InChiostro (Rubbettino 2017) è un romanzo storico ambientato nel XVI secolo, ispirato dalla cosiddetta “diaspora greca” e dalla scoperta di uno tra i più antichi manoscritti greci rinvenuti in Calabria. Autore del romanzo e del rinvenimento del manoscritto è Marco Iuffrida, storico medievista di origine calabrese che lavora nei reparti scientifici dei Musei Vaticani.
Attraverso l’avventura di Stefano, giovane studente e frate cappuccino che eredita un misterioso segreto, il romanzo racconta una storia vera: come due fogli di pergamena nascosti in un libro abbiano salvato una preziosa memoria greca, dal Medioevo fino ai giorni nostri.
In periodi floridi i monasteri greci della Calabria furono veri centri di sapere ed è importante riconoscere che ad essi si deve la conservazione di gran parte della cultura letteraria greco-bizantina conosciuta. Scriptorium e biblioteca ne erano parte essenziale e si sa quale funzione ebbero per lo studio delle scienze sacre e la trascrizione dei manoscritti. Tra i secoli XV e XVI il rito greco in Calabria fu quasi soppiantato dal latino e i monasteri, senza monaci, vennero abbandonati. C’è da dire che nel Cinquecento non era frequente la conoscenza del greco scritto o parlato, né in Italia né in Europa, e pochi erano coloro in grado di decifrare antichi codici per trascriverli con la tecnica dei copisti: il cardinale Guglielmo Sirleto, in una lettera del 25 giugno 1552, scriveva che in tutta Roma si poteva contare un solo copista greco che fosse efficiente. La maggior parte di quelli che sapevano scrivere a parlare in greco si trovavano in Calabria.
Nonostante la repressione culturale in atto al Sud contro le minoranze culturali e linguistiche, alcune aree del versante ionico della Calabria divennero il baluardo della “resistenza” della lingua greca: non una lingua colta, ma quella volgarizzata dalla gente comune. Il greco-calabro continuò ad essere parlato finché non venne gradualmente soppiantato dai dialetti romanzi, subendo un lungo e lento declino fino al XXI secolo. Tuttavia ancora adesso, in Calabria, in alcuni comuni della cosiddetta area grecanica si continua a parlare un dialetto ricco di elementi ellenofoni.
Per evitare che questa pagina di storia della Calabria e d’Europa venga strappata e alienata, è oggi vivo un fermento di salvaguardia nei confronti di una lingua che per secoli è sopravvissuta dal basso. Ed è dai margini della Calabria che il giovane protagonista del romanzo storico di Iuffrida, tra inchiostro e chiostri dei conventi, si fa strada per salvare quel libero pensiero racchiuso in pochi fogli manoscritti in greco.
Ecco alcuni estratti dal libro:
I monaci erano rimasti assai turbati dagli ordini, contenuti in una perentoria missiva da Roma, con cui la Santa Sede pretendeva d’anticipare la missione dei legati. Disposizioni che riguardavano il patrimonio librario in lingua greca.
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«Ah, qual vino m’attende», pregustava il domenicano [il Maestro di Stefano, ndr] durante il cammino verso Santa Maria del Carrà «e i vigneti di queste colline, che meraviglia! Come capisco quella volpe di Cassiodoro che stufo di Roma se ne venne qua a creare il vivarium. Mare di fronte, viti e uliveti attorno ed ecco Megale Hellas, la Magna Grecia».
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Nella razzia di manoscritti erano comparsi anche gli spagnoli che assoldavano qualche pretenzioso esperto di lingua greca e piccoli nobili locali disposti a riempirsi la scarsella, comandando delinquenti che rastrellavano quanto rimaneva dell’eredità manoscritta greca. Il sovrano di Spagna era assolutamente deciso a procacciarsi ogni esempio scritto di scibile umano, per la sua collezione madrilena dell’Escorial.
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Il suo dubbio era che i legati non cercassero di chiamare a raccolta la cultura scrittoria greca per salvarla: girava voce che gli uomini inviati da Roma nel Meridione, assieme agli spagnoli, andassero a caccia di tutto ciò che non rientrasse nella dottrina ufficiale della Chiesa o che da essa si discostasse per toglierlo di mezzo.
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[…] la cultura greca del Meridione andava piegata e spezzata, così qualsiasi afflato di libero pensiero. I genitori di Stefano s’erano rivolti al frate Maestro per capire cosa fare, per difendere quelle briciole della loro lontana identità ellenofona guardata ormai come odorosa d’eresia.
Il link del libro: http://www.store.rubbettinoeditore.it/inchiostro.html
MARCO IUFFRIDA è dottore di ricerca in Storia Medievale. Specializzato in biblioteconomia alla Biblioteca Apostolica Vaticana, studia da anni la storia sociale e il francescanesimo. Collabora con varie riviste partecipando alla ricerca internazionale. Con Rubbettino editore ha pubblicato il romanzo InChiostro (2017) e il saggio Cani e uomini. Una relazione nella letteratura italiana del Medioevo (2016).