NEGRO MOMENT VOL.II: BUBU&MEDY MEGLIO DELL’ORO DI BOLOGNA, di Reginaldo Cerolini

NEGRO MOMENT VOL.II: D MEGLIO DELL’ORO DI BOLOGNA

 

“La sfortuna mi ha guardato dentro                                                                                                          “Quello che vivo lo racconto”

   ma le ho detto che io me la bevo”                                                                                                                                  Bubu Chico                                               Medy-Chico                                                                      

 

Insieme hanno esattamente la mia età -38- anni. Le loro origini sono Nigeriane, Marocchine ma è in Italia che sono cresciuti, precisamente a Bologna: pura seconda generazione. Sono apparsi nella dimensione web da appena un anno con un seguito ed una visibilità impressionante, sfatando il mito della necessità di affidarsi a piccole, medie e grandi case discografiche per farcela. Il loro successo  530[1]  e Chico è genuino, basato su due video che fanno l’occhiolino alla scuola rap-videografica francese (Mhoa La Squale- Bienvenue à la Banane), con un diretto riferimento all’estetica da quartiere-gang tipica americana(Bobby Shmurda- Hot N*gga),con l’aggiunta di un inquietante squadrismo da stadio parimente colmo di gioia e di furore,  si vedono poi le influenze della vita reale quali la glamourizzazione della violenza, la tematizzazione di una vita fatta di espedienti (nella versione moderna dal furto di cellulari, lo smazzo di mazzette di euro che sottintende lo smercio di fumo e droghe), l’ostentazione dell’opposizione alla polizia, l’uso di armi bianche[2] (tipiche dell’estetica ispano-americana o degli spacciatori in genere nord africani dei boschi), l’ambiguo riferimento alle droghe[3] e l’ovazione del chiasso (motorini, sgommate, urla, clacson,  danza accennate, sirene, concitazione orgiastica etc.) e il multiculturalismo che vede questa intera generazione 00 unirsi ai margini di una società che vorrebbe escluderli. Basterebbe davvero dare un’occhiata a questi due video per fare un’analisi di sociologica[4], perché non ancora avvistati da Case Discografiche raccontano (sia pure con enfasi e catartico estetismo: ci mancherebbe!) quello che vivono. Segno dell’importanza dialogica di Bubu e Medy è l’intervista da parte di Gab Morrison, il quale ha il merito e la capacità con video brevi e mirati – oltre 800- di fare interviste Rap nei Quartieri di tutta Europa[5] e resto del mondo mosso da una ragguardevole competenza[6].

 

I due pezzi fondamentali per conoscerli sono Chico e Chiamare non ancora online come testi. Il primo è capace con profondità di descrivere la vita quotidiana negli enormi, periferici quartieri Massarenti e San Donato a Bologna. La seconda di Medy, da solo, ha la capacità della narrazione elegiaca ed insieme intimista, perché restituisce alla violenza delle loro canzoni d’esordio 530 una contestualizzazione che diviene denuncia e commozione. Complimenti ragazzi rendete onore alla sofferenza ed alla voglia di farcela! Di seguito il loro successo insieme: 530[7]

530

[Intro] Cartier, ahn

[Strofa 1] Parla te che ti vuoi innamorare delle visite in carcere di chi
Vuole solamente una tipa per bene una famiglia da fare crescere
Parlate che ti vuoi innamorare dei fratelli che stanno nel blindo
Un paio di anni a scontare condanne pensano ai più cari
Parla te che ti vuoi innamorare del quartieri della vita loca che facciamo sempre che dimentichiamo solo con il bere

[Ritornello] Aw yеah
Wesh puttana la zona il bando chico è la mia casa
Se ti innamori del cuorе stai attenta
A te lo rubiamo con i cinquetrenta
Aw yeah
Wesh puttana la zona il bando chico è la mia casa
Se ti innamori del cuore stai attenta
A te lo rubiamo con i cinquetrenta

[Strofa 2] Wesh mon po wesh mon frere come di balli a ora
Toccano stasi posto, posto a niente è a pposto
Si stiamo quel tik tok si dal polso, si dal polso
Massarentisando, stesse popolari
Ragazzini tredicenni dentro sporchi affari
Maracas, casablanca, tunisi, e shqiptari
Non giocare baby abbiamo a army
Non giocare baby, siamo in ta-tanti

[Ritornello] Aw yeah
Swesh puttana la zona il bando chico è la mia casa
Se ti innamori del cuore stai attenta
A te lo rubiamo con i cinquetrenta
Aw yeah
Swesh puttana la zona il bando chico è la mia casa
Se ti innamori del cuore stai attenta
A te lo rubiamo con i cinquetrenta

[Strofa 3] Kili mini che vogliono vendere chili
É meglio che giro ho visto tutto
Siamo in giro siamo sempre uniti
40127 è il gruppo, tu sé il conio che possa mammi
Adesso che tutto perché mi chiami quando
Ero indietro senza niente di aiutare gli altri
Fratello tu non unirli
Questo medi derivato ha messo alto san donato
Ma ci pensi ai miei fratelli lí dentro
Che sta scontando lunghe pene
Che senti malavita 0 che ce l´abbia
Se la vedi baby tu rispondi ti del cuore ma non fare mai la k
Puta madre c´è il cuore di pietra
Cambio testa, ma non cambio faccia
Meno freddo ti giuro e ti insegna a prestare
Ma non volte le spoiler
Al pronto che se senti, malavita 0 che ce l´abbia
Se la vedi baby tu rispondi ti del cuore ma non fare mai la k

[1] Uscito inizialmente con il titolo Puttana (vedi genius.com), ma di difficile fruizione è svettato nelle visualizzazioni con il nuovo titolo 530. Interessante la consapevolezza mediatica dei due, ma anche il moralismo imperante in un medium, che si era posto come l’affrancamento da vecchi inutili moralismi.

[2] Senza ovviamente farsi mancare la presenza anche ad armi da fuoco. Vere?!….

[3][3] Noto che per i rapper-trapper dai più giovani ai più adulti ’è un pregiudizio sulla droga che deve avere origine nel ruolo spacciatore e consumator(tossicodipendente), se viene usata da chi la vende è chiaro è una caduta negli inferi un segno di debolezza, ma al passato vi si fa riferimento con una sorta di pudore redento, in quanto rappresentava una fase di crisi e confusione. Insomma venderla è una abilità usarla una debolezza.

[4] Per fortuna la musica sembra promettergli una salvezza concreta, ma ci vuole una tenacia fuori dalla media, e in ogni modo la rabbia è evidente come malessere sociale denunciato, gridato e qui cantato.  Potrà la musica, un interesse legato agli dei salvarli da scene come quelle successe questo dicembre a Roma, dove adolescenti si sono incontrati e immancabilmente filmati in una vera o farsesca rissa?! Noi lo speriamo.

[5] Numerose sono le interviste anche nei capoluoghi italiani.

[6] Ci tengo a sottolinearlo per far notare come anche gli Studi Post Coloniali, Sociologici e di Antropologia Urbana dovrebbero ormai scendere in campo con un senso di analisi diretto, schietto e in sintonia col ritmo vertiginoso di questi fenomeni sociali che parlano anche di noi, prima, durante e dopo la cronaca quotidiana da TG.

[7] Mi sono permesso di correggere nel testo solo alcuni imprecisioni lessicali che rendevano la lettura del testo meno simile alla versione cantata in lingua italiana.

 

Immagine di copertina: Foto di Gin Angri.

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

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