Tra le esili tende di Kos. Poesie di Lucia Cupertino

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TRA LE ESILI TENDE DI KOS
Poesie di Lucia Cupertino

Dall’altra parte di questo nostro mare
ti hanno dato un death jacket,
la tua vita mica conta
povero illuso ormai disilluso,
va a fondo è scadente
non testato né omologato
senza amore senza cura confezionato
in fabbriche-bunker da altri sfruttati.
Quando fa lievitare la tasca
del compratore di anime
quando accresce di qualche corpo
questo cimitero di smorfie
eternate da gelide ondate,
allora la tua vita conta.


Mosul è il vapore di un tè,
inebriante e spaventoso
a ogni sorso dalla tazza
un mostro si sprigiona.

Sono sbarcato con la mia famiglia
c’è pure un’orfana siriana
vorremmo portarla con noi.

Custodisci nelle tasche
un’orchidea aggrinzita di ricordi
…le percosse, la distruzione
la deflagrazione di ogni sogno…
eppure il tuo cuore resta
come una porta spalancato.

Apri e mi trasporti
nella tua Mosul dove fuggi
fuggi e poi ancora fuggi.
Fuggo già quasi anch’io
e la cicatrice sulla tua gamba
adesso compare sulla mia.


Adesso che quel che resta di ogni affetto è ridotto
a un numero di cellulare sullo schermo
una foto sottratta agli sbrani delle onde
un nome appuntato in un registro,
tu stesso potresti inabissarti
nonostante abbia già toccato riva.

Stai invece lì, assorto sulla banchina
osservando il motorino del pescatore
la cassetta con le esche, l’arrivo dell’amico.
Stai lì, nel mezzo di un ronzio di lingue
infisso come salice
ma divelta è la radice,
lontane le sponde del fiume
in cui attecchiva e un villaggio
ormai anch’esso presente
solo in qualche post di Facebook.

Qualcuno ti bussa alle spalle
tocca a te, era il tuo turno al commissariato
allora devi affrettarti scattare correre
e nascondere sotto quattro cenci
il sanguinante tuo ceppo.


Dionisis Arvanitakis,
questo nome dovremmo ricordare
non su una placca
non in un articolo
non come il cumulo di falsi eroi
intento a fare per farsi fama
…del resto ho detto ricordare
e non celebrare…
Ma neppure ricordare
tra gli scuri del cuore
e della coscienza basta oggi,
non sfama la giustizia.

Ci vuole un gesto, concreto:
spezzare i pani e l’apatia
ogni mattina con un camioncino
tra le esili tende di Kos
a cui s’impigliano salsedine
e sale da terre remote.

Anche a te hanno detto immigrato
quando la fame ti ha spinto in Australia
e come potresti dimenticare adesso?

Si sgonfiano come palloncini
brainwashing e discorsi da comizio,
sai che l’uomo etichettatore
si allontana dall’uomo.
Sai che basta poco
per restare umani,
hai preso a disfare per fare
e di seguito a fare per disfare
e camminare poi
al fianco degli altri
come se nulla fosse.


Avevamo dimenticato le chiavi
la luna appesa da troppe ore
non potevamo scuotere
il sonno dei nostri anfitrioni.
Che fare? Prenotare un hotel
snatura il senso del viaggio,
bisogna pur sacar una idea
ma i neuroni sono sfibrati.

Qualche gatto stava di vedetta
arrampicato sugli alberi
come in attesa di arrivi.
Eravamo sul punto di adagiarci lì
quando la tua voce raschiò l’aria:
¡Volvamos al campamento!

E anche noi per una notte
chiedemmo rifugio a quest’isola,
una tenda tra le esili altre
…noche noche
que a todos nos abrigas
y a nadie perteneces
…notte notte
che tutti ci ripari
e a nessuno appartieni
Noche como un techo
notte come un tetto
esperanza para todos.


Foto in evidenza di Lucia Cupertino.

Riguardo il macchinista

Lucia Cupertino

LUCIA CUPERTINO (1986, Polignano a Mare). Scrittrice, antropologa culturale e traduttrice. Laureata in Antropologia culturale ed etnologia (Università di Bologna), ha conseguito un Master in Antropologia delle Americhe (Università Complutense di Madrid) con tesi sulla traduzione di fonti letterarie nahuatl. Vive da tempo tra America latina e Italia, con soggiorni più brevi in Australia, Germania e Spagna, legati a progetti di ricerca, educativi e di agroecologia. Scrive in italiano e spagnolo e ha pubblicato: Mar di Tasman (Isola, Bologna, 2014); Non ha tetto la mia casa - No tiene techo mi casa (Casa de poesía, San José, 2016, in italiano e spagnolo, Premio comunitarismo di Versante Ripido); il libro-origami Cinco poemas de Lucia Cupertino (Los ablucionistas, Città del Messico, 2017). Suoi lavori poetici e di narrativa sono apparsi in riviste e antologie italiane e internazionali. Parte della sua opera è stata tradotta in inglese, cinese, spagnolo, bengali e albanese. È curatrice di 43 poeti per Ayotzinapa. Voci per il Messico e i suoi desaparecidos (Arcoiris, Salerno, 2016, menzione critica nel Premio di traduzione letteraria Lilec – Università di Bologna); Muovimenti. Segnali da un mondo viandante (Terre d’Ulivi, Lecce, 2016) e Canodromo di Bárbara Belloc (Fili d’Aquilone, Roma, 2018). Membro della giuria del Premio Trilce 2018, Sydney, in collaborazione con l’Instituto Cervantes. Cofondatrice della web di scritture dal mondo www.lamacchinasognante.com, con la quale promuove iniziative letterarie e culturali in Italia e all’estero.

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