Jaider Esbell – Specialista in provocazioni – Loretta Emiri

“De onde surgem os sonhos”, 2021, Acrílica e posca sobre tela, 112 x 232 cm. (1)

 

Gli artisti indigeni di Roraima lottano per i diritti dei loro popoli, per questo si auto-definiscono Artivisti, Da loro ho ricevuto l’invito a scrivere un testo da inserire in e-book pensato in onore di Jaider Esbell e Nonna Bernaldina.  L’invito mi ha lusingata e preoccupata allo stesso tempo, perché l’atto di trasformare parole, sentimenti, eventi in testo scritto comporta sempre un complicato, a volte doloroso lavorio interiore.

“A descida da pajé Jenipapo do reino das medicinas”, 2021, Acrílica e posca sobre tela, 111 x 160 cm. (1)

Ho vissuto per molti anni nello Stato di Roraima, in Brasile, sempre operando con gli indigeni o a loro favore. Faccio viaggi giornalieri via internet per restare in contatto con questa regione, per valorizzare e divulgare le conquiste dei parenti indigeni, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti territoriali e culturali delle etnie brasiliane. Un giorno mi sono imbattuta nelle creazioni di Jaider Esbell, che ho trovato intriganti, affascinanti. Nel 2016, per la prima volta, tre indigeni hanno partecipato al Premio Pipa, nella categoria Online. Il vincitore di questa modalità è definito dal numero di voti ricevuti nella pagina a lui riservata nel sito web del Premio, e l’obiettivo dell’iniziativa è promuovere gli individui più votati e l’arte contemporanea brasiliana attraverso Internet, appunto. Gli indigeni e i loro alleati lanciarono una campagna a favore dei tre artisti e io ho feci la mia parte. Dei sessantatré partecipanti al primo turno, solo dieci ottennero più di cinquecento voti e passarono al secondo turno; tra loro c’erano i tre indigeni. Jaider Esbell finì per essere il vincitore, Arissana Pataxó la seconda classificata, Isaías Sales era il terzo artista del gruppo. In quell’occasione Jaider espresse la sua soddisfazione per la disseminazione popolare della sua opera, che gli permetteva di raggiungere un maggior numero di persone alle quali presentare la realtà e la cultura Macuxi.

“Mereme’ – A origem do arco-íris e seus mistérios”, 2021, Acrílica e posca sobre tela, 112 x 160 cm. (1)

Sempre nel 2016, Jaider chiese la mia amicizia su Facebook così che, nonostante la distanza geografica, abbiamo avuto modo di dialogare e interagire. Durante un soggiorno in Roraima, nel dicembre 2018, l’ho conosciuto di persona quando, insieme a un collega Macuxi, mi ha intervistato per una radio locale.

L’apparizione di Jaider sulla scena dell’attivismo, realizzato attraverso l’arte, risale al 2011, quando invitò Carmézia Emiliano, Bartô, Amazoner Arawak, Luiz Matheus, Diogo Lima, Isais Miliano e Mário Flores Taurepang a riflettere sulle sensazioni che debbono aver avuto i nativi di Roraima quando ebbero il primo contatto con le mucche introdotte nelle loro terre dagli invasori bianchi. Riunendo sedici opere, nove delle quali dello stesso Jaider, e intitolata “Mucche nella terra di Makunaimî – Da maledette a desiderate”, la collezione è divenuta una pietra miliare nella storia dell’arte indigena contemporanea in Roraima. Le partecipazioni di Jaider a esposizioni e eventi tra i più diversificati andarono intensificandosi in tutto il Brasile, ma non tralasciava mai di invitare altri artisti a partecipare alle attività da lui organizzate.

A partire dal 2013, Jaider Esbell iniziò a frequentare i musei europei, anticipando la necessità del recupero delle motivazioni fondanti dell’arte indigena. Nel 2019, a fianco di Daiara Tukano e Fernanda Kaingang, ha partecipato a diverse mostre internazionali in dieci Paesi, elaborando concetti che includono la revisione critica dei sistemi artistici egemonici europei, e l’elaborazione di strategie per liberare l’arte contemporanea dalle interferenze della colonizzazione. Nelle sue peregrinazioni, agendo in modo molteplice e interdisciplinare, svolgendo varie funzioni, Jaider eseguiva anche rituali e audaci performance, sia in Brasile che all’estero.

“A conversa das entidades intergalácticas para decidir o futuro universal da humanidade”, 2021, Acrílica e posca sobre tela, 112 x 232 cm.php (1)

Per il suo stile istrionico e provocatorio, non tutti si sono sentiti a proprio agio con lui, o hanno recepito appieno il suo messaggio. Tuttavia, le sue tele, i suoi video, le sue parole, la sua febbrile e instancabile attività hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica sulla drammatica situazione delle etnie brasiliane e hanno aperto molte porte ad altri artisti indigeni.

Dal 4 settembre al 5 dicembre 2021 si è svolta la 34ª Biennale di San Paolo. Contemporaneamente, dal 4 settembre al 28 novembre, il MAM – Museo de Arte Moderna ha ospitato la collettiva “Moquém_Surarî: arte indigena contemporanea”. Curata da Jaider, l’esposizione ha riunito le opere di trentaquattro artisti indigeni. Come una bomba, il 2 novembre è esplosa la notizia dell’inspiegabile, prematura scomparsa dell’artista Macuxi. In pratica, è nel suo pensiero e nella sua articolazione che si sviluppa la storia della biennale e della collettiva. Jacopo Crivelli Visconti, curatore generale della Biennale, ha dichiarato: “Jaider Esbell era una persona generosa e impegnata, con un’impressionante capacità di stabilire legami e stimolare l’incontro tra persone, comunità e conoscenze tra le più diverse.

“Arikba, a mulher de Makunaimî”, 2020, Acrílica e posca sobre tela, 72 x 75 cm. (1)

Ci mancherà molto. Inseparabile dalla sua brillante produzione artistica, ci lascia un’eredità di lotta per il riconoscimento del valore delle culture e della vita dei popoli autoctoni, lotta che non possiamo lasciar raffreddare”. Nell’ottobre 2021, il Centre Georges Pompidou, il Beaubourg, aveva annunciato l’acquisizione di due opere di Jaider Esbell: Lettera al Vecchio Mondo (2018-2019) e Nella Terra Senza Mali (2021). La curatela della 59ª Biennale di Venezia ha selezionato l’artista Macuxi per partecipare all’Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo “Il latte dei sogni”, visitabile dal 23 aprile al 27 novembre 2022; sono sicura che lo spirito di Jaider arriverà a Venezia per provocare, turbare gli animi degli organizzatori e dei visitatori dell’esposizione.

Mentre scrivo, sono in corso i festeggiamenti per il centesimo anniversario della Settimana di Arte Moderna, che si svolse tra l’11 e il 18 febbraio del 1922 a San Paolo. L’evento è rappresentativo del Modernismo, movimento in cui spiccavano pittori che erano stati in Europa e avevano portato via con sé le influenze dall’arte che vi si realizzava. L’antropofagia, cioè la pratica del cannibalismo, era un’ossessione dell’avanguardia parigina degli anni ’20; quindi, il Modernismo predicava che la cultura brasiliana dovesse risorgere dalla “digestione” delle influenze esterne. Lo scrittore Oswald de Andrade mostrò al poeta Raul Bopp un dipinto realizzato da sua moglie; nell’enigmatica figura dipinta da Tarsila do Amaral, i due videro un indigeno cannibale, un uomo antropofago, qualcuno che avrebbe divorato la cultura per impossessarsene e reinventarla. In un dizionario della lingua tupi-guarani, Tarsila trovò le parole “aba” e “poru”, che significano “uomo che mangia”. Intitolato Abaporu, il dipinto è divenuto il più iconico dell’arte brasiliana.

 

“Curandeiro Trabalhando com Tabaco”, 2020, Acrílica e posca sobre tela, 70 x 70 cm. (1)

Storicamente, anche l’antropofagia è stata utilizzata per giustificare lo sterminio degli indigeni brasiliani. E l’uomo bianco ha invaso territori, massacrato popoli, divorato le basi di sussistenza fisica e culturale dei nativi, ha mangiato foreste, avvelenato habitat e fiumi, ha bevuto il sangue degli indigeni assassinati o morti a causa di epidemie e privazioni. Dopo cinquecento-venti anni di violenze e soprusi, in Brasile ci sono ancora indigeni che si ostinano a sopravvivere grazie alla loro formidabile resistenza. Credo profondamente che qualsiasi manifestazione d’arte sia un atto politico. Essendo nostri contemporanei, oggi gli indigeni brasiliani lottano per i loro diritti anche attraverso la pittura, la scultura, la fotografia, la letteratura, la poesia, il teatro, il canto, la danza. Essi stanno ottenendo due risultati allo stesso tempo: i loro sforzi si sommano alla lotta per la sopravvivenza fisica e culturale delle etnie alle quali appartengono; stanno contribuendo a ridefinire l’identità nazionale dato che, senza gli indigeni, il Brasile non esiste.

Voglio concludere il mio omaggio a Jaider, riconducendo la riflessione alle mucche nella terra di Makunaimî. All’epoca in cui la Diocesi di Roraima avviò il progetto “Una vacca per l’indio”, lo stesso venne molto questionato. Si pensava che gli indigeni non dovessero aver bisogno di svolgere attività economiche per vedere riconosciuto e omologato il territorio che occupano storicamente e tradizionalmente. Gradualmente, però, è esattamente attraverso le attività fino ad allora controllate dagli invasori delle proprie terre, che gli indigeni della savana di Roraima si sono assicurati mezzi di sussistenza, benessere e autonomia economica. Nel 1922, intellettuali e artisti brasiliani pensavano di aver digerito le influenze esterne e aver reinventato l’arte brasiliana. La contraddizione risiede nel fatto che essi vennero influenzati dall’avanguardia parigina; avanguardia che era ossessionata dal cannibalismo. Nel 2022, lo spirito del pensatore e artista Macuxi Jaider Esbell è in in cammino verso Venezia per dire al mondo che l’arte brasiliana sta rinascendo dopo essere stata divorata e reinventata dagli artisti indigeni.

Loretta Emiri, febbraio 2022.

 

Tutte le immagini di opere pittoriche,  sia quella di copertina che quelle incorporate nel testo sono di Jaider Esbell. Immagine di copertina e immagine che abbiamo scelto nello slider per il numero 24 de La Macchina Sognante: De onde surgem os sonhos”, 2021, Acrílica e posca sobre tela, 112 x 232 cm.

 

 

Lorettafotoselva275905240_1932373146971189_5538511854230725386_n

Loretta Emiri ha vissuto nell’Amazzonia brasiliana per diciotto anni, operando a favore dei popoli indigeni tra cui gli yanomami. Ha pubblicato il Dicionário Yãnomamè-Português, la raccolta poetica Mulher entre três culturas, il libro etno-fotografico Yanomami para brasileiro ver. In italiano, ha scritto Amazzonia portatileAmazzone in tempo reale (premio speciale della giuria per la Saggistica “Franz Kafka Italia 2013”), A passo di tartaruga – Storie di una latinoamericana per scelta. Nel maggio del 2018 è stata insignita del premio speciale Alla Carriera “Novella Torregiani – Letteratura e Arti Figurative”.

 

 

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

Pagina archivio del macchinista