***
Non è solo una rosa di maggio
il fiore che ti dono adesso.
Nasconde tra i petali di velluto
paesi incantati che ho abitato,
grandi un granello di sole.
Parla i profumi del mio arcano popolo
che ti dice “ti amo” da troppo lontano
perché tu lo possa sentire.
Parla il profumo di un silenzio
che è solo il lungo viaggio di una voce.
Nasconde tra petali di tenerezza
l’innocenza di paesi sospesi sul pericolo:
sullo stelo della mia rosa
guizzano mille pinne di squalo.
***
Ti tacerò ancora
il mio segreto impero.
Io sono la maschera del sole.
Ti prometto di non morire,
di respirare e ruggire luce.
***
C’è altrove un mio volto
che emerge dalle acque
e si fa isola.
È la punta di un iceberg
sepolto dall’abisso.
C’è altrove un’isola arcana
che non è che il mio volto
emerso
in un altro tempo
***
Un ragazzo morto
bestemmia nel vento.
È bello di luce.
E calcia sassi
che non rotolano più.
È un cadavere, il passato.
È qui, ma non è vivo.
***
Portare i giorni da una riva all’altra del tempo.
Portarli bambini, coi volti di luce,
sbarcarli vecchi, divorati dal buio.
***
Frugo nello specchio.
Perché è lì che è rimasto
tutto ciò che un tempo
vi si è specchiato dentro.
Vi è rimasto il mio volto bambino,
il mio gatto arancio, ormai polvere arancio,
gente che non ho più veduto,
la luce di un giorno dimenticato.
È un baule questo specchio,
nel cui fondo infinito
rimesto senza posa.
Ma non trovo neppure un brandello
di ciò che nemmeno so
e di cui non ho memoria.
Sebbene io non trovi nulla,
so che lì nello specchio,
nulla, nulla davvero è perduto.
***
Poesia fantasma
che appare nel buio
e sulle spine su cui si posa il giorno.
Poesia fantasma
che mi attraversa
col muto canto che accende un istante.
Profumo selvaggio
che fiora una rosa
donata qui, ora,
da invisibili dita.
***
Nell’oscurità di questo bosco
busso alla porta della tua casa di marzapane.
Mi piove buio sul viso.
Io busso. Busso alla tua porta di marzapane.
Alla notte segue una nuova notte.
Ed io busso. Busso con le nocche sul marzapane.
Vedo la luce che viene dalla tua finestra.
“Perché”, ti chiedo, “non vieni ad aprire?”
Sono dietro la tua porta, bagnato fradicio di buio.
Vorrei starmene lì con te, nella luce.
Con te per sempre nella casa di marzapane.
Ma sono solo nell’oscurità del bosco
e una luce stremata che affiora dalla tua casa
illumina appena la mia mano che bussa ancora.
***
Dal cielo di nigrizia
dove il coraggio di piccoli astri
sussurra luci come se gridasse,
dal cielo di superba eternità
che impera su ogni mio istante
attendo la definitiva pioggia che salvi.
Ma è cielo di struggente estate:
difficile è immaginarne la fine.
Per gentile concessione dell’autore, da “Darkana” Lietocolle, 2017.
Davide Cortese è nato nell’ isola di Lipari nel 1974 e vive a Roma. Si è laureato in Lettere moderne all’Università degli Studi di Messina con una tesi sulle “Figure meravigliose nelle credenze popolari eoliane”. Nel 1998 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, titolata “ES” (Edizioni EDAS), alla quale sono seguite le sillogi: “Babylon Guest House” (Libroitaliano) “Storie del bimbo ciliegia”(Autoproduzione), “ANUDA” (Edizioni LaRecherche.it), “OSSARIO”(Arduino Sacco Editore), “MADREPERLA”(LietoColle), “Lettere da Eldorado”(Progetto Cultura) e “DARKANA” (LietoColle). I suoi versi sono inclusi in numerose antologie e riviste cartacee e on-line, tra cui “Poeti e Poesia” e “I fiori del male”. Le poesie di Davide Cortese nel 2004 sono state protagoniste del “Poetry Arcade” di Post Alley, a Seattle. Il poeta eoliano, che nel 2015 ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia, è anche autore di due raccolte di racconti: “Ikebana degli attimi”, “NUOVA OZ”, del romanzo “Tattoo Motel” e di un cortometraggio, “Mahara”, che è stato premiato dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di EOLIE IN VIDEO nel 2004 e all’EscaMontage Film Festival nel 2013.
Immagine in evidenza: Foto di Teri Allen-Piccolo.