ALKAID *
Non toccarlo quel fiore non schiuso e già morente
Sul ciglio dove neanche la notte porta refrigerio
e i randagi mugolano in cerca di sonno e fantasie
Un dirupo il confine fra il mare e il profilo dei monti
Si frange la storia su isole gioco di nuvole smunte
Perenne travaglio per avventurieri e trafficanti
Pupi di pezza e treni di bachelite aggirano il cielo
Basso su cui primeggia lontana Alkaid l’indomita
Rumori guerrieri dal molo annuncio di sbarchi
Interrogano telamoni adusi all’immemore fissità
Non una parola lampo d’occhio o tremore di vene
Al fiore bagnato il geco s’accosta incerto fisso
Lo sguardo al carro che punge Alkaid si spegne
Aperti i palmi di sudore e sabbia un’ultima carezza
ASPETTANDO LAMPEDUSA
Gli occhi chiudili e la bocca come una carezza
Sollevi il lenzuolo e lasci che la luce penetri
Dallo scuro socchiuso come lama che traversa
Scorre lontano il fiume largo che altri riceve
Incessante il mare fra stormi e isole incontro
Vedevi nella notte bui di lune e pallori d’albe
Il villaggio pieno di verde lungo strade di bimbi
Dove con la tua gente chiedevi pane e pioggia
Allineata sulla strada esausta e flebile il respiro
Ora un corteo d’ombre porta foto e gocce salse
Che immemori vagano sospese nella breve storia
Sul bimbo fisso lo sguardo nel filo di luce
Ma gli occhi non videro il punto in cui scomparve
Nell’acque scure d’un gorgo che s’avvitò
Come chiodo su legno incurante del martello
BAMBINA ASMARINA
Nessuna carezza mentre giochi col fango
I capelli affiorano fra gli scogli nella risacca
Non scalda la coperta a fiori la stanza disadorna
Lucente la pelle salina e lontana come nelle foto
A caso pescate a fior d’acqua in un libro mai letto
Una bimba dai capelli felini di grigio vestita
Per le strade lunghe di polverosa periferia
In fuga dal cielo di sabbia fisso lo sguardo
Porta la vita altrove oltre le onde della paura
Le rughe sostano nel dire la notte del mare nero
Mani ferite di sale fianchi materni ultime sponde
Nel chiaro d’alba già in vista del faro l’onda alta
E lo sconquasso dei legni inatteso sullo scoglio
Giovanni Perrino, inedite, per gentile concessione dell’autore.
- Alkaid è la stella più brillante dell’Orsa Maggiore, la prima delle tre stelle che trainano il carro (le altre due sorelle, meno luminose, si chiamano Mezar e Alioth). Il nome Alkaid deriva dall’arabo e significa “il capo delle figlie della bara” mentre le tre stelle sono chiamate anche “ Benat’nash”, in italiano, “le fanciulle in lutto”.
Giovanni Perrino (1946) è nato a Palermo e vive a Mantova. Allievo di Natalino Sapegno all’Università “La Sapienza” di Roma, tesse con passione legami e sintonie fra lingue e culture diverse a partire da quella russa. In qualità di dirigente dell’Ufficio Istruzione presso l’Ambasciata d’Italia a Mosca, ha dato impulso a molti progetti per la diffusione e l’insegnamento della lingua italiana in Russia. In collaborazione con E.Evtushenko e con E. Solonovich, insigne traduttore di poesia italiana, ha dato vita al premio Lerici Pea-Mosca con l’obiettivo di tradurre e far conoscere al pubblico dei due Paesi gli autori emergenti e le dinamiche in atto nei rispettivi ambienti letterari. Sue poesie sono pubblicate in varie antologie e in riviste italiane, russe e armene.
Ha pubblicato, tra l’altro, le seguenti raccolte: Malastrana, Ed. All’Antico Mercato Saraceno 2004, Ellis Island. Poesie dopo l’11 settembre, Interlinea 2007, “Dorso d’asino, possibili rallentamenti” Interlinea 2012 e-mail: pobedy@hotmail.it
Foto in evidenza di Melina Piccolo.
Foto dell’autore a cura dell’autore.