Un pianeta matematicamente in distruzione – il lato oscuro dei modelli economici di Enrico Chiogna

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(per gentile concessione di Agenzia di stampa giovanile www.agenziagiovanile.it – che ha pubblicato l’articolo in data 29/05/2019)

Chiunque, nel suo percorso di vita, abbia studiato economia sa che spesso, troppo spesso, capita di imbattersi in teorie e modelli che, pur funzionando perfettamente dal punto di vista matematico, mancano clamorosamente di una base etica. Non si può certo incolpare la disciplina in sé di queste mancanze: essa si basa su ben definiti assiomi, inerenti al comportamento degli operatori sui mercati, che sono necessari per modellizzare la realtà economica in cui la società è calata. L’alternativa a questa eccessiva semplificazione, cioè quella di considerare ciascuna variabile che influenza il comportamento economico dell’uomo, sarebbe inattuabile. Ciò non toglie, purtroppo, che le contraddizioni siano tante, e che esse si mostrino distruttive soprattutto quando seguite acriticamente dalle autorità.

In particolare, considerando la gravissima crisi ambientale ormai incipiente, siamo costretti a constatare come sia inadatta la teoria economica a valutare correttamente i costi e i benefici derivanti dall’assunzione di determinate politiche economiche ambientali. L’inadeguatezza della teoria determina delle pratiche economiche concrete scorrette che, reiterate da decenni, non solo tendono ad assottigliare il ghiaccio dei poli, ma finiscono per erodere irrimediabilmente anche la capacità dell’ecosistema di garantire le funzioni di sostegno alla vita su cui, volente o nolente, l’umanità deve appoggiarsi.

Un termine che viene spesso utilizzato nella teoria economica ambientale, così come nella vita politica di molti paesi, è quello di Analisi Costi-Benefici (ACB). Il termine, sulla bocca di tutti i politici nostrani negli ultimi tempi per quanto riguarda l’annosa questione TAV, nella sua declinazione ambientale si riferisce essenzialmente alla compilazione di una semplice tabella utilizzata dal decisore pubblico per valutare la migliore tra diverse alternative di politica economica ambientale. In prima istanza, l’ACB coglie la differenza tra benefici e costi sociali che un’iniziativa, come ad esempio la costruzione di un lunghissimo tunnel transfrontaliero, può portare nel corso degli anni ad una determinata comunità (tendenzialmente l’intera popolazione, se si tratta di progetto di ampio respiro). Per la gioia degli economisti più rigidi, in essa, vengono finalmente assegnati valori monetari a beni e servizi ambientali, terrificanti mostriciattoli economici in quanto aventi valore ma, nella maggior parte dei casi, mancanti di mercati che ne rivelino i prezzi (quindi i valori monetari)  attraverso l’incrocio tra domanda e offerta. In questo modo, attraverso tecniche matematiche, è possibile attribuire un valore monetario alla bellezza di un paesaggio che deve essere preservato, oppure alla qualità dell’aria che respiriamo, permettendo di mettere in atto confronti tra questi ed altri oggetti economici, più facili da valutare (nella maggior parte dei casi infatti, gli oggetti economici sono valutati tramite il loro prezzo di vendita sui mercati).

Il problema fondamentale delle ACB è che sia i costi che i benefici tendono a perdere valore mano a mano che il tempo passa, per il concetto di preferenza temporale, che indica la propensione di un agente economico a preferire di accettare immediatamente un beneficio che gli viene proposto e a cercare di ritardare al massimo il pagamento di un costo (http://www.treccani.it/enciclopedia/preferenza-temporale-tasso-di_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/). Questo concetto assume una magnitudine rilevante nel contesto delle politiche economiche ambientali dove i costi iniziali sono spesso molto alti e perdono poco valore, mentre i benefici si osservano solo in un futuro remoto, perdendo molto valore. Si veda ad esempio la riforestazione di un’area, i cui costi per dissodare il terreno e piantare gli alberi sono da sostenere tutti in una volta all’inizio del progetto, mentre i benefici derivanti dalla crescita del bosco si osservano solo dopo molti anni.

Lo strumento matematico utilizzato dagli analisti che permette di valutare questa tendenza alla preferenza temporale è il tasso di sconto. Osservando la formula usata per calcolarlo, è facile notare come all’aumentare di t (ossia il tempo che ci separa dal verificarsi di costi e/o benefici), il valore dei benefici e dei costi tenda a decrescere. Ecco allora calcolato il valore attuale netto (VAN) dei benefici e dei costi futuri, cioè il valore che essi, che magari si concretizzeranno tra molti anni, hanno oggi per l’investitore. Proprio il VAN è il valore monetario che viene inserito nell’ACB, e questo crea dei grossi problemi: seguendo l’esempio della riforestazione infatti, se il VAN dei costi per piantare gli alberi è molto simile al suo valore effettivo, il VAN dei benefici, poiché essi saranno effettivi solo dopo molti anni, sarà molto scontato e potrebbe portare all’abbandono dell’iniziativa ambientale nel caso non sia all’altezza dei costi. Un altro esempio può essere dato dalla valutazione economica e ambientale di un deposito di scorie nucleari che mette a rischio di contaminazione un’intera comunità: posto che la contaminazione avvenga tra 100 anni e che il costo da sostenere per far fronte a questo contaminazione sia di un 100 milioni di euro, con un tasso di sconto di un apparentemente esiguo 2.5% (secondo le indicazioni del Green Book del governo inglese, utilizzato come base per definire i tassi di sconto https://www.gov.uk/government/publications/the-green-book-appraisal-and-evaluation-in-central-governent), il VAN della contaminazione, risulta 11 volte inferiore rispetto al suo valore effettivo tra 100 anni.

Quali considerazioni possiamo trarre alla luce di tutto ciò? Nell’ACB il valore attuale dei costi (poco scontati) potrebbe superare di molto quello dei benefici (molto scontati), determinando l’abbandono di politiche ambientali virtuose da parte del decisore pubblico. Per questo motivo, l’utilizzo del tasso di sconto, porterà inevitabilmente ad una penalizzazione delle generazioni future e ad una progressiva ed inevitabile erosione delle capacità di sostegno dell’ambiente alle attività umane: l’ambiente sarà sovrasfruttato e sempre di più degradato.

Il tasso di sconto, che nell’ambito delle politiche ambientali rappresenta uno standard utilizzato ovunque, genera dunque dinamiche economiche perverse, che sono accettate da tutte le pubbliche amministrazioni per decidere se mettere in atto o meno una determinata misura ambientale. È necessario dunque affermare l’iniquità di questo sistema di valutazione, in quanto la correttezza intergenerazionale sarebbe raggiungibile solo utilizzando sempre un tasso di sconto uguale a zero (cosa che non avviene mai).

La disciplina economica ha apportato non indifferenti benefici al genere umano: l’industrializzazione e un aumento esponenziale di ricchezza e benessere. Nel corso della sua storia ha certamente dimostrato limiti e distorsioni che, dalla nascita del capitalismo, hanno continuamente generato conflitti sociali fortissimi. Siamo però giunti ad un momento in cui l’applicazione pedissequa di questa matematica si scontra con le necessità vitali della stessa umanità che la ha creata, che deve abitare un pianeta che sta distruggendo e di cui non può fare a meno. Siamo dunque su un treno in folle corsa verso il fin troppo razionale e perverso desiderio di sfruttare e divorare tutte le risorse e le bellezze naturali che ci circondano per un mero calcolo economico, per la vile ricerca di un continuo profitto e di una continua crescita. Ogni giorno spianiamo la strada verso un numero sempre maggiore di catastrofi, aumentando il rischio soprattutto verso i paesi in via di sviluppo, che hanno pochi strumenti ambientali, infrastrutturali e finanziari per proteggersi. Ogni giorno lasciamo alle spalle un pezzo della nostra umanità per seguire dei modelli e delle teorie che sono – letteralmente – extra-terrestri. Ogni giorno rimaniamo miopi alle necessità di chi verrà dopo di noi; saranno essi che, alla fine, si troveranno probabilmente a vivere un pianeta ormai allo stremo e solamente voglioso di liberarsi dal parassitismo della razza umana. Ma tanto saremo morti, e non sarà un problema nostro, vero?

 

Biografia

Enrico Chiogna studente al secondo anno di Sviluppo e Cooperazione Internazionale all’Università di Bologna, proviene da Trento. Collabora con Agenzia di Stampa Giovanile ed è membro del Comitato organizzatore del Progetto Identità Sconfinate.

http://www.stampagiovanile.it

 

 

Immagine di copertina: Disegno di Giacomo Cuttone.

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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