I bambini spaccapietre – L’infanzia negata in Benin di Felicia Buonomo (Aut Aut Edizioni 2020)

Copertina

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I bambini spaccapietre – l’infanzia negata in Benin nasce come video reportage giornalistico e fotografico, trasmesso da RAI 3, con lo scopo di documentare il fenomeno dei concasseurs, i bambini spaccapietre, odiosa  realtà diffusa nella zona collinare di Dassa, in Benin.

Questi bimbi,  già dall’età di un anno, vengono costretti a spaccare pietre dieci ore al giorno, imitando quello che vedono fare dalla madre, dalle sorelle o dai fratelli maggiori, senza possibilità di distrazioni ludiche o di riposo, esposti a incidenti gravi agli arti, infezioni oculari o bronco- polmonari per la polvere che si alza da quell’incessante martellare.

Tutte queste pietre sminuzzate andranno ad arricchire i commercianti di materiale edile che per pochi spiccioli caricano i loro camion a centinaia, destinati a società, soprattutto cinesi, per la produzione del cemento armato.

Questo dramma d’Africa poco noto in Italia si accosta a quello più noto della Repubblica Democratica del Congo, dove i bambini vengono ingaggiati per scendere negli stretti cunicoli delle miniere di koltan o di cobalto e risalgono con carichi inumani sulle loro spalle ricurve o ai tanti altri casi di infanzia oltraggiata, come quelli dei bambini impegnati a recuperare parti dei nostri rifiuti tecnologici a mani nudi a Lagos o a costretti a vivere sopra colline di plastica nelle bidonville del Kenia.

In questo testo che si legge tutto d’un fiato, Felicia non solo denuncia e ci costringe ad aprire occhi e orecchie, ma ci trasmette un profondo amore per quei bambini incontrati durante il periodo del suo reportage. Con l’uso della sensibilità del poeta, lasciati da parte a tratti i panni del giornalista, riesce a farci sentire partecipi del destino di Ariane, Merveille, Ludovic  e a materializzare il loro sorriso davanti a noi.

Non è casuale che il libro di apra con un verso di Paul Celan “È tempo che la pietra accetti di fiorire / che l’affanno abbia un cuore che batte. È tempo che sia tempo / È tempo” che per l’autrice “rappresenta  il verbo della presa di coscienza, quella che mi ha investito con violenza e dolcezza al rientro in Italia, quella da cui tutti dovrebbero farsi accarezzare: quando si pensa che il “diverso” possa diventare occasione per trascendere – e non tollerare – le differenze, che la difficoltà sia volano di trasformazione, che il dramma può avere anche il suono di un sorriso, di un canto, o di una carezza su un volto stanco”.

Solo la presa di coscienza personale attraverso le parole e le immagini, come quelle raccontate e scattate da Felicia, possono svegliarci dalla nostra quotidianità, farci capire che tutto questo ci riguarda e mobilitarci senza se e senza ma per cambiare finalmente l’ordine delle cose.

Bartolomeo Bellanova

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I

Il porto della vita

Nella sezione commercio estero, in Africa, la voce più importante è rappresentata dall’attività estrattiva. In Sudafrica, ad esempio, si trova la maggior concentrazione di miniere d’oro e diamanti, cui si aggiungono cromo, amianto, carbone e rame. In Nigeria abbondano petrolio, gas naturale, carbone e stagno. E poi c’è la Repubblica Democratica del Congo con il suo rame, cobalto, piombo e zinco. E ancora, in Zimbabwe la ricchezza ha il colore dell’oro, dell’amianto e del carbone. Oro anche in Ghana, insieme a bauxite e diamanti. Solo per citarne alcuni.

Ma non tutti i Paesi dell’Africa hanno risorse su cui potersi fiondare. Il Benin, ad esempio, non spicca quanto a ricchezze minerarie. L’unica risorsa sfruttata è il petrolio che, dagli inizi degli anni Ottanta, contribuisce al miglioramento del reddito nazionale.

Eppure l’industria sparsa in varie parti del globo, ha trovato ugualmente il modo di renderlo oggetto di un

proficuo business. Perché anche in Benin c’è la manodopera, un elemento importante per ogni tipo di economia che possa definirsi tale, specie se a basso costo.

E se in questa manodopera si possono – o meglio, si vogliono – includere anche le braccia dei bambini, significa che un modo per generare profitto, a dispetto di ogni regola e diritto civilmente sancito da ogni società, esiste anche in Benin.

FOTO 1

III

La casa sull’arancione

Mi sveglio con il rumore dei martelli. Un nuovo giorno inizia, con sempre la stessa sinfonia aberrante. I bambini continuano a spaccare le pietre, a comando, meccanicamente, per alimentare parte dell’economia beninese.

Questi bambini rischiano ogni giorno incidenti e compromettono quotidianamente il proprio stato di salute,

inalando le polveri che contengono particelle nocive.

L’asma è una delle tante malattie che contraggono. La colonna sonora di quei martelli è “arricchita” di una sezione percussionistica di grande rilevanza. Sono i colpi di tosse che accompagnano le voci, in alcuni casi le urla, dei bambini mentre lavorano. A ogni battito di martello un colpo di tosse, a ogni colpo di tosse il rischio di aggravare la propria condizione di salute, il rischio di morire in molti casi.

Il direttore della sezione Africa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Mashidisio Moeti, ha parlato di

una percentuale che si aggira intorno al 23%; sono le morti premature causate da condizioni ambientali insalubri. Tra le cause la presenza di sostanze nocive nell’aria, quelle che i concasseurs inalano quotidianamente. Queste sostanze sono alla base dell’insorgenza, nel 44% dei casi, di asma.

Poi ci sono i danni alle articolazioni, provocati dal rimanere costantemente piegati a spaccare pietre.

FOTO 3

Ludovic ha cinque anni. […]

«L’avete mai visto sorridere?», chiedo. Volevo convincermi che fosse solo un momento. Poteva avere mal di

pancia, o mal di denti, o qualche disturbo tipico dei bambini di quell’età; pensieri di chi ragiona come se avesse di fronte i bambini con cui è abituata ad avere a che fare, i bambini figli del benessere e non un bambino che vive in una baracca. Ma che ne posso sapere io di cosa soffre un bambino? Mi dico mentre faccio quella domanda.

«No, non l’abbiamo mai visto sorridere». La negazione, ancora una volta, ricorre in questo viaggio della consapevolezza. No, è la risposta. E con essa nasce il mio amore per Ludovic.

V

Nuvole barocche

[…] Merveille ha occhi amabili, la timidezza di una bimba e la vanità di una donna. Sua madre è morta di Aids. Da allora vive con sua nonna, in una delle tante baracche di Dassa. La triste eredità lasciatale da sua madre, l’ha portata a ingrossare la drammatica statistica dei bambini che in Benin si stima siano affetti da Hiv: circa 9.800.

Fino a pochi mesi prima di incontrarla nella sua casa a forma di baracca, spaccava le pietre come tanti suoi

coetanei. L’incubo del lavoro forzato è finito per questa piccola donna. Ora può andare a scuola come tutti i

bambini dovrebbero. E grazie a un programma umanitario di adozione a distanza può essere curata anche a livello sanitario. E da poco può dormire su un letto vero e non distesa su un foglio di canapa o per terra.

[…]

Ero felice per quella bimba dolce che non sapeva come parlarmi. Ma che ha deciso di esibirsi, cantando

e ballando. Improvvisamente il cielo è diventato di un azzurro raggiante, mi appariva come un fumetto, con

parole disegnate nelle nuvole e le mani di Merveille a toccarle. Ha cantato per me, fino a raccogliere intorno

a sé i compagni di scuola, che le tenevano il ritmo con le mani e una voce corale.

FOTO 4

VI

Istruzione?

[…]in una terra “ostica” come l’Africa, l’istruzione è un privilegio. E anche chi ha la possibilità di usufruirne si deve scontrare con le carenze e le mancanze della mano pubblica.

Facciamo visita ad alcune scuole dei vari villaggi della zona collinare di Dassa. Nulla che possa avvicinarsi alla dimensione delle nostre scuole. Non sono vere e proprie aule, sono baracche come le abitazioni dei bambini, all’aperto, coperte da canapa per proteggersi dal sole. I banchi improvvisati, tutti diversi l’uno dall’altro, così come le sedie. I quaderni hanno quasi tutti i loghi delle associazioni i volontariato che li portano in dono. Le differenze sono solo di mezzi materiali, non certo di sostanza. Come in ogni scuola si impara la lezione, si socializza, si conosce la dimensione dello studio e – strano, ma necessario, puntualizzarlo – quella del gioco collettivo.

Parlo con i dirigenti scolastici. C’è un unico filo conduttore: la drammatica carenza di risorse statali.

FOTO 6

VII

Donne-coraggio

[…] Nel villaggio degli spaccapietre incontro una donna di enorme coraggio, che ha deciso di cambiare la sua vita e tenta di mutare anche il destino altrui. Si chiama Sophie Dossou. Ha un ruolo attivo tra le donne del villaggio, è segretaria del gruppo “Donne per il micro credito”, formatosi dopo l’adesione al programma messo in campo dalle organizzazioni non governative per strappare i bambini e le loro famiglie a un destino fatto di sfruttamento e povertà.

[…]

Sophie, come altre donne, ha una sua attività, oggi in costante crescita, ma sempre in bilico. L’aderire al programma ha dato loro il coraggio di avviare il cambiamento, ma il percorso per arrivare ad esso è ancora lungo.

[…]

Il coraggio di queste donne è una goccia in un mare inquinato, sporcato dalla mano invisibile dell’industria.

Ma si può fare qualcosa, ognuno nel suo ruolo. Le donne con la piccola imprenditoria, le organizzazioni non governative con gli aiuti e l’azione di lobby, gli insegnanti con la formazione, i bambini con il loro candore. Io, con la mia telecamera.

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Felicia-Buonomo

Biografia:

Felicia Buonomo è nata a Desio (MB) nel 1980. Dopo la laurea in Economia Internazionale, nel 2007 inizia la carriera giornalistica, occupandosi principalmente di diritti umani. Nel 2011 vince il “Premio Tv per il giornalismo investigativo Roberto Morrione – Premio Ilaria Alpi”,  con l’inchiesta “Mani Pulite 2.0”. Alcuni dei suoi video-reportage esteri sono stati trasmessi da Rai 3 e RaiNews24.

Successivamente pubblica il saggio “Pasolini profeta” (Mucchi Editore). Del 2020 è il libro “I bambini spaccapietre. L’infanzia negata in Benin” (Aut Aut Edizioni), libro reportage sullo sfruttamento del lavoro minorile nell’industria edilizia.

Parallelamente all’attività giornalistica, porta avanti un progetto di street poetry sotto lo pseudonimo di Fuoco Armato, con il quale ha partecipato a progetti di riqualificazione del territorio a Bologna, Roma e Milano, realizzando opere murali con proprie poesie inedite. Altre sue poesie sono state pubblicate sulla rivista Argo – Poesia del nostro tempo”, da Alfonso Maria Petrosino, su Lit-blog “La rosa in più” da Salvatore Sblando, su Limes Lettere, su poetidelparco.it, sulla rivista Periferie da Vincenzo Luciani, su Milanocosa.it da Adam Vaccaro, sulla rivista Versante Ripido, su Margutte, da Silvia Pio su Carte Sensibili da Fernanda Ferraresso, su ClanDestino Rivista, su Atelier poesia da Clery Celeste, su IrisNews da Chiara De Luca, su La macchina sognante da Bartolomeo Bellanova e su Leggere Poesia da Michela Zanarella. Un suo testo poetico è stato tradotto in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti. In primavera uscirà la sua prima raccolta di poesie, “Cara catastrofe”, edita da Miraggi Edizioni.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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