3 poesie di Lance Henson
pesante è il silenzio
Pesante è il silenzio
Che porta con sé tutti i suoi cari
Il silenzio di alcuni dimora nell’acqua
E la voce di altri è sin dall’inizio lingua
Che dobbiamo ancora imparare
Canta tra i respiri del neonato
Piange con chi è di cuore e che come preghiera ha l’alba
L’’ultimo respiro di un bimbo e l’ultimo respiro di una
Madre e l’ultimo respiro di un soldato
è seguito dal silenzio
Il nostro silenzio lo vediamo
Diverso da come lo conoscevamo
E vorremmo tornarci
Anche se siamo noi così diversi….
Da the dead zone texts
Poesia numero cinque
17 dicembre 2016
canta il fiume
Canta il fiume…. come sempre
Come tutti i fiumi….
di quelli che lo nutrono….
Ti ricorda
Nei sui fluidi cantici di gioia
Porta il dolore di chi soffre per lui
Tu che nel fiume ti sei bagnato
Ricevendo l’unzione della sua preghiera per te ….
Scorre per chi non ha voce….
Eterno è il loro silenzio….
Guarisce le ombre spezzate dell’uomo…
Per i protettori dell’acqua di standing rock
25 novembre 2016
Per Berta Caceres
Non ha nome un fiume… sa il suono del vento
E del chiaro di luna..
È un sé che canta..
E’ una memoria lunga
Priva di brame….
Pieno di invasioni umane
Di umani attraversamenti..
Di incroci animali..
Riposa nei suoi movimenti essenziali..
Questo lo sa lo sciamano
E’ possibile che dentro un’anima
Canti un fiume..
Sei tu..
Per berta caceres
dall’avamposto
5 marzo 2016
per gentile concessione dal blog dell’autore https://songsoftwoworlds.wordpress.com/, traduzione di Pina Piccolo
Lance Henson (Washington, 1944) è un poeta cheyenne che scrive in lingua inglese. Militante dell’American Indian Movement, organizzazione che si batte per la salvaguardia dei diritti umani e della terra dei popoli indigeni, ha pubblicato numerosi libri di poesia tradotti in piú di 25 lingue. Dal 1988 al 2006 è stato portavoce del popolo cheyenne alla Conferenza delle Nazioni Unite sui Popoli Indigeni a Ginevra. Fra le sue opere edite in Italia ricordiamo Traduzioni in un giorno di vento (La Rosa 2001) e Un canto dal vento che si leva (La Collina 2009).
Joy Harjo
Una mappa per il prossimo mondo
per Desiray Kierra Chee
Negli ultimi giorni del quarto mondo desideravo tracciare una mappa
per chi avesse voluto salire e scappare dal buco nel cielo.
Unici miei strumenti i desideri degli umani che emergevano
dai campi dell’eccidio, dalle camere da letto e dalle cucine.
Poiché è girovaga l’anima e molteplici sono le mani e i piedi
bisogna costruirla di sabbia e non si può leggere con una luce ordinaria. Deve farsi carico del fuoco da portare al prossimo villaggio tribale, per rinnovare lo spirito.
Nella legenda ci sono le istruzioni sulla lingua della terra, come fu
che dimenticammo di riconoscere il dono, come non ci fossimo dentro e non le appartenessimo.
Prendi nota della proliferazione di supermercati e centri commerciali, altari al denaro. Sono loro a descrivere meglio la deviazione dalla grazia.
Che non ti sfuggano gli errori della nostra dimenticanza; la nebbia ci rapisce i figli mentre sonnecchiamo.
Dalla depressione sbocciano fiori di rabbia. Dall’ira nucleare nascono mostri.
Alberi di cenere ci salutano con la mano e appare e scompare la mappa.
Non conosciamo più i nomi degli uccelli che qui dimorano, non sappiamo apostrofarli chiamandoli per nome.
Un tempo in questa promessa lussureggiante sapevamo tutto.
Ciò che dico è verità ed è stampato come avvertenza sulla mappa. Siamo perseguitati dalla nostra dimenticanza, si aggira sulla terra dietro di noi, lasciando una scia di pannolini usa e getta, siringhe e sangue sprecato.
Dovrai accontentarti di una mappa imperfetta, piccola.
Il punto d’ingresso è il mare del sangue di tua madre, la piccola morte di tuo padre mentre anela conoscere se stesso dentro l’altra.
Non c’è via d’uscita.
Leggila attraverso le pareti dell’intestino– una spirale sulla via della conoscenza.
Viaggerai attraverso la membrana della morte, sentirai l’odore di cervo arrostito che emana dall’accampamento dei nostri parenti mentre preparano la zuppa di mais, nella Via Lattea.
Non ci hanno mai lasciato, siamo stati noi ad abbandonarli per seguire la scienza.
Ed entrando nel quinto mondo mentre ti prepari a esalare il prossimo respiro non vi sarà una X a indicarci la destinazione, nessuna guida con parole trasportabili.
Dovrai navigare seguendo la voce di tua madre, rinnovare la canzone da lei cantata.
Dai pianeti, il baluginio di un fresco coraggio.
E illumina la mappa stampata con il sangue della storia, una mappa che dovrai conoscere tramite le tue intenzioni, dalla lingua di altri soli.
Quando emergi annotati le orme degli uccisori di mostri, il punto in cui sono entrati nelle città di luci artificiali e hanno ucciso ciò che stava uccidendo noi.
Vedrai scogliere rosse. Sono il cuore, contengono la scala.
Un cervo bianco ti accoglierà quando l’ultimo umano si sarà arrampicato lasciandosi dietro le rovine.
Ricordati il buco della vergogna che marchia l’abbandono delle nostre terre tribali.
Non siamo mai stati perfetti.
Eppure, perfetto è il viaggio che insieme compiamo su questa terra, che un tempo era una stella e commise gli stessi errori di noi umani.
Potremmo commetterli di nuovo, disse lei.
Fondamentale per trovare la strada è questo: non c’è inizio o fine.
La tua mappa devi disegnartela tu.
Per gentile concessione dell’autrice, traduzione di Pina Piccolo
Joy Harjo è nata a Tulsa, in Oklahoma nel 1951 e fa parte della nazione Mvskoke/Creek. E’ fra le più importanti voci della poesia contemporanea statunitense e ha ricevuto numerosi premi a livello nazionale. Le sue raccolte di poesia comprendono Conflict Resolution for Holy Beings (W. W. Norton, 2015); How We Became Human: New and Selected Poems (W. W. Norton, 2002); A Map to the Next World: Poems (W. W. Norton, 2000); The Woman Who Fell From the Sky (W. W. Norton, 1994) In Mad Love and War (Wesleyan University Press, 1990); Secrets from the Center of the World (University of Arizona Press, 1989); She Had Some Horses (Thunder’s Mouth Press, 1983); and What Moon Drove Me to This? (Reed Books, 1979). ha anche scritto un libro di memorie, Crazy Brave (W. W. Norton, 2012), che descrive il suo percorso nel divenire poeta e che nel 2013 ha vinto il premio letterario PEN Center USA per la narrativa creativa nonfiction. E’ anche performer, è apparsa nel canale HBO nella serie Def Poetry Jam e in spazi statunitensi e internazionali. Suona il sassofono con la sua band Poetic Justice e ha lanciato 4 CD di musica originale. nel 2009 ha vinto il Native American Music Award (NAMMY) come migliore artista femminile.
3 poems by Lance Henson
silence is heavy
Silence is heavy
As it carries all its loved ones
Ones whose silence lives in the water
Ones whose voices begin and continue in a language
We have yet to learn
It sings in the between breath of the newborn
It weeps with the hearted ones whose prayer is the dawn
And the last breath of a child and the last breath of a
Mother and the last breath of a soldier
is followed by silence
We see our silence
Not as we knew it
And we wish to return to it
Though we are too changed….
From the dead zone texts
Poem number five
17 December 2016
the river sings
The river sings….as always
As all rivers….
The ones who nurture it…
It remembers you
In its flowing canticles of joy
It carries the grief of all who suffer for it
You who have bathed in it
Anointed now by its one prayer for you….
It flows for the ones who have no voice….
Their silence eternal…
Healing the broken shadows of man….
For the water protectors of standing rock
25 November 2016
For Berta Caceres
A river has no name..the sound it knows of wind
And moonlight..
It’s singing self..
It’s long memory
Bereft of longing..
Full of human invasion
Human crossings
Animal crossings..
Rests in its essential movements..
Shaman know..
It is possible for a river
To sing inside a soul..
It is you..
For berta caceres
From the stronghold
5 March 2016
from Lance Henson’s blog songsoftwoworlds
JOY HARJO
A Map to the Next World
for Desiray Kierra Chee
In the last days of the fourth world I wished to make a map for
those who would climb through the hole in the sky.
My only tools were the desires of humans as they emerged
from the killing fields, from the bedrooms and the kitchens.
For the soul is a wanderer with many hands and feet.
The map must be of sand and can’t be read by ordinary light. It
must carry fire to the next tribal town, for renewal of spirit.
In the legend are instructions on the language of the land, how it
was we forgot to acknowledge the gift, as if we were not in it or of it.
Take note of the proliferation of supermarkets and malls, the
altars of money. They best describe the detour from grace.
Keep track of the errors of our forgetfulness; the fog steals our
children while we sleep.
Flowers of rage spring up in the depression. Monsters are born
there of nuclear anger.
Trees of ashes wave good-bye to good-bye and the map appears to
disappear.
We no longer know the names of the birds here, how to speak to
them by their personal names.
Once we knew everything in this lush promise.
What I am telling you is real and is printed in a warning on the
map. Our forgetfulness stalks us, walks the earth behind us, leav-
ing a trail of paper diapers, needles, and wasted blood.
An imperfect map will have to do, little one.
The place of entry is the sea of your mother’s blood, your father’s
small death as he longs to know himself in another.
There is no exit.
The map can be interpreted through the wall of the intestine—a
spiral on the road of knowledge.
You will travel through the membrane of death, smell cooking
from the encampment where our relatives make a feast of fresh
deer meat and corn soup, in the Milky Way.
They have never left us; we abandoned them for science.
And when you take your next breath as we enter the fifth world
there will be no X, no guidebook with words you can carry.
You will have to navigate by your mother’s voice, renew the song
she is singing.
Fresh courage glimmers from planets.
And lights the map printed with the blood of history, a map you
will have to know by your intention, by the language of suns.
When you emerge note the tracks of the monster slayers where they
entered the cities of artificial light and killed what was killing us.
You will see red cliffs. They are the heart, contain the ladder.
A white deer will greet you when the last human climbs from the
destruction.
Remember the hole of shame marking the act of abandoning our
tribal grounds.
We were never perfect.
Yet, the journey we make together is perfect on this earth who was
once a star and made the same mistakes as humans.
We might make them again, she said.
Crucial to finding the way is this: there is no beginning or end.
You must make your own map.
Foto in evidenza dal blog di lance Henson Songs of Two Worlds.
Foto degli autori a cura di Lance Henson e Joy Harjo.