VIGILIA
Una domanda scomoda.
Avrei preferito non farla
e voi non ascoltarla:
come mai
due o tre giorni
prima della loro morte
abbandoniamo
quelli che amiamo,
mentre ci viene
una irrefrenabile
vitalità
prima del crollo?
A cosa corrisponde
quest’inaudita,
bizzarra
felicità?
Se è vero
che l’intuizione
avrà già colto
la vicinanza della morte,
allora come mai
produce solo gioia
e leggerezza,
invece della naturale
disperazione?
Forse anticipiamo
segretamente
il sollievo
di tutte le sofferenze?
Tre giorni prima,
o due,
siamo loquaci
e svegli:
parliamo di tutto,
niente ci sfugge,
tranne l’argomento
principale.
Capiamo ogni cosa
senza capire niente.
Siamo istericamente
ottusi.
Chissà,
forse che la morte,
come le zanzare,
ci anestetizza la pelle
prima di pungerla?
Non è l’amputazione
anch’essa
una chirurgia?
Vene ricucite,
arterie bloccate,
ed è guarito
ciò che non c’è più.
La madre sofferente,
il padre cardiopatico,
il figlio matto che ha deciso
di non vivere più,
la nonna annerita,
il nipotino pallido,
tutti ci lasciano felici
due o tre giorni
prima di partire.
Sposi che siamo
in un rovescio
di matrimonio.
Ma ditemi:
com’è possibile
un tale cretino
colpo di scena?
Beffa dell’inconscio?
Estremo rifiuto?
Ottimismo autoillusorio?
Resa
e poi incendio
del proprio fortino?
Atto di coraggio
inconsapevole,
forse?
Gesto di vergogna
o di pudore?
Quando il dramma
si svela
in forma di tragedia
l’attore si meraviglia
e deride
la forza del destino.
Gli manca ora
la forza
per non ridere.
Eccolo di fronte
all’inclemente,
all’inappellabile,
allo spietato
dover essere.
Eccolo di fronte
al dio assoluto,
al sovrano
re dei morti.
I vivi
sono i suoi acrobati,
i suoi giullari.
Sono allegri
perché gli sono grati,
risparmiati
per una volta ancora..
Sono stati
individuati
dallo sguardo divino
e inseguiti,
e braccati.
Hanno perso tutto.
Abbraciano i loro amati:
hanno solo
due o tre giorni
per mollare la presa.
IN TRENO
Il treno corre
dentro la valle.
Attraversa una giornata
splendida e duratura.
Al cellulare
mi racconti
dei tuoi piani
per noi due,
ed io ti ascolto
mentre guardo dal finestrino
il paesaggio:
i riflessi sul fiume,
i cipressi,
i casolari distanti.
Buio.
Un colpo.
Una galleria.
La tua voce scompare
dal palmo della mia mano.
Fuori dal vetro
il nero assoluto.
Il nulla.
Guardo dentro la carrozza
per la prima volta.
Sono solo.
Come mai?
Poco fa,
credo di ricordarmi,
c’erano altri.
Quando sono scesi?
Dove sono andati
tutti?
Cerco in fretta
di rifare il numero
ma ormai non c’è campo.
Quando tornerà?
Fuori dal treno
dalle tenebre
viene un rumore
assordante
di ferro che taglia l’aria,
di aria che taglia roccia.
Dentro il mio vagone
le luci balenano
e poi si spengono.
Ora ci sono io
e quel ruggito nel buio.
Dentro il mio corpo
gli organi faticano.
I treni
quando penetrano la montagna
spariscono per sempre.
I treni
quando perdono i freni
non si levano in volo.
Le poesie “Vigilia” e “In treno” sono contenute in La grazia di casa mia, Rediviva, 2014, qui pubblicate per gentile concessione degli eredi dell’autore.
JULIO MONTEIRO MARTINS (1955-2014) è nato a Niterói (Brasile). È stato professore di scrittura creativa al Goddard College (Vermont) dal 1979 al 1980, all’Oficina Literária Afrânio Coutinho (Rio de Janeiro) dal 1982 al 1989, all’Istituto Camões di Lisbona nel 1994 e alla Pontifícia Universidade Católica di Rio de Janeiro nel 1995. Ha ricevuto il titolo di “Honorary Fellow in Writing” dall’Università di Iowa (International Writing Program) nel 1979. Ha insegnato Lingua Portoghese e Traduzione Letteraria all’Università Degli Studi di Pisa e diretto il Laboratorio di Narrativa, parte del Master della Scuola Sagarana, a Pistoia. Tra i fondatori del partito verde brasiliano e del movimento ambientalista “Os Verdes”, avvocato per i Diritti umani per la difesa dei meninos de rua dopo la Strage della Candelaria. Fondatore e direttore della casa editrice Anima, a Rio de Janeiro, che ha pubblicato il maggior numero di opere prime di autori brasiliani tra il 1983 e i 1987 e di numerose traduzioni di testi inediti e rari. Giunto in Italia, ha continuato questo lavoro di scavo fondando la rivista online di letteraturaSagarana. In Brasile ha pubblicato raccolte di racconti, romanzi e saggi: Torpalium, Sabe quem dançou? (Sai chi hanno beccato stavolta?), Artérias e becos (Arterie e vicoli ciechi), Bárbara, A oeste de nada (A ovest di niente),As forças desarmadas (Le forze disarmate), O livro das Diretas (Il libro della democrazia ritrovata), Muamba e O espaço imaginário (Lo spazio immaginario). In Italia ha pubblicato Il percorso dell’idea (1998), Racconti italiani(2000), La passione del vuoto (2003), madrelingua (2005), L’amore scritto (2007). Con Antonio Tabucchi, Bernardo Bertolucci, Dario Fo, Erri de Luca e Gianni Vattimo ha pubblicato inoltre il volume Non siamo in vendita – voci contro il regime (2001). È stato anche autore di opere teatrali (L’isteria del marmo, Per motivi di forza maggiore, Aula magna, Hitler e Chaplin). Le sue poesie sono state pubblicate su varie riviste, fra cui il quadrimestrale di poesia internazionale Pagine e la rivista online El Ghibli, e nelle antologie I confini del verso. Poesia della migrazione in italiano (2006) e A New Map: the Poetry of Migrant Writers in Italy (Los Angeles, Green Integer 2006). Nel 2011 è stata pubblicata la monografia sulla sua opera Un mare così ampio: I racconti-in-romanzo di Julio Monteiro Martins, di Rosanna Morace. Nel dicembre 2013 è stata pubblicata la sua raccolta poetica La grazia di casa mia. Tra i libri postumi La Macchina sognante (Besa, editrice, 2015), già al centro del convegno “Tenere accesa la macchina sognante: omaggio a Julio Monteiro Martins” curato a Bologna dal collettivo Multiversi.
Foto in evidenza per gentile concessione di Priscilla Patel, fotografa professionista. Se siete interessati ad acquistare stampe delle sue foto, contattatela a ll’indirizzo
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Foto dell’autore di Kirby Kaufmann.