Selezione di poesie da Corporea (Controluna Edizioni 2020) e testi inediti di Giulia Berra a cura di Bartolomeo Bellanova

Corporea_copertina (1)

TESTI TRATTI DA CORPOREA

 SCHIENA

Di notte

ti volti di scatto,

resto faccia a faccia

con la tua schiena ad arco,

le ossa aguzze

che sporgono un poco,

un vestito curvo

che silente

respira.

Guardo in silenzio

la parte di te

che temo mi donerai

il giorno in cui sarò vuota,

quando avrò sapore di noia

e sarò un luogo

in cui non avrai

più voglia di perderti.

Temo mi mostrerai l’’arco

senza che abbia forza

di esserne freccia,

nota di violino

o corda tesa.

Provo a seguire il contorno,

a dormirti accanto

con la mia figura adesa

cercando un incastro per sentire

non troppo,

non troppo poco.

Quando ti volti

e la schiena scompare,

quello spazio diventa confine,

le mie mani lo cercano,

diventano barche,

attraversano mari distanti

tra le lenzuola,

mi riportano a riva.

 

MANI

Quando non avevi più nulla

per togliermi la fame

aprivi le mani sul bordo del corpo,

i palmi bianchi aperti,

le dita curve, arrese.

Non potevi tollerare

di non avere nulla da darmi,

di abbandonare i miei vuoti

come perle selvatiche

alla solitudine delle conchiglie.

Percorrevo le tue dita aperte

succhiando ogni goccia

di ciò che avevi raccolto per me

e quando le tue mani erano quasi finite

dal pollice prendevo la rincorsa,

mi immergevo di nuovo nel mondo.

 

BANDIERE

 Come anime stanche

ci prendiamo la mano.

Non pensavamo

che qui

fosse il luogo dove restare.

Eppure lo abbiamo arredato

di vernice fresca

di intenzioni migliori

di ieri.

Pensavamo alla terra,

non di naufragare soli

nell’’acqua di luglio,

la stessa bandiera molle,

sul fondo.

Le onde si allungano,

il tempo raccoglie

i nostri nomi scritti

a mano sulla sabbia.

Mentre scivoliamo nell’’acqua

mi chiedi perché

negli abissi

non sono andata prima,

se volevo tenerti al riparo

o coprirti di spuma,

nudo come sono

le conchiglie.

 

SEGRETE

Li in quello spazio

che ti assomiglia

dal quale non si esce,

volgi lo sguardo alla luna

ascolti arrivare dall’alto,

le mie parole mancanti.

Quelle amare rubate di notte,

quelle acide che chiedono scusa,

quelle taglienti che accartocciavi

perché segnavano troppo le guance.

Da dove mi trovo,

dove tu non puoi raggiungermi,

conservo ogni notte il pensiero di te

che sei scelta

da un mondo che morde,

e ti chiede la pelle

in prestito.

Restiamo nelle segrete

a bagnarci di pioggia e di sale

finché il tempo non torna clemente,

aspettiamo un nuovo pensiero,

un pizzico di mani che scaldi,

un vestito nuovo,

la tua corazza d’argento.

Teniamo in riserva parole di seta

per quando saranno mature,

come una stoffa pronta

per nuovi guanti da consumare.

 

FORTEZZE

Quando mi guardo intorno

e vedo meteore,

feriti zoppicanti,

parole che tagliano i ponti,

donne e uomini che bruciano,

ti ringrazio per la fortezza

che condividi con me

che abitiamo semplice

imperfetta,

adagiata sui fiumi che siamo

e che non sono mai uguali.

Siamo parte della guerra del mondo

che si staglia sui nostri fianchi

e che urla senza voce

nei corpi che non sempre si sfiorano.

Vorrei darti un balsamo

quando non vorrai più correre

e aspettare sulla riva

le mie ferite fresche

e le tue che hai dimenticato

sul fondo del mare.

 

FANTASMI

Vorrei che l’idea di te

diventasse reale

quando cado nel dubbio

che tu non sia altro

che una forma immaginata,

un bisogno invisibile

generato dalla solitudine

nella camera oscura

dei miei pensieri.

Vorrei strapparmi l’udito

ricordare solo l’odore

mentre la voce del mondo

non dà tregua ai miei vuoti,

alle scansioni del tempo

che ci rendono piccoli,

estranei.

Vorrei restassi

quando sono ancora intera

quando ancora

ho radici sufficienti,

perché la vita

mi taglia le spine

e lega i miei pezzi indifesi,

stretti al centro

come i mazzi di fiori.

Quando sarai di nuovo reale

traccia con le mie dita

il tuo volto di complice,

e perdonami

perché non so aspettarti,

temo che il vuoto

ci renda sottili,

due nomi rannicchiati

in fondo alla pagina,

come un punto di inchiostro

sfocato.

 

PASSANTI

Non mi vedo

quando il liquido ingombra le strade

e dello scorrere dei corpi,

rimane solo

una traccia opaca.

Siete passanti

raccolte di storie non rilegate

cascate di volti e di odori

che raramente conservo con me.

Se potessi cucirmi la folla alla pelle

scivolerei nella curva delle fronti

su ogni collo inclinato

cadrei nelle dita impazienti

che cercano casa tra i capelli slegati.

Vorrei attraversarvi

senza rumore

lasciare una piccola parte di me

alla fame delle piazze

ai luoghi aperti che si riempiono

e si svuotano di noi

ai miei movimenti incauti

al vostro scivolare di barche.

ApiIllustrazione di Valentina Benedetti

TESTI INEDITI

 

ONDA

Saranno le forme

che ti cambiano addosso

a renderti un’onda sconosciuta

o un incanto in cui inciampo,

senza rendermi conto che io come te

mi disfo di continuo e non torno mai indietro

con le stesse mete addosso.

Ma ti desidero immobile

nella marea che attraversiamo in due,

in cui ci teniamo per mano

per riconoscerci ad ogni passaggio,

i piedi a balbettare sulla riva,

il nostro concerto tentato del mondo.

 

SOTTRAZIONE

Dentro avevo una stanza vuota,

le ferite aperte sul davanzale

le lancette a mordere i polsi,

il mio volto disteso

in una pozzanghera colma.

Non potevo occuparmi di te.

Ti abbracciavo di notte,

con i piedi allacciati alla terra,

ma dentro ero liquida

come il mare ad agosto,

affollata di castelli fragili,

le biglie nei solchi.

Non potevi mancarmi.

Mi avevano detto che si muore

stesi sul letto con i pensieri all’aria,

meglio accendere il corpo

gettarlo in un fiume di colpa,

farlo di roccia perché non pianga.

Non volevo cadesse.

Di giorno diventavo di vento

e quando provavi a sfiorarmi

ti dicevo sono vuota,

sei piccolo come un ago,

non possiamo passarci attraverso.

Oggi che sono qui,

nella misura in cui mi trovo,

ricordami che siamo fatti di carne e di limiti.

Riportami alla differenza

nata in grembo a questa distanza,

ripetimi che è madre buona

del valore di tutte le cose.

 

MOLTIPLICAZIONE

Era sera e moltiplicavo

i pensieri tra le dita

come fossero fiocchi di neve.

Non sono mai abbastanza

le scuse e le ragioni

per aprire la finestra

e danzare nel freddo.

Abbiamo paura,

fame di caldo e di rifugi,

ma i crepacci a volte ci chiamano

chiedono di essere nudi

una volta di troppo.

Ti guardo mentre prendi la rincorsa

e ti lanci nel bianco,

non ti ho mai trovato così bello

se non quando mi dicevi

sono caduto.

 

SASSO CARTA FORBICE

 

SASSO

Copriti prima che arrivi,

non lasciare la pelle nuda,

nessun indizio che tolga

la maschera dell’eroe.

Del padre. Dell’uomo buono.

Fai come il sasso che nei giochi

perde solo da chi lo cattura

e dal vero si fa cambiare

dal tempo, per inerzia.

Resta coerente, perché il rischio

è di tornare indietro nel tempo

il piccolo che prende la colpa.

 

CARTA

Il mostro non si espone,

si tiene fermo con l’involucro,

e sopra si mettono i fiocchi dorati

per farlo mansueto.

La tua armatura di carta si strappa.

E mentre continui a fare strati,

perché l’amore non possa fuggire

non lo senti che il taglio

ti farebbe leggera?

Ti aspetto mentre scrivi incerta

la tua dichiarazione di indipendenza,

per farti materia, né coperta, né metà,

un luogo da festeggiare vuoto.

Aspetto tu possa ascoltare

il tuo nome arrivare dal punto

più basso e quando sale alla gola,

cantarti.

 

FORBICE

La tua ‘immagine è nitida,

nessuna crepa ai bordi,

perché netto

è il nome che hai scelto

per non spogliare le sfumature.

Il taglio è fatto per semplificare,

un solo attimo di dolore,

non si può portare lo strascico

come le spose.

Il finale senza frangia,

la stoffa soffiata con l’amido

che non si ribella più.

E io che non so riparare,

continuo a fare coriandoli,

il mio mosaico di sbagli

sfiorati da un paio di lame d’argento.

 

VENDEMMIA

 È un dono ritrovarsi maturi

senza crepe aperte

a godere dei frutti

che ci crescono addosso.

Il succo è figlio dei giorni

in cui li abbiamo lasciati al caso

e ora, scorre denso come miele.

Ti guardo mentre ti spuntano

dalle guance, ne mordo metà

per lasciare in vista la mancanza,

il punto in cui non possiamo colmarci.

Ti ringrazio perché non mi credi ladra,

affamata, in cerca di qualcosa

che non posso avere tra le mani.

Quando un frutto ci cade sul ventre,

lo spremiamo, come si fa col vino nuovo

per brindare al tempo e al vuoto

che resta appeso ai rami spezzati.

 

LE PAROLE MI MANCANO

A volte le parole mi mancano,

lasciano un solco

alto quanto me

che prosegue dalla gola

fino alla punta delle radici.

Non ho spazio per condurle tra le mani,

restano sul capo e volteggiano,

non si fanno nude, non fanno materia.

Mi mancano a tal punto

che non vedo l’ora di essere sola

a fare del silenzio un tempio

nel quale assistere a riti di separazione,

tagliare la pelle e ricomporsi piano.

Faccio sgomberi di me per accoglierle,

tolgo scavo mi rendo sottile

una superficie piccola

in cui possano tornare

a scivolarmi dentro.

giulia foto libro

BIOGRAFIA:

Giulia Berra è una scrittrice e arteterapeuta che vive e lavora a Bologna.

Laureata in Psicologia nella facoltà di Lettere e Filosofia e in Scienze della Formazione all’Università di Bologna si specializza come Arte terapeuta presso la scuola Artherapy italiana. Attualmente si sta specializzando come Psicologa clinica.

Lavora con adulti e bambini presso il suo studio e collabora con Enti che sostengono progetti a favore di persone con fragilità. Nel suo lavoro utilizza i materiali artistici come strumento espressivo per favorire il processo creativo e la relazione con sé.

La sua scrittura è fortemente intrecciata con la pratica lavorativa. Viene utilizzata per indagare le possibili sfumature del mondo interiore e ciò che accade con l’incontro con l’altro inteso come luogo significativo.

Come scrittrice ha autoprodotto nel 2015 il libro Contrappunto insieme alla pittrice Ambra Gurrieri e nel 2020 il libro Corporea con l’editore Controluna Edizioni.

 

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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