Accingersi a parlare dell’ultimo libro di Julio Monteiro Martins, nonché del primo dopo la sua prematura scomparsa, significa confrontare un atto di lettura notevolmente distaccato – nel suo farsi, eventualmente, esercizio critico – con la permanenza del ricordo personale, del dolore dell’assenza che rende tutto – paradossalmente – più vicino e presente di quanto non si possa razionalmente concludere. […]