Generazione Z(ero): l’impatto del cambiamento climatico sulla percezione giovanile del futuro di Rosa Maria Currò

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 Gen Zero: il futuro temuto dai giovani a causa del cambiamento climatico e della sfiducia nei governi

 “Z”/Zeta: la generazione meno considerata per il climate change teme il suo futuro

 Da circa venti giorni Lancet (https://www.thelancet.com) ha pubblicato in preprint (ovvero, prima dell’approvazione da parte della peer review) un articolo a dir poco terrificante. Il testo, scritto da un team di nove ricercatrici e ricercatori provenienti da diverse università internazionali, si intitola «Le voci dei giovani sull’ansia da clima, il tradimento del governo e la ferita morale: Un fenomeno globale» e raccoglie il più grande studio (basato su questionari) rispetto al tema dell’ansia climatica e della percezione del futuro da parte dei giovani. Diecimila questionari compilati, diecimila giovani dai 16 ai 25 anni a cui è stata data l’opportunità di esprimersi riguardo a due macro temi: “pensieri riguardo al cambiamento climatico” e “pensieri riguardo alle risposte dei governi”. Dall’Australia alle Filippine, dal Regno Unito al Brasile, giovani di differenti bacini demografici ed esperienze si sono pronunciati e pronunciate. Il responso? Un’uniforme e capillare sfiducia nei confronti del futuro, dei loro governi e delle possibilità che potranno avere.

Citando direttamente l’articolo:

Una grande proporzione di bambini e ragazzi in tutto il mondo riferisce di un significativo disagio emotivo e di una vasta gamma di emozioni dolorose e complesse […]. Allo stesso modo, un gran numero di persone riferisce di aver sperimentato un certo impatto funzionale, e identifica credenze pessimistiche sul futuro […]. Questi risultati rafforzano i risultati di precedenti ricerche empiriche e li ampliano dimostrando la natura estesa e globale di questo disagio e l’impatto sul funzionamento. […] Lo stress climatico è chiaramente evidente sia nei paesi che stanno già sperimentando ampi impatti fisici del cambiamento climatico, sia nei paesi in cui gli impatti diretti sono ancora meno gravi. Livelli così alti di angoscia, impatto funzionale e sentimenti di tradimento avranno inevitabilmente un impatto sulla salute mentale dei bambini e dei giovani.

Si rende evidente come la maggioranza della Generazione Z globale (con picchi che superano il 90% in alcuni Paesi) è d’accordo con affermazioni negative quali “il futuro è terrificante” e “ciò a cui più tengo sarà distrutto”. Di fronte a un quadro del genere, ancora più triste è la sensazione di trascuratezza che questi ragazzi e ragazze provano quando pensano ai loro governi. E così, gli ultimi considerati sentono le loro possibilità sgretolarsi sotto i loro piedi, dall’avere figli al costruirsi una carriera che permetta di accedere al benessere dei loro genitori.

Come membro della Generazione Z, trovo profondamente comprensibili queste statistiche. Non è la prima volta, infatti, che la ricerca ha mostrato non solo l’aumento di ansia e stress nella nostra generazione ma anche che veramente sarà la prima da molto tempo ad avere generalmente meno possibilità di quella dei propri genitori. La scarsa possibilità di mobilità sociale costringe le giovani generazioni a contare sempre più sul capitale familiare togliendo sempre più possibilità a coloro che non possono investire molti soldi in formazione o lavorare gratuitamente o quasi all’interno degli infiniti tirocini proposti dalle aziende. In una tale situazione socioeconomica il cambiamento climatico non può che essere l’ennesimo elemento di destabilizzazione sia per i singoli che per le loro famiglie. Basti pensare, come esempio, alla pandemia di Coronavirus attualmente ancora in corso. Numerosi studi (Klenert; Rodó) hanno evidenziato che il cambiamento climatico ha influenzato la migrazione dei pipistrelli in zone per essi non tipiche favorendo la catena di eventi che ha dato i risultati a noi ormai ben noti.

La consapevolezza della nostra generazione, nata e cresciuta in una realtà globalizzata con un’altissima accessibilità alle informazioni provenienti da tutto il mondo probabilmente non ha precedenti. Allo stesso modo, la sovraesposizione a notizie catastrofiche può avere un’influenza sulle nostre ansie e insicurezze. È evidente che noi, i giovani del Fridays for Future, vediamo le nostre fatiche sprecate e i nostri appelli ancora troppo poco ascoltati di fronte a un Climate Clock che ormai ticchetta sempre più rapido mostrando i nostri trenta, quaranta, cinquant’anni in maniera a dir poco catastrofica. Per non parlare delle possibili vite delle/i nostre/i figli/e e nipoti. Il tempo del cambio sistemico deve arrivare ma questo messaggio stenta a entrare nelle teste e nei programmi dei potenti. La nostra generazione, quasi senza rappresentanza (fatta eccezione per attiviste e attivisti che talvolta vengono persino strumentalizzate/i) si trova schiacciata al bordo di un futuro che appare impossibile. Quante altre ricerche di questo genere saranno necessarie prima che questo “futuro” che sa sempre più di presente (dato che molti dei giovani intervistati sono, in realtà, già adulti) venga preso seriamente in considerazione?

FONTI:

Klenert, D., Funke, F., Mattauch, L. et al. Five Lessons from COVID-19 for Advancing Climate Change Mitigation. Environ Resource Econ 76, 751–778 (2020). https://doi.org/10.1007/s10640-020-00453-w

Marks, Elizabeth and Hickman, Caroline and Pihkala, Panu and Clayton, Susan and Lewandowski, Eric R. and Mayall, Elouise E. and Wray, Britt and Mellor, Catriona and van Susteren, Lise, Young People’s Voices on Climate Anxiety, Government Betrayal and Moral Injury: A Global Phenomenon. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3918955 or http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3918955

Rodó, X., San-José, A., Kirchgatter, K. et al. Changing climate and the COVID-19 pandemic: more than just heads or tails. Nat Med 27, 576–579 (2021). https://doi.org/10.1038/s41591-021-01303-y

Rosa

Rosa Maria Currò – Studentessa del Corso Magistrale di Antropologia Culturale ed Etnologia all’Università di Bologna. Collabora con molte organizzazioni nel territorio italiano e soprattutto a Bologna. Si occupa soprattutto di temi come le migrazioni e la comunità LGBTQIA+. Al momento è impiegata nella gestione di un progetto europeo per Arte Migrante, lavorando con un team internazionale oltre ad essere coinvolta in molti progetti, lavorando per numerose organizzazioni no profit.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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