Vi presentiamo tre poesie tratte da “Sotto sopra il cielo” di Roxana Crisólogo (Seri Editore, 2021), tradotto da Tiziana Pucciarelli e Alessandro Seri, con prefazione di Lucia Cupertino e postfazione di Carlo Bordini.
Il tempo verde bottiglia
si frantuma sulle finestre occidentali
l’intensa cascata e il laser del vento benigno
in guanti bianchi dirige la musica in un trottare aritmico di roditori mentali
Mi avvicino ai venditori di cianfrusaglie nel mercato della frutta
sognare è intenso quanto un colpo al cuore
ma non è questa la città che si scioglie le trecce
e il sughero che mastico insistentemente
non ha il gradevole sapore dell’infanzia
osservo il giallo alto e spigato
come mai sarà il sole di Lima
i bambini su biciclette dolcissime color come palloncini
volano controvento
volerò anche io controvento
dietro a un’idea che si dissolve iridescente
sul dente di un cinghiale?
I gelati diventano acqua le schiene patiscono
rase al suolo da giardinieri senza scrupoli
l’idea è un pallone inghiottito dalla polvere
nel centro effimero di una piazza
e giace il torero sventrato nella sua solitudine
gli applausi stordiscono e litri
di incomprensione che sul volto di una cameriera esplodono
Come me lei è pallida
e le donano i colori sgargianti
la frangia obliqua attraversata dagli impetuosi raggi x dei turchi
che entrano scalando maioliche come menti in bianco
Potrei anche essere io nelle tubature
in cui confluisce ciò che si accetta e si incassa a metà
e si passa di mano in mano per fare cordialmente la pace
ognuno senza volere costeggia il proprio fosso
le volte in cui irriconciliabile
un venditore ambulante tocca
la porta traboccante
il nido di zanzare
la turbolenza l’opacità
la città fatta di segnali estranei
estranea alla sua stessa direzione.
El tiempo verde botella
se hace trizas en las ventanas occidentales
la cascada intensa y el laser del viento benigno
en guantes blancos dirige la música en un trotar arrítmico de ratas mentales
Camino a los vendedores de baratijas
en el mercado de frutas
soñar es intenso como un golpe en el corazón
pero no es ésta la ciudad que se desata las trenzas
ni el corcho que mastico insistentemente
sabe al más grato sabor de la niñez
miro al alto y espigado amarillo
como no será nunca el sol en Lima
los chicos en sus bicicletas acarameladas cual globos
volando contra el viento
¿volaré yo también contra el viento
detrás de una idea que se desvanece iridiscente
en el diente de un jabalí?
Se hacen agua los helados las espaldas padecen
arrasadas por jardineros inescrupulosos
la idea es una pelota que se traga el polvo
en el centro efímero de una plaza
y yace el torero despanzurrado en su soledad
los aplausos aturden y litros
de incomprensiones que en la cara de una mesera explotan
Como yo ella es pálida
y le vienen bien los colores chillones
el flequillo horizontal por donde acuciosos rayos equis los turcos
entran trepando mayólicas como mentes en blanco
También puedo ser yo misma en la tubería
donde confluye lo que a medias se acepta y embolsa
y envía de mano en mano para hacer las cordiales pases
cada uno sin querer bordea su propio agujero
las veces que irreconciliable
un vendedor casa por casa toca
la rebosada puerta
el panal de moscas zancudas
la turbulencia la opacidad
la ciudad hecha de señales ajenas
ajena a su propia dirección.
ero una bambina
il primo poema rimbombava
negli orecchi dei miei vicini
come un venditore ambulante
tutto quanto ci occorre
si estende sulla lingua ampia
e appuntita della sera
se ci fosse stata acqua per lavare
la chioma setosa del sole
la trama dorata che il desiderio
accantonò al posto di un’esistenza immobile
ah seni delle dune desolate
attraversare il fitto arazzo della nebbia
che le palme impregnano
di una incomprensibile laboriosità che angoscia
far saltare il cervello alla luna
è vero
non c’era acqua per innaffiare un giardino
il deserto era quell’umanità
e la polvere
che mia madre allontana con la scopa
yo era una niña
mi primer poema retumbaba
en las orejas de mis vecinos
como un vendedor callejero
todo lo que nos sirve
se extiende sobre la lengua amplia
y puntiaguda de la tarde
si hubiera habido agua para lavar
la melena sedosa del sol
la urdimbre de orfebrería que el deseo
acantonó en plazas de una existencia inmóvil
ah muslos de las dunas deshojadas
atravesar el denso tapiz de la neblina
que las palmeras impregnan
de una incomprensible laboriosidad que aqueja
volarle los sesos a la luna
es verdad
no había agua para regar un jardín
el desierto era aquella humanidad
y el polvo
que mi madre empuja con la escoba
fu in una mattina di maggio
quando la sacra famiglia
lasciò partire il suo unico figlio
la vigilanza anti-immigrazione
il pavimento freddo
il tetto alto e recintato il treno di un lato della stazione
il lato in cui separarsi
risulta più facile
shalom
shalom
li ascoltai dirsi
e non ci fu mangiatoia né concerto animale
non ci fu stella
né re a cullare
o orientare
l’unico figlio
la sacra famiglia
giace su una fredda panca
della stazione di Zurigo
zaino pesante
disorientata come lui
cercai il sole
dei cartelli informativi
abbandonai la fugacità della luce
cominciai a disegnare un
nuovo quadro
nel luogo della stazione
più propenso alla delusione
e all’oblio
Le luci dei treni
la tenacia del vuoto
lo spoglio orifizio del tunnel
che mi restituirà all’ingresso della stazione
come al paradiso materno
l’orologio del padre svuotato
come se nulla fosse
le ore
che nulla hanno a che vedere
con i muri che quell’unico figlio
aveva imparato a costruire
costruì il muro
imparerà ad abbatterlo?
canticchia
il ritornello di una
appiccicosa canzone
shalom
è come se lo ascoltassi dire
c’è sempre un dovere
una logica
che sfugge come pelle
nemica nel sangue
una casa da demolire
uno sparo da dirigere
la sacra famiglia non abbandonò
suo figlio
lo lasciò soltanto andare
bisogna dirlo
dal lato della stazione
che rende più facile
la demolizione
l’oblio.
fue una mañana de mayo
cuando la sagrada familia
dejó partir a su único hijo
los guardias de inmigración
la losa fría
el techo alto y enrejado
el tren de un lado de la estación
el lado desde donde desprenderse
se hace más fácil
shalom
shalom
los escuché decirse
y no hubo pesebre
ni concierto animal
no hubo estrella
ni reyes que acunen u orienten
al único hijo
la sagrada familia
yace sobre una fría banca
en la estación de Zúrich
mochila pesada
desorientada como él
busqué el sol
de los carteles de información
abandoné la fugacidad de la luz
empezé a dibujar un
nuevo cuadro
en el lugar de la estación
más proclive a la desilusión
y al olvido
Las luces de los trenes
la tenacidad del vacío
el desenfundado orificio del túnel
que me devolverá a la entrada
de la estación
como al paraíso materno
el reloj del padre vaciando
como si nada
las horas
que nada tienen que ver
con los muros que aquel único hijo
había aprendido a construir
construyó el muro
¿aprenderá a derribarlo?
tararea
el estribillo de una
pegajosa canción
shalom
es como si lo escuchara decir
siempre hay un deber
una lógica
que se desliza como piel enemiga
en la sangre
una casa por demoler
un tiro que dirigir
la sagrada familia no abandonó
a su hijo
solo lo dejó ir
hay que decirlo
desde el lado de la estación
que hace más fácil
la demolición
el olvido.
Roxana Crisólogo Correa (Lima, 1966). Poetessa, organizzatrice di eventi culturali e traduttrice. Ha pubblicato i libri: Abajo sobre el cielo, Animal del camino, Ludy D y Trenes. Kaunes (la belleza) è il suo ultimo volume. Eisbrecher (Berlino, 2017) raccoglie una selezione della sua poesia tradotta in tedesco. Nel 2019, Trenes è stato ripubblicato da Libri del Cardo (Cile). È la fondatrice e l’attuale coordinatrice della piattaforma finlandese di letteratura multilingue, Sivuvalo. Opera come coordinatrice del Nordic Exchange in Literature, progetto nordico di letteratura multilingue. È parte di un collettivo multidisciplinare con base a Helsinki chiamato Siamo La Collettiva. È stata presidente fino a dicembre del 2020 dell’Associazione finlandese degli artisti e scrittori di Sinistra, Kiila. È membro del Comando Plath. Insieme alle scrittrici peruviane Violeta Barrientos e Teresa Cabrera dirige La Periódica. Il suo lavoro letterario e i suoi progetti sono stati sostenuti dalle fondazioni Kone, Finnish Literature Exchange, Arts Promotion Centre Finland, Kari Mattila e Finnish Cultural Foundation. Vive e lavora ad Helsinki.
Immagine di copertina: Foto di Pina Piccolo.