VENTI NECROLOGI
Nota
Non c’è niente di più immorale di una giustificazione per una pagina frutto di pensiero, elusione e fantasia ma, quando si citano nomi di personaggi esistiti ed appena trapassati è preferibile un dignitoso chiarimento. Ho pensato questo racconto tornando da New York dove vivo, e da dove seguo in differita le vicende politiche e culturali, insieme ai decessi di grandi (o semplicemente imponenti) individui che hanno fatto parte della storia italiana. Ho dato un’occhiata ai noti e meno noti e, mi è venuto in mente questo racconto agro-umoristico in cui i nomi di queste persone si prestano a stereotipi, luoghi comune e ipotesi assurde di bene e male secondo una visione metafisica che puzza di morale, giustizia, desiderio e pregiudizio squisitamente umani. Ho tentato volutamente questa finzione. In questo modo i nomi non sono le persone reali, ma richiamano alla loro esistenza effettiva. Il gioco per assurdo di distorsione dei loro significati e rimandi è la materia viva del racconto. Non si tratta mai di un giudizio, ma di un gioco attento di finzione e ironia, che non può che basarsi su contenuti comunemente condivisi. La scelta dei nomi è stata piuttosto sequenziale e casuale. Ho cercato di reprimere il mio gusto personale e così alcuni dei nomi che certamente avrei voluto mettere (Mariangela Melato, per dire il nome di un’artista che ho ammirato e continuo ad ammirare) non compaiono, altri che conosco meno hanno invece una parte nel racconto. Mi è sembrato così di tendere all’ oggettività e di restringere l’influenza delle mie convinzioni. La scelta dell’Italia, in gran parte mia nazione, è un tributo alla sua potenzialità civile, espressa da singoli o rari individui contro la grande presenza di ingombranti entità simbolo di corporativismi soffocanti, destinati a morire se esistono i vivi. Ho scelto l’Italia perché la conosco . Il racconto però è un gioco di amore e sberleffo verso il potenziale degli esseri umani, qui affrontato in chiave sarcasticamente metafisica per tendere alla forza immediata di una concreta partecipazione e trasformazione civile.
R.C.
Lassù nel blu del cielo dipinto di blu era la normale riunione di Gennaio, e come tutti gli anni i Due Principi incominciavano a fare scorrere nella Sfera Del Destino i nomi prescelti . Erano annunciati a partire dal 31 dicembre intorno la mezzanotte, con la supervisione delle due parti che inserivano nella Sfera uno ad uno, e a turno, i fogli con la lista dei moribili. La Sfera incominciava così a girare, a richiamare i prescelti e a risucchiarli in alto, con i debiti e i meriti che avevano accumulato in Terra. Dallo stesso momento in cui si azionava la Sfera non la si poteva più fermare. Normale prassi, anche se negli ultimi tempi si attraversava su questa chiappa dell’universo un senso di costipazione e noia molto grave, che si liberava in miasmi e flatulenze. I Due Principi da tempo, senza una vera e propria mediazione morale, mostravano intemperanza e inquietudine nelle scelte, non lasciando veramente troppa speranza su questo lato del cosmo. I due responsabili delle rispettive aree –o principi- con i tre rispettivi assistenti sentivano semplicemente il ripetitore della Sfera, dire con il solito anticipo di 15 giorni i nomi dei moribili. Con suono distinto e inesorabile, così com’era scritto nei fogli.
Tutto sembrava scorrere con regolare monotonia, fino a quando la parte B sentì chiaramente il nome di Nagisa[1] (regista e sceneggiatore).
-Credo che ci sia un errore … – tentò di dire calmo il responsabile B, con un’espressione esterrefatta come un tramonto squarciato dal sole.
-Nessun errore – rispose in fretta il responsabile del settore J, cercando di prendere tempo per impedire una contro mossa repentina. Riuscì a prendere il tempo necessario perché il ripetitore cominciasse a sibilare il nome successivo P … . Il tempo parve fermarsi.
A tutti era evidente che le vite degli uomini lassù valessero né più e né meno di altre, ma il valore che avevano sulla terra era tutt’altro affare. L’influenza di un individuo poteva certamente nel piccolo e nel grande mutare intere generazioni ed epoche. Era la teoria della creazione e delle passioni, la stessa teoria con cui tutto l’universo conosciuto e persino i Due Principi, insieme agli altri, erano stati creati. Leggi cosmiche insomma. Non era immediato capire la ripercussione del prematuro richiamo di un moribile, ma spesso anticipare la sua chiamata anche solo di un giorno poteva avere conseguenze devastanti. Senza contare che quel nome non era stato menzionato. Era chiaro che B e J erano enti dialetticamente opposti, seppure esprimessero lo stesso principio di continuità ed assoluto (un po’ come la dicotomia giorno notte, freddo caldo o il ciclo delle stagioni), ma c’era un’etica dell’opposizione molto chiara, precisa. Questo almeno che non si rimettessero con toni esasperati in gioco le carte e tra nubifragi, meteoriti, e collisioni di galassie si ristabiliva un nuovo equilibrio accettabile.
-Mi sembra che ci sia un anticipo di più di un mese … – sospirando come un tifone disse il responsabile B. Dietro di lui gli assistenti, intuitivi, si affrettarono a ristabilire la lista del foglio ancora da immettere, con una fretta da Big Bang.
-E’ stato un errore- composto, il responsabile J, tentò di minimizzare con un sorriso simile ad un tramonto lacustre. I suoi assistenti asserragliati dietro come un plotone. Era evidente a tutti l’affronto e la porta della scelta. Era l’Armaggedon.
Mentre il responsabile B si sistemava, e prendeva il foglio appena modificato degli assistenti per inserirlo nel ripetitore, il gruppo J trattenne il fiato come il tuono.
Fra gli ultimi nomi di Gennaio comparve il nome Gamal[2] (politico e religioso).
Il responsabile J era allibito, sapeva di non aver agito secondo i termini, ma che dalla parte B ci fossero ancora questi pregiudizi storici e la convinzione di un’immobilità dottrinaria era fuori da ogni cosa. Dove andava a finire il libero arbitrio, o come diavolo si chiamava –di questi tempi – il diritto degli individui!?
-E’ assurdo mi pare- disse forte come un eruzione di vulcano il responsabile J.
-E’ dentro i tempi e le regole- rispose prontamente il responsabile B, col senso di soddisfazione per aver ridato un po’ di misura alle cose. Cioè alle creature, al valore della vita insomma … . Nello stesso momento però vide i tre assistenti riformulare il foglio di Febbraio. Non vi fu nemmeno tempo per pensare, il nome che uscì era Menachem[3] (giurista).
Il responsabile B non trovò conveniente spiegare, che anche quelli erano puri pregiudizi, che unendo ragione e senso civile il senso morale non potesse che giovare in quella parte di mondo, ma si rendeva conto che il gruppo J aveva agito con un sentimento molto scontato: l’incredulità e la collera. Erano secoli che lassù non accadeva.
– Italia! – disse il responsabile B, sapeva che aveva il diritto di scegliere il luogo dell’Armaggedon anche se poi la mossa successiva spettava al gruppo J. Secondo infatti il regolamento del consiglio, in caso di conflitti e diverbi accesi e di palesato Armaggedon si doveva scegliere la postazione stabilita dai Padri. E se poi era ormai sdoganato, da quel Galileo, che il mondo non era al centro del sistema solare, era tacita convinzione comune che l’Italia rivestisse ancora quella posizione centrale per diritto ancestrale della Città Eterna. Per quanto fosse desueto il riferimento e corroborato da una serie di convinzioni umane più che divine, il responsabile B era certo, così di poter giocare su un terreno sicuro e finire questa diatriba al più presto . Quel che non diceva il responsabile B, neppure ai suoi assistenti, è che l’Italia era terra di mediazioni, intrighi e antenne che arrivavano fin sopra il cielo. Purtroppo per il responsabile B, quelle mediazioni come le rondini mettevano nidi in ogni primavera.
– Giovanni[4]( cardinale e arcivescovo), fu l’immediata chiamata del gruppo J.
Il responsabile del gruppo B si dovette subito ricredere. Si accorse in quel momento di essere entrato in una trappola. Gli occhi erano lampi. Il trio degli assistenti silenzioso e greve.
– Francesca[5] (zoologa), diceva il foglio appena inserito dal gruppo B. In fondo la tensione con l’evoluzionismo non era mai sopita; quella hybris e curiosità umana stava davvero diventando eccessiva.
-Ma come, 28 giorni 7 ore e 13 minuti ?!- domandò quasi con collera il responsabile J. Aveva la scheda del soggetto come prova. Alle sue spalle, sbigottiti, annuivano come un coro greco gli assistenti.
Il responsabile B lo guardò placidamente come un campo di grano. Poteva essere tanto ingenuo il responsabile J da non saper leggere il bianco tra le righe!?. Il ripetitore aveva detto il nome.
Ora il quadro era molto chiaro, preoccupante. Entrambi avevano perso elementi importanti. Non importanti sull’immediato come sembravano esserlo sportivi, musicisti, attori e imprenditori, ma nel tempo perché, tutto si giocava nel tempo della memoria. I moribili chiamati erano infatti portatori sani di pensieri che venivano così improvvisamente recisi. Non che vi fosse per le due parti B e J un’attenzione al valore specifico di queste idee, quanto che rimanevano affascinati dal potenziale di convincimento delle idee ed esso, richiedeva tempo. Soprattutto perché la maturazione della memoria umana non è fra le più sensibili del cosmo. In questo modo il problema di secondi, minuti, e giorni sottratti ai moribili aveva proporzioni devastanti.
La battaglia era ormai iniziata e sembrava non potersi fermare. Restringere il campo allo Stivale era servito per non crollare in un prolasso planetario. Non che gli altri moribili umani noti o meno noti sparsi per il globo fossero meno importanti, affatto ma, ora si giocava sulla propulsione in vista dei secoli a venire. Era la globalizzazione dalla piccola periferia di un paese ispirato, rigoroso e poetico come quello stivale, più o meno al centro del mondo. Soprattutto un paese di raccomandati. Fino all’Armaggedon, sembrava protetto contro la morte- avendo contrabbandato giorni, ore, minuti e persino secondi – come se l’eternità stagnante si potesse barattare con denaro, l’animo o una fetta spessa di ragione. E aveva voglia l’ingenuo mondo a credere che la longevità nel Bel Paese fosse per il clima, il paesaggio e la buona cucina.
-Mario Alighiero[6] (docente e traduttore), comparve nella lista del gruppo B.
-Fausto[7] (calciatore) , nella lista del gruppo J.
C’era della confusione e accavallamento di ruoli, d’altra parte si lottava alla sottrazione di giorni.
Febbraio passò con una freddezza silenziosa. Le due parti si studiavano.
– Damiani[8](regista, scrittore), uscì a sorpresa nella lista B.
– Teresa[9](partigiana e politica), rispose il gruppo J.
Entrambi erano basiti, sembravano scegliere le mosse avventatamente con una logica priva di moralità. Solo che, come in uno specchio amorfo, l’uno era stupito della mancanza di moralità dell’altro.
Decisero di prendere fiato.
-Giovanni[10],(presbitero e partigiano) elencava il gruppo B, a cui sembrò di aver ristabilito un ordine nel troppo nervoso caos di moribili, anzitempo chiamati.
Il responsabile J sorpreso diede una strillata nevrastenica agli assistenti: “Lo volevo io!!!”. Risuonò con una forza che pareva ribollire come un terremoto. I due schieramenti però sapevano, che l’omonimia era grave. Scandalosa.
Il gruppo B ostentava una finta calma. Aveva osato e poteva finalmente sospirare.
L’ Armaggedon non era per niente facile.
– Enzo[11] (cantautore e cabarettista), uscì sulla lista J come una mannaia.
-Franco[12] (cantautore e paroliere), la risposta automatica del gruppo B senza avere avuto nemmeno il tempo di pensare. D’istinto. Il resto poi era il nulla.
I due gruppi si osservarono con il senso di ineluttabilità di due animali feriti, come una musica strappata dalla bocca, quasi mancasse quel tono di speranza che era il vero seme di qualsiasi azione. E c’era molta umanità nella loro disperazione. Sbuffavano e ruggivano per prendere immensità e fiato. Perso ogni decoro si fissavano con una ferocia solfurea, come nebbia sull’orizzonte . Nessuno voleva retrocedere di un solo passo.
Era il cambio della stagione, si invertivano i ruoli. Sudavano come il temporale.
-Mariano[13] (criminale), era uscito dal gruppo B senza nessuna pietà . Era evidente la disfatta degli ideali, persino il gruppo J se ne avvide.
Il rappresentante J, in un atto di forza immane, non si lasciò intimidire. Sapeva che doveva esserci qualcosa sotto, non era possibile questa mancanza totale di pietàs.
-Lorenzo[14](cardinale e arcivescovo), uscì nella loro lista. Ma non ebbero nemmeno il tempo di esultare sommessamente perché, sulla lista B comparve fulgente come la folgore il nome Giulio[15](politico e scrittore). Era un tumultuoso azzardo divino. Al protetto – chiamato l’inamoribile -erano garantiti con sigillo pontificio, patti lateranensi in itinere, oltre che con segreto CIA altri dodici anni, 15 giorni, 7 minuti e un secondo esatto. Però era stata un’occasione irrinunciabile si accorse il responsabile B, vibrando come un tifone. Il tempo, lassù, parve fermarsi nell’increspatura nuvolosa del responsabile J. Lui stesso non avrebbe mai osato tanto, e d’altra parte mantenere quella promessa era un peso insostenibile. Il responsabile B e il responsabile J si guardarono, erano trasparenti come l’acqua delle fogne. Tacevano.
La ferocia delle due parti si espresse in quel silenzio. Gli assistenti come automi, freneticamente, cancellavano, spostavano ed evidenziavano nomi di moribili. Affaccendati, eccitati come una frenesia di lapilli.
-Andrea[16](prete e attivista),rispose con un livore inaudito il responsabile J quasi con un associazionismo legato ai suoni. L’eco di una tempesta sembrò sconvolgere l’Italia, sebbene l’Europa e il mondo non si accorgessero ancora della portata. L’Italia non era che un piccolo specchio dell’uomo, un piccolo riflesso del mondo.
Il responsabile J sicuro di aver inferto un colpo considerevole. Tremò ancora, scosso dalla potenza della sua affermazione.
-Franca[17](attrice e drammaturga), comparve sulla lista del gruppo B con un livore contenuto appena da un contegno da sepolcro imbiancato. Il Paese sembrò soffrire in quell’istante una calamità. La salute generale di tutti era piuttosto incerta.
Decisero di fermare il tempo, quanto bastava per respirare. Scelsero una pausa. Nella stanchezza sentirono la fame. Anche l’animo doveva sfamarsi. Respirarono. Ma giugno cambiava nuovamente la stagione e le parti. Ricominciò la lista il gruppo B.
Margherita[18](astrofisica e attivista), citava il foglio del gruppo, scritto a caratteri cubitali. Fu difficile riaversi per il responsabile J.
“Signore, signore”, tentarono di dire gli assistenti del gruppo J al responsabile per chiedere conferma dei nomi, che avevano in mente e siccome attonito il responsabile J non dava risposta, procedettero incerti se avessero scelto bene. Si sentì, con voce metallica, dalla Sfera flebilmente un Vincenzo[19]( sceneggiatore, scrittore), poi la tensione sembrò assottigliarsi, darsi tregua nel silenzio atomico del responsabile J.
Persino il rappresentante B cercava di mitigare i toni reinserendo in lista i nomi, nel tempo e nel luogo in cui erano chiamati. Temeva però quella tetraggine del responsabile J che, come la sua inquietudine, non sapeva affatto di tregua ma di furore e miseria.
Luglio esalava i suoi vapori sino all’empireo in cui le due parti B e J sedevano in una luce tersa, nel rumore del ripetitore e nel lucore della Sfera. Sulla Terra il caldo era feroce, vivo. Era il 28 Luglio.
-Ersilio[20](sacerdote e arcivescovo), disse fermo come un cannone la voce del responsabile J., davanti al silenzio sepolcrale di tutti. Schiacciata come uno sbiadito affresco la figura ammutolita del responsabile B.
Si trattava di un anticipo di appena un giorno, ma avrebbe avuto un importanza precisa e devastante.
-Forse dovremmo continuare la lista secondo come l’avevamo concordata insieme- disse il responsabile B, riprendendo un po’ di tono morale, mentre sistemava i fogli.
-Forse abbiamo ecceduto, noi, in presunzione- disse a suo modo il responsabile J svuotato di volontà.
I loro sei assistenti in cerchio, con sorrisi come di un alba nuova, stemperato l’imbarazzo si stringevano ora le mani.
-Signori, se mi permettete quel tris è stato una mossa perfetta … imprevedibile- disse il più giovane degli assistenti di B, rivolto al responsabile J. E tutti si misero a ridere sonoramente. Sembravano le loro risa frastuono di colombe di pura luce.
Era meglio lasciare l’Italia, come il mondo, al suo orizzonte, al suo tempo, alle sue leggi, alla sua giustizia, alle sue credenze, alla sua gente insomma senza troppe ingerenze verticali. Poi, chiedere ai morti – compianti – d’intercedere per una giustizia terrena era come giocare a carte fra bene e male senza, neppure sporcarsi le mani.
Reginaldo Cerolini 28 Luglio 2013 Arese (22.44), inedito Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.
[1] Nagisa Ōshima, regista e sceneggiatore giapponese (31 Marzo 1932, 15 Gennaio 2013).
[2] Gamal al-Banna, politico e religioso egiziano (15 Dicembre 1920, 30 Gennaio 2013).
[3] Menachem Elon, giurista israeliano (1 Novembre 1923, 6 Febbraio 2013).
[4] Giovanni Cheli, cardinale e arcivescovo cattolico italiano ( 4 Ottobre 1918, 8 Febbraio 2013).
[5] Francesca Gherardi, zoologa italiana (12 Novembre 1955, 14 Febbraio 2013).
[6]Mario Alighiero Manacorda, docente e traduttore italiano ( 9 Dicembre1914, 17 Febbraio 2013).
[7] Fausto Lena, calciatore italiano (11 Dicembre 1933, 25 Febbraio 2013).
[8] Damiano Damiani, regista, scrittore e attore italiano (23 Luglio 1922, 7 Marzo 2013).
[9] Teresa Mattei, partigiana e politica italiana (1 Febbraio 1921, 12 Marzo 2013)
[10] Giovanni Nervo, presbitero e partigiano italiano (13 Dicembre 1918, 21 Marzo 2013).
[11] Enzo Jannacci, cantautore, cabarettista e attore italiano ( 3 Giugno 1935, 29 Marzo).
[12] Franco Califano, cantautore e paroliere italiano ( 14 Settembre 1938, 30 Marzo).
[13] Mariano Agate, criminale italiano (19 Maggio 1939, 3 Aprile 2013).
[14] Lorenzo Antonetti, cardinale e arcivescovo cattolico italiano ( 31 Luglio 1922, 10 Aprile 2013).
[15] Giulio Andreotti, politico, scrittore e giornalista italiano (14 Gennaio 1919, 6 Maggio 2013).
[16] Don Andrea Gallo, prete, attivista, 18 (18 Luglio 1928 , 22 Maggio 2013).
[17] Franca Rame, attrice italiana ( 18 Luglio 1929, 29 Maggio 2013).
[18] Margherita Hack, astrofisica, divulgatrice scientifica e attivista italiana (12 Giugno 1922, 29 Giugno 2013).
[19] Vincenzo Cerami, sceneggiatore, scrittore e drammaturgo italiano (2 Novembre 1940, 17 Luglio 2013).
[20] Ersilio Tonini, sacerdote e arcivescovo cattolico italiano ( 20 Luglio 1914, 28 Luglio 2013).
Foto in evidenza di Melina Piccolo