Trasferimenti di Viviana Fiorentino (zona contemporanea 2021) – nota di lettura di Bartolomeo Bellanova

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Trasferimenti evoca immediatamente viaggi di lavoro o studio, percorsi di vita e di ricerca di sé come quello che ha portato Viviana da Palermo al Nord Irlanda.

Nella raccolta entra la Terra della prima Sezione, terra fatta di incontri, di fughe da altre terre, quelle devastate da guerre e fame che Viviana rappresenta con una grandissima umanità, senza scadere mai nel déjà-vu o nel tono enfatico. Umanità che tiene incollati alla sedia verso dopo verso, quando entrano in campo il cielo, contraltare della terra con i suoi storni migranti, le beccacce, i gabbiani, la cinciarella. La natura è un richiamo forte per la nostra autrice, riflette pensieri e storie con la sua brughiera, gli anemoni e le rose.

La silloge si snoda attraverso la seconda sezione Discostamenti, legata alla precedente in quanto allontanamenti e deviazioni della propria vita e di quelle di chi incontriamo sui nostri passi, a cui seguono le successive sezioni dedicate al rapporto con la madre e con il padre lontani e a ricordi vivi d’infanzia, ai quali è dedicata la silloge: a mio padre e a mia madre prima maestri di ogni separazione. In testi come la catena del respiro Viviana annulla le distanze di un oceano di mezzo tra Italia e Irlanda con versi che scandiscono l’ordinario tempo di un giorno qualsiasi vissuto contemporaneamente da lei e dalla madre.

L’ultima sezione si presenta molto diversa dalle precedenti: l’autrice intesse un dialogo intimo sull’amore e il desiderio ispirandosi nella versificazione e nella scelta delle parole ai frammenti e agli aforismi di Saffo.

Una raccolta ricca di stimoli diversi, emozioni e sfaccettature che Viviana offre al lettore come un dono nel quale entrare da molteplici direzioni e da percorrere con i tempi distesi dei grandi spazi, di terra e di cielo.

La poeta usa lo strumento del parlato, dei dialoghi e delle riflessioni su di sé e sugli altri, meticcia i linguaggi, come il linguaggio burocratico insieme a quello poetico, riesce a scrivere un testo poetico utilizzando la terminologia fredda e distaccata del Settlement Status, il modulo di domanda richiesto dal governo britannico a tutti i cittadini europei a seguito del referendum sulla Brexit.

Le pagine bianche sono utilizzate come tavolozze di cielo, dove far volare i versi che non accettano le costrizioni dei corpi, delle leggi e della stupidità umana.

Il verso è breve, libero, a volte parcellizzato, cambia luogo, si trasferisce, si scosta e cerca di dar rappresentanza alla voce della poeta attraverso la forma grafica.

 I Sezione TERRA

I -Approdo

i

Cielo, tu sei troppo grande;

blu di Persia –

non ti conosco

ii

io ti chiamo, Terra;

dammi un suolo per questi piedi

una casa alle mie incertezze

un rifugio per dubitare.

iii

Un posto per vivere.

==

III- Tra i denti

 

Io ti racconto e ti racconto

così il tempo passa,

e ti piace, perché poi c’è voglia

anche di questo,

di lasciarsi come squagliare

del gelo, come qualcosa di dolce

rappreso lì tra i denti.

 

Io lo so che il vento

le spore e altro e poi altro ancora trasporta.

Perché sono le possibilità

di terre, altre, e speranze

come funghi tra muschi

e sfagni e altro, altro, ancora.

 

Come quella luce che è bianca in te,

che è venuta lei fuori dal seme

di quel dolore che avevi sepolto

nel tuo cuore fatto latente

occulto come pietra.

 

==

 

V – Un incontro

Oggi troppo strana la coincidenza

e le tue mani lontane

e le mie immobili

alla tavola degli eventi.

 

Sotto la luce a neon,

c’è anche questo

l’orrore delle cose,

e il sentirsi sbagliati.

 

E non tremiamo perché siamo

corde slacciate o spezzate dal caso.

 

Mi avevi detto il cielo

perché poi era compatto

per sterne e cigni

ma non più per noi,

mi avevi detto che pure stranieri

attraversano confini e l’aria

la respirano tutta,

come fosse ossigeno.

E senza differenza.

 

Allora io ero uscita

e dopo il cancello

avevo cercato dov’era il punto

che tu indicavi,

quella crepa del cielo

dove per noi le cose si spezzano.

 

==

 

Litorale II

 

Prima di voltarci e tornare,

dammi la mano.

 

Tu sai gli scogli che girano

a nord

indovini case

imbiancate e tetti scuri oltre

la bruma immagini la Scozia

oltre l’azzurro tra nuvole

di grecale.

 

E nel tuo palmo

pesi pensieri

sono linee tra le dita.

 

Da noi stessi proviene anche il tempo,

alture

dalle quali emergiamo.

 

Se prima di dare le spalle al mare

rimango in questo sfiorare

 

non ha altro da aggiungere l’amare.

==

 

Successivo

 

Aprire gli occhi

 

è la legge del corpo.

 

La nuova terra

 

prova della mente.

 

So che posso vedere

 

in ogni separazione

 

il mondo

 

in ogni fallimento

 

la scelta

 

in ogni silenzio

 

sé stessi

 

per la ricchezza del buio.

 

Poiché se riemergo, seguo

una luce

 

fessura / interstizio / varco.

 

Un respiro e il suo successivo.

 

==

 

Analfabeta

 

L’avevamo conosciuto per caso

un giorno di tanti anni fa sull’isola.

 

Il traghetto ci aveva lasciati al molo

e l’acqua era azzurra anche al porto.

 

Avevamo risalito il sentiero

che dal molo portava tra le case.

 

Lui tra le mani aveva del pane.

 

La mattina aspettò al panificio

portava la camicia bianca, aperta,

e un cappello di paglia.

 

Spiegò che un tempo faceva il formaggio

e aveva due capre,

l’acqua veniva dalle altre isole

ma c’erano le sorgenti nascoste

tra le rocce e le grotte.

 

La fattoria e le capre in collina,

ci indicò un punto alto tra le rupi.

 

Lui e suo padre si erano rannicchiati lì sopra,

ci disse di tre cacciabombardieri

tra l’albero e la casa.

 

I tempi della guerra, lui disse.

 

Pescavano verso occidente

si erano spinti fino in Tunisia

bloccati dalla tempesta per giorni

a giocare con pentole e parole,

e raccontare gesta di paladini.

 

Ci disse, che si faceva così

per non morire per mare.

 

Aveva i denti marci.

 

Quando una mattina arrivò sua figlia

l’auto traballò lungo la salita,

sul sedile sedeva una bambina

di pochi anni,

l’uomo tirò su la bambina in braccio

e tra la camicia e il cappello

gli diede del pane.

 

Era bianco.

 

Ci sono cose che non si dicono,

lui disse.

Se ti chiedono da dove vieni, dici il tuo nome.

Non era nato qui, c’era arrivato,

Pina e Dado anche – no, non erano nati sull’isola.

 

Se un pescatore trova un uomo in mare

lo salva.

I decreti non li conosceva

disse

e comunque non sapeva leggere.

 

Gli esseri umani, ripeté, vengono da dio.

 

Indicò tra occhi e mare.

==

II Sezione: Discostamenti

 

Resistenza non binaria

snodo

 

vestiti e croci di pensieri

la gabbia

e il suo uccellino

che dentro canta

il suo trillo

 

timoroso

 

snodo

perché è la pratica

di liberare

perché siamo nati

e

già allacciati

 

a

cause

e costumi

stili

 

e desideri

aspettare di essere

amati nella propria promozione

dichiarare senza ragionare

rimanere sulla linea

dritta

sigillare e impermeabilizzare

la mente

 

sentirsi bene

 

sorridere

 

credere nel padre

 

hai nella borsa

il mutuo

il lavoro i bambini

non pensare di cambiare

l’ordine

non hai il permesso di sporgerti senza margine

verso il disordine

 

snodo

in segreto

 

perché ci sono ali nel cielo

e le libellule nel sole

 

possono essere forme

 

lasciate andare

liberare

 

dalle mani

 

ogni giorno

 

per la gioia

di amare

 

diversamente

 

tra le tasche e le dita

 

snodo

l’imprevedibile

segreto

 

di alzarsi

 

come fa il pulviscolo

 

di fare il sentiero

come l’erba schiacciata

 

ma non più legata

 

io

poiché oggi io

le mani

giungo

e giuro

 

di slegare

me stessa

 

nonostante il costante allineamento

delle posate

 

previste al tavolo

 

nonostante

mi senta incapace

e anche deviante

nell’uso dei pronomi

per la mia persona

 

allarmante

 

nonostante

 

io vada all’altare non accompagnata

e reciti il silenzio il salmo

di snodare

 

e preparare il salto

ogni giorno

chiudere il vuoto

dove le linee si intersecano

i confini si mescolano

 

io tengo il codice segreto

 

per rompere la terra

 

con la penna.

 

==

 

III

Nord geografico

Ai piedi della brughiera a Nord

Le parole viaggiano con la luce.

 

A Cavehill la primavera è lama.

 

L’erica taglia i bordi dove crescono rocce.

Ti immagino. Tu mi ami tra sussurri

E domande seminate sparse dalla luce crescente.

 

Il bocciolo di biancospino è pronto a rivelare il segreto

Sul Lough beccacce nebbia e gabbiani azzurri.

 

 

Cielo di aprile

Tutto sotto la tua pellicola trasparente sigillato.

 

==

III Sezione MADRE

 

Catena del respiro

 

Mi desta il tuo dormire

distante miglia oltre il mare

inspiro quando espiri

e sogno di legare

le vite

nel tuo utero

cicatrizzare solo cicatrizzare.

Emergere

a te

madre

da acqua

==

Arco del tempo

 

[4:30] Ti alzi insonne, frammenti di foglie consumate e la pioggia d’autunno

[4:30] Probabilmente dormo, chiusa nel fuso orario

forzata sui confini dei paesi.

[6:00] L’ora legale annullata, la tua stanza ancora scura

le ore più buie sono prima dell’alba

come il giorno che ti ho lasciata, tu sul letto un ramo piegato.

[6:00] Mi rigiro e ti aspetto in sogno

la forma di compassione, la boa affondata nel fiume di luce.

[8:00] Mi chiami al telefono da un vuoto leggiadro

racconti la tua colazione

io ti chiedo dei dottori, medicine e tutto il resto, e la mia voce scappa dal buio.

Qualsiasi cosa si pensi del tempo

rimane che la vita si muove in una direzione.

Il sistema immunitario al desiderio fallisce.

[mezzogiorno] Vado a fare la spesa, nonostante gli appuntamenti sull’agenda

tra le corsie del negozio

alle ore 0 pomeridiane all’allineamento di fasci LED

luminosi infiniti

imparo i pesi

e le prove delle conseguenze

prima che accadano.

 

Del resto il tempo si schiude ancora

la luce perisce

Attenzione allo spazio tra treno e banchina

di nuovo nel mio appartamento

tu al telefono

sulla voce la televisione accesa

il tuo respiro

 

nel flusso ancora.

 

IV Sezione: Poi, Domestica

 

Mio padre e io

 

Vivevamo per scavare.

 

Tu nel giardino scavavi aiuole, io mettevo piante.

 

Ho chiamato infanzia quella memoria verde.

 

Abbiamo scavato

buchi muti

per le radici nel cervello

per le memorie

i tremolii nel cuore

lo scolo degli eventi

le strade che non sono fatte per tornare.

 

Eppure, abbiamo scavato

le fosse

nel giardino

per gelsomini e mandarini.

 

Una volta tu avevi scavato un fosso,

mi avevi chiamato, la tua voce urgente,

per una famiglia di conigli

che era venuta ad abitare

nel nostro giardino

sotto l’ulivo.

 

Ricordo il tuo limone sradicato

aveva radici nell’aria

mentre la tua schiena

guardava piegata

cercava

la fragranza

la terra la sua mescolanza

 

il posto appropriato.

 

Il mio futuro.

 

Anni dopo perdemmo il giardino e tutti i suoi verdi.

 

Ti chiesi dove stavi andando

al portone

avevi aspettato due ore

i tuoi occhi bambini

sbarrati

gelati

in un’aria innocua d’autunno

– Andiamo?

– Dove? – Ti guardai perplessa.

– In Africa e in America – eri certo.

 

Scavavamo tunnel tra i continenti

gli altri non sapevano che quando

dicevamo strada

intendevamo

un passaggio segreto per i nostri due cuori.

 

V Sezione

Desiderare

Non oso o un seme di miglio

(diario)

 

κῶµα †καταιριον·

Il sonno scende come pioggia.

 

Una lama

divide la luce.

 

Colma te. Io mi riempio del pensare.

===

 

[Δ]ωρίχα, τὸ δεύ[τ]ερον ὠς πόθε[

] ἔρον ἦλθε

 

Vai, e noi vivremo,

e vieni ancora

a cercare il desiderio d’amore.

Aspettarti all’altare della carne

nostra Cattedrale

 

===

]ερος οὐδάµα πίλναται·

ἆς θέλετ’ ὔµµες

 

Giura nel nome della terra. Chiamala ma non nominarla.

 

Il desiderio non ha traiettoria.

 

Gira attorno a te.

 

Vi sarà un risarcimento per i mortali. Ma purché tu lo voglia.

===

µ]εριµνα[

β]αςιλη . [

Ansietà proviene dal basso.

Osa il cielo,

ma non toccarlo.

Regina di te stessa

 

********

 

Viviana Fiorentino nasce a Palermo e vive in Irlanda.

Autrice di: in giardino (Controluna Edizioni) e Tra mostri ci si ama (Transeuropa Edizioni); in antologia per due delle principali case editrici irlandesi di poesia (Dedalus Press e Salmon Poetry). Una sua silloge è pubblicata da Arcipelago Itaca nel 2018. Sue poesie, racconti e traduzioni compaiono in diverse riviste internazionali di letteratura.

 

Riguardo il macchinista

Bartolomeo Bellanova

Bartolomeo Bellanova pubblica il primo romanzo La fuga e il risveglio (Albatros Il Filo) nel dicembre 2009 ed il secondo Ogni lacrima è degna (In.Edit) in aprile 2012. Nell’ambito della poesia ha pubblicato in diverse antologie tra cui Sotto il cielo di Lampedusa - Annegati da respingimento (Rayuela Ed. 2014) e nella successiva antologia Sotto il cielo di Lampedusa – Nessun uomo è un’isola (Rayuela Ed. 2015). Fa parte dei fondatori e dell’attuale redazione del contenitore online di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com. Nel settembre’2015 è stata pubblicata la raccolta poetica A perdicuore – Versi Scomposti e liberati (David and Matthaus). Ė uno dei quattro curatori dell’antologia Muovimenti – Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi Edizione – ottobre 2016), antologia di testi poetici incentrati sulle migrazioni. Nell’ottobre 2017 è stata pubblicata la silloge poetica Gocce insorgenti (Terre d’Ulivi Edizione), edizione contenente un progetto fotografico di Aldo Tomaino. Co-autore dell’antologia pubblicata a luglio 2018 dall’Associazione Versante Ripido di Bologna La pacchia è strafinita. A novembre 2018 ha pubblicato il romanzo breve La storia scartata (Terre d'Ulivi Edizione). È uno dei promotori del neonato Manifesto “Cantieri del pensiero libero” gruppo creato con l'obiettivo di contrastare l'impoverimento culturale e le diverse forme di discriminazione e violenza razziale che si stanno diffondendo nel Paese.

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