Una riflessione sul peso delle parole
Questa settimana sia negli Stati Uniti che in Italia abbiamo assistito alla concretezza del peso di parole -che schiacciano, che richiamano in vita fantasmi, spettri del colonialismo, dello schiavismo, di massacri, parole/spettro che continuano ad aggirarsi, attualizzandoli sotto i nostri occhi con forme nuove e vecchie.
Come scrittori abbiamo il dovere di registrare e denunciare, come ha fatto la poeta Danielle Legros George, statunitense/haitiana nella poesia sotto che offriamo qui in anteprima (è in preparazione la traduzione italiana dell’intera raccolta “ The Dear Remote Nearness of You,” a cura di Walter Valeri e Pina Piccolo).
Nel numero di ottobre de lamacchinasognante.com continueremo queste riflessioni, con la traduzione di brani dall’importante libro della poeta statunitense Claudia Rankine “Citizen”, uno studio sul micro e macro razzismo sistemico delle parole e degli atteggiamenti.
Poesia dalla realtà
Boston
Sono sulla Dorchester Avenue quando sento: nigger negra, è
il 28 settembre 2004 ed è da così tanto tempo che non sento la parola usata
in questa maniera che per qualche attimo sono sbalordita,
e allo stesso tempo divertita come potrebbe esserlo un’archeologa
che, imbattendosi nella grotta di una qualche tribù estinta che studia
da un’infinità di anni, scopra le loro parolacce scolpite
sulle pareti della caverna. E quasi nello stesso momento mi dico Lui
non sta parlando a me, e continuo a camminare. E’ una giornata mite
e gradevole: l’estate indiana ( e mettiamo l’asterisco su estate indiana per
approfondimenti) tempestosa ed eccola di nuovo: negra. E negra
esce dalla bara strisciando lentamente: incatenata, misurata
linciata e stuprata, ricostruita, discriminata, incarcerata,
decostruita e risuscitata (io avrei preferito negresse,
più affascinante e da belle lettere, più dotata di genere, oltre
lo scopo e la portata del branditore di negra – ma sto divagando, e
ora ritorno al compito di trascrizione con le cose di cui dispongo,
cioè, la lingua). Questo lo sto registrando per ricordarmi che non è stato
uno strano sogno – la conseguenza di aver guardato troppi documentari
che danno sulla PBS sui Diritti Civili e le relazioni tra le razze negli
Stati Uniti, o di un mio immaginare Linda Brown da piccola che attraversa
l’area smistamento binari per andare a scuola, a Topeka , nel Kansas nel 1962.
Sto trascrivendo questo per ricordare a me stessa che è davvero successo
il 28 settembre, 2004, a Boston, nel Massachusetts, negli
Stati Uniti d’America.
di Danielle Legros George, dalla raccolta, “The Dear Remote Nearness of You”, Barrow Street Press, 2016
traduzione di Walter Valeri e Pina Piccolo.