Vittima n. 18 – Mahmoud Darwish, trad. Angelo Cafagno

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Vittima n. 18

Una volta, l’uliveto era verde
Lo era! E il cielo era
una foresta azzurra. Lo era, mio amore.
E quella notte, cosa è cambiato?

Hanno fermato il camion all’angolo della strada.
Erano così calmi.
E svoltato ad est. Erano così calmi.

Una volta, il mio cuore era un canarino blu… Il nido del mio amore!
Lo era! E i fazzoletti che mi hai dato erano tutti bianchi. Lo erano, mio amore.
Cosa li avrà mai macchiati quella sera?
Non capisco proprio, mio amore.

Hanno fermato il camion all’angolo della strada. Erano così calmi.
E svoltato ad est. Erano così calmi.

Per te, io ho tutto:
Per te ho ombra e luce,
Una fede nuziale o quel che vuoi
Un campo di ulivi o di fichi.
E, come ogni notte, verrò da te
Entrerò dalla tua finestra, mentre dormi, e getterò un gelsomino.
Non incolparmi se tarderò un po’
Loro, mi hanno fermato

L’uliveto è sempre stato verde
Lo era, mio amore.
Ma, al tramonto,
Cinquanta corpi sono divenuti
Una pozza rossa. Cinquanta corpi.
Non incolparmi, mio amore.
Mi hanno ucciso. Mi hanno ucciso.
Mi hanno ucciso.

 

La poesia scelta fa parte dei numerosi capolavori scritti da Mahmud Darwish (1941-2008), celeberrimo poeta palestinese che ha fatto della poesia la sua vita. Molti dei suoi scritti riguardano la sua terra natia e la lotta, ancora in corso, della Palestina contro lo Stato di Israele. All’interno dei suoi testi, cerca, attraverso le parole, di descrivere l’immenso dolore che i palestinesi vivono ormai da quasi un secolo a causa della volontà di qualcuno che ha deciso, in passato, di appropriarsi di una terra abitata da secoli, fatta di ulivi, arance, calore e tradizioni.
In particolare, la poesia ” 18القتيل رقم” – Al-Qatīl Raqm 18 (“Vittima n. 18”) fa riferimento al massacro del villaggio di Kafr Qasim del 29 ottobre 1956, tristemente noto per l’uccisione di quasi cinquanta persone a causa di un coprifuoco imposto dai soldati israeliani, di cui i palestinesi sotto assedio non erano a conoscenza.

 

 

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Angelo Cafagno, attualmente studente di Lingua e Cultura Italiane per Stranieri all’Alma Mater Studiorum di Bologna, ha studiato Interpretariato e Traduzione presso la SSML Carlo Bo di Bari. Pone al centro dei suoi studi l’interesse per la lingua araba, assieme alla sua cultura e letteratura, principalmente nell’ambito contemporaneo, con particolare attenzione per la Palestina. Si occupa di diffondere informazioni relative all’area MENA attraverso la sua pagina Instagram @themiddleastnerds.

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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