Dialogo tra Alessandro Garzella e Marina Mazzolani
“Siamo un gruppo di artisti che ha l’umiltà e l’orgoglio di stare con gli ultimi. Cerchiamo di ascoltare i bisogni che sono dentro di noi, l’essenza di ciò che siamo, la natura dei nostri istinti. Vorremmo ribellarci a certe regole sociali, smascherare l’ipocrisia di un benessere sempre più indifferente e vuoto. Abbiamo messo la marginalità al centro della nostra ricerca espressiva. Con quell’amorevole crudeltà che fa dell’arte un luogo di contagio, dove il grave è lieve e l’indicibile, talvolta, può essere vissuto e detto.”
Quello che mi piace di più, delle cose che ho visto di “ANIMALI CELESTI teatro d’arte civile”, è l’effetto che provocano sul pubblico. E non potrebbe essere altrimenti, visto l’assoluta originalità delle creazioni di Alessandro Garzella e dei suoi attori, diversamente animali, in alcuni casi, tra cui gli esseri umani. Ne “L’essenza di Caino”, visto a Ferrara, alla Sala Estense, il 4 novembre scorso, gli animali non c’erano, ma sono saltati fuori nel dialogo col pubblico, seguito allo “spettacolo”. Continuo a mettere spettacolo fra virgolette perché Alessandro ha ben spiegato, proprio in quell’occasione, di come possa sentirsi a disagio ad associare questo termine alle proprie proposte teatrali, dove l’idea di dare spettacolo proprio non esiste e dove gli obiettivi sono proprio diversi dall’intrattenimento e/o da una spettacolarizzazione di qualsiasi vissuto come di ogni altra cosa e dove si tiene a braccetto molto più la verità della finzione. O perlomeno si gioca a renderle gemelle monozigote, ovvero indistinguibili.
E ho parlato di assoluta originalità non per eccesso di enfasi: la mia è soltanto una constatazione. Intendo dire che nel panorama teatrale italiano (e sarei pronta a scommettere su panorami più vasti) le cose di “ANIMALI CELESTI” sono difficilmente paragonabili e che, quindi, sono originali tendenti all’unico. Questo non significa che il pubblico sia per forza contento di quel che vede e di quel che ascolta, durante lo “spettacolo”, significa piuttosto che il pubblico è tenuto vivo, corpo e mente, stimolato nei pensieri, che ne sono sollecitate le sensazioni, le emozioni, che vengono provocati diversi stati d’animo, tra cui il disagio. Non è un teatro che coinvolge il pubblico nel senso di richiedergli la partecipazione diretta all’azione scenica, ma è un teatro che rende attivi gli spettatori nella sedia e non permette l’evasione dalla propria materia umana.
Perché è dell’umano che si tratta, in questo teatro, dei nostri limiti e di quelli che ci vengono segnalati come tali, che sono cose ben diverse e a volte perfino opposte e contrastanti. Si tratta di come stiamo in questo mondo e di come ci stiamo da inquieti e infelici, da mutilati, da offesi, così esposti all’umiliazione delle nostre migliori facoltà e alle violenze varie contro la meraviglia della natura nostra di esseri umani, e della vita stessa, per non parlare della Natura madre. Si tratta di quel che abbiamo perso fino a non averne quasi più memoria, se non nel riaffiorare improvviso di un odore, di un gesto, di una melanconia, ovvero di una sorta di rimpianto di non si sa bene cosa. Si tratta di quello di fondamentale che ci manca, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, che abbiamo perso proprio come specie, in un mondo che ci stordisce con continua offerta varia, e con diversi effetti speciali di quantità. Noi siamo molto fragili, noi siamo molto forti, dipende. Dipende anche dall’essenza in cui ci riconosciamo… o dal riconoscere l’essenziale…
Buon cammino ad Alessandro Garzella, alle sue attrici, ai suoi attori, a questa esperienza di teatro e di rapporto con il pubblico, che diventa incontro, esperienza umana collettiva, recuperando il valore e il ruolo sociale stesso del teatro.
Pubblichiamo alcuni materiali sul lavoro di “Animali celesti”, tra cui il testo “L’essenza di Caino”, nella sua ultima versione ad oggi, poiché si tratta di una scrittura drammaturgica in progressione, sensibile alle suggestioni di ogni “replica” e che quindi, come materia viva, si apre ancora a modifiche e variazioni.
Marina Mazzolani
L’ESSENZA DI CAINO
canto d’amore alla follia
azione scenica scritta e diretta da Alessandro Garzella
con
Giulia Benetti, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia, Marco Selmi, Anna Teotti e Alessandro GarzellaAlessandro Garzella, Follia, Caino,
L’ESSENZA è un’azione performativa da realizzare in teatri, piazze, bar, centri sociali, in base alle necessità di chi vuole incontrare un gruppo di artisti che, attraverso una particolare vicinanza con il disagio e la follia, cerca di attraversare l’emarginazione del così detto teatro sociale, proponendo opere e progetti in cui identità artistica e impegno civile sono inscindibilmente uniti tra loro. I nostri percorsi pongono al centro la relazione espressiva, pensando che la forma determini il senso dell’incontro teatrale con la follia. Lo studio su L’ESSENZA è iniziato a Imola all’interno del festival DDT con una performance in piazza ed è poi proseguito a Coltano con un’azione itinerante in un bosco. Attraverso laboratori e performance continueremo l’allestimento di quest’opera per fasi. Il progetto infatti vuole verificare quanto la nostra prolungata vicinanza umana e professionale con persone che hanno attraversato la malattia mentale, spesso con esperienze di vita estreme, possa essere rappresentato, trasmettendo l’essenza di questo contatto ad altre comunità, gruppi di attori, educatori, studenti, semplici spettatori interessati a confrontarsi con ciò che il teatro può essere, in relazione alle proprie o altrui diversità.
…sei figure fuoriuscite da qualche zoo… forse evase da una comunità di recupero… maschere ossessionate da un subbuglio… caricature di sofferenza e inconsapevole ilarità… per dolori non sopiti… per tanti naufragi e qualche tentativo di rivolta… cinque storie appena accennate… con pudore…
Però, se non fosse per l’eccentricità del vestire, per quei segni sul viso, per l’impudenza di mettersi in scena, non si riconoscerebbe quasi più lo stigma che distingue attori e spettatori né, forse, si comprenderebbe cosa separi oggi il buonsenso dalla follia. Teatri, piazze, bar, caseggiati, parlamenti, aule di giustizia, comandi di polizia sempre più spesso sembrano luoghi di cura. In questo mondo opulento e feroce integrati e ribelli talvolta sembrano confondersi tra loro: le nevrosi dei “sani” mal si distinguono dalle manie dei “folli”, talvolta visionarietà, poesia e malattia ingarbugliano comportamenti e ruoli. I protagonisti di quest’opera, irriducibili sovvertitori di una realtà insopportabile, mettono in discussione il senso del giusto e dello sbagliato, i confini tra bene e male, tra bello e brutto, i significati di saggezza e stupidità. Nell’evocare fobie e paradossi di questi tempi, forse, le nostre figure ricorderanno simbologie di maschere più antiche, rinnovando domande e prospettive di un’esistenza nuova, capace di sconfinare le verità nella fantasia. Crollate le certezze di una civiltà in declino, forse saranno proprio i vaniloqui dei nostri acchiappa sogni a mettere in discussione il dominio del pensiero razionale, a rompere lo scetticismo di tutti noi, testimoniando la necessità di qualche nuovo avanzo d’utopia.
Pensieri
In questo nuovo percorso sento la necessità di sperimentare i modi in cui la poetica espressiva delle nostre figure, drammaticamente segnata da tratti molto forti, cerca di accogliere anche alcuni elementi umoristici dei deliri vissuti a Verdello e dei deliri (nevrotici? onirici?) che a volte s’impossessano di noi, nel bilico tra vita e teatro di un artista. Obbiettivo di questa fase della ricerca è provare a vivere l’autenticità artistica del sentire di ciascuno di noi ospitando anche il ridicolo che c’è, a Verdello e nelle visionarietà che le figure riflettono su ciascuno di noi. Il rischio da combattere sarà, più di sempre, quello di non scadere nel compassionevole o negli stereotipi demenziali della macchietta. Far scoprire anche agli “attori” ciò che abbiamo scoperto noi in questa esperienza: a un matto non puoi far rappresentare la sua pazzia per quella che è ma puoi, e forse devi, raffigurarne il processo di socializzazione che accendi assieme a lui artisticamente, attraverso il linguaggio teatrale. Anna, nell’ubriacona di Caino, ha aperto una sua chiave personale che, se non proprio comica (nel senso dell’indurre il pubblico al riso) ha in sé possibilità da sviluppo di un grottesco che segue una prospettiva in questo senso. Interessante notare che la parola “umorismo” ha un etimo legato agli umori, cioè ai liquidi. Tutti ricordiamo la teoria degli umori di Ippocrate per cui la pazzia era considerata uno squilibrio tra i vari umori. La flemma, flegma, sarebbe un liquido nel cervello che rende beati, lenti, pigri, sereni e talentuosi. Il suo eccesso determinerebbe uno squilibrio “umoristico”, definito da Aristotele come fare cose “fuori tempo e fuori luogo, ma senza pericolo”. Il confine tra comico e tragico, per Aristotele, sarebbe proprio la presenza o l’essenza di pericolo. Forse il terreno principale della nostra ricerca sarà proprio quello del pericolo e/o dell’assenza di pericolo: l’irriverenza gioiosa dello “scherzare col fuoco”, pratica che nei laboratori utilizzo con una gioia personale così eversiva da percepire spesso negli sguardi degli altri una sorta di rimprovero, come se il mio divertirmi nascesse su un rischio di irresponsabilità sconsiderata. Così come nel processo di ricerca si “gioca” con le psicosi di alcuni utenti (ho in mente la dinamica tra gatto e topo, con un finale in cui il topo vince, anche perché lo scopo del gatto è quello di fare un buon teatro e non d’uccidere) si può forse cercare una scrittura scenica in cui si “gioca coi sintomi delle nostre figure” (oppure mi si permette in qual che modo di giocare con le “mie” figure). C’è un’amorevole crudeltà che fa dell’arte un luogo in cui il “grave” è lieve e l’indicibile talvolta può essere vissuto e detto. In termini molto più pratici: come rendere lieve la gravità della mia figura in carriola senza perdere quella poesia e autorevolezza che, forse, cancella dal sentire di una parte degli spettatori un’adesione/rifiuto compassionevole o un derisione beffarda? E come la pseudo “normalità” di alcune figure, forse prive di handicap appariscenti, partecipa a questo processo espressivo?
Alessandro Garzella
…essere nel essenza dell’essere al servizio di qualcosa che è più grande di me… Ecco il lavoro con Sandro per me. Andare oltre al fare bene quello che faccio, al viverlo sul palco… percepisco che per me è qualcosa che si acuisce, altre volte si confonde , altre si sfuoca , altre è molto chiaro. É come un osservare e essere osservati, osservati dalla propria follia che è uno stato di grazia, appare e scompare, a volte è piena come un fiume, altre è arida e secca, è umore, è rabbia, è nostalgia, è derisione, è mancanza, è accettare di essere quello che sei, è semplicità, è gioia di condividere, è abbondanza, è amore…è rimettere insieme quello che sei e che non sei , che vorresti essere e non riesci è farci i conti, è frustrazione, è coraggio, è essere vigili, è cambiare, è accettare la propria grandezza, è tenere a freno. E’ correre, a volte facendosi male, ma sempre con quella cura di cui amore è capace, l’amore per se e per gli altri. È essere attrice in modo anomalo, fuori dagli schemi, dalle regole, è cercare occasioni, a volte è pretenderle, è rubarle, è voler essere presa sul serio, dalla leggerezza, dall’entusiasmo, dalla presunzione, da qualcosa che va oltre a me, è voler essere essenza, che non so se per la sua complessità può essere essenziale… è come parlare tante lingue, tanti codici, essere tante nature e una sola, è essere unità e frammento, è farsi specchio degli occhi di altri e non temere, è essere visti, giudicati, essere nudi, è provare gioia e dolore, bruttezza e bellezza, è essere uomo e donna, è andare oltre me, è essere natura, animale, materia, spirito. è essere nella vita, essere vivi, ma senza rinunciare alla morte, al silenzio perché anch’esse parti di una stessa vita.
Anna Teotti
“… un teatro scandaloso, perché porta in primo piano chi è stato messo fuori dal mondo, perché rende protagonisti quelli che sono stati reietti, perché mostra quel che di solito si tende a celare. La malattia, la diversità, il disagio, la sconfitta. L’osceno entra in scena. Eppure, pian piano, s’intravede una soluzione, la scena prende forma, gli equilibri si compongono. Così avviene per il lavoro di Alessandro Garzella, con il suo manipolo stralunato di interpreti. Le attrici professioniste, che da anni seguono il suo lavoro, si chiamano Francesca Mainetti, Chiara Pistoia, Anna Teotti, Giulia Benetti e sono le “Muse” in questa storia… seguono meticolosamente e con maestria le indicazioni del regista, e al tempo stesso guidano i pazienti in coreografie e dialoghi struggenti. Con umiltà e passione fanno un teatro “diverso”, senza rinunciare – neppure per un istante – alla qualità, all’intensità, all’arte. Sono davvero straordinarie proprio per la capacità di gestire contemporaneamente situazioni complesse e diverse tra loro.”
Andrea Porcheddu
(dal libro TEATRO STALLA ANIMALI UOMINI DEI da lui curato per Moretti e Vitali seguendo il percorso di ANIMALI CELESTI nella comunità bergamasca diretta dalla Fondazione Emilia Bosis)
Questo è il testo… ad ora… ad ogni tappa modifichiamo… entro l’anno vorremmo avere l’opera compiuta… con l’idea di presentarla in tanti contesti, oltre al teatro, anche inserendo eventuali persone provenienti dai servizi sanitari nelle piazze… costruendo un finale corale… basta arrivare il giorno prima per lavorarci un po’… insomma vorremmo fare fuori e dentro… dal teatro…
Alessandro Garzella
L’ESSENZA di CAINO
canto d’amore alla follia
PROLOGO
Tutti gli attori in scena prima che entri il pubblico.
Marco è seduto in platea.
Un tavolo, due sedie, un panchetto. Semicoperti da lenzuola
Musica UNO ripetuta
All’ingresso pubblico VENTO e OCCHI DI LUNA scendono in platea ad accogliere gli spettatori. Senza parlare salutano, eseguendo silenziosamente quanto prima veniva esplicitamente detto. Solo due battute: una segretamente, all’orecchio di qualche spettatore incuriosito Fatti sognare ed una più diretta Ciao, come stai?
SOGNO vengano signori vengano al teatro dei tarocchi
LUCCIOLA al sanatorio dell’anima
INNAMORATA al laboratorio dei mali e dei malocchi
LUCCIOLA alla comunità del recupero coatto
INNAMORATA alla sagra dei poeti
SOGNO al matto
INNAMORATA al microscopio del cervello primordiale
LUCCIOLA benvenuti al contagio della nevrosi sociale
SOGNO alla psicopatia
LUCCIOLA al sale gocciolante a fiotti e a fiotti
INNAMORATA a questo fiume d’amore / lacrimante di rabbia / e di malinconia
SOGNO e di malinconia e di malinconia e di malinconia
Alla fine delle ripetizioni
VENTO Vi stavamo aspettando. Che bello che siate venuti a trovarci. Ci prenderemo cura di voi. Non preoccupatevi per loro. Passeremo una bellissima serata. Ciao, come stai? / ti posso sognare ? / qui noi accarezziamo le persone / con le offese / in forma sperimentale / ma poi ci vogliamo bene / vuoi un caffè? / prepariamo un buon caffè? / ora però / bisogna che io mi prenda cura di loro / e di me / Scusate eh… scusate (esce)
LA GENESI
Tutte le figure in scena si fermano, silenzio e immobilità, imbarazzo, poi gesti rapidi. Ogni figura ripete una sua personale sequenza gestuale, con spostamenti nello spazio. Però prevalente rimane l’attenzione sulla presenza del pubblico in sala. Come se tutti avessero qualcosa da dire e rimandassero il momento per un po’
LUCCIOLA Sono contenta che sia tornata a trovarmi. Credevo di non vederla più. E’ la mia insegnante di danza. Ricordo bene quando mi ha insegnato il pliè… questo è il pliè. Pliè Pliè pliè pliè… chiusa in un bozzolo / aperta al sole / si perde un attimo e poi ripete sottovoce eseguendo ancora il movimento con maggiore lentezza chiusa in un bozzolo / aperta al sole / è il movimento del piacere / scalda le gambe / il ventre / la schiena… a volte scalda anche il cuore
OCCHI DI LUNA Fa la smorfiosella ma è ancora una bambina. Si trucca. E fuma. Di nascosto. Crede che mamma non la veda. Che ci potevo fare io? Quello che dovevo l’ho fatto. Inutile rivangare ogni volta gli stessi errori. E’ andata così. I figli. (grida) I figli. Bisognerebbe pensarci bene / prima di farli / a volte partorisci mostri / e non si torna indietro / quando ti nasce una stupida pupattola smorfiosa
INNAMORATA Lui dice che io. Lui dice che io… sono una parente alla lontana di Venere / la dea! / Figuriamoci / Come fossi la nipote di Mubarak / Ruby! Quella puppona! / Magari avessi tutta quella roba addosso. Qualche frivolezza la farei… piccole storie hard… stile romantico però. Oh… io non ci faccio caso perché lui (una confidenza molto segreta) / è invasato / un brigatista rosso di passione / dice / è matto / però è vero che il mio grembo / senti qua, senti / è sempre caldo / umori / ardenti / come una bestia / nella stagione dei calori
LUCCIOLA (va a toccare) E’ il demone
INNAMORATA O un dio / maniaco / E’ per questo che lui m’annusa / sente l’odore del mio fuoco
LUCCIOLA Lucciola lucciola lucciolina accendi l’amore vieni vicina
CORO Lucciola lucciola lucciolina accendi l’amore vieni vicina
VENTO (torna con un catino, dentro ci sono ciotole bianche che mette sulla tavola liberando il catino) Apericena party. Dopo vi porto il caffè con un goccio di wodka. Afrodisiaco
LUCCIOLA Io sono rimasta sotto terra per molto tempo! Come un insetto / forse già ballavo la danza al sole / chiusa però / in un bozzolo di bava
VENTO C’è anche una coppetta di minestrina calda
LUCCIOLA ho sentito crescere le zampe / il corpo magro magro / e poi la coda / che s’illumina a primavera
VENTO Lucciolina, si mangia, si fa teatro o si fa terapia? (Innamorata prende il catino)
INNAMORATA Teatro
LUCCIOLA (entra nel catino bisbigliando al pubblico l’incantamento) Terapia / tantrica
VENTO ecco! Ti pareva mancasse il rito della purificazione?
LUCCIOLA inizia la metamorfosi / fino alla trasfigurazione della carne
INNAMORATA Lucciole / s’accende il ventre… per essere viste dai maschi in volo
LUCCIOLA E’ la notte dell’accoppiamento fiammifero
VENTO sono forme di teatro antico
LUCCIOLA Natura ha messo l’organo del maschio in modo che lui resti attaccato alla vagina… così dopo l’amplesso il maschio muore
INNAMORATA povero Adamo, chissà che dolore
LUCCIOLA e io… guardo le viscere smembrate dell’amante e poi…
INNAMORATA poi?
LUCCIOLA poi covo…
INNAMORATA covi?
LUCCIOLA si covo
INNAMORATA e poi?
LUCCIOLA E poi / faccio una danza / per partorire l’uovo
Tutte covano, come galline, ridendo stop musica
SOGNO Guardate che questo posto è bellissimo / bellissimo / sembra l’utero della natura / I teatri bisognerebbe difenderli con le armi. Sogno! Sognooooooooooo!
L’ALTRO SOGNO ehhhhh
SOGNO Dai sali / vieni con noi nel pollaio / Hop hop hop Mettiti al centro della scena. Al centro della scena. Sei emozionato? Si deve essere emozionati ma non troppo. Questo è il luogo della libertà… del benessere.. altrimenti il teatro fa male. Fa male. Bisogna starci bene dentro. Come a casa. Quando ti metti comodo. Perché il teatro è…
L’ALTRO SOGNO Il teatro dice il psichiatra è anche una tua terapia. Che la butti giù e poi la cachi. Poi la ripigli la ributti giù e poi la racachi. E sicché il teatro è una cacca.
SOGNO Una cacca? Come una cacca? Anni di studi e te dici che è una cacca? Non è una cacca
MARCO Si è una cacca
MARCO ripetono finchè a Vento Mi fai guardare i piedi?
VENTO Ora no
INNAMORATA Io si, dai accarezza
LUCCIOLA Anch’io, accarezza
VENTO Basta ora. Vai al tuo posto. E non ti permettere di guardare i piedi va bene? Siediti li! A OCCHI DI LUNA Te alzati. Fai il serpente che io faccio l’albero del melo in paradiso
LUCCIOLA e io?
VENTO Non lo so
REGINA Andiamo amore mio, dai andiamo. Non si può stare sempre qui a ninnare. Ora si fa la cerimonia dell’amore… la cerimonia dell’amore / sacro / e profano / tanto mamma non lo sa / bambolottina mia (si inginocchia e maledice) Maledetta…vergognati maledetta… sempre a fare la puttanella in giro…te l’avevo detto che non voglio vederti di notte per le strade (grida) Maledetto sia il frutto del seno tuo. Puttana
CORO Puttana puttana
Tutti inveiscono offendendo il fantoccio, finché Vento non impone il silenzio e con un gesto da il via alla musica.
Musica DUE
SOGNO va bene, puttana si puttana però / sappiate che io / con l’energia dell’amore / orgonica / applicata al teatro/ ho in mente un piano rivoluzionario / modificare il mondo
OCCHI DI LUNA Modificare il mondo
SOGNO Si perché? Non si può modificare il mondo con l’energia dell’amore? L’hanno già fatto tutti i grandi della terra. Con una donna a fianco
IL MAL D’AMORE
Innamorata lo abbraccia
SOGNO Io / non mi ricordo di te
INNAMORATA nemmeno io ricordo Adamo
SOGNO eppure hai qualcosa che profuma di selvaggio
LUCCIOLA è il mal d’amore
INNAMORATA qualcosa che s’accende e brilla
SOGNO luccica il cuore se t’annuso
LUCCIOLA il ventre diventa una miccia che scintilla
INNAMORATA godo un piacere avido e confuso
SOGNO siamo animali
LUCCIOLA abbiamo la testa di cartone
SOGNO un cuore da combattimento
LUCCIOLA siamo fatti di sogni e d’immaginazione
INNAMORATA io sono Eva la dea nemica
SOGNO abbiamo l’istinto di conquista
INNAMORATA tu sei la mano del serpente che coglie la mela antica
LUCCIOLA abbiamo la fede degli amanti
SOGNO arsi da un fuoco sacro e terrorista acceso sulle rughe tremanti e sulle piume / sorprese tra le dita a svolazzare incanti / io t’invento che galoppi e che sudori / come fanno i santi / quando il divino scolora la vergogna e si rapprende sugli amori
INNAMORATA allora io divento una cerbiatta consacrata dai calori / scodinzolo e saltello / senza più pelle e senza più pudori /
LUCCIOLA e io stupisco e godo / per le tue zanne spalancate a tutta bocca / danzi il mio corpo come un fuoco / sei un formicaio di lucciole / e mi illumini i piedi di colori
INNAMORATA Mastichi erbaggi sacri poi mordi il frutto dell’avventura e all’improvviso accade che tutto diventa un manicomio di rabbia e di paura
Sulle grida stop musica
VENTO (grida) E’ un manicomio…
OCCHI DI LUNA (velo da sposa in testa a lei e al fantoccio grida) Ti aaaamooooo
SOGNO (grida prima che l’altra termini) Ti aaaamoooooooooo
LUCCIOLA (idem, accendendo un altro fiammifero) Ti aaaamooooooooooooo
INNAMORATA (idem) Ti aaaamoooooooooooooooo
LUCCIOLA (rompe il ritmo, anche andando in sala) Ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo…
TUTTI Ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo ti amo…
INNAMORATA gira attorno a sogno giocando Fai schifo fai schifo fai schifo…
CORO E’ un manicomio è un manicomio…
Tutti diventano euforici finché VENTO interrompe
LA COLPA
VENTO Basta non si fa così! smettetela. Niente teatro niente cerimonie e niente party. Tutti in punizione. Ho esagerato?
OCCHI DI LUNA Eva là parturìt Caino / e subet dopo Abele, so fredel / che lè dientat ù pastur.
VENTO Caino l’era ù cuntadì
OCCHI DI LUNA ù Dè / Caino là portat in po de erdùre e de frota in omagio al signor
VENTO e anche Abele là ofrit in dono òna quak agnei al signor cotolette di maiale una bella tagliata di manzo non quei troiai che ti danno al bar come aperitivo
OCCHI DI LUNA ma ol signur / là preferit i regai de Abele e là scartat kei de Caino / e Caino a lé deentat rabiùs
VENTO Alura ol signur alga dich:
INNAMORATA perché tà set imbestialit a que la manera che? / Comportet bè, / perchè se ta sa comportet mal / ta saret maledet / Però ta poderet comandà al diaòl
VENTO Comandà chi?
INNAMORATA al diaol
LUCCIOLA Al dial! Al diaol!!
OCCHI DI LUNA Caino poderet comandà al dial? Che dich? (ride)
LUCCIOLA Caino al ga dech a so fredel Abele: / dom che am và in campagna / e quando lè riat là copàt! (eccitata) L’ha versato addosso una tanica di kerosene e l’ha bruciato
OCCHI DI LUNA prima gli ha tagliato tutti i capelli poi gli ha spezzato i piedi e le mani e alla fine gli ha staccato i coglioni e se l’è mangiati così Abele prima di morire è diventato una bella pupattola come me
VENTO Alura ol signur al ga dech
INNAMORATA ta saret maladet da la tera che là biit ol sank de tò fredel
OCCHI DI LUNA iscùsa!
INNAMORATA Che scusa? Tà sèt maledét per semper (coro di tutti a lungo) / però se ergù al ta farà del mal / al sarà condanà set òolte tat
VENTO se ergù… / ta farà del mal… / sarà condanà…/ set oolte tat…
LUCCIOLA Alura algà metit o sein so la crapa (al fantoccio e a Marco)
VENTO U segn so la crapa?
CORO u segn sur la crapa!?
LUCCIOLA Si! U segn so la crapa
VENTO E perché?
LUCCIOLA Che ne sapie me!
VENTO Sarà perché nisu ga de tocall?
LUCCIOLA pol das
VENTO Mi kel Signor lì mi lo capis tant ben. Tu lo capis?
SOGNO Parlet con me? No! Voalter?
VENTO Mi fa mia cas Tant la vit è bel istess (coretto ripetuto)
Musica TRE
INNAMORATA il segno di Caino
LA MALATTIA
INNAMORATA Una mattina mi sveglio e sento che il mio corpo è cambiato… non solo il corpo.. tutto s’è trasformato.. non sono più una dea… neanche una donna… qualcosa si contorce in testa e mi porta via… io non sono io… è come se un’arpia mettesse nel cervello pensieri estranei alle mie voglie… spinge il mio corpo a essere un’altra cosa.. io sono…
LUCCIOLA un insetto
SOGNO un capriolo
L’ALTRO SOGNO un sogno
OCCHI DI LUNA una bambola
VENTO un soffio indomabile di vento
INNAMORATA Cos’è successo? Non mi riconosco Che miracolo è questo? Un malocchio? Chi sono?
TUTTI Scusa, sai chi sono? Per favore sai dirmi chi sono? Dimmi chi sono. Qualcuno mi conosce? Chi cazzo sono?
L’ALTRO SOGNO torna seduto sulla scaletta o in platea chiedendo “chi sono?”
INNAMORATA perdo memoria
VENTO dignità
INNAMORATA mi piscio addosso
LUCCIOLA piango
OCCHI DI LUNA mi coccolo
INNAMORATA mi voglio fare
SOGNO male
LUCCIOLA a volte invece la mia testa sale
INNAMORATA batte forte dolore e mi sevizia
OCCHI DI LUNA la pazzia attorciglia l’intestino
LUCCIOLA m’imbratto con le feci
INNAMORATA sembrano fiori di mimosa
LUCCIOLA sono una stupida
VENTO sono una bimba isterica morbosa
INNAMORATA mi tocco
LUCCIOLA sono l’amante di ogni maschio che trovo sul cammino
OCCHI DI LUNA sono una marionetta
VENTO la puttanella il niente
INNAMORATA mi gratto tra le gambe continuamente / e sudo
OCCHI DI LUNA torrentelli d’affetto
INNAMORATA perché mi fai così / perché mi fai così / destino?
SOGNO A Innamorata C’hai il segno di Caino.
Tutti la deridono e si divertono a spogliarla
stop musica
SOGNO ripete ossessivamente c’ha il segno di Caino e poi ce n’est qu’un debut contionuons le combat finchè LUCCIOLA E VENTO non lo mettono in collo a Innamorata
LUCCIOLA E VENTO annusa, annusa!
IL SOGNO
musica QUATTRO
SOGNO Continuons le combat. Il mondo puzza / ma io / dimenticato in questa culla di virilità e di coraggio / io ci sto bene / esattamente qui e qui e qui sulle sponde del tuo grembo io sento odore di buono
INNAMORATA Per forza. Vuoi sempre stare incollato accanto a me. E m’annusi.
SOGNO Perché sono un capriolo / galoppo su per i monti e poi giù per le vallate / fiuto / sento profumi / la rabbia mi chiude la gola allora annuso / le femmine / le femmine / guardo i peli che hai sopra le labbra / la bocca il muso / drizzo le corna dentro la tua gola finché batticuore / entra nella boscaglia / vedo le orme delle zampe / sento l’odore buono attorno a me / sei te
INNAMORATA Sei un capriolo indemoniato che galoppa / su per i monti e giù per le vallate del mio cuore e del mio ventre. M’insegui / e io scappo / e tu dietro / e io scappo ancora finché t’accucci su di me / Che vuoi?
SOGNO Profumo
INNAMORATA Quale profumo? L’erba che rumino in bocca? Le mie zampe infangate? Gli zoccoli? Oppure vuoi il pelo arruffato sulla groppa. Il ciuffo sulla coda? Cos’è che vuoi? Dai dimmelo. Che odore vuoi di me?
SOGNO Quello che sento e che non so dov’è. Forse è l’odore delle ruga sulla bocca Il mondo e’ indifferente / un letamaio / C’è un gran fetore di fogne in ogni cosa. Non mi basta vivere così Io voglio insorgere. Voglio sparare un colpo di pistola. Un colpo di pistola
OCCHI DI LUNA (urla) Un colpo di pistola
LUCCIOLA (urla) un colpo di pistola spara un colpo. STOP MUSICA silenzio
SOGNO In aria / senti che odore / se annusi bene l’aroma ti prende e ti porta via / nascosto / dietro la polvere da sparo c’è un profumo nuovo / è la notte dell’accoppiamento / il capriolo morde sul collo la cerbiatta che s’arrende alle carezze e si fa biada e smania smania smania / finché pudore scoppia selvaggio la saliva nel tuo ventre e io ti inghiotto i piedi a morsi mentre ogni ruga è bellezza che si sparge in aria e poi si perde perché quest’odore nessuno sa da dove viene né cos’è / sei te sei te sei te sei te sei te!
INNAMORATA Sei appiccicoso / fobico ossessivo non mi guardare.
SOGNO scusa quest’odore sai mica cos’è?
VENTO Moijto! Un goccio di moijto fa un gran bene
INNAMORATA bisogna dargli qualcosa / stavolta non gli passa più
SOGNO Non voglio che mi passi voglio gridare
VENTO E LUCCIOLA in coro Dai calmati annusa… annusa… annusa…
OCCHI DI LUNA Vuoi la mia bambola?
INNAMORATA Annusa dai, calmati, annusa
Innamorata si fa annusare il palmo di una mano i capelli il collo la bocca ripetendo calmati annusa annusa finchè SOGNO sembra placato
SOGNO l’odore m’ossessiona viviamo in mezzo a questo schifo non c’e’ più un posto dove la vita odora !
INNAMORATA Ancora?
SOGNO mi calmo / bisogna che mi calmi / non sono mica un gufo io / sono un capriolo/ fiuto bustine di camomilla semi di papavero / bevo piccoli sorsi di valium e di the / per favore mi dai un po’ di te?
INNAMORATA Prendilo, dai prendilo, puoi prenderlo
Sogno chiede ossessivamente e in maniera buffonesca pezzi del corpo di Innamorata finché lei, per farlo scendere, promette di dargli ciò che chiede. Tutti lo incitano Hop… hop… bravo… dai scendi. Appena sceso Innamorata e Sogno si stoppano. Tutti applaudono Sogno ma poi un incantamento arresta lo scorrere del tempo per un po’.
INNAMORATA canta Caro amore…nei tramonti d’aprile caro amore quando il sole si uccide oltre le onde puoi sentir piangere e cantare anche il vento e il mare…
Si interrompe. Stop poi MUSICA CINQUE
LUCCIOLA, INNAMORATA, OCCHI DI LUNA E VENTO si abbracciano tra loro, con slancio. SOGNO guarda. A fine musica
SPARO di LUCCIOLA. VENTO INNAMORATA e OCCHI DI LUNA cadono. Poi musica SEI
Durante il monologo LUCCIOLA accende un fiammifero che riaccende INNAMORATA VENTO e OCCHI DI LUNA. Tutti si dispongono a tavola. Mangiano dalle ciotole. Poi Vento le infanga. Si mostrificano, ridendo.
LA CURA
SOGNO Prendersi cura è un’azione violenta / bisogna armarsi di un amore pieno di collera / come quando di notte in sogno appare / la messaggera degli dei / ti guarda dritto negli occhi / ti respira / ha le sembianze dell’amore / entra dal naso / come fanno gli odori che vanno dappertutto e poi s’appiccicano / lei s’è incollata sotto l’ombelico / sa di cannella / senti il sapore / sui fianchi / la vedi tra le gambe illuminarti il ventre / peccato che non l’abbiamo visto mai completamente / perché l’amore è una creatura arrogante / spacca la pietra per vedere se l’atomo scintilla / è un richiamo / YEHOSHUA / sono qui / morto per il partito dell’amore / armato / morto e risorto / mille volte / io / morto di mafia morto di muffa morto ammazzato / indistruttibile stanco io / agnello sbranato dal branco / io lupo io locco io papero sciocco / io matto / ho visto / ho visto Bezebù / tra noi / Scusa Lucifero / non è che qui ci stiamo male col Male però / se ci lasci passare / andremmo un po’ più su / tutto questo zolfo paralizza / e puzza / Possiamo? / È così tanto tempo che non volo io me ne andrei / perché questo segno di Caino appiccicato addosso / un po’ c’ha segnato / e se ci fai passare / lo riconsegnerei / sempre se posso / pape satan / pape satan aleppe dapprima tacque e poi si fece tutto bianco e rosso disse di noi / che abbiamo addosso l’odore dei lupi e dei latrati
INNAMORATA di noi agnellini bocca stretta sui denti
LUCCIOLA noi / venuti al mondo apposta per togliere i peccati
SOGNO noi che abbiamo la colpa d’essere nati vivi / e fastidiosi / sgradevolmente brutti e stupidi e cattivi e vili antipatici / e noiosi
VENTO con la zuppiera in mano noi minestre riscaldate e scotte
OCCHI DI LUNA noi anime goffe e sgraziate
SOGNO noi che siamo nati apposta per ripete la domanda più volte cercando di suscitare le risposte del pubblico per esser presi giustamente a botte
Stop musica lungo silenzio
LA RIVELAZIONE
VENTO Mangia dai… s’è quasi freddata…
SOGNO Non ho più fame rottura di tutti gli altri non ho più sonno non ho più nulla tranne la voglia di annusare / mandrie di caprioli in transumanza / abbiamo ruminato quintali di cibo inutilmente / ora io mi scapicollo tra i dirupi a vomitare con questa rabbia ardente che divora lo stomaco che mi fa quasi urlare / urla qui non c’è più niente di buono da annusare / tutti in stop se non odoro questa grazia che non so cos’è
INNAMORATA Lui / dice che io / sono il suo calumet. Il suo calumet
LUCCIOLA quella cerbiatta è matta
VENTO dice che è il suo calumet
SOGNO Poverina
LUCCIOLA cerbiatta matta cerbiatta matta cerbiatta matta
VENTO poooveriina è matta
LUCCIOLA matta matta matta matta
VENTO Puttana Cretina Fai schifo
INNAMORATA (torna da sogno) Una notte il capriolo più vecchio del branco si avvicina. Lo accarezza piano sul muso scarruffato dalla furia “Calmati – dice – forse è l’odore del muschio. Il profumo che senti forse è muschio”
SOGNO muschio?
INNAMORATA muschio
Lucciola e Vento ripetono “Calmati, il profumo che senti è l’odore del muschio” (scendono da Marco come segnale per lui. Marco risale sul palco)
SOGNO muschio / dov’è?
CORO dov’è dov’è?
MUSICA SETTE
INNAMORATA Lui sale / pendici di monti inviolabili / non trova la fonte che così tanto odora d’erbe e di natura / s’arrampica contento / rincorrendo il profumo che lo porta via / sta attento / e poi s’avvicina a me per riposare / Allora mentre dorme succede che son’io / ora / che voglio farmi odorare / E lui nel sogno odora / Sento la bocca in fondo alla mia zampa / sento la lingua succhiare / in mezzo agli spazi delle dita poi / sempre sognando / sento un buffo naso sotto la mia coda / e mi lascio annusare dal respiro che non c’è /
SOGNO Non sei te… non sei te
INNAMORATA All’improvviso si sveglia e s’infuria / s’imbestialisce persino con me
SOGNO in coro con OCCHI DI LUNA che s’infuria con la bambola
non sei te! non sei te! l’odore che sento non sei te! / non profumi quello che cerco io! per favore dimmi dov’è! l’inseguo credevo fossi te ma non sei te allora dimmi dov’è? Dov’è?
Lucciola Vento e Innamorata ripetono Dov’è? Dov’è correndo nello spazio e anche in platea)
Stop musica
MUSICA OTTO
INNAMORATA attraversa vallate
LUCCIOLA salta di roccia in roccia
VENTO con le narici spalancate verso il niente
INNAMORATA occhi persi nell’invisibilità di un aroma forse inesistente
OCCHI DI LUNA rimbalza tra i dirupi
VENTO sempre più stanco
LUCCIOLA s’arrampica sul fango
VENTO precipita negli strapiombi erbosi
OCCHI DI LUNA odora le vallate distese verso il mare
INNAMORATA poi scivola / nella voragine dei curiosi / uccisi da quella strana voglia d’annusare
Sparo di LUCCIOLA
INNAMORATA Batte la testa su una roccia
LUCCIOLA e mentre pensa che non avrebbe più sentito l’odore della sua ossessione
INNAMORATA accade che dalla ferita quel profumo inconfondibile trabocca / e tutto invade
Vento stappa una bottiglia di spumante presa dietro il tavolo
SOGNO ero io
CORO ero io
SOGNO ero io l’odore dell’essenza che cercavo / io / la polvere da sparo che sognavo / ero io perfino la fogna che puzzavo / la ruga sulla bocca / annusiamo apparenza / e non sentiamo mai la nostra essenza / il profumo di noi / che ovunque si diffonde e poi / di te di me di noi di noi di noi / tutto pervade VA VERSO IL FONDO portato da Innamorata bisbigliando frasi dell’inizio Vengano signori vengano al teatro dei tarocchi…
L’EPILOGO
LUCCIOLA I bracconieri c’hanno sparato in testa
OCCHI DI LUNA Non si parla con gli sconosciuti
VENTO Però ancora del tutto non c’hanno ammazzato
OCCHI DI LUNA non ho fatto nulla io
LUCCIOLA c’hanno chiusi in un circo
OCCHI DI LUNA ero piccola
VENTO animali pericolosi
OCCHI DI LUNA un viso d’angioletto giustifica ogni cosa
INNAMORATA Bestie asociali affette da immoralità molesta
OCCHI DI LUNA ho fatto tutto da sola
LUCCIOLA con gravi forme di violenza politico ossessiva
OCCHI DI LUNA non si prendono dolci baci ninnoli sguardi
VENTO Facciamoci coraggio prendiamoci un caffè
OCCHI DI LUNA (urla) nulla
INNAMORATA Viviamo tutti nello stesso zoo
OCCHI DI LUNA rincorrevo farfalle
VENTO appoggia la torta sul tavolo Ad ogni compleanno prepariamo una torta di biada e di foraggio
OCCHI DI LUNA raccoglievo mazzolini di fiori
LUCCIOLA festeggiamo tutti assieme in comitiva fiammifero
OCCHI DI LUNA non si può dare tutte le colpe al lupo
INNAMORATA Questo brutto brutto brutto brutto brutto mondo
OCCHI DI LUNA povero lupo
INNAMORATA odora solo del nostro ventre
SOGNO del nostro cuore
VENTO del nostro naso
INNAMORATA della nostra testa
LUCCIOLA e della nostra bocca.
OCCHI DI LUNA Violenza se ne stava impermalita in un angolo. Brutta. Tumefatta dalle rapine e dalle guerre. Era amata solo da criminali e malfattori. Quella sua tristezza mi incuriosì. Le dissi “Non ho mai visto la violenza col nodo in gola” Lei parlava così piano che non so se ho capito bene quello che ha detto. Aveva gli occhi velati e la voce roca. Mi pare d’aver sentito “Vorrei servire l’onestà” Poi e’ scoppiata a piangere. Avevo voglia d’abbracciarla. E ho pianto anch’io
LUCCIOLA si è voltata e ha cominciato a togliersi la tuta. Poi esegue una danza che ricorda la camicia di forza e il percorso che ognuno di noi fa quando, l’anima o il corpo, si confronta con le fitte del dolore: scatti, tremiti, stop, scosse poi, man mano ne esce, con dolcezza, come si esce da un vero rito di iniziazione
LUCCIOLA Dolce luna io ti ringrazio / grazie d’avermi insegnato la pazzia / per quando il sangue brucia anima e pelle nell’amplesso / io ti ringrazio per la paranza d’estasi e pene che ci divora / grazie perché la vita è gioie e lische in gola / ma soprattutto grazie perché ogni tanto si muore / scoprendo che morte è amore / che brucia / e che di malattie si spoglia.
VENTO Come si fa a guarire? Prendere pillole siringhe fiale… la malattia la cura la disgrazia la resurrezione. Forse bisogna addomesticarsi nelle fogne… adattarsi a vivere nei letamai… addestrarsi alla corruzione
INNAMORATA versò il pane spezzò il vino
VENTO come maiali…
INNAMORATA Giuda lo baciò con affetto
LUCCIOLA Entro ed esco. Muoio. alla soglia di una nuova Umanità nascente. Siamo adesso già futuri. Quando ti sembra di aver capito l’essenza e’ già finito qualcosa. consegna la pistola a OCCHI DI LUNA Ma oggi, sarà la luna, è come rinascere già domani.
VENTO i matti
INNAMORATA vide le stimmate e la croce dei ladroni
VENTO erano i messaggeri degli dei
OCCHI DI LUNA e come un profeta disse
INNAMORATA giorno verrà / in cui piacere metterà radici dentro al nostro ventre / la pelle levigata d’ossa germoglierà cortecce di resine e di fiori / il divino ci prenderà alla schiena / saremo bocche di sorrisi e morsi / brividi di volti / selvatici e scoscesi / sarà una festa laica e pagana / l’apocalisse della gioia / e noi ci accoppieremo tra difformi / razze animali e umani corpi di scogli / gonfi di foglie / fin dove spruzza il mare / nella ferocia del godere c’è un segreto imprudente / sceglie le forme dell’anima e pretende / eppure basterebbe poco basterebbe niente / basterebbe essere noi / madonne partorienti popoli in candore / avere la scelleratezza e l’arte d’essere senza cervello e sagge / governare un mondo senza leggi / essere diversità / che trasforma in grazia / l’ossessione
LUCCIOLA garrisce
BUIO
Musica in stop per ringraziamenti
ANIMALI CELESTI/teatro d’arte civile
L’associazione, composta da artisti, educatori, utenti psichiatrici e semplici cittadini interessati ai valori della diversità, è diretta da Alessandro Garzella, ideatore di opere e progetti d’impegno artistico e civile. Innumerevoli le creazioni sceniche e i programmi culturali realizzati durante la direzione del settore scuola ricerca al Teatro di Pisa, l’ideazione e direzione artistica di Sipario Toscana – La Città del Teatro e dell’immaginario contemporaneo a Cascina. A conclusione di quelle esperienze, raccogliendo la ricerca svolta sul rapporto tra teatro e follia, nasce l’associazione culturale ANIMALI CELESTI/teatro d’arte civile che, proseguendo le creazioni artistiche e la sperimentazione della metodologia del gioco del sintomo in contesti di marginalità e disagio, collabora con ASL 5 di Pisa, con la Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa, radicando il proprio progetto anche a Capannori, dove codirige il Cantiere delle differenze e in Lombardia dove ha condotto per anni una residenza presso il Teatro Stalla di una comunità terapeutica gestita dalla Fondazione Emilia Bosis di Bergamo. L’associazione, iscritta nel registro regionale delle associazioni di promozione sociale, collabora con lo studio di counselling desyarte di Pisa con il quale ha intrapreso attività di ricerca artistica e formazione realizzando la scuola triennale gestalt teatro DIS/SENSI.
ANIMALI CELESTI/teatro d’arte civile è:
dal manifesto costitutivo
un laboratorio di ricerca artistica sulla devianza, sull’espressione delle pulsioni e degli istinti, sulla natura dell’irrazionale e del difforme, intesi sia come manifestazioni di sofferenza e degrado sociale che come emergenze interiori, legate ai bisogni e ai misteri della nostra esistenza…
… il progetto di una compagnia che aggrega altre compagnie e artisti che vogliono condividere, in modi, luoghi e periodi differenti, le azioni creative di un’esperienza professionale molto specifica, di produzione, di militanza e di specializzazione espressiva sulle forme di alterità, a partire dai disturbi del comportamento e della devianza mentale…
… una bottega di formazione per giovani attori e studenti universitari, luogo di perfezionamento disciplinare e umano che valorizza le fisionomie individuali e la cultura della diversità attraverso l’apprendimento della metodologia del gioco del sintomo, applicando tecniche d’ascolto e d’espressione…
… un’azione politica di radicamento territoriale volta all’integrazione delle identità, alla valorizzazione di testimonianze di vita alternative ai canoni dell’omologazione…
… un’idea di teatro politico, visionario e metafisico, in bilico tra squilibrio e armonia, tra narrazione e astrazione, tra l’espressione dei simboli dell’immaginario collettivo e l’utopia …
Info:
www.animalicelestiteatrod’artecivile.it
gruppo Facebook ANIMALI CELESTI/teatro d’arte civile – cell. 3475468077
attività 2015
Le attività si svolgono negli ambiti della ricerca, formazione e produzione artistica, si rivolgono a operatori, artisti, studenti e persone che, per motivi personali o professionali, sono interessate a confrontarsi con le forme e i valori della differenza, sperimentando la propria identità espressiva in contesti di difficoltà sociale.
ATTIVITA’ DI FORMAZIONE E SPERIMENTAZIONE ARTISTICA
ATTORI DI/VERSI (gennaio – dicembre: per trenta incontri)
Il laboratorio, condotto da Alessandro Garzella, Desy Vanni e da due utenti psichiatrici divenuti col tempo esperti d’espressività teatrale, attua la metodologia del gioco del sintomo con una finalità espressive e relazionali. In alcune sezioni ospita la docenza che Garzella svolge per gli studenti del Corso di laurea per Tecnici di Riabilitazione Psichiatrica della Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa e i tirocini universitari conseguenti
DIS/SENSI: scuola triennale gestalt teatro (ottobre – dicembre)
La Scuola forma cousellor esperti nella mediazione artistica dei conflitti e nello sviluppo della sensibilità artistica, applicando il modello della gestalt e il metodo del gioco del sintomo. Al termine del triennio la scuola rilascia un attestato di qualifica professionale SIAF spendibile sul mercato professionale.
CANTIERE DELLE DIFFERENZE (gennaio/maggio e ottobre/dicembre)
Progetto promosso dal Comune di Capannori che ospita, presso il Teatro Artè, artisti e partecipanti con diverse tipologie di provenienze: immigrati, persone con disturbi mentali, difficoltà fisiche, adolescenti con necessità di sostegno scolastico ma anche attori in formazioni, educatori e semplici cittadini interessati a esprimere la propria identità in un contesto ricco di stimoli e valori
ATTIVITA’ DI PRODUZIONE ARTISTICA E CREAZIONI SCENICHE
L’ESSENZA DI CAINO performance teatrale sulle forme e sui valori della diversità con Giulia Benetti, Alessandro Garzella, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia e Anna Teotti.
NEL SEGNO DI CAINO cosmogonia del male antico e d’oggi scritta e diretta da Alessandro Garzella presso il Teatro Stalla di Verdello con la partecipazione di attori educatori utenti psichiatrici e quaranta animali coinvolti nell’opera.
BIO DIVERSI azione scenica di Alessandro Garzella e Satyamo Hernandez prodotta presso il Cantiere di Capannori sulle tematiche della bio diversità
ROSSO FILO DI GRAZIA E DISORDINE azione performativa di sconfinamento poetico, politico e sociale diretta da Elena Cometti, Marina Mazzolani e Alessandro Garzella
VANGELI DI STRADA azione itinerante con attori, animali, carrozze e figure
PUBBLICAZIONI
IL TEATRO DEL DOLORE dal gioco del sintomo alla trilogia Crazy Shakespeare – Nella mani di un pazzo – Re nudo a cura di Renzia D’Incà edito da Tititvillus
TEATRO STALLA animali uomini e dei a cura di Andrea Porcheddu edito da Moretti e Vitali
Foto di Paolo Cortesi.