Terzo Manifesto Populista
per Lawrence Ferlinghetti
Figli del nuovo
Whitman svegliatevi
Riprendete la parola
Reinventate il canto
Non c’è più tempo
per dormire fino mezzogiorno
nelle vostre camere oscurate
Non resta tempo adesso che
New York si disintegra
sotto i nostri piedi
calpestata
da una nazione di pecore
mentre Kabul è cancellata
dalla mappa
mentre i Palestinesi
soffrono la stessa sorte
degli indigeni americani
persi nell’ eco
delle urla di migliaia di madri
tutti ci chiediamo “Perché?”
Né per la libertà
Né per la democrazia
Se non per un nuovo mondo
governato dalla filantropia
Sì, il sangue è più spesso
dell’ acqua
ma non così denso
come il petrolio
Quanti devono ancora
essere assassinati
per mantenere vivi
i pozzi?
Dove sono i nuovi Ginsberg
i nuovi Dylan
le voci della nuova generazione
con i jeans rammendati
e gli zaini in spalla?
Dove sono i grandi
pensatori di oggi
divagano ancora per
i propri vicoli oscuri?
Si, Ferlinghetti è ancora vivo
ma lo è anche Dick Cheney
Gli usurpatori sono
tuttora nella Casa
e tutte le voci
rimangono in silenzio
Quanti Kyoto
dobbiamo ancora rifiutare?
Quanti Johannesburg
revocati da un unico paese?
Quanti governanti votati
e promesse infrante
prima di levarci tutti noi
e rivendicare e riprendere
quello che è nostro
per diritto dalla nascita?
I figli ribelli di Whitman
sono vivi e vegeti!
mettiamo giù i calici!
e impugniamo le penne!
Saliamo sui nostri pulmini
diretti al “Further”*
e facciamo che le nostre voci
siano ascoltate.
- “Further” è il nome del pulmino dello scrittore Ken Kesey.
Traduzione di gabriel Impaglione, rivista da Pina Piccolo
Poiché le opere degli uomini vivono anche dopo di loro
con un cenno a William Shakespeare
Amici, compagni, esseri umani,
prestatemi le orecchie.
Siamo venuti qui per seppellire il fascismo
non per elogiarlo
non per negoziare con esso
non per dargli una possibilità
ma per metterlo nella sua giusta tomba.
Il male fatto dagli uomini vive dopo di loro.
Anche se i ricordi sono brevi nell’era del computer
lo ricordo ancora
che questa strada l’abbiamo percorsa anche prima
promettendo a noi stessi,
“mai più”.
Non veniamo qui per temere il futuro
ma per affrontarlo – a muso duro
e plasmarlo – con le nostre mani
in nome della democrazia
e giustizia per tutti,
non solo per i ricchi.
Poiché le opere degli uomini vivono e ricordiamo
le generazioni di menzogne e tradimenti,
le guerre per i profitti
per riempire le tasche
dei pochi avidi.
Mentre i banditi di Wall Street
rovinavano la nostra economia
al suono degli applausi
sia della destra che della sinistra.
Facendo offerte dietro le quinte
con strette di mano e sorrisi
lasciando sempre
Noi, il Popolo
come panni stesi ad asciugare.
Quindi, siamo venuti qui oggi,
per ricordarvi esattamente cosa le parole
“di”, “da” e “per” il popolo, significano veramente.
E se per caso non sappiate leggere tra queste righe
permettetemi di definire ciò che siamo venuti qui per dire,
“Basta!”
Il nostro futuro non è in vendita.
I nostri diritti, come esseri umani, comprendono:
Sanità e pensione,
un ambiente pulito, una buona istruzione
e una casa dove vivere
– garantiti indipendentemente dalla condizione sociale
– proprio come qualsiasi altro Paese responsabile di questo pianeta
per il semplice fatto di essere – un essere umano.
Poiché le opere degli uomini vivono anche dopo di loro
è giunto il momento
di iniziare a vivere
secondo il nostro vero potenziale.
Quindi, oggi siamo venuti qui per seppellire il fascismo.
Se pensate sia giusto aggredire
una persona perché è nera, o di pelle scura, asiatica, musulmana,
gay, femmina, povera o semplicemente diversa
solo perché è più debole di voi …
allora avete ancora tanto da imparare.
Ricordatevi che siamo uniti
se aggredite uno di noi, ci aggredite tutti.
Adesso non siamo venuti qui
per rovinavi la colazione
ma per rendere manifesto
che il nostro destino è nostro
e guai a coloro che non lo sanno
il governo esiste per servire la gente.
Quindi sedetevi, rilassatevi, godetevi la giornata, non lasciatevi scoraggiare
perché ciò quello che vedete qui – questa, e questa,
questa è semplicemente la calma prima della tempesta.
di Mark Lipman, traduzione di M.Elena Danelli rivista da Pina Piccolo.
OGM, OMC, il soldato Joe, OMD
Prima prendono il seme
il feto della nostra catena alimentare
e lo modificano geneticamente
combinandolo con veleni
e cose che non c’entrano
tipo i geni dello scorpione
e ogni genere di diavoleria.
Cambiano il nucleo
proprio il centro della vita
in modo che resista
alle sostanze contaminanti più tossiche
che si possano reperire, il Round Up.
Però, contrariamente a ciò che pubblicizzano
resistente non significa immune
cominciano a fiorire le mutazioni
e ratti umani di laboratorio
pieni di tumori zoppicano verso la tomba
mentre i giudici e i legislatori
sanciscono tutti questi orrori che ci piovono addosso
costringendo i contadini a piantare mortifere coltivazioni
con indicibili conseguenze sul nostro DNA
OGM
E così sarà anche la nostra fine
sulla stessa via delle api
OGM, OMC, il soldato Joe, OMD
Rimuovono le barriere al commercio
mentre erigono muri
tra esseri umani
e la propria umanità.
Intendo parlare
dell’immigrazione illegale.
Aprite i libri di storia
alla pagina di Colombo e Cortez
a quella di John Smith
all’Epoca delle Grandi Scoperte
(come se le popolazioni indigene
fossero state ignare della propria esistenza).
Saccheggiando strada facendo,
distruggendo ogni traccia delle culture native.
Col bulldozer a portata di mano,
ci strappano ciò che abbiamo seminato,
e ci schiacciano in terra
sotto gli anfibi occupatori.
Modificandoci la vita
dopo aver sterminato i bisonti
e pervertito Madre Terra
per seguire i propri avidi disegni.
Ora esportano il loro mais mortifero oltre i confini
riducendo in miseria i contadini
e paesi interi.
Ai poveri viene negato il diritto umano
di viaggiare liberamente
Viene negato il diritto
all’autodeterminazione.
Chi ha mai dato a Monsanto il diritto
di immigrare dentro il mio corpo?
Di brevettare le mie cellule ematiche?
Di alterare la mia struttura genetica?
E’ questo che chiamate Libero Scambio?
OGM, OMC, il soldato Joe , OMD
E come se non bastasse tutto questo saccheggiare
l’abuso di nuovo tecnologie
per appropriarsi indebitamente
per rubare la terra, l’acqua, l’aria
per distruggere le scorte alimentari
Ed ecco a voi un prodotto
per una efficace esfoliazione della pelle
offerto a voi direttamente
dai produttori di Napalm
L’esercito privato
i paramiltari di Z/Blackwater,
i mercenari addestrati dalla CIA
e i loro governi fantocci
per svendersi al miglior offerente
che ti puntino la pistola alla tempia
mentre ti costringono a inghiottire
il tofu modificato geneticamente e del pesce mutante
tutti approvati dall’ AD del Ministero della Salute
È tutto collegato
dalle pallottole al burro
Lo sapevate
che qualcuno ci guadagna
ogni volta che un drone colpisce un bersaglio?
Pretendo che quella persona venga arrestata.
E, Oh, mio dio
sono qui a contestare
l’idea dell’impresa come persona giuridica
ed i privilegi che ne derivano
Cioè il fatto che un’impresa abbia più diritti me
che si comporti come un dio verso le nostre vite e gli ecosistemi
che spinga l’umanità verso il baratro dell’estinzione.
Il loro denaro è una finzione
per tenerci schiavi
per tenerci in catene…
È arrivata l’ora di spezzarle.
di Mark Lipman, traduzione di Pina Piccolo
Poeta ed editore, fondatore della casa editrice VAGABOND, Mark Lipman è scrittore, artista multimediale e attivista. E’ autore di sei libri, tra i più recenti, Poetry for the Masses e Global Economic Amnesty. L’antologia poetica da lui curata, The Border Crossed US- An Anthology to End Apartheid nel 2015 ha ricevuto il Joe Hill Labor Poetry Award e nel 2016 è stata insignita del International Latino Book Award. Nel 2017 ha curato l’antologia di poesia RISE!, che raccoglie voci di poeti da tutto il mondo in reazione alle ultime svolte della politica statunitense. È co-fondatore di Berkeley Stop the War Coalition (USA), Agir Contre la Guerre (Francia) e Occupy Los Angeles e dal 2001 critica con grande fervore la guerra e l’occupazione. Attualmente è membro di POWER (People Organized for Westside Renewal), Occupy Venice, the Revolutionary Poets Brigade, 100 Thousand Poets for Change e dei Wobblies International Workers of the World (IWW). www.vagabondbooks.net
Foto in evidenza di Teri Allen Piccolo.
Foto dell’autore a cura di Mark Lipman.