Smorfia
Non sei ricordata nella tua interezza, sei nel muscolo, in tutto il corpo
O sei lì che aspetti come onda o fosso in una qualche piega?
Se le foglie sono agitate da un vento assente
e non da uno spettro, mi sento leggenda
O Assente! Grande è il mio desiderio di adattarti!
La gente se ne va in giro per mercati, perde borse
Appena svoltato l’angolo vedo qualcuno che imita la tua camminata
Arrivo a una distanza nominale per seguire, non vedo originali da nessuna parte
Non c’è alcun te in te
È dal muscolo che veniva la tua smorfia solo per mettere al mondo questa scrittura
La scuola dei bravi
Con spirito di maratoneta e lunga preparazione
sono arrivata a questo punto senza ritorno
Tutti mi consigliano – fa la brava
Ma brava quanto?
Chi è brava?
Un bambino ancora in panni infantili è contento se recupera biglie perse
Pronuncia il suo nome – “Bravo”
Occorrerebbe cancellarlo dal registro della scuola dei bravi
prima ancora che gli altri se ne accorgano.
Esilio
Lasciatemi appesa
alla luce dell’autopsia, in segreto, in pubblico
Prima saccheggiate il mio cuore
Smorzate per sempre
Il mio organo della parola – le mie macchine del Si e del No
Lasciate che sanguini il mio desiderio di alberi
mentre cerco l’acqua nel deserto
Lasciate che sia bandita lontano, così lontano
da scordare per sempre il ritmo di Sì nel sì, e di No nel no.
Sì, sono pericolosa. Mandatemi in un esilio così lontano
da dimenticare per sempre il suono dell’acqua
La novella della luce -1
Sei un uccello perché torni a casa al crepuscolo
La palma sembra tanto antica quando è sola
A testa in su, un cane la legge da allora
Il cuore trema a tale vista
Un cane tutto solo e il suo pianto si smorza
come se in paese non vi fossero inganni
come se nessun insulto da ora in poi fosse lì ad inseguire
Come se non dovessi superare questa vista per arrivare da qualche parte.
La novella della luce -2
Hai fatto occhiolino in questa meravigliosa luce e mi hai letto il cuore
Il cuore si è spezzato in tanti pezzi
Il dolore intorpidisce
Hai trascinato nell’ombra ogni cura
lasciando una novella di luce
Non c’è neo sul labbro, tutti i sorrisi sono inzuppati d’acqua
Sono un umano più nuovo, dopo i lunghi viaggi
Sbircio da dietro la novella della luce per vedere
se qualcuno mi riconosce
Una brutta scrittura
Vedo che di me si spettegola
nella colonia delle parole
La misura del confine e dei vizi
che si profilano nella cartografia del carattere
qua e là, appiccicosi
Le parole al mio fianco sono sospettose
A prescindere dalle cancellature
Quante promesse in una brutta scrittura
Non lo capisce nessuno fin quando non osservi i suoi movimenti
Non capisci quanto fiato esali
nel muro delle parole accanto
Un gesto assente e solitario
Sembra essere un villaggio sgraziato di una vita passata
Scorgendolo mi è venuto un sogno
come fossi accarezzata da un sole festivo
Cosa mi rende così felice, tanta luce vedere chi
non posso ricordare
Così, lo sguardo esteso alla noce di areca, gialla matura attraverso la finestra
Che luce è questa, quali foglie tramontano su una melodia così armoniosa?
Cercando di pensare a questo
divento gesto di risveglio
Il mondo è stato colpito da troppa meraviglia per accorgersene
In questa storia non era ancora arrivato il corvo
Nessuno ci ha creduto – che una persona possa svegliarsi in una storia come questa
Troppe menti
Albero dalle foglie scisse, sembri risalire a prima di Cristo
La tua casetta è persa dentro un tramonto
E la faccia di Gesù il Nazareno aveva ancora il mento imberbe
Il nemico era ancora di cattivo umore. Diritto al punto
Risultava disinvolto mescolare il veleno al bere
Nel cuore non c’erano ancora tutti quegli strati di detriti
Non era ancora raro
finire in luogo altro pur avendo il desiderio di arrivare altrove.
Stasera
la mia mente è diventata così tante
che sono sospettosa di chiunque mi trovi accanto
Irragionevole
Da tanto tempo ‘irragionevole’ se ne sta lì
seduto fisso dentro la nostra salvezza
che si potrebbe dire sia un uccello. Gli si potrebbe dire “vola,
tessi canti lacustri dedicati alla nostra remissione”
Sarebbe facile dirlo
e per questo non lo dico.
Non c’è nessuno a cui importi
Non proferire parola
proferisci solo uno sguardo fisso
Questo lato, solo
La melodia ti fa sospettare
che si tratti di qualcosa d’inquietante
I famigliari la canticchiano
E io dispongo il dibattito in cima all’albero
Ed è così che diventa fruttuoso
Poesie inedite tradotte da Pina Piccolo, per gentile concessione dell’autrice, presentate nel seguente video (in Bangla con sottotitoli in italiano) all’evento “Sulle ali della poesia da Kolkata alla Palestina”, serata nell’ambito della Scuola Popolare tenutosi presso Villa Romana, Firenze, il 7 luglio 2020, in collaborazione con La Macchina Sognante.
Sanghamitra Halder è una poeta bengalese e prosatrice nata a Kolkata nel 1984. Ha conseguito la laurea di Master in Lingua e Letteratura Bengalese. La sua prima poesia è stata pubblicata nel 2004 e finora ha pubblicato cinque raccolte di poesia in bengalese — NAAMAANO RUCKSACK (2010), DEERGHO-EE (2014), HEY EKTI SAMBODHAN (2016), ANUPOSTHITIR SHABDO (2017), EKA EK UJHYO MUDRA (2019) e una raccolta di scritti in prosa – RANDHANSHALAR SHIS (2017). Sue poesie sono apparse in un gran numero di riviste letterarie e commerciali come pure in antologie, e sono state tradotte in inglese, spagnolo e italiano. Ha partecipato a vari progetti letterari collettivi sia in India che all’estero. Con Animikh Patra è co- fondatrice e co-direttrice della rivista Duniyaadaari, con la quale La Macchina Sognante e The Dreaming Machine hanno instaurato un partneriato, con scambi di traduzioni. Nel numero 6 di The Dreaming Machine trovate un’intervista con i due co-direttori di Duniyaadaari.
Immagine di copertina: Foto a cura della Fondazione Pino Pascoli, Premio-Pino Pascali, Zhang Huan, 2019.