Sono una giornalista
e nel mio nome c’è una promessa,
che mi insemina la colpa.
Gli italiani sono andati a votare.
Ho fatto una diretta televisiva.
Penso al modo in cui rincorro
le persone per intervistarle.
Come se fossero davvero qualcuno,
e non un ammasso di parole
semanticamente ordinate secondo l’alfabeto
della mia indifferenza emotiva.
Sfrutto le loro storie per guadagnarmi il pane,
e non ho neanche fame di vita.
***
Ti parlo dei miei pensieri
e sento la colpa vagare
negli incastri perfetti del mio sentire.
Mi domandi cosa sia la colpa,
se non questo incedere verso l’abisso
delle cose certe e ignorate.
Hai lo sguardo di chi vince
la guerra del dominio interiore,
io di chi partorisce invidia di viscere.
Mi stendo sul letto della sconfitta,
guardo il soffitto delle parole scritte per te.
Mi dici che alzare gli occhi al cielo,
movimento di collo, diventa peso di spalle.
Non è la stessa direzione
quella che conta, per te.
***
I vicini di casa hanno sentito il mio dolore
e, come tutti, lo hanno ignorato.
Non so nulla delle pareti delle loro case.
Mi domando se anche io colpevolmente
ignoro, o se sono solo distratta
dall’oppressione del mio supplizio,
che ha occhi celesti e profondi.
Profondi come il rosso. O il nero.
Non mi sono mai interrogata
sul colore dell’inferno.
***
Sorridere, quando ti domandano
dove andrai in vacanza,
cosa ti piace bere o mangiare
e la frequenza delle mie copule.
Sorridere è la colpa,
il peccato originale – penso,
mentre rispondo che non amo il mare,
sono astemia e mangio solo per necessità,
e che copulare è da sempre
il metro della mia bellezza.
Recito in un film realista.
Ma senza orgoglio.
***
Sorrido a un bambino. Provo ribrezzo
per la mia gentilezza di restituzione.
Come quando da bambina
guardavo fuori la finestra
e maledivo la luce sul verde.
Persino allora rinnegavo
il ciclo biologico del tempo.
Ho smesso solo nel periodo
dell’adolescenza rubata.
Non avevo tempo per maledire,
gioire, inghiottire
semi di felicità dovuta.
Sono colpevole come allora,
ancora senza tempo,
senza semi. In assenza.
***
Credere allo scempio delle promesse volute,
credute e dimenticate nelle tasche
dei jeans sporchi. Riemergere
nella centrifuga delle idee illuminate.
Avere la bellezza colpevole
del sole che ritira l’acqua insaponata.
Il lavaggio è per definizione
insufficiente davanti all’usura.
E la verità è sempre a posteriori.
***
Il massacro delle mie parole, usate a difesa
nelle private stanze del dolore domestico
e messe sulla pubblica piazza dalla tua scrittura.
Qualunque cosa dirò sarà usata contro di me
e a beneficio dell’opinione pubblica.
Ridotta a un mero qualunque
dal battito assordante della tua tastiera,
poggiata sulle tue colpevoli ragioni.
***
Jessica dice che non sono sola
e che mi aiuterà. Quando vado
a farle visita non la guardo
mai negli occhi. Ogni visita
la concludo così:
“Jessica, è colpa mia?”.
***
Ho detto a Jessica che non mi interessa più
il caffè del risveglio, la certezza dell’amore,
la tortura del suo strangolare per poi
fermarsi a un passo dal saluto finale.
Poi ho cambiato idea. Ho detto a Jessica
che quel test di valutazione del rischio
ha una falla. E che il modo in cui accarezzo
il mio martirio è la prova dell’errore.
Non si può portare una donna
fuori dalla sua colpa.
***
Per una settimana ho temuto
di diventare madre.
Questo è tutto l’amore che tento.
E non ho sensi di colpa.
Felicia Buonomo è nata a Desio (MB) nel 1980. Dopo la laurea in Economia Internazionale, nel 2007 inizia la carriera giornalistica, occupandosi principalmente di diritti umani. Nel 2011 vince il “Premio Tv per il giornalismo investigativo Roberto Morrione – Premio Ilaria Alpi”, con l’inchiesta “Mani Pulite 2.0”. Alcuni dei suoi video-reportage esteri sono stati trasmessi da Rai 3 e RaiNews24. Successivamente pubblica il saggio “Pasolini profeta” (Mucchi Editore). Parallelamente all’attività giornalistica, porta avanti un progetto di street poetry sotto lo pseudonimo di Fuoco Armato, con il quale ha partecipato a progetti di riqualificazione del territorio a Bologna, Roma e Milano, realizzando opere murali con proprie poesie inedite. Altre sue poesie sono state pubblicate sulla rivista “Argo – Poesia del nostro tempo”, da Alfonso Maria Petrosino, su Lit-blog “La rosa in più” da Salvatore Sblando, su Limes Lettere, su poetidelparco.it, sulla rivista “Periferie” da Vincenzo Luciani, su Milanocosa.it da Adam Vaccaro, sulla rivista Versante Ripido, su Margutte, su Carte Sensibili da Fernanda Ferraresso, su ClanDestino Rivista, su Atelier poesia e su IrisNews da Chiara De Luca. Un suo testo poetico è stato tradotto in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti.
Immagine in evidenza e foto nel testo a cura di Felicia Buonomo.