UCCIDERE NEGRI NON È MAI STATO COSI’ FACILE: TRIBUTO A OSCAR MICHEAUX, di Reginaldo Cerolini

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UCCIDERE NEGRI NON È MAI STATO COSI’ FACILE:

TRIBUTO A OSCAR MICHEAUX

 

6 Settembre– Roma- Fuori da un locale un giovane ragazzo afro-italiano per difendere un coetaneo da una rissa, premeditata, crolla a terra esanime per l’inaudita violenza di calci e pugni, inferti da quattro ragazzi romani. Il giovane di 17 anni si chiama Willy[1].

 

25 Maggio– Minneapolis[2]– All’ospedale Hennepin Country Medical Center, viene ricoverato dopo aver perso conoscenza, un uomo afro-americano che lì muore poco dopo, come mostra il video e il referto medico[3], a causa di strangolamento e/o asfissia da parte dei poliziotti venuti ad arrestarlo in seguito alla denuncia di aver pagato con una banconota falsa, pur non avendo opposto nessuna resistenza all’arresto. L’uomo di 46 anni si chiama George[4].

 

1920 Anno-USA-Nello schermo si vede una folla con fucili e bastoni picchiare selvaggiamente tre afro americani, due adulti e poi sparare ad un bambino in fuga. I due adulti vengono impiccati e i loro corpi bruciati.

 

Che cosa lega queste 3 scene? Semplice, l’impunità selvaggia con cui da secoli si uccidono e trucidano negri. Le prime due immagini sono scene reali della cronaca quotidiana, troppo quotidiana, in America e nel resto del mondo mentre, l’ultima immagine è un atto di verosimiglianza di uno dei padri fondatori della storia del cinema mondiale, e precisamente l’afro-americano Oscar Micheaux[5], entrato dal 1987 fra le star di Hollywood, nella Walk of Fame. L’immagine a cui facciamo riferimento è presa dalle scene finali di Within Our Gates, girato presumibilmente tra il 1919 e il 1920 e probabilmente la prima scena di denuncia contro la violenza razzista dei suprematisti bianchi, immortalata da un regista. Il film muto, in bianco e nero, è famoso per essere una risposta intimista[6], articolata e precisa contro l’epico, magistrale e razzista Birth of a Nation (1915) di D. W. Griffith[7], per affrontare il problema della grande migrazione nera, gli anni del Jim Crow[8], la rinascita del Ku Klux Klan, da una prospettiva negra, e considerato nella categoria americana del genere un Race Movie[9].  Ora senza voler entrare nella vanità di una critica cinematografica sulla diversa qualità delle due pellicole, e soffermandoci sul valore emico, storico ed antropologico di entrambi oltre che documento di un’epoca capace di aprire spiragli cognitivi e prospettive d’indagine, come è il metodo di Franco La Polla[10], dobbiamo considerare la restituzione cinematografica di Within Our Gates come un atto straordinario ed impagabile di stile, complessità, testimonianza e denuncia. Si tratta tra l’altro di una delle sue prime pellicole, la seconda per la precisione dopo The Homesteader (1919) di quella che sarebbe stata una stagione più che ventennale di produzione cinematografica con oltre 25 pellicole girate. Di quelle scampate all’anonimato della società, colpa impersonale che spesso impedì la fruizione e la diffusione di queste pellicole, non ancora considerate, per la mancanza di una vera identità storica da parte dei fruitori, col peso storico ed antropologico della loro portata, segnaliamo in particolar modo Body and Soul (1925) ed ovviamente il documentario su Oscar Micheaux The Czar of Black Hollywood (2014).  A cent’anni dalla produzione di Within Our Gates, pellicola intrisa di tematiche interrazziali e sociali, con una corale articolazione del sentimento umano è importante che la società, e non solo i neri di tutto il mondo, sappia attraverso questo lavoro del regista Oscar Micheaux che la questione negra, oggi più che mai, è viva, ha una sua storia, una sua dialettica, ed una ferma volontà di sconfiggere ogni forma di razzismo e suprematismo, senza sconti per i detrattori di vita, futuro e memoria.

Vedere i film di Oscar Micheaux significa entrare a far parte con coscienza, umanità, forza e amore della storia. Con la speranza e la volontà che uccidere o voler dimenticare negri, migranti, omosessuali, donne, disabili, bambini, esseri umani e viventi non sia più, mai più, così facile ed anzi diventi impossibile per la coscienza di chi venendo al mondo non si accontenta del mero atto fisiologico di vivere ma reclama con vigore il suo diritto assoluto di esistere.

 

  1. c.

[1] Willi Monteiro Duarte, di origine capoverdiana.

[2] Minnesota negli USA.

[3] In data 30 maggio 2020.

[4] George Floyd.

[5] Piccolo proprietario terriero, ha iniziato a scrivere romanzi di successo e da questi creò delle trasposizioni cinematografiche che lo resero celebre come autore, regista, produttore dei suoi film.

[6] Il carattere delle pellicole di Micheaux è focalizzato sull’attenzione alla psicologia umana e dall’esigenza di una identità familiare, un contesto di calore intimo da ricostruire e proteggere.

[7] In realtà il primo film a tematizzare e stigmatizzare la questione della schiavitù e quella razziale è il film  Uncle Tom’s Cabin (1903).

[8] Personaggio sciancato di una nota canzone coon, di fine 800, divenuto celebre perché preso come esempio del razzismo bianco nei confronti dei neri.

[9] Ambigua categoria di film razziali tra 1915 e 1950 in USA.

[10] Ricordo sempre con ammirazione, gratitudine e affetto gli insegnamenti di Franco La Polla, mio insegnante a Bologna nel primo decennio del 2010, di Storia del cinema, che ben mi allargò la mente nel considerare la serialità televisiva e la produzione cinematografica come prodotti, documenti e testimonianze storiche che chiedono di essere indagate, o come dissero nella sua commemorazione “sapeva che la cultura non è cultura se non si apre al mondo e agli altri, e sapeva fin troppo bene che il cinema non è semplicemente cinefilia”.

 

Immagine di copertina: Scena dal film “Within Our Gates”.

Riguardo il macchinista

Reginaldo Cerolini

Nato in Brasile 1981, Reginaldo Cerolini si trasferisce in Italia (con famiglia italiana) divenendo ‘italico’. Laureato in Antropologia (tesi sull’antropologia razzista italiana), Specializzazione in Antropologia delle Religioni (Cristianesimo e Spiritismo,Vipassena). Ha collaborato per le riviste Luce e Ombra, Religoni e Società, Il Foglio (AiBi), Sagarana, El Ghibli . Fondatore dell’Associazione culturale Bolognese Beija Flor, e Regista dei documentari Una voce da Bologna (2010) e Gregorio delle Moline. Master in Sceneggiatura alla New York Film Academy e produttore teatrale presso il National Black Theatre. Fondatore della CineQuartiere Società di Produzione Cinematografica e Teatrale di cui è (udite, udite) direttore artistico. Ha fatto il traduttore, il lettore per case editrice, il cameriere, scritto un libro comico con pseudonimo, l’aiuto cuoco, conferenziere, il commesso e viaggiato in Africa, Asia, Americhe ed Europa.

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