La tempesta si fiuta da lontano, poesie edite ed inedite di Anna Lombardo

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Questa Poesia

 

Questa poesia

è per chi non si è spenta nelle squadrature

di case, nei sentieri di ragnatele

 

Per chi non è più tornata

e per chi dal fondo degli oceani non offre lacrima

o dolore agli accesi schermi attraccati alle pupille

 

Questi stanchi versi

sono per chi è allegra con un rosso vivo

di mare al tramonto nel fondo dei bicchieri

 

Queste parole di ieri

vanno alle viaggiatrici col cuore a pezzi

a chi si riconosce dal sorriso steso su labbra umide

 

e il letto ha freddo e i pugni stretti

Sono per chi tutto ha per piangere

col telecomando in mano.

 

Questa poesia viene da lontano

per chi ha speranza piena che la pena dentro

si sbricioli anche tra endecasillabi e pentametri.

 

Questa poesia

semplicemente scaglia

un voluttuoso acuto all’indifferenza.

 

 

Sette giorni con scarto

1.

Rubo il tempo

Procrastino

sulla via del rientro

Mi concedo un pezzo di futuro

Oscurando lo schermo

Lisciando punte

 

S’inchiodano lettere

S’aprono scrigni

La tempesta si fiuta da lontano

 

Da lontano

Si dipana il filo

S’intreccia silente

 

Ascolta ascolta ciò che il cuore ti dice

Sussulta sussulta al fruscio del vento

Nessuno nessuno saprà

Della tua fuga imminente

 

Sarà come brina sul gelso

La mattina dietro casa

Dietro mille case

Davanti a filari d’alberi asciutti

Da inverni scontenti

 

Salirà verso il cielo

Solleverà polveri

Sigilli, menzogne, liti inutili

Sul prima sul dopo

 

Poi il silenzio

Quel silenzio che invera tutte le cose

 

E qui rubo il tempo

Procrastino

Sulla via del rientro.

 

2.

E immagina

Immagina quello che sai

Ciò che rimane nell’angolo bianco

Degli occhi

Come acido s’impregna il vapore

 

E sotto la coltre

Dell’inverno ancora non colmo

S’agita il morso d’una canzone

Un sospiro che spera

 

In un cambio di vento

Nel cerchio ottuso e velenoso del mondo

 

3.

 

S’azzuffano cani per strada

e

nella casa

di lato giri il volto

senza rigurgiti di coscienza

appare piatto il mondo

come su mappa stellare

senza centro

 

Un vagare inutile di foglie

attorno a spire di fumo

fantasmi d’un calore

spento

 

Ora è quel vento che non arriva

ad appiattire il tempo

a scavare nel secolo

una nicchia perenne

 

Attesa Godottiana

che sa d’ aranciata amara

rimasta a marcire sull’albero.

 

4.

 

Se sfogli i petali

Uno ad uno

Rimane il passaggio

Della linfa nelle mani

 

La metti in bocca

avida succhiando

Il resto del giorno.

 

 

 

5.

 

Ora ti guardo senza un filo di trucco

E sei uguale a ieri

Ai giorni pressati sotto lo slancio

Di gambe snelle, di piedi mai stanchi

Di fiori appesi alle labbra

Che scherzano amore

E rabbia tra ventricoli ansanti

Nel dedalo di ragioni.

 

6.

Ti aspetto sotto quella luna

Sotto la penombra amorosa

 

Accarezzi e levighi la pelle

Madida di sudore in cerca di sogni

 

Ti aspetto come sempre

Nel rosso vivo di un calice

 

E mando all’inferno

Il tempo che imprigiona.

 

7.

Ad ogni finestra appeso

Un drappo sbiadito

Ed ogni giorno

Sventola Pubblicità del tempo

Ad ogni mese

Il lusso del mio sangue

Ad ogni anno

Passo la mano al vento

Ma ad ogni notte

Tutte le inutili attese

Vi rendo.

 

8.

A chi diamine raccontare le cose

Per chi raccogliere rose

Questa generazione arranca arranca

Non si affranca

 

Balbuzie mitigate da tecnologie avanzate

Schermate fissate

Negli occhi tripudio di verità

Sapienza che arriva da chissà dove

Conoscenza illimitata a puntate

E tutto ciò ch’è da sapere

Svelato in touch screen

 

E mi dicon che le violette sono

Fiori del primo amore

I narcisi quelli del paradiso

Le rose quelle che scompigliano il cuore

 

E non so perchè canto le margherite

Che i prati riscaldano

Al primo sole.

 

 

C’è chi crede nei sogni

 

 

C’è chi crede nei sogni

e va via.

Chi crede nei sogni

sempre

va via per prima

lasciandoci sui lungomari

allestiti per la stagione

degli struzzi

a passeggiare ognuno

la propria vita.

 

(da Quel qualcosa che manca, Bologna, Ed Le Voci della Luna, 2° ed. 2009)

 

 

Didone a una kamikaze

Voglio venirti in sogno ogni notte

sciogliere lacrime tue inconcludenti

 

Sono sorella  a te lontana

ma ora ascolta la speranza

 

Quando il vento venne a parlarmi

delle grandi sventure che egli aveva

 

dietro e innanzi – io che tutte le conobbi

– fiduciosa e solidale offrii  la mia gente

 

Potei salvarlo dalle acque, certo,

ma il fato stava stretto dentro l’antro

 

e lui, più che al sole e alle gioie nostre,

a quello s’infiammò mestamente!

 

Più neanche il sogno della grande

mia Cartagine bastò al cuore gonfio

 

Salii  quella pira

come fosse là il luogo dell’incontro

 

credendo che da lontano il fumo

l’avrebbe richiamato

 

Inutili, sorella, gli sforzi miei

ed ora da questo lato vedo

 

sbiadir le ardenti fiamme

son qui per avvisarti :

 

non bruciare gli anni tuoi

che sono preziosi e gli unici che avrai

 

Ascolta, ascolta questo pianto

e dimmi: quanto valse la mia pena?

 

Io  te lo dico segnando il giusto passo

a nulla vale quando l’amato l’anima sua non presta

 

Ecco, ti vedo intenta

a preparar  con cura ogni tua mossa

 

ad allacciare quei mortaretti stretti

– eh sì, lo scoppio sarà grande

 

la paura e lo sgomento anche

ma a te piccole briciole resteranno

 

a guardare con raccapriccio

le alte stelle

 

Io che salii la pira lo giuro forte

a nulla valse la mia morte

 

e il desiderio di amene passeggiate

sguardi obliqui al nostro mare

 

sonore risa di sorelle, avide mani sulla

creta pesa  ancora a me come macigno

 

Non più tempo è ora di sacrificio

– la terra lo ripudia, mia compagna! –

 

lascialo agli stolti ignari

di quanto può essere dirompente

 

la vita tua tutta proseguire

il fiume tutto quanto risalire

 

con la certezza non solo speranza

di aliti tuoi a riempire quest’aria

 

che già d’attorno si va profumando

di salite e dolci rose da inseguire

 

Io non ti dico proprio ciò che devi fare

ma spegni il fuoco che non ti appartiene

 

e vesti il corpo sole con la luna

restituendoti, o mortale,

 

i sogni impetuosi dei bambini

e vela poi le tue forti navi

 

che l’occhio stanco è di strabuzzare

con stinte sottovesti lungo il mare

 

parti spegnendo ogni pira

che il fumo potrebbe provocare

 

Loro di me trassero rime

cullarono per troppo la mia pena

 

– a te confesso senza vergogna

che lesta fu ad abbandonarmi

 

e come scintilla a terra cadde spenta –

Ma tu,  tu prendi la mia più bella parte

 

guarda le tue mani e dissotterra

quell’alba che per troppo fu tramonto

 

e corri fuori , dillo a tutti:

Didone per sempre vi abbandona

 

e maledice quella stirpe

che il fuoco ama più del suo calore

 

e che potendo adesso di certo quella pira

giammai più le infiammerebbe il cuore!

 

 

 

( da Quel qualcosa che manca/ That Something that is missing. Bologna: Le Voci della Luna, 2009)

 

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Anna Lombardo, insegnante, poetessa, traduttrice. Vive a Venezia. Ha svolto il suo dottorato di ricerca sulla marginalizzazione della scrittura poetica femminile presso il Trinity College di Dublino. Si occupa di traduzione poetica contemporanea. Raccolte poetiche: Anche i Pesci Ubriachi(2002); Nessun Alibi(2004); Quel qualcosa che manca(2009). Lavori critici su, tra gli altri, Joyce Lussu, Jack Hirschman e Pasolini. Ospite in molti festival internazionali tra cui ‘San Francisco Poetry Festival’,(USA), ‘ Kritia’ (India),  ‘Al Marib’ ( Irak), ‘Festival des Mueres’, (Columbia). Dal 2011 è direttrice artistica del Festival Internazionale La Palabra en el Mundoche si svolge ogni anno in maggio a Venezia. Collabora con Global Right (on line magazine) per il quale ha intervistato 6 poetesse:https://www.globalrights.info/2017/01/) 

 

Immagine in evidenza: Dipinto di Hassan Vahedi.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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