Io Christian purtroppo non ho potuto conoscerlo, anche se entrambi poeti, entrambi pugliesi, entrambi estimatori della poesia di Luigi Di Ruscio. Ed è proprio grazie a questo suo libro di scambi epistolari con il Di Ruscio poeta e amico, un dialogo quotidiano e struggente allo stesso tempo, che siamo entrati in contatto virtuale un paio di anni fa. Tra uno spostamento in Germania e un altro nella selva colombiana, i miei passaggi italici non sono coincisi con quelli di Christian. E non coincideranno mai più. Una specie di non-finito che, nel caldo torrido estivo, si sente più forte, come lo strofinio delle cicale. Sarà la memoria quella zampetta che strofinano le cicale, sarà quella corda sottile e tesa del possibile e dell’impossibile. Sarà. Parlavamo con Christian di pubblicare uno stralcio da Lettere dal mondo offeso, anche se poi non se ne fece più nulla. Anche per questo, a mo’ di piccolo omaggio a due grandi voci in dialogo, è bello riportarvi l’incipit di questo epistolario. Perchè ci incontreremo, in un’altra dimensione.
Lucia Cupertino
EPISTOLARIO TRA POETI, TRA ANIME IN CONTINUA TENSIONE
L’uomo Ezechiele si mise a riepilogare: il mondo è grande ed è bello, ma è molto offeso. Tutti soffrono ognuno per se stesso, ma non soffrono per il mondo e così il mondo continua ad essere offeso…al nostro amico puoi dirglielo. Digli che come un eremita antico io trascorro qui i miei giorni su queste carte e che scrivo la storia del mondo offeso. Digli che soffro ma che scrivo, e che scrivo di tutte le offese una per una, e anche di tutte le facce offensive che ridono per le offese compiute e da compiere.
Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia
Estratto da: LETTERE DAL MONDO OFFESO, L’arcolaio, Forlì, 2014
Christian Tito e Luigi Di Ruscio
Postfazione di Sebastiano Tommaso Aglieco, a cura di Enza Valpiani
UN VIVERE GIOCOSAMENTE EROICO
Il miracolo di questa poesia stralunata
sgrammaticata scoronata è più che sufficiente
per una vita quasi tutta intera vissuta
verso i precipizi del mondo
e la mia pazzia non è il solo sentire le voci
in certi momenti non sento più niente
in pace con tutto
come un oggetto perso dimenticato
quindi in salvo1
Il vivere presuppone un vivere giocosamente eroico2
La mia paura della morte riguarda solo la paura che tutto quello che
scrivo vada perduto.3
Passare sulla neve nuova
dove nessuno è mai passato
bere l’acqua che mai è stata bevuta
un pensiero che ancora non è stato pensato
un verso che ancora non è stato scritto
le prime parole di un nuovo nato
l’ultimo respiro della nostra morte4
*
21 gennaio 2011
Caro Christian,
sto molto male, qui dall’ospedale mi hanno dato un permesso di due giorni, ho 82 anni e i poeti eterni sono solo una fantasia, grazie per la tua amicizia, se ti capita parla dei miei libri, un forte abbraccio.
Luigi.
*
22 gennaio 2011
Caro Luigi,
sono davvero tanto dispiaciuto per quanto mi dici. Puoi stare certo che io parlerò sempre della tua poesia, la leggerò agli altri ogni volta che ne avrò occasione e sarò sempre orgoglioso di poter affermare con certezza che io e te siamo stati buoni amici e ci siamo voluti bene. È vero: i poeti eterni sono una fantasia ma leggiamo ancora la poesia di Leopardi e ancora ci tocca il cuore. Voglio darti una notizia che credo possa donarti un piccolo sorriso: io e Loredana aspettiamo un bambino che nascerà a fine luglio. Per il mio libro hai scritto queste bellissime parole che ora appaiono quasi profetiche:
“La gioia di essere vivi consta nei più piccoli particolari. La specie continua a rinnovarsi perché l’angoscia esistenziale è per un istante dimenticata.”5
*
Grazie, grazie Luigi caro.
Ti abbraccio.
Christian.
*
22 gennaio 2011
Christian, grazie della fotografia, avrete certamente un bel bambino, domani spedisco tutti i miei inediti alla Feltrinelli, lunedì mattina vado all’ospedale sperando di uscirne vivo, anche se ho quasi 82 anni, un
forte abbraccio a te e a tua moglie. Luigi.
*
22 gennaio 2011
Caro Christian,
ti regalo queste parole. Forse sono le ultime che scrivo. Sei stato per me un carissimo amico. Grazie.
“È così che capisci di andartene, gli sguardi dei tuoi cari si abbassano, le parole stentano ad essere pronunciate, i figli ammutoliscono. Divorato dalla febbre preparo la valigia per andare in ospedale.
Le mani indugiano sulla cerniera, la paura è la stessa di quel giorno di maggio del 1957. Allora vi disponevo con cura i miei libri, con gli angoli delle pagine tutti arricciati; adesso i calzini, le mutande, i pigiami, perfettamente stirati e ricamati. Chiudo tutte le finestre, ripongo nella custodia la macchina da scrivere, ritorno tranquillamente nel nien te da dove sono venuto.
Nei miei versi è la mia resurrezione.6
23 febbraio 2011
Luigi Di Ruscio is dead.
The 23 of february 2011 at 4:00 AM
Luigi Di Ruscio è morto.
Il 23 febbraio 2011 alle 04:00
Adrian Clemens Di Ruscio
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1Luigi Di Ruscio, L’Iddio ridente, editrice Zona, Arezzo, 2008, p. 16.
2Luigi Di Ruscio, Zibaldone norvegico, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 2013, p. 163.
3Luigi Di Ruscio, Le mitologie di Mary, Lietocolle, Faloppio (CO), 2004, p.71.
4Luigi Di Ruscio, L’Iddio ridente, editrice Zona, Arezzo, 2008, p. 33.
5Dalla postfazione di Luigi Di Ruscio per la raccolta di Christian Tito, Tutti questi ossicini nel piatto, Zona Editrice, Arezzo, 2010, p. 95.
6Luigi Di Ruscio, Memorie immaginarie e ultime volontà, Senzapatria, Ascoli Piceno, 2011, p. 117.
Immagine di copertina: Foto di teri Allen Piccolo.