Il progetto “Sulle ali di giovani poeti bengalesi” nasce da un’iniziativa lanciata qualche mese fa del poeta e critico bengalese Aritra Sanyal specificamente per www.lamacchinasognante.com. Dopo aver lanciato un appello e ricevuto le proposte di poeti e poete nati negli anni 80 del novecento, ne ha selezionato alcuni scritti (che sono apparsi nel numero 2 di www.thedreamingmachine.com) e ha contribuito un saggio che analizza tendenze e stili ponendoli nel contesto della poesia bengalese degli ultimi decenni. Nei prossimi numeri pubblicheremo la seconda parte del progetto e il saggio di Aritra Sanyal.
Grazie a questa prima collaborazione la rete di è allargata anche a scambi e collaborazioni con la rivista bilingue duniyaadaari.com e ci auguriamo di poter estendere ulteriormente gli scambi con scrittori di quella importante parte del mondo.
Animikh Patra
Collinoso -1
Sono salito sul monte in inverno
E ho risolto l’avvertimento di un facile indovinello
vedo la nuvola di gemme di melograno
l’arroganza del linguaggio, le sue ali rodate
ad ogni tornante
il braccio irregolare del quesito
precipita dall’orlo del precipizio
Collinoso – 2
Ho rifiutato l’armonia. In una qualche nebbia di montagna si è smarrito il piedistallo della vita. Ho assunto autisti inesperti per chi ama le montagne. E i resti di auto in ogni burrone. Sono caduti tutti i petali dei rododendri. Vedendomi sempre dall’esterno, ho scolpito orribili vene di linguaggio su tutto il mio corpo. Potrebbero cominciare ad inseguirti.
Traduzione dall’inglese di Pina Piccolo
Hilly-1
I have come to the mountain in winter
And resolved the warning of an easy riddle
I see the bloom of pomegranate-cloud
Arrogance of language, its tested wings
On every hair-pin turn
Query’s irregular arm
falls from the edge
Hilly-2
I have turned down harmony. Into some mountain fog, life’s pedestal has been lost. I’ve arranged novice drivers for those who love mountains. And debris of cars in every ridge below. Rhododendrons have shed all blossoms. Seeing myself always outside me, I’ve carved horrible veins of speech all over my body. They may run after you
Traduzione dal bengalese all’inglese di Souradeep Roy e del poeta.
Animikh Patra è essenzialmente poeta e prosatore, nato nel 1983 nel Bengala occidentale. Ha conseguito un Master in letteratura inglese dall’Università di Kolkata. Attualmente lavora come insegnante di lingua per un ente governativo. E’ autore di quattro raccolte di poesia y – Sandehoprosuto Kabitaguchchho(2017), Patanmoner Kursi (2016), Kono Ekta Naam (2013), Jatadur Boidho Boli (2009). E’ co-redattore capo del sito letterario bilingue duniyaadaari.com.
Email: eijeanimikh@gmail.com
Anuradha Biswas
Una serie dal passato
3.
Appoggiate l’una sull’altra le foglie sono come soldati stanchi di una canzone
Lo sa, il mio grande, vecchio cuore che senza di te, il monsone è nudo e brutto.
Come sangue, che sgorga da una ferita profonda, quasi muto e stiloso.
Il dolce mormorio dell’acqua mi ricorda un musicista stanco
Mi ricorda la brocca rotta di un liquore fatto in casa
Che se ne sta lì come una scodella dalla bocca larga
Sullo scivoloso pavimento di una cucina
4.
Le immaginazioni sono fatte di desiderio; io ero solo impaziente.
Una lontana parente di mia madre, mai conosciuta, morì
In una notte come questa. Una notte che sbocciava
come un fiore di loto sotto la luna.
L’odore della sua dipartita tenne sveglia mia madre tutta la notte. Piangeva
E malediceva il cielo di monsone. È accaduto molto tempo fa
La ferità la sento adesso, esposta nella brezza muta e senza odore.
Mi brucia il cuore, mi punge la lingua. Piango perché una donna è morta tanto tempo fa
Una donna che era una prozia di mia madre. Le immaginazioni sono fatte di facce materne
Io sto solo iniziando a diventarne amico.
Io sono questa insignificanza, nella terra dell’immaginario, un minimo disguido.
Sono questo corpo che cade, un corpo coperto di secrezioni terrene.
3
The leaves lean on each other like fatigued soldiers in a song.
My big old heart knows, without you, the monsoon is naked and ugly.
Like blood, running through a deep cut, almost mute and in style.
The gentle murmur of the water reminds me of a tired musician.
It reminds me of a broken jug of hooch lying like a big mouthed bowl,
on a wet slippery kitchen floor.
4.
Imaginations are made of longing; I was only eager.
A distant aunt of my mother, whom we never met, died on
A night like this. A night unfolding like a lotus flower in moonlight.
The smell of her departure kept my mom up all night. She cried.
And cursed the monsoon sky. It was a long time ago.
I feel the wound now, exposed in odorless and mute breeze.
My heart burns, my tongue stings. I cry because a woman died a long time ago,
a woman who was my mother’s aunt. Imaginations are made of motherly faces,
I am only starting to get friendly.
I am, this pettiness, in the land of imageries, a tiny glitch.
I am, this failing body, a body covered in earthly mucus.
Anuradha Biswas è nata a Kolkata nel 1986. Scrive in bengalese e spera di imparare un giorno il cantonese. Ha pubblicato due raccolte di poesia in bengalese , Pata Jhorar Gotibeg [Velocità delle foglie che cadono ] nel 2010 e Pushpobitarito Kono Gondher Moto [Come un odore deviato] nel 2016.
Himalaya Jana
Nella vallata delle parole spezzate
1
L’unico compito che rimane a i vivi è di seppellire i morti,
cercare a tentoni
nel buio.
Il ragazzo, con un lato della faccia schiacciato
l’altro giorno ha trascinato il suo corpo
fino alla vita nel tuo sogno.
Il resto del corpo
Lo stanno lambendo le scure acque del jhelum.
La fragile luna, la luna schiacciata e infranta.
L’unico compito rimasto ai vivi è di ricordare
Il suono della terra sulla Terra
Terra sulla Terra.
2
Spalancate le finestre sull’inverno
Un albero vecchio e nodoso
Tra i vortici dei fiocchi di neve
I bambini hanno lasciato i giochi
Ritorneranno uomini fatti
Dall’altra parte del confine
Tra alba e crepuscolo
E, consultandosi in gruppo,
andranno a dormire sotto la terra.
Sopra di essi, piccoli cumuli di pietre
Che dalle loro manine, un tempo
erano state raccolte.
Spalancate le finestre sull’inverno.
L’albero nero e nodoso tra i vortici dei fiocchi di neve.
In the Valley of Broken Words
1
The only task left for the living is to bury the dead,
to seek with hands stretched out
in darkness.
The boy, one side of his face crushed,
dragged his body up to the waist
into your dream the other day.
The rest of his body
is still being lapped up by the dark waters of the Jhelum.
The brittle moon, the crushed and broken moon.
The only task left for the living is to remember
the sound of earth on earth.
Earth on earth.
Himalaya Jana è nato nel Bengala occidentale nel 1982. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: Vooter Sahor Theke [Dalla città degli spettri] (2010), Vule Jayoar Aage [Prima di dimenticare] (2014), Harano Jontura [Animali smarriti](2018).
Anindita Gupta Roy
LO SPECCHIO
LUCE. Non ha suono, ma va e viene lo stesso. Toccandoti potrebbe ridurti ad ombra, in un attimo. Gli ultimi due secondi prima che dimentichi quei pezzettini che trascendono la tua lunghezza mortale. Adesso, consapevole della tua immagine specchiata componi canzoni. Inciampando in una linea retta presto impari come tornare. E un altro giorno, verso cui non ti porterà mai alcun sentiero, ti racconterò la storia di quell’attesa. Solo le dita misurano gli alti e i bassi dell’ondata di calore. Il sub ansima cercando ossigeno nel profondo degli occhi. Io continuo a stare a galla in quell’umido, ventoso e silenzioso viale della memoria per riportare, passo a passo, ciò che è da lungo tempo preda dell’oblio.
MIRROR
LIGHT. It does not make a sound, but comes and goes all the same. It might in its touch reduce you to mere shadow, in a moment. The last two seconds before you forget the tidbits transcending your own mortal length. Now, being aware of your own mirror image you compose songs. Stumbling on a straight line you soon learn the how to return. And I will tell you the story of that waiting on another day to which no path can take you ever. Only the fingers measure the ups and downs of the heatwave. The diver is gasping for oxygen in the depth of the eyes. I keep treading down the moist, windy and silent memory lane to bring back the long forgotten step by step!
Anindita Gupta Roy è una eminente poeta, saggista e traduttrice. Le sue traduzioni di Maya Angelou pubblicate in Bangladesh hanno ricevuto riconoscimenti e premi. E’ autrice di nove raccolte di poesia, l’ultima delle quali, Ababahikar Lekhaguli, è uscita nel 2018.
Ritam Sen
Ai bei tempi ameremo
1
Nel mio sonno planano cento fari
Ciascuno per conto suo, quasi solitari
Il miei occhi di fosforo ghiacciato raccolgono granelli di sabbia scuri
E prendono il volo come una bandiera strappata.
In segreto, nella polvere i Cipressi scribacchiano
I nomi di stelle da lundo tempo estinte per sempre come uccelli rifugiati
E chiedo loro di dormire stanotte. Di spegnere la luce prima
Li rassicuro che ai bei tempi ameremo.
2
Sappi,
che la donna ha un pezzo di cappio attorno al collo
i pavimenti sono rossi nella casa in cui sto
un mio amico ha scritto una storia che tratta di sangue,
Un altro amico prende l’autobus delle 5,30 all’alba.
Dicono che di notte qui strisciano molti serpenti.
Posso diventare il tuo incantatore di serpenti Faizal il prossimo mese?
1
A hundred headlights glide through my sleep
Each on its own way, almost solitary
My frozen phosphorus eyes gather dark grains of sand
And take flight like a torn-out flag.
The Cypresses secretly scribble down in the dust
Names of stars long dead, gone for good like refugee birds
And I ask them to sleep tonight . To switch off the light before
I assure them, in good times we shall love.
2
Know,
That woman has a crack of noose around her neck.
The floors are red in the house where I stay.
A friend of mine wrote a story about blood.
Another friend catches the 5.30 bus every dawn.
They say many snakes crawl here at night.
Can I become your snakecharmer Faizal next month?
(tradotto dal bengalese all’inglese da Suparna Mandal)
Ritam Sen è un poeta e paroliere contemporaneo bengalese. ha pubblicato tre raccolte di poesia e numerose canzoni popolari, utilizzate in colonne sonore e non. Attualmente abita a Bolpur Santiniketan, dove segue i suoi interessi per la pittura di Rabindranath Tagore e insegna Letteratura Comparata all’Università di Visva-Bharati.
Dyuti Mukherjeee Suparna Mandal sono traduttori il cui lavoro viene frequentemente pubblicato nella scena contemporanea. entrambi si sono formati presso il Centre for Translation in Indian Languages, Jadavpur University (CENTIL) nei laboratori internazionali e ultimamente hanno tradotto pubblicazioni per la Oxford University Press.
Swagata Dasgupta
Lo stesso fiume oggi
Oggi sono con te accanto allo stesso fiume, in cui insieme abbiamo preso strade diverse. Oltrepassate innumerevoli nascite, ora questo è diventato la nostra camera nuziale. Ad ogni nascita ho portato attorno al collo una ghirlanda di teschi di tutti quegli uomini che ho dovuto soddisfare per riaverti. Per tante epoche ho portato il segno di donna sposata. Ho conservato la mia linfa per versarla solo sul tuo letto. Madri intoccabili stanno soffiando le conchiglie per festeggiare la nostra unione. Riesci a sentire l’esultazione di donne sposate defunte che ci arriva nell’aria da lontano?
The Same River Today |
By that same river am I with you today, where we drifted away together. Passing over so many births, we now have our nuptial room there. In each birth I have worn around my neck a garland of skulls of those men I had to satisfy to get you back. I have been wearing the marriage mark for so many epochs. My sap I saved up to pour on your bed only. Outcast mothers are blowing conch shells to celebrate our union. Can you hear dead married women’s exultation that comes drifting by from far away?
Swagata Dasgupta nata nel 984 è stata vincitrice del premio Shakti Chattopadhyay Smarok Puroskar (2016) e della Paschimbanga Bangla Academy ed è autrice di cinque libri tra cui Jeansparee (2007), Kukkuri O Tahar Premik (2009), Ode to al gigolo di mia madre (2011), Bosonter Buro Haar (2015) and Apnar, Apnar (2016). Attualmente insegna Fisica in un liceo di una scuola CBSE e ha seguito studi post-graduateal Rajabazar Science College in VLSI Design (M. Tech) e Scienze elettroniche (M. Sc). [Address: BB-180, Sector I, Salt Lake City, Kolkata – 700064 M – 8017844742+
Raka Dasgupta
La casa del guardiano delle tombe
1.
Gli spiriti si agitano e si spostano sotto terra. Dopo che si fa buio, non è permesso agli umani entrare in questo agglomerato. Solo le tombe di re e regine e me, il loro guardiano. Le famiglie reali, come sapete, non sono mai sobrie nel cuore della notte. Poi arriva il clamore delel spade, un calice di vino infranto, e forse un assassinio o due. Non lo sentite, vero? Quindi non vi succede niente dentro la testa quando ritornate a casa, neppure un minimo schiocco? Allora oso chiedervi quanti metri sotto avete messo le vostre ferite e seppellito tutti i vostri passati?
4.
Volevo liberarmi di tutto quel che avevo, quindi questo è l’esilio che mi sono imposto. Non ho un compagno, nessuna nascita, nessuna morte neppure un epitaffio. Nessuna tomba ha un nome, ammucchiate come una collinetta. A nessuno interessa mettere una corona di fiori sulle tombe. Solo la brezza di un tardo aprile sparge i petali di susino e le ricopre. Questi petali distanti portano forse il nome di qualcuno? Ogni mattina rimuovo i fiori appassiti e le parole non scritte dal letto dei morti. Le tombe mi fissano a loro volta come pagine bianche, mute e non arate.
1
The spirits stir and shift beneath the ground, After dark, no mortals are allowed inside this complex. Only the tombs of kings and queens, and I, the keeper. The royals, you know, are never sober at the dead of the night. Then comes the clash of swords, a broken wine glass, and maybe an assassination or two You don’t feel it, do you? So nothing happens inside your head when you come home, not even a single cracking sound? Under how many feet did you then put all your wounds, and bury all your past, may I ask?
4
I wanted to break free from all I had, and hence, this self-imposed exile. Here I don’t have a companion, no birth and no death, and not even epitaphs. The tombs are all unnamed, lying like small hillocks. Nobody cares to place wreaths on the graves. Only, the late April breeze scatters plum petals over them. Do they bear someone’s name, these distant flowers? Every morning I remove the withered flowers and unpenned words from the bed of the dead. The graves stare back like white pages, dumb and unploughed.
Raka Dasgupta nata nel 1982 è autrice di cinque raccolte di poesia in bengalese- Kagojfuler bon (2010), Alokkhir jhanpi (2012), Aporahno Downtown (2014), Genesis-er sat din(2015) e Dastana aar shiter golpo (2018); e un libro di racconti di viaggio – Cherry-bosonto (2017). Ha ricevuto i seguenti premi: Krittibas Puraskar (2013), Bangla Akademi award (2016) e Sahitya Akademi Yuva Puraskar (2016). E’ fisica teoretica di professione e svolge sia attività di ricerca che di insegnamento.
Foto degli autori a cura degli autori.
Immagine in evidenza: Foto di Aritra Sanyal.