“Di questo mondo” poesie di Tareq Aljabr in edizione trilingue (Lebeg, PoeThree 2018)

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NOTA DELL’AUTORE

La mia decisione di comporre questo libro in tre lingue nasce dal desiderio di trascrivere la mia esperienza di vita. L’arabo è la mia lingua madre ed è la lingua dei miei sentimenti. L’inglese è la mia lingua accademica, la lingua in cui penso. L’italiano è la mia lingua di tutti giorni, la lingua che uso di più per comunicare, ma non è ancora la lingua con la quale mi posso esprimere in poesia. Per questa ragione mi sono affidato al talento musicale di Alessandra Altamura, Silvia Pierantoni Giua e Marina Bussi che mi hanno regalato l’opportunità di leggere i miei versi in italiano.

Essendo l’arabo la lingua originale delle poesie, anche riscriverle in inglese non è stato un compito facile per me (soprattutto dopo averle messe al mondo con la loro personalità e le loro parole). Non sarei stato capace di ridisegnare questo volto anglofono del libro senza i tocchi speciali e l’occhio clinico da poeta di: Jonathan H. Shannon, Ebad Ebad, Ben Aleshire e Pina Piccolo.

Un grazie speciale a tutte le persone che ho menzionato per la loro fiducia nei miei tentativi immaturi e nei miei sogni infantili.

Vorrei inoltre ringraziare Alessandra Vergani per la sua affettuosa introduzione e per essermi sempre stata vicina durante le mie avventure italiane, come un membro della mia famiglia in terra straniera.

Infine desidero evidenziare il fatto che è la combinazione delle tre versioni a tradurre in una poesia immaginaria il vero significato di ogni lirica, che non può essere tradotto in parole e che resterà sempre nel cuore del poeta.

Italiano

 

NIENTE DI STRANO

Senza alcuna dimora

abito i miei sogni

e, sognando in lingue afone,

cerco ancora l’altro me

rifugiandomi nella penna.

 

Ancora

è la polvere a guidarmi

nel sentiero delle parole.

L’esistenza non sempre è sogno

e il reale va oltre ciò che sento.

 

Uno sguardo dà vita al mio essere

stella

che seppur avvolta da coltri d’addii

splende leggera di intima luce.

 

Volano

le scintille dei miei occhi sollevate dalla passione

e nessuna dissonanza alberga nel mattino.

 

La mia terra è solo una fotografia,

i miei versi sono segno

che la voce è pari al silenzio

su questa strada non mia.

 

Fuori di me ogni cosa illumina la notte

dentro il giorno.

Così, sono rimasto a osservare la mia trasfigurazione

senza chiederne il motivo.

 

Il mio corpo è meridiano all’orizzonte.

 

Quando un istante di verità rubato alla sua inconsistenza

mi riempie gli occhi del suo indescrivibile mistero,

altrove farfuglio una timida preghiera

o tento invano di tradurre la lingua di mia madre.

 

 

CASA

Quando il cuore sbaglia

la strada si fa più chiara,

la ferita dilaga

senza alcuna grazia o melodia.

 

Sono tigre

destata dal cuore che grida.

Poi

chiedo scusa.

 

Partire.

Questo l’errore.

 

Vagherò finché non troverò pace

solitario

e il giorno non saprà di luce.

 

Un acuto eclisserà il non detto

o l’inverso.

 

La fame vincerà la sottomissione

a un’immaginazione esausta del mio esistere

in miraggi damasceni.

 

Ancora

mi sgretolerò nell’illusione di essere a casa

altrove,

presterò al mio viso dettagli trascurabili,

mi volterò senza promesse

partendo

per altre Damasco.

 

 

ORE IN GUERRA

II. ERRORE

Un uomo gridava cercando sua sorella.

O forse era il fratello.

Poi la sua voce venne interrotta

e nessun’altra più gli rispose.

Chissà che non fosse il mio fragile udito

a volermi sottrarre

alla sua lancinante scongiura.

Forse fu lui che trattenne il respiro

pensando all’assassino

di quel corpo che era anche il suo.

Forse ancora non so ciò che conosco

né quello che dovrei sapere ancora.

Forse sono già tutti morti,

e così anch’io.

Ma l’anima resiste al suo aguzzino.

 

 

 


 

Inglese

AUTHOR’S NOTE

My decision to make this book trilingual comes from the desire to transcribe my lived experience. Arabic is my mother tongue and the language with which I feel. English is my academic language, the language in which I think. Italian is my everyday language, the language I use most often but for which I have yet to place in my poetry. For this I’ve relied on the words and musical talent of Alessandra Altamura, Silvia Pierantoni Giua and Marina Bussi who have gifted me readings of my poetry in Italian.

And giving that the poems’ mother tongue is Arabic, re-delivering them in English was not an easy task (especially when it was I who gave them their very first characters and words).

I wouldn’t have been able to draw this English speaking face of this collection without the special touches and poetic insight of: Jonathan Shannon, Ebad Ebad, Ben Aleshire and Pina Piccolo.

Very special thanks to everyone for believing in my immature attempts and childish dreams.

And last but not least, a profound thanks to Alessandra Vergani for her warm, motherly introduction and for always being there for me during my Italian adventures as a family member away from home.

I would like to conclude by saying that the combination of the three facets of each poem shapes an imaginary one that translates the very meaning, which can’t be translated into words, and which remains always in the poet’s heart.

T.A.

 

YOU WON’T FIND ANYTHING STRANGE

I did not settle down with any fixed bed other than a dream.

I am still dreaming in dead languages.

I am still searching for the other in me, taking shelter in the pen.

I am still guided by dust when I walk in words.

 

Not everything that happens is a dream.

 

I don’t live all that I mean,

nor am I concerned about my vision.

 

I still attract looks,

for my star has yet to fade,

though I’ve wrapped myself up in departure.

 

My longing gives flight to light from a sparkling eye

blind to a dissonant melody in the morning.

My letter is proof that my voice, like my silence,

is on a borrowed path to lands conquered by photos.

 

Everything around me illuminates the night and day within me.

 

I saw my menstruation, but did not ask why.

 

My body is my meridian on the horizon.

 

And

when the truth

is stolen by a swift passage,

my eyes rest

or words get lost,

as if I’m praying

or translating from languages

I had never spoken before, except to my mother.

 

 

HOME

When your heart mistakes,

the road gets clearer.

 

My wound floods with no songs.

Whenever my core sings,

I wake up like a beast, then I apologize for the time.

 

This leaving is the error.

 

I’ll keep wandering until I get satisfied.

I’ll change the lone day hastily.

I’ll trade bass for high voice,

or vice versa;

my hunger will be bigger than my submission.

 

I’ll repeat – just as imagination got accustomed to my existence –

that each city I visit,

by mistake,

is Damascus.

 

I’ll lend my face forgettable features.

 

I’ll turn myself,

when leaving with no promises,

to many different Damascuses.

 

 

HOURS IN WAR

 

  1. II. MISTAKE

Who was calling out for his sister or brother,

whose voice was cut short,

perhaps no other voice had answered him.

 

Or was it merely my unsteady sense of hearing

that drew me away from his harsh words?

 

Or was it he who held back upon seeing his killers

in the bodies of his family?

 

Perhaps I still do not know what I know,

and what I should know.

 

Perhaps everyone has already died,

and my killer,

still mistaking my body,

does not realize

that I am still inside it.

 


Arabo

 

Schermata 2018-12-18 alle 21.24.24

 

 

 

 

 

 

 

Tareq_aljabr

Tareq Aljabr é un poeta e traduttore siriano. È nato e cresciuto a Damasco. Ha studiato Traduzione (inglese-arabo) all’università di lettere di Damasco. Ha tradotto dei libri dall’inglese e dall’italiano all’arabo. Ha lavorato in ambito umanitario con UNHCR e diverse ONG in Libano, Grecia e Italia. È stato uno dei creatori e protagonisti del doc-film “Io sto con la sposa” (2014) presentato con successo alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagine in evidenza: Foto di Melina Piccolo.

 

Riguardo il macchinista

Pina Piccolo

Pina Piccolo è una traduttrice, scrittrice e promotrice culturale che per la sua storia personale di emigrazioni e di lunghi periodi trascorsi in California e in Italia scrive sia in inglese che in italiano. Suoi lavori sono presenti in entrambe le lingue sia in riviste digitali che cartacee e in antologie. La sua raccolta di poesie “I canti dell’Interregno” è stata pubblicata nel 2018 da Lebeg. È direttrice della rivista digitale transnazionale The Dreaming Machine e una delle co-fondatrici e redattrici de La Macchina Sognante, per la quale è la cosiddetta macchinista -madre con funzioni di coordinamento. Potete trovare il suo blog personale digitando http://www.pinapiccolosblog.com

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