agli occhi di un estraneo sembrerà
che sono morti invano, i nostri bambini,
ma nessuno si dimenticherà di loro
loro che sono tornati a morire
per i loro ricordi perduti
andando incontro a un destino muto
per un mondo che sembrava defunto
stiano tranquilli, gli scettici
nessuno dimenticherà nessuno
e un giorno o l’altro
il resto del mondo capirà
E’ proprio a questi “morti”, invano agli occhi del mondo indifferente ma sacrificatesi per una giusta causa -che un giorno lo stesso mondo commemorerà-, che Silvio Perego innalza il suo ultimo libro di poesie. La raccolta è un vero inno a chi combatte per i propri ideali e resiste. Dopo aver scritto due libri di poesie, Jazz (2009) e Gli impiegati vanno di fretta (2012), Perego ha pubblicato il terzo libro, Una Primavera all’inferno. Sin dal titolo si può intravedere la nota drammatica, accompagnata da una forte carica emotiva, che caratterizza tutto il testo. La primavera, simbolo di luce, rinascita e giovinezza è all’inferno, luogo di tenebre, stanchezza e decrepitezza. Il titolo si riferisce indubbiamente agli eventi drammatici che vedono protagonisti alcuni paesi del mondo arabo, auspicando lo sbocciare di una nuova primavera, speranza che viene tuttavia soffocata in sangue e sacrifici.
ma la casa non esiste più
il passo vacilla
le milizie
i ribelli
gli osservatori
le forze di pace occidentali
chiunque può entrare in casa mia
a prendere la mia famiglia
la mia vita
e lasciare solo i corpi dei bambini morti
adagiati nel vuoto divino
Come si vede dai versi sopra citati, la poesia di Perego è schietta, sa raccontare con fermezza e coraggio lo stato delle cose nella loro durezza. In alcuni punti la poesia assume un taglio narrativo per poter raccontare quello che l’occhio scorge. I versi attingono appunto alla spietatezza stessa della contemporaneità, per cui il poeta si fa portavoce della crudeltà della guerra e dell’atrocità della morte, tema predominante in tutta la raccolta. Inoltre colpisce molto il fatto che le sommosse e le proteste della Primavera araba siano raccontate da un poeta occidentale e italiano. Questo significa che esiste veramente una sensibilità verso quello che accade non troppo lontano dall’Europa stessa, significa voler testimoniare e non chiudere gli occhi di fronte alle tragedie che si stanno consumando ogni giorno dietro i nostri confini.
Il nemico alle porte
il nemico è ancora alla porta
di questa casa disgraziata
infame
pencolante
alla porta di questa mia casa
trasformata in inferno,
prigione,
tomba
dove non basta serrare le inferriate
per lasciarsi tutto fuori
tutto dietro le spalle
e difendere la vita
questa vita
con la voglia di vivere
il nemico è alla porta
salirà le scale
e verrà a prendere il mio sacrificio
le mie lacrime
salirà su
per levarmi le speranze intatte da sotto le unghie
e il sangue
che gronda e chiede pace
ormai è qui,
il nemico bussa alla mia porta
La rivoluzione dei gelsomini
i morti non sono tutti uguali
non lo sono mai stati
e neanche le guerre lo sono
alcune sono solo brutte copie di altre
e non importa la striscia di terra bruciata
che si possono lasciare dietro
conta solo l’impatto che possono avere sulle prime
pagine
dei giornali occidentali
prima che sia troppo tardi
non conta nemmeno sapere chi vince e chi perde
i morti sono troppi da contare
l’importante è il silenzio muto
e soffocante delle promesse
che non guarda in faccia a nessuno
e colpisce
e uccide indistintamente chiunque
perché chiunque ha qualcosa da rivendicare
Silvio Perego (Legnano 1970). “Una primavera all’inferno” è il suo terzo libro di poesia dopo “Jazz”, 2009 – prefazione di Ottavio Rossani, finalista Premio Manfredi, e “Gli impiegati vanno di fretta” (2012). Per la narrativa, ha pubblicato i romanzi “L’inganno” (2006) e “Cracker” (2012).