei titoli dei giornali”

“Volevo dire al mondo che siamo come una qualsiasi ordinaria società, abbiamo il positivo e il negativo, l’eroe e il cattivo. Il nostro tessuto sociale è lo stesso di qualsiasi altra società del mondo. Questo concetto è particolarmente attinente alla Striscia di Gaza, che viene spesso rappresentata come covo di terroristi mascherati piuttosto che come una bella società profondamente radicata nella terra e nella storia”.

I lettori vengono coinvolti in avvincente dispositivo narrativo che li accompagna in un viaggio nell’intimità della vita reale della gente comune che abita nell’enclave assediata.

“Con la mia scrittura, vorrei suscitare nei lettori la sensazione di trovarsi a Gaza, desidero che imparino i nomi delle strade, dei caffè, dei ristoranti, delle rotonde, delle piazze. Desidero anche che ne sentano gli odori e i profumi attraverso il cibo descritto, l’aria salata e agrumata. Voglio fare conoscere ai lettori l’antica civiltà e la storia di Gaza e della Palestina, fare scoprire loro l’alto livello culturale di quei luoghi”, afferma Masoud.

Trasportando chi legge nei variegati aspetti della Striscia, dal cibo al calcio dalla passione al patriarcato, Come What May indica come vivono i cittadini di una città assediata, come superano quotidianamente una miriade di ostacoli.

Ahmed Masoud si è insediato in pianta stabile a Londra, lasciando Gaza, sua città natale nel 2002, per completare un diploma post-laurea in letteratura inglese.

Mentre completava il dottorato, Masoud ha fondato l’Al Zaytouna Dance Theatre, per il quale ha scritto e diretto diverse produzioni per i palcoscenici londinesi e internazionali.

Oltre a numerosi articoli accademici, Masoud ha scritto e diretto diverse opere teatrali, tra cui The Shroud Maker, Camouflage, Walaa, Loyalty, Go to Gaza, Drink the Sea e Escape from Gaza .

È chiaro che Gaza, un territorio assediato via terra, cielo e mare da quasi due decenni, è una grande fonte di ispirazione per il romanziere, ma in Come What May Masoud intreccia abilmente nell’arazzo del romanzo molte altre questioni importanti spesso meno dibattute della vita quotidiana nel territorio del Mediterraneo.

In una società dominata dal patriarcato, la decisione di Zahra di vivere da sola e la sua insistenza a scoprire gli assassini del marito anche contro i desideri della sua famiglia costituisce in sé una provocazione e critica, nell’ambito della più ampia questione sociale dell’uguaglianza di genere.

Masoud afferma di aver attinto alle esperienze delle sue cinque sorelle, che lo hanno aiutato a esaminare e approfondire alcune delle problematiche più spinose trattate nel romanzo. Cercando di far luce su altri problemi della sua società l’autore arriva alla conclusione che:

“L’occupazione è ovviamente un grosso problema, ma problema non minore è la misoginia, e le donne a Gaza spesso vogliono solo poter vivere e lavorare in pace. Quindi la loro attenzione è meno rivolta alla guerra e all’occupazione che non alla propria libertà personale”, sostiene l’autore.

Secondo Masoud l’umorismo è uno strumento di cui i suoi connazionali fanno largo uso per affrontare le proprie tragiche circostanze e lo scrittore ne sparge grandi dosi per tutto il libro. Quando nel romanzo Zahra chiede al fratello perché durante la guerra del 2014 è più interessato a guardare il calcio che non i telegiornali, il personaggio risponde che la guerra arriva ogni due anni a Gaza, ma i Mondiali arrivano solo ogni quattro anni.

Presenti in tutto il romanzo, le descrizioni di Masoud degli odori e dei sapori dei piatti locali testimoniano la ricchezza del tessuto culturale di Gaza che traspare nel suo libro.

E non è affatto una coincidenza, spiega l’autore, in quanto “il cibo è una parte integrante della cultura palestinese”. Afferma inoltre che la particolare predilezione degli abitanti di Gaza per le spezie indica “la necessità di avere davvero uno stomaco forte”.

La paura è un sentimento che pervade Gaza, così quanto l’attenzione al cibo, i due elementi sono inestricabilmente legati, in maniera particolare per i rifugiati come lui.

Cresciuto nel campo di Jabalia, il più grande degli otto campi profughi della Striscia di Gaza, Masoud sostiene che la sua famiglia, come tutte le altre, è sempre stata afflitta da una grande preoccupazione per la disponibilità di cibo. Nel romanzo affronta la questione descrivendo le code settimanali per i pacchi alimentari delle Nazioni Unite contenenti alimenti di base come riso, olio e carne in scatola— “alimento che odiavo”.

Anche le questioni di classe e i pregiudizi all’interno della società palestinese, in particolare tra i residenti di lunga data di Gaza e i profughi palestinesi  di altre parti del paese insediati nel territorio dopo la guerra arabo-israeliana del 1948, sono temi centrali del romanzo.

Così facendo, lo scopo dell’autore è quello di spostare l’attenzione del lettore verso le dinamiche sociali interne alla società di Gaza, fattori che potrebbero sfuggire a chi non è del luogo.

Lo stesso Masoud rivela di essere diventato consapevole di tali differenze solo dopo aver lasciato il campo di Jabaliya per studiare letteratura inglese nel contesto dell’università di Gaza City – come Zahra, la protagonista del romanzo – e dopo aver sperimentato sulla propria pelle un certo atteggiamento condiscendente da parte della popolazione urbana.

Il vero trionfo del libro sta nella capacità dell’autore di sondare a fondo la complessa realtà di Gaza portando alla luce le più disparate ma anche interconnesse questioni sociopolitiche che caratterizzano il territorio. E appunto l’operazione più preziosa del libro sta proprio nella sua capacità di rivelare le sfumature più intime di un luogo che da anni è sinonimo di morte e distruzione.

Aggiornato: 18 maggio 2022, 02:00

GAZA PALESTINA

 

Layla Maghribi  ha iniziato a collaborare con The National all’inizio del 2021 durante il terzo lockdown del Regno Unito per la pandemia da coronavirus. È tornata a Londra dopo molti anni trascorsi a scrivere e produrre lungometraggi sul Medio Oriente per media come CNN e Reuters. Parla correntemente l’arabo, si è specializzata in storia europea e italiano alla University College di Londra e ha conseguita una laurea in Giurisprudenza. Dedica particolare attenzione alle questioni sociali che interessano le comunità arabe, in particolare in relazione alla cultura, all’immigrazione e alla salute mentale.

 

 

Immagine di copertina: Opera grafica di Mubeen Kishany.

 



									

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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