Riflessioni preliminari su “lamacchinasognante.com” – spazio di letteratura dal mondo (Pina Piccolo)

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Riflessioni preliminari su “La macchina sognante”

Spazio di letteratura internazionale

 

Scrivo queste riflessioni il pomeriggio del 21 giugno, in un momento carico di significato astronomico, il solstizio d’estate, qualche giorno prima della festa di san Giovanni, alla cui vigilia si cercava di divinare il futuro gettando nell’acqua del piombo fuso e interpretando le forme che assumeva. In un certo senso questo mi sembra di buon auspicio perché organizzandoci per l’uscita de “la macchina sognante” stiamo cercando di avviare un nuovo inizio, che per certi versi ha una continuità con altre esperienze di lavoro culturale nel quale siamo stati in maniera diversa impegnati/e e per certi versi invece potrebbe segnare una rottura, un laboratorio che tende verso qualcosa di diverso.

 

Nel contesto del mondo da incubo in cui ci troviamo a vivere- migranti rifugiati tra gli scogli di Ventimiglia, 9 persone di discendenza africana uccise in una chiesa da un suprematista bianco, evidenze scientifiche che è in corso la sesta grande estinzione di massa, continui massacri in vari paesi del medio-oriente, barche in mare piene di rifugiati respinte da tutti i paesi dell’oceano pacifico, papi che si buttano sull’ecologia- si sente più che mai la necessità di una macchina sognante, non come tentativo di evasione, di rifugiarsi in una dimensione onirica, ma proprio nel senso di un dispositivo dal quale attingere idee, ispirazioni che potrebbero evocare, suggerire un modo diverso di stare insieme al mondo. La metafora utilizzata da JMM per designare la letteratura. nella sua stranezza, nel suo essere un composto di un elemento meccanico e di una produzione non materiale ci invita ad uscire dal solco del logico e di immetterci nella dimensione dell’immaginario.

 

A dire la verità, in un primo momento, ho trovato quella metafora piuttosto inquietante, mi ha riportato anche a certi disaccordi che avevo con Julio sulla portata e le potenzialità della letteratura a livello di conoscenza e saperi, ma poi penso di essere stata persuasa da una sua certa poeticità, una sua affinità ad un’immagine sognante del Minotauro che avevo trovato per illustrare una poesia di Julio quando venne a Bologna a presentare la sua raccolta “La grazia di casa mia”.

 

“La macchina sognante” la si potrebbe immaginare come uno spazio online, un luogo telematico in cui con una certa regolarità si possano trovare le produzioni di tale macchina sfornate in lingue e contesti diversi, tradotte in italiano per essere accessibili a un pubblico di lettori e lettrici italofoni. Ho già inviato una quindicina di pezzi alla web master da inserire nella rivista e dovrebbero essere pronti quando venite per la riunione, per avere almeno un’idea di come potrebbe apparire. Questi testi provengono prevalentemente da USA, Kenia, Sud Africa, Nigeria, Italia, Spagna e Inghilterra. Riprendendo la divisione per generi utilizzata da Julio ci sarebbero le sezioni Saggi, Narrativa, Poesia, Nuovi scrittori (qualcosa di poetico sull’orma di Vento nuovo) in più la sezione Teatro e poi Sesto Continente che comprende scritti di e su il sesto continente costituito dai quasi 60 milioni di rifugiati/migranti in transito in tutte le parti del mondo. Ci si potrebbe continuare ad interrogare anche su questa letteratura in un contesto globale, traducendo lavori di “scrittori migranti” e “migranti scrittori” se vogliamo usare le definizioni di Julio.

 

Molte delle persone che stanno dando forma alla proposta di questo nuovo progetto vengono dall’esperienza di essere stati lettori e “contributors” di Sagarana, sia come traduttori/trici che come scrittori, e ci siamo spesso confrontati sulla nostalgia per lo spazio che quella rivista ci offriva sia come lettori che come scrittori. Con la scomparsa di Julio e la chiusura della rivista, ne abbiamo sentito la mancanza e ne abbiamo auspicato un ripristino. Abbiamo preso sul serio quel simbolo di infinito che aveva messo nel logo della rivista che accennava all’infinità di storie da raccontare- Sagarana- la saga senza fine, con il quale rendeva omaggio allo scrittore João Guimarães Rosa E questo è forse il senso dell’aver adottato il titolo del saggio postumo di Julio, cercare una continuità con quella esperienza che è stata molto importante nel panorama delle riviste di letteratura mondiale online in Italia. E’ stata forse la più longeva, con la pubblicazione trimestrale ininterrotta dal 2000 all’ottobre 2014, e ha costituito una grande novità perché lo sguardo sulla letteratura mondiale non era quello del solito addetto ai lavori del contesto intellettuale italiano ma quello di un coraggioso intellettuale e scrittore brasiliano, con alle spalle una solida esperienza di pubblicazione propria e di altri, e un grosso impegno politico sia di resistenza alla dittatura, sia di assistenza ai bambini di strada e poi nel campo ecologico. Con Sagarana Julio si lanciava in una generosa, nuova avventura di diffusione letteraria. Faceva questo con un mezzo all’epoca relativamente nuovo, telematicamente cioè con la struttura online in un momento in cui le riviste cartacee erano ancora dominanti nel panorama letterario, in una nuova lingua, e stabilendo nuovi contatti nel panorama letterario italiano. Ma in un certo senso era proprio la struttura della rivista cartacea che veniva trasferita online, quindi come ogni rivista che si rispetti c’era l’aspetto di rassegna delle produzioni letterarie ritenute importanti dal Direttore e poi i suoi interventi personali, gli editoriali, su quelle che riteneva le tematiche scottanti di ordine letterario e politico del paese al momento. E’ da quella posizione che molti hanno imparato ad ammirare il suo spirito di resistenza al pensiero unico e i suoi sforzi a creare una letteratura che fosse in grado di ostacolarne l’ascesa, come pure la sua scelta di pubblicare letteratura di alta qualità e caratterizzata da uno sguardo critico sul mondo. Ed è così che è riuscito a formare una comunità di lettori e contributors affezionati, ha fatto da mentore a molte persone e da interlocutore su moltissime tematiche in tanti contesti intellettuali.

Credo però che dovremo prendere atto anche delle differenze che esistono tra oggi e i tempi e le modalità di quella rivista, le esigenze che forse dovremo cercare di soddisfare con il nuovo progetto e che segnalano non tanto una continuità quanto una rottura. Dal 2000, anno in cui Julio lanciò Sagarana, ad adesso nel 2015, ci troviamo in un mondo in cui, da un lato, il neo-liberismo e il pensiero unico che lo accompagna hanno raggiunto una capillarità e permeabilità che si potrebbero definire totali, ciò ha avuto ripercussioni sul mondo della produzione letteraria, dell’editoria, della diffusione dei testi letterari. Tutte cose che, negli anni, Julio aveva visto evolversi e che con lucidità registrava e denunciava. D’altro canto, nel contempo ci sono stati tanti sviluppi nelle organizzazioni di resistenza dal basso, lo sfacelo dei vecchi modi di fare politica, specialmente in termini di partiti e di istituzioni cosiddette democratiche, la nascita di nuove modalità di diffusione dei testi letterari, specialmente tramite e-book. C’è stata una messa in discussione dei tradizionali gate-keepers che decretavano il valore e la qualità di un’opera grazie anche alle maggiori possibilità di aggirarli auto-pubblicandosi e diffondendo online. C’è stata la fioritura di riviste online, blog, fanzine che hanno aperto maggiori possibilità di scambio a livello internazionale. E’ interessante notare che nei blog e nelle riviste online appaiono un certo numero di autori stranieri tradotti, compresi scrittori e scrittrici che non sono best seller, non sono stati incoronati dalle riviste settoriali e che non hanno ricevuto premi prestigiosi. Questi sviluppi ci mettono davanti alla necessità di non ripetere semplicemente la formula Sagarana, che in parte adesso è già riprodotta da altri, ma di capire che spazio autonomo potrebbe occupare. Come si potrebbe, per esempio, cercare di affinare le potenzialità della rete sfruttandone al meglio le caratteristiche intrinseche? Si può cercare di dialogare con altre riviste o blog che esplorano la formazione di nuovi linguaggi in relazione alla nascita di movimenti dal basso? Per esempio, a maggio a Barcellona ho conosciuto una docente che si occupava proprio di questo e ci ha inviato alcuni testi che sono apparsi nel blog del suo istituto.

Per quanto riguarda gli scrittori, oltre alla maggiore possibilità di essere conosciuti, fuori dai meccanismi tradizionali di diffusione letteraria cartacea, esistono anche condizioni favorevoli per scrittori di fare rete a livello internazionale direttamente, senza dover passare per la mediazione di case editrici. Anche se alcuni di noi del gruppo di progettazione non utilizzano Facebook e altri social networks, per molti di noi questi mezzi sono stati fondamentali a promuovere la connessione orizzontale tra scrittori. Potrebbe anche essere interessante cercare insieme modalità nuove all’interno dello spazio della macchina sognante per mettere in contatto scrittori e lettori e creare degli spazi che si prestino a promuovere discussione in maniera interattiva, sfruttando potenzialità specificamente telematiche. Un’ulteriore possibilità da prendere in considerazione potrebbe essere la creazione di eventi collaterali in varie città che aiutino a presentare a un pubblico più vasto i contenuti del progetto. Cioè portare la “Macchina sognante” dallo spazio telematico a uno reale, cittadino. Penso per esempio a eventi in cui si leggano i testi contenuti in un numero. Si potrebbero organizzare eventi che si basano su un tema o uno scrittore.

Ritornando alla questione delle potenzialità che si aprono lavorando come rete, anche se inizialmente solo sei- sette persone decidessero di impegnarsi assiduamente a portare avanti il progetto, ognuno di noi ha accesso a centinaia di scrittori e scrittrici con cui è in contatto, con i quali condivide un impegno di produzione letteraria. Anche solo facendo leva sulle persone che conosciamo direttamente si potrebbe arrivare a un certo numero di testi meritevoli di diffusione, senza contare gli altri che andremmo a cercare nelle librerie, biblioteche, nelle riviste, etc.

Anche se tra di noi non ci conosciamo a fondo, mi sembra che la caratteristica che accomuna le persone che si sono dette disposte ad impegnarsi a questo progetto sia anche la disponibilità a pensare e ad agire fuori da un tracciato prestabilito, a interrogarsi sul rapporto tra letteratura e vita, specialmente nel senso di azione sociale e politica, la curiosità verso nuove modalità di resistenza, specialmente la volontà di apprendere da esperienze che si svolgono in diverse parti del mondo. Tale atteggiamento di apertura mi sembra particolarmente importante in questo periodo di interregno, per utilizzare l’espressione di Gramsci in cui il vecchio sta morendo ed il nuovo non può ancora nascere; in questo interregno appaiono una gran quantità di sintomi morbosi(e qui avremmo l’imbarazzo della scelta quanto ad esempi che potremmo indagare a livello letterario da Ayotzinapa a Monsanto, a Isis, ai droni). Questo periodo non è però solo caratterizzato dalla prominenza del neoliberalismo, ma anche dall’emergere di nuove istanze, basti pensare alle lotte delle popolazioni indigene e la diffusione dei loro saperi, compresa la letteratura che essi producono oggi, i vari tentativi di elaborare modelli ecologici o che prendano come modello strutture naturali, frattali, teoria del caos, la nascita di vari movimenti dal basso etc.. Tutte queste cose hanno ripercussioni sulla letteratura e la letteratura ci può fare intravedere sia i lati oscuri dell’essere umano sia tra le pieghe più nascoste forse nuovi modi per uscire dalle paludi in cui ci troviamo bloccati. Potrebbe anche offrirci uno spazio per continuare ad interrogarci sul rapporto letteratura- azione politica/sociale che mi apre una questione ancora aperta e meritevole di indagine.

Facendo leva sulle cose che ci accomunano, pur partendo da vissuti molto diversi, pur appartenendo a generazioni diverse, prendendo responsabilità per seguire dei filoni che ci interessano particolarmente potremmo prefissarci l’obiettivo di creare insieme uno spazio letterario che abbia un senso e un’utilità all’interno del panorama letterario contemporaneo.

 

Offro queste riflessioni, che possono apparire un po’ astruse, slegate e poco sistematiche, solo per rompere il ghiaccio e spero che ognuno del gruppo voglia fare circolare le proprie considerazioni così che quando ci vediamo possiamo già iniziare a discutere e a dare una configurazione più concreta al progetto.

 

Pina Piccolo 21-06-2015

Foto in evidenza di Melina Piccolo.

 

 

 

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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