Una stella dietro le nuvole: lo stoicismo – di Enrico Macchia

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(Foto di Enrico Macchia)

“Lo stress nasce quando la mente fa resistenza al cambiamento” [1], agli eventi della vita che ci accadono ogni giorno. Non si accetta una determinata sciagura, un brutto colpo della vita, si fluttua con la testa tra passato e paure del futuro e si sbatte contro la dura realtà dei fatti. Ed è proprio quando ci sentiamo stressati e inquieti che c’è la tentazione di lasciarsi andare. E ci si lascia andare in un lavoro, in un compito, in un rapporto. Ci si lascia andare in momenti bui in cui la fortuna sembra abbandonare il pianeta terra, e in cui qualsiasi risposta che ci viene in mente…non è la soluzione ai nostri problemi. C’è chi non concependo una soluzione logica si abbandona “all’effetto anestetico momentaneo che danno il fumo, l’alcool e la droga” [2] e smette di lottare, smette così di fare resistenza. Ma non bisogna tanto resistere, quanto “assumersi la responsabilità piena del fatto che siamo uomini” [3], che siamo “persone con un inizio e una fine” [4] e che devono vivere una vita meravigliosa ma fatta di incidenti continui. E per farlo è necessario seguire una rotta, una condotta, porsi un obiettivo. Quindi, nel concreto, da dove si parte? Quando tutto attorno a noi vacilla come non mai e ci sentiamo insicuri, a chi ci dobbiamo rivolgere? Seneca direbbe: “perché non buttare l’occhio su qualche grande persona del passato, che ha vissuto prima di noi, farcela amica e dialogare con lei attraverso le lezioni che ci ha lasciato nei libri e nelle testimonianze?”[5] Del resto anche queste persone hanno vissuto e affrontato prima di noi mille intemperie. Traumi, lutti, devastanti sciagure e ingiustizie. E si, anche epidemie. Ma c’è stato qualcosa che si accendeva ogni volta, una scintilla di speranza, una forza della vita che spingeva uomini normali a diventare degli eroi. Donne e uomini vulnerabili che hanno vissuto con coraggio senza mai arrendersi fino alla fine, affrontando una sfida dietro l’altra, proprio come noi oggi nel 2021. “Quanto arriva in alto la grandezza umana quando realizza e trascende la propria tragedia!” [6]  Ma da dove inizia questa storia? E si può imparare qualcosa da una filosofia? Scopriamolo insieme.

Secondo questa corrente filosofica che prende il nome di Stoicismo, le sfide della vita, i traumi, i lutti, le devastanti sciagure e le ingiustizie fanno tutti parte del grande calderone della vita. E nessuno ne è esente. Ma c’è un però, ossia che ognuno può fare una distinzione. Distinzione tra “ciò che è in nostro controllo e ciò che no.”[7] Tra eventi esterni su cui non abbiamo potere (il tempo, le sciagure) e le cose su cui invece abbiamo potere (le nostre reazioni agli eventi, la nostra risposta a ciò che la vita ci presenta). Non si tratta di un approccio filosofico teorico, ma di un “praticare energico e costante”[8], di seguire qualche piccola regola di buon senso per poi vivere la nostra vita come vogliamo. Felici. È la filosofia concreta per eccellenza che cerca di dare risposte per una vita quotidiana. E la sua influenza permea tutta la cultura occidentale. Senso del dovere; virtù; non aver paura e non farsi sopraffare dalle emozioni; reggere il dolore e le trasformazioni; non lamentarsi, accettare e andare avanti…lo stoicismo è alla base del comportamento che noi occidentali riteniamo giusto e coraggioso. È un metodo ordinato per fare chiarezza, uno schema che ha già previsto il prevedibile e si sofferma su ogni singolo passo da compiere. È come un faro nella notte. Indica alla nave la rotta da seguire, un porto sicuro dove volgere: “Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare”[9]. E infatti nulla ci appare chiaro e sensato se non siamo noi i primi a decidere dove andare e cosa fare delle nostre vite (metaforicamente la nave). Poi si sa, ciò che ha valore ritorna sempre, soprattutto nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo, non a caso è nata nell’ellenismo periodo storico di grande incertezza e instabilità, di grande smarrimento spirituale e morale, in cui valori fondamentali come l’educazione e un agire retto perdono quota. E questo è vero come è vero che il fiore più bello sboccia nelle avversità. Avversità che per noi coincidono con il periodo dell’epidemia, ma che per chi ha fondato questa filosofia coincide con il vuoto lasciato da Alessandro Magno. Parlo degli antichi greci e dell’ellenismo, iniziato dopo che il più grande condottiero di tutti i tempi aveva conquistato Grecia e Persia spingendosi fino all’India, cambiando definitivamente volto a innumerevoli popoli e ponendo fine alla gloria dell’età classica (510 a.C. – 323 a.C.) che resterà per sempre indelebile nelle pagine di storia e nella cultura occidentale. Ma capiamo meglio: “Era un’epoca assolutamente instabile, in cui chi aveva denaro e non aspirava al potere poteva godersi una vita molto piacevole, ammesso che egli non si imbattesse in eserciti dediti al saccheggio […] e non sembrava vi fosse nulla di razionale nell’ordinamento delle cose umane, fuorché per gli audaci avventurieri non c’era più alcun incentivo ad interessarsi dei pubblici affari” [10]. Inoltre: “Dopo il brillante episodio delle conquiste di Alessandro, il mondo ellenistico stava precipitando nel caos, per mancanza di un despota abbastanza forte da raggiungere una stabile supremazia, o di un principio abbastanza potente da generare la coesione sociale […] erano diffusi il malcontento ed il timore della rivoluzione.”[11] E infatti la confusione portò inevitabilmente al decadimento morale. Le epoche di prolungata incertezza, sono nemiche della condotta della maggior parte delle persone.. E questo perché: “Sembra che non ci sia più alcuna utilità nel risparmio, quando tutto ciò che vien messo da parte potrà andar disperso; nessun vantaggio nell’onestà, quando l’uomo verso cui la mettete in pratica quasi certamente vi truffa; nessuno scopo ad aderire stabilmente ad una causa, quando nessuna causa è importante o ha la possibilità di una stabile vittoria; nessun argomento in favore della sincerità, quando solo tergiversare abilmente rende possibile preservare la vita e la fortuna. L’uomo, la cui virtù non ha altra origine se non nella prudenza terrena, diventerà, in un mondo simile, un avventuriero se ne ha il coraggio ed altrimenti cercherà l’oscurità come un pavido opportunista.”[12] Il fine della filosofia e di qualsiasi ricerca che volesse dare risposte all’inquietudine e alle sofferenze dell’uomo, fino ad allora, si era limitata a contemplare la miglior forma di governo, le corrette associazioni, l’educazione…ma ora? Ora la ragione doveva andare oltre, ed era compito dei nuovi filosofi escogitare nuovi metodi per resistere alle sollecitazioni del presente. Ci voleva qualcosa di più caparbio e concreto.

E a questo punto, caso vuoi, arriva Zenone. E arriva letteralmente, perché è di passaggio ad Atene  per affari. Siamo verso il 300 a.C e Zenone è un mercante fenicio di trent’anni che dopo aver perso tutti i suoi beni in una tempesta si siede a riflettere. Proprio mentre realizza quella tragedia, la fine della sua attività e della sua ricchezza, accade qualcosa. Infatti la leggenda vuole che lui si imbatta in uno scritto su Socrate. E dopo averne studiato il carattere, decide di non riprendere i commerci ma di rinnovarsi e di cambiare vita: avrebbe fatto di tutto per capire come fare per non patire quanto aveva sofferto. Tra l’altro non sorprende che fosse proprio Socrate il modello da seguire per Zenone e in seguito per tutti gli stoici: “il suo atteggiamento al processo, il suo rifiuto di fuggire, la sua calma in faccia alla morte e la sua sentenza che chi commette un’ingiustizia fa ingiuria a se stesso più che alla sua vittima, tutto corrispondeva perfettamente all’insegnamento stoico” [13].

Dopo aver maturato 30 anni tra sciagure ed esperienze pratiche, e aver studiato presso il maestro Cratete, Zenone fonda sempre intorno al 300 a.C. una propria scuola sotto il portico affrescato di Atene (Stoà Poikìle da cui il nome). Ed è in questo primo momento che si delineano i capisaldi della filosofia:

  1. Separazione fra mondo interiore ed esteriore: “non possiamo controllare i fenomeni esterni, ma possiamo controllare l’effetto che essi sortiscono su di noi” [14] (ed è naturale arrivare ad una conclusione del genere, dal momento che là fuori il mondo era tutto un caos e l’unica soluzione per andare avanti a testa alta era quella di fare ordine dentro sé stessi e riadattare le proprie abitudini e credenze);
  2. L’universo è perfetto ed è retto da un ordine razionale (logos). Zenone, dopo aver ragionato sulla condizione umana, capisce che l’unico modo per raggiungere o provare a raggiungere la felicità è fare in modo che essa risieda qui sulla terra, e non in altre dimensioni. Quindi teorizza che la vita sia un fatto guidato dalla provvidenza, da una volontà superiore a cui possiamo solo affidarci, come fa chi segue la virtù, e lasciarci guidare. In alternativa possiamo negarla come fanno gli inconsapevoli ed esser sbattuti qui e là senza capire nulla;
  1. Il mondo è quindi dominato da un ordine necessario e “Dal punto di vista dell’uomo ignaro ciò può apparire come destino e persino maledizione, ma dal punto di vista divino esso è provvidenza, il disegno razionale che regge l’ordine.” [15]
    Bisogna quindi “vivere secondo natura e ragione”[16] . “L’uomo può riconoscere la ragione che è in lui stesso e nell’universo, e conformare ad essa il proprio comportamento, oppure lasciarsi vincere dalle passioni, e abbassarsi al livello degli animali.” [17];
  2. Alla base della filosofia di Zenone vi è un approccio universalistico, che ingloba tutto, dettato da quella che potremmo definire oggi la globalizzazione del mondo antico. Non ci sono più ateniesi e spartani, corinzi o greci, romani o fenici – tutte civiltà di quei tempi.
    Questo perché la geografia e l’appartenenza ad una città sono venute meno. L’uomo stoico riconosce che siamo tutti accomunati dallo stesso destino e dalla stessa natura umana e si definisce “cittadino del mondo”[18];

 

“Zenone, in altre parole, realizzò un’intensa presa di coscienza della condizione umana vedendola dominata da forze esterne e necessità inesorabili. Vide con acutezza che nella vita vera tutto ci sfugge, specie quello che inseguiamo più caparbiamente. Gli uomini sono infelici perché inseguono dei beni che o non potranno mai ottenere, o che comunque non saranno mai pari alle aspettative, o cercano di fuggire dei mali che comunque non potranno evitare. La sola cosa che dipende interamente da noi stessi, e che nessuno potrà mai sottrarci, è la volontà di comportarsi rettamente, di agire e scegliere secondo ragione. Secondo provvidenza.” [19] Vediamo in breve perché. Abbiamo detto che la condizione indispensabile per raggiungere la vera felicità, e non le solite soddisfazioni temporanee, è l’adeguarsi alla razionalità del tutto (il logos) – che ripetiamo comprende le cose che possiamo controllare e quelle che non possiamo controllare. Ciò significa vivere secondo natura. E vivere seconda natura è sinonimo di vivere secondo ragione, che è la più autentica caratteristica dell’uomo… e per questo è diverso dagli altri animali.

Infatti solo l’uomo è in grado di trascendere sé stesso e gli altri. Quindi se vivere secondo natura e rimanere sempre sul pezzo è virtuoso ed è bene, allora vivere nel vizio e lasciarsi andare è il male.

Ecco perché gli stoici danno una netta definizione di “dovere”, di quell’agire corretto finalizzato al bene. Dovere è preferire salute, piacere, ricchezza, onore, gloria e buon senso alla morte, alla malattia, alla povertà, alla prigionia. Dovere è non lasciarsi sopraffare dalle emozioni che portano a reagire in modo avventato e sconsiderato, ma ponderare sempre ciò che facciamo, ogni passo che muoviamo. Dovere è chiedersi ogni volta che qualcosa non va bene: cosa posso fare oggi per affrontare la sfida e andare avanti? Solo con il dovere, o ispirandosi anche solo in parte al dovere, ci si può realizzare. E “alla realizzazione dell’uomo consegue la felicità[20]. Felicità che si può ottenere solo con un distacco, una sorta di indifferenza, quella maturata dopo anni di esperienza che ci fa essere meno suscettibili alle cose della vita. Ecco allora che se si affronta ogni situazione qualsiasi sia l’emozione di quel momento, con la stessa concentrazione e con la stessa voglia di vincere su se stessi e le tempeste della vita, allora si è diventati stoici. Si è scelta la virtù, si è agito con dovere. E lo possono fare tutti i cittadini del mondo, non c’è limite di sesso o età. Lo stoicismo infatti era ed è aperto a tutti, ed è proprio “con questa vocazione all’universalismo che la filosofia riesce ad inserirsi in ogni tempo, in particolare nell’ellenismo e nell’impero romano” [21]. Da filosofia ufficiale dell’impero romano, lo stoicismo cambierà per sempre il corso della storia arrivando fino ai giorni nostri influenzando campioni dello sport come Kobe Bryant e Michael Jordan e premi Nobel per la pace come Martin luther King jr., Nelson Mandela e Madre Teresa di Calcutta.

Ma questa appunto è un’altra storia e continuerà nel prossimo numero.

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Biografia:  Mi chiamo Enrico Macchia, ho 20 anni e frequento il primo anno del corso di Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna. Curioso di sapere come sono andate, vanno e andranno le cose.

 

CITAZIONI

  1. Dan Millman., La via del guerriero di pace, Vicenza, Il punto d’incontro, 1980.
  2. Tratto da un’intervista ad Osho del 1985.
  3. Dan Millman., La via del guerriero di pace, Vicenza, Il punto d’incontro, 1980.
  4. Lucio Anneo Seneca., Lettere a Lucilio, Milano, BUR, 1974.
  5. Ibidem
  6. Vedi articolo precedente “PENSIERI PARALLELI, GIACOMO LEOPARDI E ARTHUR SHOPENAUER”
  7. Epitteto, Manuale di Epitteto, Milano, BUR, 1996.
  8. Dan Millman., La via del guerriero di pace, Vicenza, Il punto d’incontro, 1980.
  9. Lucio Anneo Seneca., Lettere a Lucilio, Milano, BUR, 1974.
  10. Bertrand Russell., Storia della filosofia occidentale, Milano, Longanesi, 2004.
  11. Ibidem
  12. Ibidem
  13. Ibidem
  14. Stoici antichi., Tutti i frammenti, Milano, Bompiani, 2002
  15. Nicola Abbagnano., Il pensiero greco, Milano, UTET, 2018
  16. Ibidem
  17. Ibidem
  18. Ibidem
  19. Ibidem
  20. Lucio Anneo Seneca., La tranquillità dell’animo, Milano, BUR, 2019.
  21. Bertrand Russel, Storia della filosofia occidentale, Milano, Longanesi, 2004.

 

 

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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