Da Bile İsteye (“Con intenzione e consapevolezza”)
Nero
Ecco, guarda questa pioggia, ha dormito sul mio petto
Ai miei seni ha allattato Ada
Ecco, il mio ventre s’è gonfiato, gonfiato, poi è crollato
Eccomi immobile davanti all’incendio
Eccomi tornata dopo aver fissato un’emozione che lievitava
Senza timori, coi sogni lacerati, tutto invecchiato
Così a capo chino col disastro nella bocca e la lotta intiepidita
Eccomi distesa nelle piane ad asciugarmi
Se le scosti appena un po’, così pieno di desiderio
E accorri traversando mille fiumi
Eccomi stremata nelle lenzuola in cui sei venuto.
Kara
Bak bu yağmurun göğsümde uyumuşluğu var
Adanın süt içmişliği var memelerimden
Karnımın şişip şişip inmişliği var
Gidip bir yangının önünde durmuşluğum var
Öyle gözü kara, düşü yırtık, eskisi çok
Kabaran bir duyguya bakmaktan dönmüşlüğüm var
Eğik başım öyle, sözüm perişan, kavgam ılık
Uzanıp da kırlara kurumuşluğum var
Aralasan şimdi aralasan öyle iştahlı
Geliversen bin dereden
Geldiğin çarşaflarda yorgunluğum var
Più sottile di un filo
Abbiamo perso dice Zeynep abbiamo perso
Sulla punta della sua voce una schiuma da smentire
Sulla punta della sua voce una biblioteca vivente
Dall’abisso – la sua voce
Dal dolore – la sua voce
Dal gelo – la sua voce
Sulla punta della nostra voce si stende un santuario
Sulla punta della voce un antico canto di fantasia
Dal profondo – le nostre voci
Dalle braci – le nostre voci
Più sottili di un filo – le nostre voci
Le mattine frenetiche come tè non bevuti
E poi il gusto persistente di mela amara, formiche volanti
Le nostre stanze, i nostri respiri, i nostri delitti sono una cosa sola
A volte il mondo scade ai miei occhi
İplikten İnce
Biz kaybettik diyor Zeynep, biz kaybettik
Sesinin ucunda yalanası bir köpük
Sesinin ucunda bir diri kütüphane
Dipten – sesi
Kederden – sesi
Ayazdan – sesi
Sesimizin ucunda uzun bir yatır
Sesimizin ucunda eski hayal söylencesi
Derinden – seslerimiz
Kordan – seslerimiz
İplikten ince- seslerimiz
Sabahları içilmemiş çaylar kadar telaşlı
Nasılsa hep bir acı elma tadı, kanatlı karıncalar
Odalarımız bir, soluklarımız, suçlarımız
Dünya bazen düşüyor gözümden
Luna
per “occhi di minerale”
I
Questo l’ho detto parlando alla donna con la stella sulla fronte, non a voi
Noi una volta eravamo reciproche, simmetriche
Avevamo sciolto le sue parole che mi legavano le ginocchia
Eravamo persino sullo stesso ramo come ciliegie
Ci siamo stese e svegliate in un bagno di sudore nel mausoleo delle nostre voci
Abbiamo fatto scorrere il sangue da questo o quel punto di noi
Siamo persino comparse in tribunale, voi non ci crederete
Verdetto in nome del Popolo Turco:
La vostra esistenza non sia dono per nulla
II
Questo l’ho sentito non da voi, ma da una donna di tante spezie
Eravamo calorose tra noi come intimo appena tolto
III
Questo io l’ho fatto leggere a quella donna strabica di là, non a voi
Ci siamo persino allineate fianco a fianco a formare un verso
Risentite come gatti che hanno versato il latte,
Mentre si leccavano rumorosamente le ferite
E infestavamo persino il bosco
IV
Noi di notte eravamo due foglie vicine, non ci crederete
Noi dentro di noi sotto una vigna, il piacere della pergola, un recinto di lutto
Calza bucata, bottone staccato, pantalone rotto
Noi dentro di noi eravamo il fato di un giardino mai aperto
La consistenza delle mele asprigne, non ci crederete
C’è più forza nel nostro restare in noi che per voi fare lo stesso
Ay
“gözleri maden”e
I
Ben bunları -sizinle değil- alnı akıtmalı bir kadınla söyleşmiştim
İşteştik bir zaman birbirimize bakışımlıydık
Onun sözleri çözdüydük dizlerimin bağıydı
Bir dalda iki kiraz olmuşluğumuz bile var
Terli rüyalara yatmış kalkmıştık sesimizdeki yatırla
Kan akıtmıştık oramızdan buramızdan
Mahkemeye inanmazsınız çıkmışlığımız bile var
Türk Milleti Adına Karar:
Varlığınız armağan olmasın hiçbir şeylere
II
Ben bunları -sizden değil- baharatı çok bir kadından dinlemiştim
Az önce çıkarılmış atletler kadar ılıktık birbirimize
III
Ben bunları -size değil- ötedeki o şehla kadına okuttum
Yan yana durup bir dize olmuşluğumuz bile var
Sütünü dökmüş kediler kadar dargın
Gurultularla yalarken yaralarımızı
Bir ormana dadanmışlığımız bile var
IV
Biz gecede inanmazsınız yakın yaprak
Biz bizde asma altı, çardak keyfi, yas çiti
Delik çorap, kopuk düğme, yırtık paça
Biz bizde açılmamış bahçenin yazgısı
Mayhoş elma kıvamı inanmazsınız
Bizim bizde kaldığımız sizin sizde durduğunuzdan esaslı
Ombra
A volte si guarda una pazienza ingiallita
Per quanto umana sia una pazienza ingiallita
A volte si va verso gli uliveti
Si dà da mangiare ai cavalli, si carezzano le tende
A volte accade che una lingua muoia
Che una formica sorrida, anche questo accade a volte
Una parola va a trovarne un’altra
La noce si ritira nel suo guscio
Un insetto dimentica di colpo il suo verso
La sera in segreto nel giardino nascosto
Ma così in segreto nel giardino nascosto
L’infinito cresce e cresce
Il mondo non è nostro, è delle ombre
Gölge
Sarı bir sabıra bakar insan bazen
Sarı bir sabır ne kadar insansa
İnsan bazen zeytinlere gider
Atları doyurur, perdeyi eller
Bazen olur bir dilin de öldüğü
Karıncanın güldüğü bazen olur
Bir sözcük diğerini gider bulur
Kabuğuna çekilir ceviz
Bir böcek sesini birden unutur
Akşam gizliden arka bahçede
Arka bahçede gizliden
Bir sonsuz büyür durur
Bizim değil gölgelerindir dünya
Da Belki Sessiz (“Silenzioso, forse”)
Silenzioso, forse
il bosco si prepara alla notte
il verde si spoglia lentamente
il sogno dell’uccello mescolato alla nube
il vento ancora e ancora parla di rocce
e dei luoghi che ha visto in volo
mi dico – forse questa volta le parole scorreranno
la pioggia placherà il desiderio della pelle
forse i morti e il canto dei minareti inganneranno il tempo
il braccio monco di un bambino sboccerà in fiore nuovo
tu, Terra, ti sei rimpicciolita in noi sempre di più
senza sosta la parola accumula il sedimento
sul fondo del lago
perde voce ogni cosa senza sosta
Belki Sessiz
geceye hazırlanıyor orman
yavaş yavaş soyunuyor yeşili
bir kuşun bir buluta karışmış düşü
rüzgâr yine kayalardan söz ediyor
rüzgâr gezip gördüğü yerleri anlatıyor
bu sefer akar belki sözcükler diyorum
yağmurla boşanır tenin arzusu
belki şaşırır vaktini ezanlar ve ölümler
nasılsa çiçek açar bir çocuğun kesik kolu
ey dünya, küçüldükçe küçüldün içimizde
durmadan birikiyor söz balçığı
gölün dibinde
durmadan sesini yitiriyor her şey
Da Kuytumda (“Nel mio rifugio”)
Ferita
– perché l’amore s’è zittito –
Andiamo a fondo… nel fondo del pozzo
Dov’è buio, quiete e l’acqua ha paura
Ha quella profondità che la parola non può raggiungere
Come se mi fossi sparsa su una tela
sono scivolata in quella sinfonia amara
E adesso tu non sei che un gemito nella mia voce
– perché il sogno è scomparso –
Andiamocene lontano… Nella lontananza d’amore
Dov’è cenere, ricordo e sedimento di morte
E il silenzio selvaggio dei monti
Ma tu non dimenticarlo
Ogni pozzo vive nella sua solitudine
Ogni uccello
Col suo canto
Saluta il mattino
Yara
-cunku aşk sustu-
Dibe inelim …kuyunun dibine…
Orda karanlık,sessizlik ve suyun korkusu
Ve sözun ulaşamadığı derinlik
Sanki bir tuvale dağıttım kendimi
O buruk senfoniye sızdırdım
Yorgun iniltisin artık sesimde
-çunku düş öldü-
Uzağa gidelim…aşkın uzağına…
Orda kül, anılar ve ölümün tortusu
Ve dağların yabanıl suskunluğu
Sen yine de unutma
Her kuyu kendi yalnızlığını yaşar
Her kuş
kendi sesiyle
karşılar sabahı
Per gentile concessione dell’autrice e del traduttore, Nicola Verderame.
Gonca Özmen nasce nel 1982 a Burdur, nel sud della Turchia. Si laurea in Lingua e Letteratura Inglese all’Università di Istanbul nel 2004. Pubblica le prime poesie nel 1997 all’età di 15 anni e nello stesso anno le viene conferito il premio Yaşar Nabi Nayır come migliore esordio. Nel 1999 vince il premio di poesia Ali Rıza Ertan e l’anno seguente pubblica la sua prima raccolta Kuytumda (“Nel mio ritiro”) immediatamente insignita del premio Orhon Murat Arıburnu. Seguono numerosi premi e onorificenze, tra i quali il premio Homeros nel 2005 per il saggio Edip Cansever. Nel 2008 pubblica la seconda raccolta, Belki Sessiz (“Silenzioso forse”) e, dopo una lunga parentesi, Bile Isteye (“Sapendo e volendo”, 2019, già più volte ristampato). Collabora con innumerevoli testate giornalistiche e riviste letterarie ed è traduttrice dall’inglese. Ha curato il carteggio tra i poeti Ilhan Berk (del quale Versi ha ospitato quattro poesie) ed Enis Batur (2014). Dal 2000 vive a Istanbul, dove insegna nel prestigioso liceo Terakki.
Nicola Verderame (1984) è docente di Lingua turca all’università del Salento. Nel 2018 ha conseguito il dottorato di ricerca in storia contemporanea presso la Freie Universitaet Berlin. Ha pubblicato in italiano numerose traduzioni da poeti turchi viventi. Cura la sezione “Versi” della rivista online Kaleydoskop – Turchia, cultura e società (www.kaleydoskop.it) e il blog Defter – Poesia turca contemporanea (defterpoesiaturca.wordpress.
Foto di copertina: Foto realizzata da Sumana Mitra.