Sull’Ucraina: Al posto di una spiegazione – Sisonke Msimang

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Stanotte, in Ucraina, i bambini si accovacceranno a terra accartocciandosi come palline, cercando di farsi più piccoli.

Nei bunker,
nel sedile posteriore delle auto,
sui treni.

Immagino le loro braccine strette attorno alle ginocchia. Immagino che in questa posa assomiglino esattamente ai bambini iracheni che si nascondevano sotto i tavoli in quel matrimonio mentre i droni americani gli facevano piovere bombe. Immagino che assomiglino a quei fazzoletti di carta, quadratini spiegazzati, sulla mia scrivania.

Penso ai loro amici in Siria, Afghanistan, in Cisgiordania e a Gaza.

Penso a tutti loro: le loro piccole schiene ricurve su se stesse, il capo chino, che cercano di sopravvivere alle guerre degli adulti.

* * *

Da giovane, ho viaggiato a Bukavu, in Congo e lì ho incontrato bambini che devono essersi piegati allo stesso modo anche loro, mentre cercavano di evitare le milizie. Erano in una casa sicura vicino all’ospedale Panzi, e io ero in visita per “ispezionare” i progetti. Gli ho sorriso e loro hanno ricambiato il sorriso e questo mi ha fatto star bene. Non mi sembravano spaventati, ma la donna che fissava gli appuntamenti per le visite mediche per far ricucire le loro madri mi ha detto che molti di loro si rifiutavano di lasciarle, nemmeno per pochi minuti alla volta.

C’è un filo che li lega insieme: quei bambini che sono riusciti ad emergere dalla boscaglia e hanno attraversato il confine fino a Panzi, e quelli prima di loro in Bosnia e Ruanda che non ce l’hanno fatta. Sono collegati a quelli di Kyiv, che tirano su col naso nei loro gelidi bunker, ricordando i compiti della settimana scorsa, prima della guerra.

A quanto pare, le nostre opinioni sulla guerra in Ucraina dovrebbero essere determinate dalla nostre vedute politiche preesistenti.

A quanto pare, “Zelenskyy è sexy” e “Putin è un eroe antimperialista”.

A quanto pare, “questa è tutta colpa della NATO”.

A quanto pare, “Ucraini e russi sono comunque tutti razzisti, quindi perché mai dovremmo preoccuparci di loro?”

Questa è una tragedia in tanti atti e quindi,
non ci sono impressioni che possano avere un senso.
E, come tutte le tragedie, si rivela agli estranei in una catastrofe.
Puoi sopportare le botte ogni notte per anni, ma la chiamano una tragedia solo quando ti ammazza sparandoti.

Quando le immagini satellitari le hanno trasmesse alla BBC, era già troppo tardi.

Quando sono iniziate le riprese, i bambini erano già nei bunker,
nel sedile posteriore delle auto,
sui treni.

* * *

Stanotte in Ucraina i bambini si accovacceranno a terra e si accartocceranno come palline, cercando di farsi più piccoli,

nei bunker,
nei sedili posteriori delle auto, sui treni.

Quadratini stropicciati di Kleenex.

Penso ai loro amici in giro per il mondo, quelli che sono vissuti prima ma sono morti, e quelli che continuano a resistere adesso. Penso a tutti loro: le loro piccole schiene piegate su se stesse, il capo chino, che cercano di salvarsi.

Penso a tutti i bambini a cui è stato detto di farsi più piccoli per poter vivere.

 

Pubblicato originariamente in inglese nella rivista digitale  Guernica, il 10 marzo 2022, traduzione italiana di Pina Piccolo dal testo originale inglese.  Autorizzazione in attesa di approvazione.

 

 

Sisonke Msimang è una scrittrice sudafricana, attivista e analista politica  che attualmente vive a Perth, nell’Australia occidentale  e che focalizza la sua scrittura e attività su razza, genere e politica. Come scrittrice per il suo libro memoriale  Always Another Country: A memoir of exile and home (2017) e il la biografia dell’attivista contro l’apartheid Winnie Mandikizela- Mandela intitolata The Resurrection of Winnie Mandela (2018).

 

Immagine di copertina: Henry MooreGrey Tube Shelter , 1940. Via Wikimedia Commons .

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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