TEATRO SARDO: L’ELICRISO DI LA MADDALENA (intervista di Anna Fresu)

21. Camera con vista International, Samuela Pagani

L’ELICRISO NON È SOLO UN PROFUMO Fare teatro in un’isola: “straordinaria impresa”

a cura di Anna Fresu

La Maddalena, nell’omonimo arcipelago in Sardegna, è un’isola di circa 12.000 abitanti, di una bellezza naturale sconvolgente, affollata d’estate, ma con poche iniziative di intrattenimento e di carattere culturale soprattutto durante le stagioni cosiddette morte. C’è chi si lamenta che si muore di noia, che non c’è niente. Chiacchiere da bar di chi delega sempre tutto alle autorità costituite (che certo dovrebbero essere più attive e che di critiche su questo ed altro ne meriterebbero parecchie). Vero è però che a molti piace lo sport della lamentela, del non far niente aspettando che qualcuno prenda l’iniziativa al suo posto, senza nemmeno chiedersi quali iniziative si potrebbero prendere o aver voglia di dedicarci tempo e fantasia.

Per fortuna non è stato, non è così per tutti. Quando passione, impegno, dedizione e studio si incrociano qualcosa si può fare, eccome! È l’esempio di Giancarlo Tusceri, una laurea in Scienze Politiche, giornalista, scrittore, poeta pluripremiato, inventatosi anche drammaturgo e regista (qualche volta anche attore) e Alina Maiore, maestra elementare in continuo aggiornamento, militante di Emergency, attrice, conduttrice di laboratori teatrali. E del collettivo Elicriso. Di questo, della nascita di una passione, della creazione del collettivo, del duro lavoro per farlo funzionare, dei tanti successi, ci parlano Giancarlo e Alina in questa intervista.

Anna: Quando e come avete iniziato a occuparvi di teatro? Come nasce questa “passione” e come si è sviluppata?

gtusceriGiancarlo: Vinto il concorso per direttore di biblioteca al Comune di La Maddalena, nel 1975, l’assessore alla cultura, ricordandosi che a 20 anni avevo interpretato in periferia La Patente di Pirandello, mi chiese di mettere in piedi un gruppo di giovani vicini alla biblioteca, per fare teatro dialettale. Chiamai subito come primo attore Adriano Tovo e con lui gli studenti più promettenti che avevo conosciuto durante alcune supplenze al liceo classico. Il nome che proposi loro andò subito bene: collettivo teatrale “Elicriso”. L’elicriso è una pianta selvatica profumatissima che da sempre lega i naviganti al ricordo di La Maddalena. Collettivo perché volevo che in gruppo si discutesse di tutto e in ogni momento e perché ogni decisione fosse alla fine condivisa o respinta.

Terminata la preparazione della prima commedia “A pateddha” di Mario Boccone, scoprimmo che non c’era più un teatro a La Maddalena, avendo la Marina demolito il suo. Rimaneva il salone consiliare: debuttammo lì. Il successo fu tale che dovemmo replicare. Obiettivo: svegliare le coscienze, assopite sotto una secolare obbedienza agli enti militari.

Anna: Teatro in isulanu. Che cos’è l’isulanu? Perché questa scelta?

Giancarlo: La parlata maddalenina era definita dagli antichi “isulanu”, perché sorgeva proprio dall’insularità, su fondo corso, arricchito dalle contaminazioni con la parlata del mare e delle varie parlate che i Savoia convogliano a La Maddalena in occasione dei grandi lavori di fortificazione del 1888. Non avendo attori che avessero una preparazione accademica e linguistica adeguate, ho voluto evitare confronti impietosi col teatro in lingua italiana, esaltando per contro le espressioni idiomatiche e i temi popolari che poi sono quelli che mi hanno consentito di emergere in Sardegna come scrittore anche di teatro”.

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Anna: Avete avuto difficoltà nella realizzazione e nella promozione dei vostri spettacoli? Sostegni pubblici?

Giancarlo: Fin dall’inizio rifiutammo di parlare di soldi per due motivi: non dovevamo cullarci sugli allori e, soprattutto, non volevamo dipendere da nessuno. Le difficoltà sono state contenute, essendo non un nostro obiettivo sfondare fuori dell’isola, per cui, facendo il passo sempre commisurato alle nostre pur limitate possibilità economiche, ci siamo sempre trovati bene. Sapendo di non poter essere dei professionisti, non ci siamo volutamente mai divisi nulla. I soldi degli incassi servivano per le spese teatrali e per una pizza. Poveri, ma liberi.

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Anna: Quale l’impatto sul pubblico e il coinvolgimento della comunità?

Giancarlo: L’accoglienza è sempre stata rimarchevole da parte del pubblico. Il coinvolgimento totale della comunità maddalenina lo abbiamo avuto con Filumena Marturano, nel meglio della nostra maturità artistica, con più di mille spettatori nel teatro all’aperto dell’ex fortezza Colmi. Per anni, al cinema Medoro (con un palco improvvisato di volta in volta davanti al fondale di proiezione) avevamo al chiuso una media di 300 spettatori.

lab2Anna: Laboratori teatrali e spettacoli con e per i ragazzi… raccontateci un po’…

Giancarlo: Alcuni laboratori teatrali li ha impostati Alina Maiore (la nostra prima attrice), con i bambini che aveva avuto lei a scuola o che aveva notato durante la sua carriera da insegnante della primaria. Di tanto in tanto io venivo chiamato giusto per un sostegno e, naturalmente, per la scrittura di testi che fossero adatti all’età dei bambini che arrivavano a fine corso. Per loro scrissi la traduzione e l’adattamento del Piccolo Principe (U principinu), e Tippiti e Tappiti (dalla commedia di Aristofane “Le donne a Parlamento”). Alcuni ragazzi emergenti hanno lavorato anche accanto ai veterani del Collettivo (in Nonna Lucia, I trueddhi di Natali, I morti non tornano mai, Filumena Marturano). Obiettivo principale è quello di consegnare ai più piccoli una chiave di lettura e di dizione dell’isulanu, oltre ad allargare il loro orizzonte culturale e insegnar loro a discutere anche sui temi che venivano loro proposti.

alina maioreAlina: Passione iniziata in tenerissima età: 8 anni circa, recitando nel teatro della scuola. In seguito, a 17 anni, una bella opportunità, con la creazione del primo gruppo teatrale: La Compagnia dei 15. Un anno di lavoro, per mettere in scena “Monologhi e cori nella sera”, un lavoro in italiano, scritto e diretto da Giancarlo, conosciuto da poco, che muoveva i primi passi nella composizione letteraria. Diversi anni di pausa, con matrimonio e due figli. Nel 1975, nella biblioteca comunale, di cui Giancarlo era diventato direttore, nasce il collettivo Elicriso, con una connotazione chiaramente di sinistra ma anche con l’intento di avvicinare giovani al teatro attraverso il recupero della storia dell’arcipelago e della lingua, seppure bastarda, nata nei secoli precedenti, con commistioni galluresi, genovesi, corse e siciliano-napoletano, che stava ormai perdendo di identità e il cui utilizzo era demandato a pochi “vecchi”, mentre i giovani iniziavano a storpiare termini ed espressioni.

L’attenzione verso il recitare era di carattere autoformativo, con particolare cura della respirazione, postura ed espressione. Di questo periodo sono la realizzazione di “A pateddha”, un lavoro scritto da un autore isulanu, Mario Boccone, che aveva già prodotto qualche raccolta di poesie, riveduto e messo in scena da Giancarlo e Adriano Tovo, e a seguire, nel nuovo cinema teatro Il Medoro, la prima rappresentazione di una commedia scritta da Giancarlo: “U miraculu de’ Tozzi”, all’interno di una serata con un gruppo folk veneto “I Torototela”. Nel 1978 l’organizzazione di una Rassegna di drammaturgia sarda, a La Maddalena, con la partecipazione delle più grosse compagnie teatrali regionali, in primis Il Teatro di Sardegna, in una vecchia batteria militare, trasformata in teatro all’aperto, con la collaborazione e il patrocinio del Comune. In quell’occasione la seconda rappresentazione di “U miraculu de’ Tozzi”. Dal 1980 al 1984 il Collettivo partecipa con rappresentazioni di cabaret, con testi scritti da Giancarlo, ai vari festival dell’Avanti e feste dell’Unità, con grande partecipazione ed entusiasmo di pubblico. Nel 1987 viene realizzato il primo laboratorio teatrale che sfocia in una rappresentazione collettiva, “Quattro generazioni a confronto”, con la partecipazione di studenti appartenenti ad ogni ordine di scuola, dalla scuola primaria all’Istituto Superiore. Fino al 1990 sono state messe in scena cinque commedie, due film in superotto e numerosi spettacoli di cabaret. Segue una lunga pausa, dovuta a scelte di lavoro e di vita di vari esponenti del gruppo, che impedivano la prosecuzione del lavoro teatrale.

13937883_1750884768459661_7798063594464725668_oNel frattempo io seguo diversi corsi di formazione teatrale, sia per la scuola, sia per esigenza personale. Si riprende nel 2010, con una serie di commedie, scritte precedentemente ma rimaste anni nel cassetto: “Nonna Lucia”, “A Pindaccia”, tratta da “La patente” di Pirandello e tradotta; la rivisitazione de “I trueddhi di Natali”, già rappresentata anni prima e la messa in scena dell’adattamento e traduzione in isulanu di “Filumena Marturano”, di Eduardo De Filippo. Contemporaneamente nasce il “Minicollettivo”. Dopo aver realizzato diverse rappresentazioni teatrali con le scuole, sento l’esigenza di creare un gruppo di giovanissimi che possano appassionarsi all’isulanu, sempre più bistrattato ma soprattutto che si avvicinino al gioco del teatro, vissuto come formazione continua, in un percorso di crescita personale. Nell’arco di quattro anni vengono anche messe in scena, da “I teatrini”, la trasposizione e traduzione de “Il piccolo principe”, con titolo “ U principinu” e la rivisitazione e adattamento della commedia di Aristofane “Donne al Parlamento”, con titolo “Tippiti e Tappiti”, oltre alla partecipazione del gruppo dei più giovani, alla realizzazione dei lavori del vecchio Collettivo, ritrovatosi con il gruppo fondante più diverse new entry, giovani e meno giovani, attratti sia dal piacere di mettersi in gioco, sia di far parte di un gruppo abituato a condividere e a confrontarsi continuamente sulle scelte da fare.

Anna: Quali i progetti futuri?

60482869_2301965373218413_8161559527469088768_nGiancarlo: Dopo le soddisfazioni ottenute con Filumena Marturano (tesi di laurea alla Sapienza per lo studio della parlata e per i meriti della trasposizione e l’adattamento ambientali; esibizione al Teatro dell’Università di Corte in Corsica, come uno dei 10 fenomeni culturali più importanti del Mediterraneo) abbiamo ripescato il nostro primo vero cavallo di battaglia: I trueddhi di Natali rinverdendo un successo di venti anni prima. Mentre Giorgio Acciaro, che era stato uno dei miei alunni del liceo, ha lavorato sodo su temi popolari cari ai maddalenini, allargando pure a più riprese il collettivo, io ho cercato di realizzare un mio vecchio sogno: portare in scena un romanzo di Grazia Deledda. Scelsi “Edera” da cui trassi lo spunto di base, adattandola sempre all’ambiente locale, alleggerita di orpelli grevi e meditabondi, per approdare ad un testo accattivante e più leggero. Questo testo, insperatamente vinse, lo scorso dicembre, a Sassari, il Premio biennale di Drammaturgia sarda, dedicato a Gianpiero Cubeddu. Ovviamente, passata l’ondata di Covid contiamo di portare in scena questa commedia, che promette davvero bene.

Anna: Auguriamo a Giancarlo, a Alina e al collettivo Elicriso di portare avanti il loro impegno per molti anni ancora e raccogliere sempre maggiore adesione e successo.

Anna Fresu_fotoANNA FRESU Nata a la Maddalena, in Sardegna, si è laureata in Lettere e Filosofia all’Università La Sapienza di Roma. È regista, autrice, attrice di teatro, traduttrice e studiosa di letterature africane. Nel 1975 ha lavorato in Portogallo come mediatrice culturale.  Dal 1977 al 1988 ha vissuto in Mozambico dove ha insegnato e diretto la Scuola Nazionale di Teatro e creato e codiretto il Dipartimento di Cinema per l’infanzia e la gioventù, realizzando diversi film che hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Nel 2013 ha pubblicato il libro di racconti Sguardi altrove, Vertigo Edizioni e nel 2018 il libro di poesie Ponti di corda, Temperino Rosso Edizioni. Nel 2019 ha curato per la Kanaga edizioni l’antologia Molti nomi ha l’esilio e nel 2020 ha pubblicato con Macabor editore il libro di racconti Storie di un tempo breve (… anzi, brevissimo). Sue poesie, racconti e fiabe sono presenti in diverse antologie. Collabora con riviste on line e blog. In Argentina ha insegnato Lingua e Cultura Italiana e realizzato diversi spettacoli teatrali. Vive attualmente a Forlì.

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Foto in evidenza: Camera con vista International, di Samuela Pagani, per gentile concessione della Fondazione Pino Pascali.
Foto all’interno dell’articolo: Collettivo Elicriso.

 

Riguardo il macchinista

Lucia Cupertino

LUCIA CUPERTINO (1986, Polignano a Mare). Scrittrice, antropologa culturale e traduttrice. Laureata in Antropologia culturale ed etnologia (Università di Bologna), ha conseguito un Master in Antropologia delle Americhe (Università Complutense di Madrid) con tesi sulla traduzione di fonti letterarie nahuatl. Vive da tempo tra America latina e Italia, con soggiorni più brevi in Australia, Germania e Spagna, legati a progetti di ricerca, educativi e di agroecologia. Scrive in italiano e spagnolo e ha pubblicato: Mar di Tasman (Isola, Bologna, 2014); Non ha tetto la mia casa - No tiene techo mi casa (Casa de poesía, San José, 2016, in italiano e spagnolo, Premio comunitarismo di Versante Ripido); il libro-origami Cinco poemas de Lucia Cupertino (Los ablucionistas, Città del Messico, 2017). Suoi lavori poetici e di narrativa sono apparsi in riviste e antologie italiane e internazionali. Parte della sua opera è stata tradotta in inglese, cinese, spagnolo, bengali e albanese. È curatrice di 43 poeti per Ayotzinapa. Voci per il Messico e i suoi desaparecidos (Arcoiris, Salerno, 2016, menzione critica nel Premio di traduzione letteraria Lilec – Università di Bologna); Muovimenti. Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi, Lecce, 2016) e Canodromo di Bárbara Belloc (Fili d’Aquilone, Roma, 2018). Membro della giuria del Premio Trilce 2018, Sydney, in collaborazione con l’Instituto Cervantes. Cofondatrice della web di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com, con la quale promuove iniziative letterarie e culturali in Italia e all’estero.

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