La storia che vi sto per narrare è davvero strana, talmente stramba che non crederete sia successa veramente, eppure è quanto mai vera. Fossi in un tribunale, avrei giurato che era vera, ma quando scrivi, non serve giurare, non è professionale, devi piuttosto convincere il lettore. Come faccio a convincerti, caro lettore, che quella storia sia veramente vera? Beh, anzitutto, caro lettore, sappi che la cosa più strana e incredibile in questo mondo è il mondo stesso, e non le cose bizzarre e inconcepibili in cui succedono. Sappi che qualsiasi cosa d’inimmaginabile, magico, strano, e misterioso che succede in questo mondo non viene dal nulla o da fuori, ma dal mondo stesso, e quindi ha già un suo stampo in esso. Se tu vedi una forma stranissima, ti stupisce di più la forma stessa o lo stampo che l’ha prodotta? È così anche con questo nostro mondo, non sono più le cose strane a doverti stupire, ma deve essere il mondo, strambo e bizzarro qual è, che ti deve stupire. Ti ho convinto? Boh, comunque ti dico un’ultima cosa: se ti raccontano un fatto strano, a cui tu non hai assistito personalmente, non vuol dire affatto che quel fatto non sia veramente accaduto, per quanto ti possa sembrare incredibile. Se non ti sei ancora convinto allora vai a chiedere alla gente che ha visto succedere quella cosa strana a me. Ora basta, ti racconto quella storia, ti convinci o no non sono problemi miei.
Dunque, stavo camminando in centro dopo aver comprato alcuni libri. Era una bella giornata, e c’era tanta gente che passeggiava. Gente elegante e per bene, come me credo, passeggiava nel nostro centro città. C’era chi stava ai tavoli dei bar, a prendere qualcosa da bere, chi prendeva gelato, e chi faceva shopping ecc. Insomma, un centro città normale, con la sua solita vita, come tutte le altre città nel paese e nel mondo.
Io, come tutti i giovani tecnologizzati del terzo millennio, ho un mio iPhone, collegato, quasi sempre, a internet. E come tutti i giovani della mia generazione ho anche Facebook, su cui pubblico varie cose. Cerco spesso, però, di pubblicare cose che sensibilizzino la comunità facebookiana, come fanno tanti, con la speranza di cambiare qualcosa. Non spero mica di cambiare il mondo, figuriamoci, ma faccio quello che posso nel mio piccolo, tramite quella rete utilissima, ma non sempre a quanto abbia scoperto dopo. Finora è tutto normale, niente di strano o straordinario, finché ho ricevuto una notifica di un commento per un post che avevo postato sulla mia pagina. Quel post, ve lo dovevo dire prima, era un breve video che evidenziava alcune ingiustizie nel nostro strano mondo. C’era, ad esempio, un bambino nero, con la pancia gonfia, il viso secco e gli occhi pieni di domande, le costole del petto erano così sporgenti che si poteva contarle. Tuttavia, è un’immagine comune a tutti noi. Poi c’era un uomo picchiato e strascicato dalla polizia o dai soldati, non so in quale parte del mondo. E c’erano dei terroristi vestiti di nero, tra cui uno che trascinava e umiliava una donna, mentre un’altro alzava la spada per decapitare un disgraziato uomo. Le ultime immagini erano di migranti che galleggiavano nel mare, con i loro vestiti colorati disegnavano quasi un arcobaleno. Qualcosa di nuovo nelle immagini? Nulla. Erano le solite immagini che vediamo ogni giorno. Quel post ha avuto tantissimi “mi piace” e altrettanti commenti. La comunità facebookiana era fin troppo solidale: commenti di sdegno, di rabbia, di vergogna, di rimpianto ecc. Era una cosa davvero soddisfacente, ma molto. Quanto era utile? Non ve lo so dire. Insomma, vi dicevo che la cosa più strana si è verificata quando ho ricevuto una notifica di un commento, ed ecco cos’è successo:
Avevo le mani occupate, portavo cinque libri e sostenevo la bici. Ho appoggiato i libri su un braccio e la bici sulla gamba, e ho aperto il telefono per vedere la notifica. Maledetto quel momento di curiosità! Insomma, appena ho aperto il telefono sono scivolati i libri ed è caduta la bici, ho perso l’equilibrio, mi è caduto di mano il telefono, ha sbattuto per terra ed è successa la cosa più strana al mondo: sono usciti fuori da FB tutti i commenti e i “mi piace”, e si sono sparsi per terra. Ed è stato ancora più strano quando il video stesso, dio mio, è saltato fuori dal telefono! I “mi piace”, con il pollice in su, erano pezzi secchi, come rami morti e secchi, rotolavano per terra come dadi. I commenti, invece, si sono frantumati, a volte vedi delle parole intere o mancanti, ma spesso soltanto delle lettere, alcune erano addirittura rotte. Il video invece, dio santo, si era materializzato realmente: i personaggi del video erano lì, in mezzo a noi, ognuno faceva la sua stessa parte che faceva nel filmato. Era seduto di fronte a me il bambino nero, ora potevo contare le sue ossa del petto toccandole, potevo tastare la sua pancia gonfia. Dio mio, ma cosa sta succedendo, mi chiedeva. Il bambino mi guardava, con quegli occhi così neri e stanchi, così affamati e …. Ma perché mi spingete? Chiedevo alla gente. Mi giravo e vedevo quell’uomo trascinato. Sentivo quasi la puzza di sudore del soldato che lo trascinava, e il piede dell’uomo strascicato toccava quasi il mio piede, allora ho indietreggiato. Alle grida di una donna mi sono girato, mamma mia, c’era una donna a distanza di alcuni metri da me che veniva trascinata dal terrorista vestito di nero, ma sono atterrito quando ho visto l’altro che alzava la spada in aria volendo decapitare l’uomo. Non ce la facevo a guardare, allora mi sono girato dell’altra parte per non vedere quella scena orrenda e …. ho visto davanti a me quei poveri migranti disgraziati che galleggiavano a facce in giù.
Dio mio, ma cosa dovevo fare, o gente che dobbiamo fare? Chiedevo. Ma la gente, tutta quella gente per bene come me, guardava senza far nulla. Anzi hanno cominciato a fare qualcosa. Alcuni si sono messi a fare le foto e i filmati a quelle scene. A un certo punto la gente si è messa a raccogliere i “mi piace” e i commenti e a riconsegnarmeli. Li attaccavano, li aggiustavano e me li davano. “Questo è un bellissimo commento” mi ha detto uno “io metterei uno di quei ‘mi piace’ a questo commento” ha concluso compiaciuto. Insomma, in alcuni minuti mi sono stati restituiti tutti i commenti e i “mi piace”, e li avevo inseriti nell’Iphone. D’improvviso è sparito tutto, e il video, com’era uscito, è ritornato nel mio Iphone, con sotto tutti i bellissimi commenti e i tantissimi “mi piace”.
La gente, come se niente fosse, ha ripreso a passeggiare, a prendere i propri caffè e i propri gelati, a fare shopping ecc. E intanto postavano su FB le foto e i video di quelle scene, probabilmente per raccogliere tanti “mi piace” e tanti commenti, e anche per sensibilizzare chi non aveva visto le scene in diretta!!!
Vedendo ristabilirsi la normalità mi sono sentito più tranquillo. E come tutti, io pure ho rimesso in tasca il mio telefono, ho raccolto i miei libri e la bici e sono andato via.
Gassid Mohammed è: Un grande bambino che insegue le farfalle da una vita. È nato a Babilonia, a qualche passo dell’Eufrate. Casa sua è eretta sulle basi della Torre di Babele, nessuno ci crede ma è così. È cresciuto in un piccolo paesino in campagna, con le pecore, le mucche, le galline, le farfalle, le api e tutti gli animali e gli insetti. Tutto il suo corpo è costituito dall’Eufrate, non solo perché ci faceva il bagno ogni giorno per tante ore, ma anche perché le piante e le verdure che piantava e faceva crescere erano irrigata dall’Eufrate. Gli piace molto la natura perché ha passato la sua infanzia e l’adolescenza negli orti e nei campi. Il suo orto aveva una collina coperta di erbe e fiori, a lui sembrava fosse il resto dei giardini pensili. Ovviamente nessuno ci crede, ma c’è poco da fare. Da bambino aveva sempre inseguito le farfalle, e le insegue tuttora, e lo farà per sempre.
Foto in evidenza di Melina Piccolo.
Foto dell’autore a cura di Gassid Mohammed.