IL SOLCO, di Nuria Ruiz de Viñaspre Editorial Denes, 2015
XII Premio de Poesía César Simón
UCCELLO LITURGICO CHE SEI NEI CIELI
rara avis che sei nei cieli
sian sante gelate le tue ali
vengano sulla terra le tue ossa
sia fatta la tua forza in volute
così in terra come all’inferno
la nostra sete quotidiana la spegnerebbero le tue labbra
bla
bla
bla
liberaci dal bla
perdona la carne debitrice e tutto ciò che circonda il peccato
non ci indurre nel tu abisso
ogni orrore e gloria
nei cervi dei cervi
amen
LA SCOSSA E LA RAFFICA, (Ejemplar Único, 2016)
I
l’amor è ortopedico
perché è può essere smontato
II
definizione di malinconia
c’è sempre qualcosa che vorresti al tuo fianco e che non c’è
qualunque cosa tu faccia
qualunque cosa tu decida
c’è sempre quel qualcosa che ronza con la sua assenza
come se tutti quei qualcosa fossero uno stormo di uccelli
volati via da quel mondo calmo dove una volta fecero il loro nido
III
Poesia d’amore o Legge del taglione
bisognerebbe scrivere libri bianchi
non servono più le parole
oppure al contrario
scrivere
libri come bombe
e uscire a bombardare il mondo.
IV
raccoglierò grida per te
grida di generazioni passate che saranno il nostro presente
e mentre ti dico questo
un aereo grida sopra la casa
e lancia una balla di uccelli su una terra senza foglie
V
tutto muore dentro al barattolo
discarica dove un bambino scoppia in lacrime e alla madre scoppia il petto
in schegge
scrivo questa frase e penso a cascata
ogni frattura è un fiasco
e notate se si rompono al giorno cose
si piega la sera e l’albero
la sera rompe in due ciò che fu del giorno
e l’albero si piega da vecchio
si rompono le ore nelle sere piegate
e noi erompiamo in pianto per puntellare il giorno
rompe i colori del pennello sulla tela
e persino l’osso cancellato si rompe nel quadro
l’odore di un elicottero rompe l’azzurro del cielo in un’ora esatta
rompendo abitudini in latta e teste in matti
si rompe l’amore e il disamore erompe in pianto
si rompe il fiore e si piega il suo gambo
-tutto muore dentro il barattolo
la catena alimentare si rompe quando mucche e pesci
si rompono nella bocca fino a raggiungere lo stomaco
-discarica dove un bambino scoppia in lacrime e alla madre scoppia il petto
il sacchettino del tè si rompe nella tazza
e io stessa scoppio in ore alte
perché ogni sedia si rompe per essere ciò che fu
– in schegge
e persino queste si rompono nel fuoco
perché il fuoco corrompe l’altezza della larghezza
ed è perché tutto si rompe
lo dicono i libri e lo dice la vita
tutto
persino la lingua
il no rompe il sì e no è sempre viceversa
tutto si rompe
il predicato rompe il soggetto
e guardate se il mondo è abitato da soggetti
tutto si rompe
le onde le pietre le cellule le case le suole delle scarpe
si rompono le madri quando partoriscono i figli
e ci sono persino a volte padri che rompono quelle madri
tutto si rompe
tranne le ferree frontiere
le linee di confine con fini limitrofi
il che è già in sé un altro fiasco
per quello ho scritto quaranta righe prima di sentire questa frase
ogni frattura è un fiasco
perché la vita si rompe nel suo passo
e perché poche cose di quelle qui enumerate son recuperabili
notate così tanti fiaschi sono sufficienti per un dibattito.
TUTTO DIVERRÀ PUBBLICO
I
Atlantide
Com’è possibile che dopo il tornado di ieri
il mondo sia ancora al suo posto?
che dentro la casa il letto si sia girato
e il tetto si sia scoperchiato…
che quell’albero ancorato a terra
sia restato lì fuori questa mattina…
imperturbabile
saranno forse così i pensieri radicati alla radice della mente?
saldi?
indifferenti alle inclemenze nella squadra del cervello?
appare così rigida a volte la natura
nonostante la mancanza di elasticità le dia proprio la fermezza che a noi manca
II
appese a delle corde di quella del quinto
due file allargate d’indumenti vuoti
-cordicella fedele questo stendibiancheria che sostiene i calzini della figlia morta-
i vestiti dei suoi piedi addormentati ardevano come bandiere nere
falsificando un vento che odorava di abiti vecchi
però quella piovosa sera
-innalzate con il dolore della frusta-
le lacrime delle corde di lei del quinto
saltarono a quelle del quarto
come una pioggia cullata dai vestiti di acciaio
allora
scoppiò
la
guerra
e si fermò il vento
i calzini precipitarono
verso il suolo della realtà
lì comprese quella del quarto
che la figlia di quella del quinto
era morta
i fili dei panni sono sintomi della vita
indizi di morte
a Firas Sulaiman
CELLULE IN TRANSITO (INEDITO)
I
L’eterno sogno
infilare in valigia un abito nero e uscire a ri-condurre la tua vita
infilare quell’abito perché c’è sempre qualcuno che sta morendo in questo mondo
infilare il padre in quell’abito
tirare fuori la casa e infilarla in un’altra borsa
borsa borsa borsa
quant’è denso il sangue rosso infilato in una borsa
infilare in valigia un palloncino bianco per far saltare la borsa in mille de globuli rossi
sangue borsa palloncino padre
maledire il globulo bianco che si moltiplicò nei conti di quella borsa
borsa che prega cure palliative
paziente
dice che dica paziente
che sia paziente o dobbiamo essere pazienti?
infilare tutto dentro dei palloncini globuli abiti case padri
tutto in questo marciapiede solitario le cui uniche tracce ti portano a un campo di gigli che decorano quell’abito palliativo
valle in cui nascono cellule al ciliegio
mentre un’altra cellula in più porta via il padre
la morte è uno sgambetto al cognome
un delirio di pupille
II
Come si aspetta la morte del padre? Si aspetta in piedi? Seduti? Ci si siede con lei a dialogare? Ci si riesce a dialogare? Le gambe incrociate? Disincrociate? Ci si mette i calzini del padre morto? Che forma prende il corpo verticale che fissa l’orizzontalità del padre? Si firmano i carteggi che approvano la trasfusione ma quella miscela di sangue non arriva. Cellule in transito. Carteggi in transito. Com’è alchimico tutto e allo stesso tempo quanta fisicità c’è in quel tutto.
III
un raggio di luce rade il sonno del padre e il letto diventa culla
il giorno dopo quella stessa aureola tosa la sua mente tranquilla
e il mento tramonta
il mattino seguente il raggio steso spazza via i nostri sogni
e il tetto della stanza ci guarda fluorescente e calvo
è il tempo -mi dico
che ci passa la testimonianza della morte indicibile
mentre
la luce incandescente
cade
e taglia in due la stanza
stappando sopra il cielo sotto la terra
IV
e se la scrittura fosse visionaria?
e se tornassi a casa con un padre vivo
e dovessi tornare a raccogliere il padre morto?
come si adeguano gli orologi?
quando il tic coincide con il tac?
quando vita e morte si uniscono
e le lancette dei minuti e dei secondi dormono nello stesso letto?
quando suoneranno le campane della chiesa alle dodici in punto
affinché giri la testa della ruota della vita?
per gentile concessione dell’autrice, traduzione di Zingonia Zingone
Nuria Ruiz de Viñaspre, poeta ed editrice del Grupo Anaya dirige la Colección Eme (Escritura de mujeres en español) delle Ediciones La Palma. Nel 2004 è stata insignita del premio XX Premio de Poesía Ciudad de Tudela (Navarra) e nel 2014 ha ricevuto il Premio Racimo 2014 de Literatura per la sua carriera letteraria. Nel 2015 ha vinto il XII Premio de Poesía César Simón con la sua opera, La zanja. Ha pubblicato una dozzina di libri, tra i suoi ultimi titoli El pez místico (Olifante, 2009), Tablas de carnicero (Luces de Gálibo, 2010), Órbita cementerio (Luces de Gálibo, 2011), Tabula Rasa (La Garúa, 2013), Pensatorium (La Garúa, 2014) e La zanja (Editorial Denes, 2015), El temblor y las rafagas, 2018 Partecipa a molti festival internazionali di poesia e parte della sua opera è stata tradotta in varie lingue e compare in molte opere antologiche.
Foto dell’autrice a cura di Nuria Ruiz de Vinaspre.
Immagine in evidenza, foto di Tracy Allen.