50 ANNI DI TEATRO AFROAMERICANO, di Reginaldo Cerolini

6376805775_1bba189cc6_bnational Black Theater

Se vi trovate tra la Mr. Luther King Boulevard e Fifth Avenue, non siete giù nel gotha della chiccheria americana che vi fa ricordare con adulazione Colazione da Tiffany, ma vi trovate su, in piazza Barbara Ann Teer da dove parte la metropolitana di Dutchman, quindi vi trovate precisamente al National Black Theatre che proprio questo 2018 ha compiuto 50 anni.

È impossibile parlare del National Black Theatre senza emozionarsi e pensare alla sua fiera fondatrice Barbara Ann Teer, che attrice reduce di successi filmici e imprenditrice illuminata e facoltosa rifiutò la blasonata lower Manhattan[1] e per costruire il suo teatro salì ad Harlem, nel cuore vibrante ancora degli echi del Rinascimento di Harlem, ma con la più grande concentrazione di neri del Nord America, molti dei quali in condizioni di vita misere e degradanti. Si trattava non solo di permettere al teatro negro di esistere, ma di impegnarsi civilmente perché un’intera comunità fosse educata al proprio valore. Siamo nel 1968, anno caldo per l’America ed il mondo intero.

Fatto curioso questo progetto è riuscito, nel giro di pochi anni ad essere il centro di istruzione scolastica, risorse umanitarie per i disagiati, teatro di strada, artisti americani, africani e afroamericani, reading, letture sceniche, conferenze e marce, festival, commemorazioni dei fatti più importanti degli ultimi 50 anni d’America[2].

L’NBT è il più vecchio teatro negro di New York City e il primo stabilimento polivalente di riqualificazione urbana di tutta America.

Oggi, continuano a mantenere i suoi obbiettivi ed attività Sade (Ceo) la figlia di Barbara Ann Teer, sotto la guida del direttore artistico Jonathan McCrory, del direttore tecnico Nabi Faison, e sotto la cura e la memoria della tesoriera Abyssola.

L’NBT ha visto la nascita dei Last Poets -fondatori del Rap-, ospitò per oltre un anno l’Apollo Theater, e le riunioni e conferenze di Amiri Baraka (alias LeRoi Jones), Maya Angelou oltre che di diversi movimenti.

Quello che mi ha sorpreso nel periodo in cui sono stato collaboratore di questo teatro[3] è vedere la forza vitale di un teatro attivo con massima attenzione per la qualità del suo lavoro ed una dimensione sociale. In modo particolare le borse di studio per i drammaturghi, l’annuale concorso di drammaturgia, i mercoledì dedicati a libere letture sceniche e i molti eventi riguardo la cultura, come l’estetica della figura femminile, mostra che è rimasta fruibile per diversi mesi. Senza poi contare la presenza di una scuola e persino la pratica di tecniche sciamaniche di protezione dell’ambiente e delle statue africane che costituiscono una delle due grandi aree teatrali dello stabile.

Per questo, ricordare questo teatro è ricordare la tradizione negra nella cultura mondiale, attraverso rivolte, guerre civili, movimenti, leader, pensatori e artisti. Una storia che, fuori dall’America, dall’Inghilterra e dalla Francia, merita ancora di essere approfondita e raccontata.

 

  1. Cerolini

[1]                     A fine ottocento ci furono invece diverse compagnie di teatro nate e fondate in quella parte di New York City che non aveva ancora né il lusso né la nomea degli ultimi 70 anni.

[2]                     Anche nei fatti di sparatorie su negri, tra 2014-2015, il teatro con reading, conferenze e campagne ha preso attivamente parte ai movimenti civili americani. Io lavorando alla NBT ho visto e preso parte a molti di questi eventi.

[3]                     Sono stato preso prima come aiuto-tecnico, successivamente della produzione di Carnaval, ed infine per breve tempo prima del mio rientro in Italia per la consultazione dell’archivio del NBT.

 

Immagine in evidenza: foto del Black National Theater da Flickr.

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

Pagina archivio del macchinista